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Prime Esperienze

Io Davide e Fede...parte 1


di Membro VIP di Annunci69.it 21046
18.12.2024    |    2.788    |    2 9.7
"Senza un motivo preciso, inizia a crescere nella mia mente il desiderio di vivere un'esperienza diversa, un incontro a tre con mia moglie Fede..."
Davide è un mio collega di lunga data. Ci siamo laureati insieme, ma poi, per motivi diversi, le nostre strade si sono separate. Oggi lui vive a Napoli, mentre io sono rimasto in Lombardia. Dopo anni, però, ci siamo ritrovati con la scusa di un corso di aggiornamento in Trentino.
Trascorriamo tre giorni intensi di addestramento, ma è la sera che ci avvicina davvero. Ci raccontiamo di come la vita ci ha cambiato: dei matrimoni, della paternità, di come il sesso sia diventato qualcosa di diverso, più complicato e meno spontaneo. Le parole vengono facili, come se il tempo non fosse mai passato, e tra un bicchiere di vino e l'altro, parliamo delle nostre fantasie, dei nostri desideri più nascosti.
Lui, purtroppo, è da poco separato. Un vero peccato, perché è proprio un bel ragazzo, e non posso fare a meno di pensare a quanto sarebbe stato diverso se la vita avesse preso altre strade. Ma in quel momento, insieme, ci siamo sentiti vicini, come se il tempo e la distanza non avessero mai davvero separato le nostre vite.
Durante il viaggio di ritorno, mentre chiacchieravamo di tutto e di niente, succede qualcosa dentro di me. Senza un motivo preciso, inizia a crescere nella mia mente il desiderio di vivere un'esperienza diversa, un incontro a tre con mia moglie Fede. Dopo aver riflettuto un attimo, mi rendo conto che lui potrebbe essere la persona giusta. È una persona di fiducia, ha un aspetto fisico che mi piace, ed è anche molto educato e gentile.
Gli dissi: "Davide, ti andrebbe di venire a cena da noi?"
Lui rispose subito: "Ma no, tranquillo, figurati, non voglio disturbare."
"Ma che disturbo, dai! Così finalmente ti faccio conoscere la mia famiglia. Non preoccuparti, non sei un disturbo."
Alla fine, accettò: "Perfetto, così posso vedere tua moglie dal vivo, non solo nelle foto." Mi venne subito in mente che, in effetti, gli avevo mostrato alcune foto di Fede, e lui le aveva apprezzate molto.
Chiamai subito a casa per avvisare Fede dell’impegno per la cena. Le dissi che avevamo deciso di mangiare a casa, piuttosto che uscire. Fortunatamente, quella sera i bambini erano dagli zii, quindi avevamo un po' di tranquillità. Mia moglie, poi, era impegnata con le sue amiche per un aperitivo in occasione di un addio al celibato. Tutto sembrava andare per il meglio.
Arrivai a casa e lasciai Davide a casa dei suoi genitori, dicendogli di venire verso le 21. Poi rientrai a casa. Quando arrivai, però, non trovai nessuno. Solo un biglietto scritto da Fede che mi spiegava che ci saremmo visti direttamente a casa verso le 21. Inoltre, visto che avevo invitato io Davide, dovevo anche occuparmi della cena. Fortunatamente, avevo tutto il tempo necessario per prepararmi.
La decisione era presa: per cena avrei preparato qualcosa di leggero e semplice. Prima di mettermi ai fornelli, dedicai qualche minuto alla casa. Sistemai qua e là delle candele, scegliendo con cura i punti migliori per creare un'atmosfera calda e romantica. Nella mia testa immaginavo la serata: sguardi intensi tra di noi, mani che si sfiorano, un’elettricità palpabile nell’aria. Ero eccitato, carico, pronto a viverla al meglio.
Dopo una breve sosta al supermercato per gli ultimi acquisti, tornai a casa. Con un pantalone ben stirato, una camicia elegante e il grembiule da chef annodato in vita, mi misi subito all'opera. In sala scelsi una playlist di musica leggera come sottofondo: le note si diffusero dolcemente, creando l'atmosfera perfetta. Tutto era pronto; la mia serata stava per iniziare.
Alle 21:00 precise, il campanello suonò. Era Davide. Andai ad aprire, il cuore leggermente accelerato. Quando spalancai la porta, lo vidi: elegante come non mai. Lui mi guardò con un sorriso divertito.
“Non dire niente, non avevo altro,” disse scherzando.
“Ma stai alla grande,” risposi sincero.
“Era l’unica cosa decente che avevo lasciato dai miei,” aggiunse con una risata contagiosa. E, senza nemmeno accorgercene, scoppiammo entrambi a ridere.
Lo feci accomodare in sala, dove aprii subito una bottiglia di prosecco per iniziare con un aperitivo. Dopo un brindisi, Davide si guardò intorno.
“Non vedo tua moglie. È già in casa?” chiese.
“Rientrerà a momenti. È fuori per un aperitivo con un’amica che si sposa tra un mese,” risposi.
“Hai capito, si diverte la signora,” commentò lui con un sorriso malizioso.
La conversazione continuò piacevole, scivolando tra battute e racconti del più e del meno. Ogni tanto mi alzavo per andare in cucina e controllare le preparazioni, ma il tempo sembrava volare. L’atmosfera era rilassata e, allo stesso tempo, vibrava di una tensione sottile, elettrizzante.
Ero in cucina, intento a sistemare qualcosa sul tavolo, quando il rumore di un motore che si fermava sotto casa attirò la mia attenzione. Mi sporsi leggermente verso la finestra e vidi una macchina accostarsi al marciapiede. Dalla luce dei fari, riconobbi subito Fede. Era tornata, accompagnata da una sua amica. La porta dell’auto si aprì con un leggero scricchiolio, e lei scese con l’eleganza di chi sa che tutti gli occhi potrebbero essere puntati su di lei.
Restai lì, fermo, curioso di osservare. Non che fosse insolito per me, ma quella sera c’era qualcosa di diverso, come un’aura particolare che sembrava accompagnarla. Camminava lungo il vialetto illuminato da luci calde, con un’andatura decisa ma rilassata. Lo stivale nero con il tacco risuonava delicatamente sui ciottoli, accompagnato dalle parigine classiche che risaltavano sotto il bordo della giacca da marinaio, decorata con bottoni dorati sul davanti.
Sotto la giacca intravidi il body nero trasparente a maniche lunghe, con il collo alto e una riga nera sul seno, posta strategicamente a coprire quel tanto che bastava e una minigonna nera a fasce che svolazzava a ogni suo passo. Un outfit audace, eppure incredibilmente elegante. Aveva i capelli raccolti con una semplicità disarmante, che metteva in risalto il trucco leggero e lo smalto rosa tenue che brillava appena sotto la luce.
La osservai mentre si dirigeva verso l’ingresso, come se il tempo si fosse rallentato. Ogni dettaglio di lei, ogni movimento, sembrava studiato e naturale allo stesso tempo. E io, nascosto dietro la finestra, non potei fare altro che restare a guardare.
Il rumore delle chiavi che girano nella serratura mi strappa dal torpore. Mi riprendo in un istante, il cuore che batte appena più veloce. Senza pensarci, mi fiondo verso la porta. Mentre attraverso il corridoio, mi giro verso Davide, che è seduto sul divano con l’aria di chi non sa bene cosa aspettarsi. “È arrivata Fede,” gli dico con un mezzo sorriso, cercando di mascherare l’eccitazione nella mia voce.
La porta si apre, e Fede è lì, davanti a me. I suoi occhi brillano di una luce che non vedevo da tempo, le labbra piegate in un sorriso disarmante. Prima che possa dire qualcosa, mi prende alla sprovvista e mi bacia. Un bacio deciso, profondo, che sa di rossetto e aperitivo. È come se il mondo si fosse fermato, lasciandomi solo il suo profumo inebriante. Non succedeva da tempo, e per un attimo dimentico tutto il resto.
Quando si stacca, ancora con quel sorriso stampato sul viso, si ricompone con naturalezza, come se nulla fosse. I suoi occhi si spostano su Davide, che nel frattempo si è alzato, visibilmente spiazzato dalla scena. “Ciao, molto piacere. Fede, la moglie di Paolo,” dice lei, con una sicurezza mai vista. Probabilmente l’aperitivo è stato più allegro del previsto.
Davide le stringe la mano, balbettando leggermente. “Il piacere è tutto mio,” risponde, cercando di ricomporsi.
Fede sorride ancora, ma stavolta con un velo di malizia. Si toglie la giacca con un gesto lento e misurato, lasciando intravedere il body nero sotto la luce soffusa. Gli occhi miei e di Davide la seguono, incapaci di staccarsi da lei, come se fosse impossibile non ammirarla da capo a piedi. È uno spettacolo, semplicemente.
“Vado in bagno a darmi una rinfrescata,” dice con un tono leggero, lasciando la giacca sul divano. “Poi sono tutta per voi.” Si allontana, sparendo nel corridoio. Io e Davide restiamo in silenzio per un momento, fino a quando lui incrocia il mio sguardo con un’espressione a metà tra lo stupore e un sorriso complice. Non c’è bisogno di dire altro.
La serata stava prendendo la piega che avevo sperato.
Fede rientra nel salotto con passo leggero e un sorriso sulle labbra. Non fa in tempo a sedersi che Davide si alza, prendendo il prosecco dal tavolino e riempiendole il bicchiere. “Alla nostra,” dice con tono deciso, alzando il calice. Lei non si fa pregare e lo segue subito nel gesto, sollevando il bicchiere.
Fede guarda Davide dritto negli occhi, sostenendo il suo sguardo senza esitazione. Da dove sono seduto, osservo la scena. C’è qualcosa di sottile ma evidente tra di loro, un’intesa che si è creata in un attimo, nonostante sia la loro prima volta insieme. La cosa mi mette un po’ a disagio, un senso di gelosia che si mescola in modo strano all’eccitazione. Non sono nuovo a queste dinamiche, ma questa volta è diverso, mi prende alla sprovvista perché è mia moglie la star del momento.
“Ci accomodiamo?” rompo il silenzio con un tono leggero, sperando di dissipare l’atmosfera che si sta facendo sempre più intensa. Fede mi lancia un’occhiata, accennando un sorriso, e ci avviamo verso la tavola. Prendo il mio posto a capotavola, con Davide alla mia destra e Fede alla mia sinistra. Proviamo a mantenere la conversazione sul generico, parlando del più e del meno, ma è chiaro che Fede è rapita da quello che Davide racconta. I suoi occhi brillano e il suo corpo pendono dalle sue labbra.
Mi sento un po’ come uno spettatore, relegato a un ruolo di secondo piano. Ogni tanto intervengo, buttando lì una battuta o un commento, giusto per ricordare che ci sono anche io. Ma è evidente che l’attenzione di Fede è altrove, e Davide sembra saperlo bene.
A un certo punto, Fede si alza per prendere una seconda bottiglia di prosecco. Mentre mi passa alle spalle, mi sfiora con un bacio leggero sulla guancia e lascia che la sua mano accarezzi la mia spalla. Un gesto familiare, eppure carico di significato. Davide la segue con gli occhi, come ipnotizzato, fino a quando lei sparisce oltre la porta della cucina.
Restiamo soli io e lui, un silenzio che si allunga per qualche istante. Poi Davide rompe l’incanto, voltandosi verso di me con un sorriso complice. “Ma che bel tipo tua moglie,” dice, con un tono che non lascia spazio a fraintendimenti.
Non so cosa rispondere subito. In quel momento, una miriade di emozioni mi attraversa: orgoglio, gelosia, desiderio, e una piccola dose di insicurezza. Mi limito a un mezzo sorriso, mentre nella mia testa cerco di capire dove tutto questo ci stia portando.
Fede rientra nella sala con il suo solito sorriso luminoso, ma prima di sedersi decide di togliersi gli stivali con il tacco. Si piega leggermente, sfila prima uno, poi l’altro, rimanendo con i piedi velati solo dalle collant. “Troppo che li indosso,” dice ridendo, scrollando un po’ le spalle come per rilassarsi. Il gesto è naturale, quasi distratto, ma non passa inosservato.
Si risiede con noi, più a suo agio, e i bicchieri tornano a riempirsi. È incredibile quanto velocemente il livello del prosecco nella bottiglia si abbassi; è evidente che l’atmosfera è sempre più rilassata, forse anche complice l’alcol che inizia a farsi sentire. Sorrido tra me e me, pensando che, per fortuna, reggo bene. Almeno, è quello che continuo a ripetermi.
A un certo punto mi alzo per andare in cucina a prendere il dolce. Faccio il giro del tavolo, lasciando per un momento Fede e Davide da soli. Il solito misto di timore ed eccitazione questa sera si fa strada dentro di me. Mentre mi allontano, li sento parlare fitto, le risate di Fede che riempiono la stanza in risposta a qualcosa che Davide ha detto.
In cucina, mi metto a preparare i piatti, ma i pensieri cominciano a divagare. L’immaginazione prende il sopravvento, spinta forse dall’alcol o forse da una parte di me che ama giocare con certe fantasie. Mi figuro la scena dietro di me: Fede che, ridendo, si avvicina con un piede sotto il tavolo, sfiorando Davide in modo giocoso. Lui che risponde, lasciando la sua mano scivolare lungo la gamba di lei, seguendo la forma della gamba e godendo del tatto delle calze velate. Un’immagine che mi scuote, un misto di gelosia e eccitazione che mi fa stringere forte il bordo del piatto.
Respiro profondamente, cercando di scacciare quelle visioni, ma l’alcol non aiuta a mantenere la mente lucida. “Sarà un bene,” mi dico sottovoce, come per convincermi.
Quando finalmente torno in sala con i piatti in mano, li trovo esattamente come li avevo lasciati: seduti, vicini, intenti a parlare e ridere. Il loro sguardo è disteso, le espressioni leggere. Non c’è alcun segno evidente di ciò che avevo immaginato, eppure non riesco a smettere di chiedermi cosa si siano detti in mia assenza.
Finita la cena, decidiamo di spostarci sul divano per proseguire la serata con un amaro. “Vuoi non bere un amaro dopo una cena?” dico, cercando di mantenere un tono leggero. Ormai è ufficiale: questa è una serata alcolica, e l’atmosfera rilassata lo conferma.
Fede si sistema nel suo solito angolino del divano, rannicchiando le gambe sotto di sé. La gonna scivola un po’, lasciando scoperte buona parte delle sue gambe, mettendo in evidenza il collant effetto parigina.(a pare mio molto eccitante). I capelli raccolti in quel chignon imperfetto le danno un’aria di eleganza casuale, come se non avesse bisogno di fare nulla per essere al centro dell’attenzione.
Davide si siede all’altra estremità del divano, gambe accavallate, completamente rivolto verso di lei. È chiaro che il suo interesse è tutto per Fede, e lei sembra accorgersene. Io servo gli amari, versando nei bicchieri con la precisione di un rituale, e li porto al tavolino davanti a loro. “Ecco qua,” dico, sforzandomi di non tradire i pensieri che mi affollano la mente.
Poi inizio a sparecchiare la tavola. È poca roba, mi dico, ci vorrà un attimo. Eppure, mentre mi muovo verso la cucina, le parole di Fede mi raggiungono come un sussurro, ma abbastanza chiare da farmi fermare per un istante. “Come mai così lontano? Mica ti mangio,” dice a Davide, con quel tono leggero e provocatorio che conosco fin troppo bene.
Mi blocco per un attimo, il cuore che accelera. Dalla mia posizione, con la coda dell’occhio, vedo Davide che mi guarda, come per cercare una mia reazione. Evito di incrociare il suo sguardo, fingendo di essere concentrato nel raccogliere i piatti. Dentro di me, però, la domanda è un rombo incessante: cosa diavolo sta succedendo?
Finisco di portare i piatti in cucina e mi fermo, appoggiandomi al lavello per un momento. La mia mente è un turbinio di pensieri. È un gioco, mi dico. È sempre stato un gioco. Ma questa volta qualcosa sembra diverso. Mi chiedo fin dove sono disposto a spingermi, quanto posso sopportare prima che il sottile confine tra eccitazione e gelosia venga superato. Respiro profondamente, cercando di mettere ordine nei miei pensieri.
Mi fermo sull’uscio, la mano ancora appoggiata allo stipite della porta. Davanti a me, la scena si svolge con una lentezza quasi irreale, come se il tempo avesse deciso di rallentare per farmi cogliere ogni dettaglio. Fede è seduta al centro del divano, le gambe accavallate, i movimenti fluidi e rilassati. Sta parlando con Davide, e c’è qualcosa nell’intonazione della sua voce, nel modo in cui lo guarda, che mi cattura. Ogni tanto la sua mano si alza per toccargli il braccio, un gesto breve, quasi istintivo, oppure si posa leggera sulla sua gamba.
Il suo viso è leggermente arrossato, forse per il vino, forse per qualcos’altro. Mi chiedo, per l’ennesima volta, cosa stiano dicendo, quale sia il filo di quella conversazione che sembra così intima, così esclusiva.
Poi accade qualcosa che mi fa trattenere il respiro. Davide solleva la mano, portandola al viso di Fede con una naturalezza disarmante. Con le dita sposta delicatamente una ciocca di capelli che le era scesa sul volto, sistemandola dietro l’orecchio. Il gesto non si ferma lì. La sua mano scivola lungo la linea della mandibola, con una carezza lenta che termina sul mento. Poi il pollice sfiora il suo labbro inferiore, un tocco leggero, quasi reverenziale. Non avevo mai assistito a una scena del genere.
Fede chiude gli occhi per un istante, come a imprimere quel momento nella memoria. Quando li riapre, abbassa lo sguardo, forse per timidezza, forse per raccogliere i pensieri. Poi si ritrae leggermente, un movimento impercettibile, ma sufficiente a rompere l’incantesimo.
Mi rendo conto che il mio cuore sta battendo forte, e il silenzio nella stanza è più assordante di qualsiasi rumore. È il momento di intervenire, di riportare le cose a una dimensione più normale, o almeno di provarci. Entro nella stanza con un sorriso forzato, fingendo di non aver visto nulla.
“Ehi, tutto bene qui?” chiedo, facendo il possibile per mantenere un tono leggero, come se nulla fosse successo. Gli sguardi di entrambi si spostano verso di me, e per un istante vedo nei loro occhi un riflesso di quella tensione che stava crescendo tra loro. Poi Fede si ricompone, tornando a sorridere come sempre. Ma io so che qualcosa è cambiato. E non so ancora come affrontarlo.
Prima di sedermi con loro, mi avvicino allo stereo e accendo un po’ di musica. Una melodia leggera e rilassata si diffonde nella stanza, riempiendo i silenzi e creando un’atmosfera ancora più intima. Mi giro verso il divano e, con un sorriso, mi siedo accanto a Fede, tirandola a me in un abbraccio. Lei si lascia andare, appoggiandosi leggermente, il suo profumo che mi avvolge.
“Di che stavate parlando?” chiedo, guardandoli entrambi. La loro risposta è vaga, un accenno a un argomento qualsiasi che non mi convince del tutto. Fingo di accettarlo, anche se nella mia testa la malizia continua a insinuarsi. Ogni gesto, ogni parola di Fede mi sembra carico di un’energia diversa, un eros sottile e inaspettato che mi colpisce come mai prima. La mia mente è ormai altrove, e so che quello che desidero da tanto tempo potrebbe essere lì, a un passo dal compiersi e questa volta a quanto pare anche Fede non disdegna.
Cerco di distogliere i pensieri, ma non posso ignorare certi dettagli. Ogni tanto le gambe di Fede e Davide si sfiorano, quasi per caso, un contatto che potrebbe essere involontario ma che, agli occhi della mia fantasia, sembra voluto. Il mio cuore batte più forte, eppure dentro di me cresce anche una strana calma: Davide è un amico di lunga data, una persona di cui mi fido ciecamente. Questo pensiero mi dà il coraggio di lasciare che le cose seguano il loro corso.
La conversazione si sposta sul passato, su me e Davide. Fede, con quella curiosità che la contraddistingue, comincia a fare domande, alcune delle quali sono decisamente maliziose. “Quanto siete amici? Avete mai fatto cavolate insieme?” chiede, sorridendo e mordendosi appena il labbro. Davide ride, guardandomi, e io mi unisco a lui, ricordando quei momenti spensierati.
“Ne abbiamo fatte eccome,” rispondo, con un tono di complicità.
Davide, cogliendo l’occasione, propone qualcosa che mi riporta indietro nel tempo. “Facciamo un giro di tequila, sale e limone?” dice, con lo stesso entusiasmo di anni fa. Era una nostra passione, una tradizione che avevamo scoperto insieme durante un viaggio in Messico dopo la laurea. Quei giorni erano stati un miscuglio di avventure, risate e notti che sembravano infinite.
Fede si illumina. “Tequila, eh? Mi piace l’idea,” dice, con un sorriso intrigante.
Prendo tutto il necessario: il sale, i limoni e la bottiglia di tequila che avevo tenuto per le occasioni speciali. Quando torno, li trovo che ridono, la tensione di prima sostituita da una complicità quasi palpabile.
Sistemo tutto sul tavolino da bar e invito Fede e Davide a sedersi sugli sgabelli e inizio a preparare i bicchieri.
Fede ci guarda incuriosita, con quel sorriso che mescola innocenza e malizia. “Come funziona?” chiede, cercando di sembrare ingenua, ma la sua espressione tradisce una curiosità sincera.
Davide si offre di spiegarle, assumendo l’aria del maestro. “Allora, noi lo facciamo così,” dice, con un sorriso che lascia intendere che forse non è esattamente il metodo più ortodosso, ma sicuramente il più divertente. “Apri la mano, tra pollice e indice, così,” continua, mostrandole il gesto. “Poi ti lecchi quella parte con la lingua..sì, proprio li..e ci metti sopra un po’ di sale.” Mentre parla, dimostra ogni passaggio con una lentezza teatrale, leccandosi la mano e versandoci sopra un pizzico di sale.
“Poi prendi il bicchierino di tequila, lo bevi tutto d’un fiato, lecchi il sale dalla mano, e alla fine spremi il limone direttamente in bocca. Guarda, così.” Esegue tutto alla perfezione, con una naturalezza che tradisce anni di pratica, e si prende anche il lusso di sorridere mentre stringe il limone tra i denti.
Fede ride di gusto, scuotendo la testa. “Voi siete pazzi!” esclama, ma l’entusiasmo nei suoi occhi dice che non vede l’ora di provarci.
Tocca a me, e seguo ogni passaggio con precisione. “Ecco fatto,” dico, asciugandomi la bocca con il dorso della mano. “Ora tocca a te.”
Fede ci guarda con una luce di sfida negli occhi, poi prende il bicchierino. È il suo turno. Si lecca la mano con un gesto quasi imbarazzato, poi aggiunge il sale. Con il bicchierino in mano, chiude gli occhi e beve, il liquore scivola giù mentre lei esala un leggero sospiro. Lecca il sale dalla mano, ma quando arriva al limone succede il disastro: lo schiaccia troppo forte, e il succo le scivola giù per il mento, schizzando ovunque.
Ci blocchiamo per un istante, poi tutti e tre scoppiamo a ridere, le risate che riempiono la stanza come una cascata. Fede si asciuga il mento con la mano, cercando di contenere il disastro, ma il suo sorriso tradisce che si sta divertendo quanto noi. “Direi che con il secondo giro ci rifaremo,” dico, alzando il bicchierino vuoto per sottolineare la sfida.
“Secondo giro? Ma quanti ne dobbiamo fare?” chiede lei, fingendosi scandalizzata.
“Almeno tre,” risponde Davide con un tono solenne, strizzandole l’occhio, ne uno di più ne uno di meno!! conclude..
Io e Davide ripetiamo la procedura senza alcun intoppo, ormai esperti nel nostro piccolo rituale. Tocca di nuovo a Fede. Si prepara con un misto di determinazione e leggerezza, e mentre segue i passaggi, Davide si sporge verso di lei, il limone già in mano. “Ti aiuto io,” dice con un sorriso appena accennato.
Fede non si tira indietro. Si lecca la mano, versa il sale, poi beve la tequila tutta d’un fiato. Quando arriva il momento del limone, Davide lo schiaccia delicatamente, lasciando cadere alcune gocce perfette sulle sue labbra e dentro la sua bocca. Lei lo guarda, arrossendo appena, un lieve sorriso che gioca sulle sue labbra lucide. “Questa volta sono stata brava, vero?” dice, quasi sussurrando.
“Bravissima,” risponde Davide, inclinando appena la testa, mentre il suo sguardo rimane fisso sul suo viso.
“Allora… ultimo giro,” annuncia Davide, cercando di alleggerire l’atmosfera ma non riuscendo a nascondere la tensione crescente. “Dai, Paolo, parti tu.”
Prendo il mio bicchierino e ripeto il rituale senza problemi, un gesto familiare che questa volta, però, mi sembra carico di significati nuovi. Passo il turno a Davide, che esegue con la solita sicurezza, poi si gira verso Fede. “Tocca a te.”
Ci fermiamo entrambi a guardarla, quasi trattenendo il fiato, come se stessimo aspettando che succedesse qualcosa, anche se nessuno di noi saprebbe dire cosa.
Fede alza la mano, pronta a cominciare. Si lecca la parte tra il pollice e l’indice, un gesto lento, studiato, mentre i suoi occhi si fissano nei miei. È un movimento semplice, quasi innocente, ma in quel contesto sembra carico di un erotismo sottile, disarmante. Il mio respiro si blocca per un momento, il cuore che accelera. Lei sorride appena, un lampo di consapevolezza nei suoi occhi.
Prosegue, versando il sale e bevendo il bicchierino di tequila. La sua espressione si rilassa, ma quando arriva il momento del limone, la dinamica cambia. Davide si avvicina di nuovo con il limone, ma questa volta è Fede a prendere l’iniziativa: con la sua mano guida quella di Davide, schiacciando il limone insieme a lui. Le gocce cadono dentro la sua bocca, ma alcune scivolano lungo il mento.
Fede non si ferma. Con un gesto studiato e malizioso, raccoglie una di quelle gocce con il dito, portandolo lentamente alle labbra. Lo lecca con una lentezza volutamente provocante, questa volta guardando Davide dritto negli occhi.
La tensione nella stanza è diventata insostenibile, un filo invisibile che ci tiene tutti sospesi, incapaci di muoverci ma incapaci di restare fermi. Non ragiono più, sento qualcosa scattare nella mia testa, un click che spazza via ogni esitazione. Scivolo giù dalla sedia e mi avvicino a Fede, avvolgendola in un abbraccio da dietro. La stringo a me e inizio a baciarle il collo, lasciando che il profumo della sua pelle e il calore del suo corpo mi travolgano. Lei rimane rivolta verso Davide, ma il suo corpo si rilassa tra le mie braccia, accettando ogni mio gesto.
Le mie mani esplorano lentamente il suo corpo, scivolano lungo il tulle del body, una sensazione elettrizzante sotto le dita. Accarezzo i suoi fianchi, le sue gambe coperte dalla gonna, poi lei si gira verso di me e mi bacia, con una passione che quasi mi travolge. Sento sulla sua bocca il sapore della tequila, del sale, e soprattutto del limone. Ogni istante è carico, ogni tocco amplificato.
Adesso siamo in piedi, avvinghiati l’uno all’altra, mentre Davide è rimasto seduto sullo sgabello, palesemente imbarazzato. Fissa la bottiglia di tequila come se potesse dargli risposte. La stanza sembra divisa in due, un confine fragile che ci separa dal passo successivo.
Un pensiero mi attraversa come un lampo: o adesso o mai più. Tra me e Davide c’è solo il corpo di Fede a separarci. Allungo una mano, il cuore che batte all’impazzata. È un amico, mi ripeto per darmi coraggio. Ma la paura della reazione di Fede è ancora più grande. Chiudo gli occhi, sperando di non sbagliare. La mia mano scivola lungo il braccio di Davide, fino a stringere la sua. Lo tiro verso di noi, con decisione ma senza forzare, e guido la sua mano fino alla spalla di Fede.
Per un istante sembra che il tempo si fermi. La stanza è avvolta in un silenzio irreale, rotto solo dai nostri respiri. Sento Fede irrigidirsi leggermente, il suo corpo percepisce il cambiamento. Si ferma, consapevole che quella non è la mia mano sulla sua spalla. La guardo negli occhi, cercando di capire cosa stia pensando.
Davide rimane immobile, trattenendo il respiro, aspettando il verdetto. Quel momento sembra infinito, come se tutto il nostro mondo fosse sospeso in quell’attimo. Ma negli occhi di Fede vedo qualcosa: non solo amore, ma fiducia, un’intesa che non avevo mai colto prima.
Chiude gli occhi e mi bacia, con una dolcezza che mi toglie ogni dubbio. È un sì, e non c’è bisogno di parole per confermarlo. Ricambio il bacio, le mie mani che la stringono con maggiore sicurezza. Poi sollevo lo sguardo verso Davide, che sembra finalmente riprendere fiato. Con un piccolo cenno, gli faccio capire che va bene, che siamo insieme in questo.
Lui accenna un sorriso, un misto di sollievo e incredulità, mentre si avvicina lentamente. La stanza è ancora avvolta da quella tensione elettrica, ma ora c’è una nuova energia, un equilibrio sottile e precario che sembra sul punto di esplodere.

Davide da dietro le alza subito i capelli e inizia a baciarle il collo mentre io interrompo ogni tanto il bacio con Fede per guardarla negli occhi e sorridere. Le mani di Davide scivolano sul suo corpo. La mano di Fede sfiora quella di Davide e insieme scivolano sul suo corpo. Ora Fede si morde il labbro e guarda la sua mano che accompagna quella di Davide alla scoperta del suo corpo. L’eccitazione è tanta. Fede riprende a baciarmi con foga stringendomi a lei mentre Davide continua nella sua esplorazione. Ora Fede si gira e le mie mani e quelle di Davide le accarezzano il collo il petto la pancia. Finalmente vedo le mani di un altro uomo che accarezzano mia moglie. La cosa mi fa eccitare guardo Davide che è intento a godersi il corpo di Fede. Gli sorrido mi piace che sia lui per la prima volta con noi. Finalmente Fede gira il suo sguardo rivolto a Davide e incomincia a dargli dei piccoli baci sulle labbra mentre gli accarezza il volto. Io rimango a guardare mentre con le mani le accarezzo il seno e ogni tanto lo stringo. Poi Fede si rigira verso di me e mi accarezza mentre Davide si abbassa dietro di lei e inizia a slacciare la zip della mini gonna e la lascia cadere a terra. Si ritrova davanti ai suoi occhi il culo di mia moglie avvolto dalle collant.
La comodità della collant che indossa è che sono quelle con l’apertura sulle parti intime. Davide si avvicina con il viso per sentire il profumo e iniziare a baciare quella parte del corpo di Fede. Mentre io e Fede continuiamo a baciarci con foga Davide esplora le parti basse di Fede col la bocca e con le dita. Arriva alla sua patatina ci sono solo i gancetti del body che separano la sua mano dal suo obiettivo. Con un movimento leggero stacca i tre gancetti. Io sento che il body perde la sua elasticità Fede fa un sussulto che avverto. Mentre Davide è indaffarato in ginocchio Fede incomincia a sbottonarmi la camicia e io la aiuto a sfilarmela di dosso. Le sue mani curate dal petto scendono e vanno a lavorare sulla cintura che tiene stretto i miei pantaloni. Incomincia a slacciarla io la agevolo sbottonandomi i pantaloni e abbassare la zip. Lo sguardo di Fede è pieno di malizia. Sa quello che vuole lo fa in maniera lenta ma decisa. Me lo tasta dai pantaloni e con un movimento lo estrae dalle mutande e inizia a massaggiarlo in maniera lenta. Io mi ritrovo nudo in piedi con Fede che mi fa godere con la sua mano.
Allora decido di sedermi sul divano per comodità e invito Davide a fare la stessa cosa con me. Fede rimane in piedi ferma e ci guarda. Mentre Davide le passa a fianco le palpa il sedere dandole un pizzicotto e sorride. Io guardo Davide e in maniera diretta gli dico ora spogliati. Lui non se lo fa dire due volte e in un attimo rimane nudo come mamma lo ha fatto. Con la mano batto sul cuscino del divano e gli faccio segno di accomodarsi. Ora Fede con curiosità guarda quello che nasconde tra le gambe Davide. Vedo che il suo sguardo va a finire proprio li. Il suo viso cambia espressione. E si lo devo ammettere Davide è molto più dotato di me. Lui sentendosi osservato e vedendo nel viso di Fede una certa espressione lo massaggia in modo tale da farglielo vedere bene, è semi barzotto ancora.
Invito Fede ad avvicinarsi sono io il burattinaio di questo gioco. Lei si inginocchia e inizia a gattonare verso di noi in maniera sensuale. Ora si trova a un bivio andrà a destra o a sinistra? Io stupido che lo penso anche. Gira il suo sguardo verso Davide. Gli apre le gambe con le mani si avvicina subito e con le mani afferra la sua intimità e se la porta alla bocca. In un momento le dimensioni cambiano notevolmente. Fede apprezza molto questa trasformazione e con maggior foga e voracità continua il suo pompino a Davide. Lo lecca dalla base fino alla punta per poi farlo sparire tra le labbra, ogni tanto si raccoglie i capelli e tiene scoperto il viso per farsi guardare meglio da me mentre fa eccitare un uomo. Ogni tanto mi guarda e mi sorride. Si muove sempre in maniera lenta e sensuale. A volte utilizza anche solo la bocca e buona parte riesce a farlo sparire. Tutto non riesce e troppo per lei. Quando il ritmo che impone Fede aumenta allora Davide le mette le mani sulla testa e la aiuta a spingerselo più verso la gola. A volte le manca il fiato ma lei continua. Sembra ossessionata dalla sua verga. Ogni tanto interrompe il ritmo e riprende a massaggiarlo in maniera lenta. Ora si concentra sui testicoli le lecca li ciuccia li bacia mentre con la mano continua a segarlo. Si ferma lo guarda in viso e riprende a succhiarlo tutto. Se lo sta godendo mentre io sono li fermo a godermi la scena come se fossi al cinema davanti al film più bello della mia vita. Ora lo sega con la bocca aperta appena fuori dalla cappella. È il classico segnale per ogni uomo che riceve un pompino. Il ritmo della sega è forsennato finalmente Davide raggiunge l’orgasmo e Fede diminuisce drasticamente la velocità. I fiotti di sborra entrano tutto in bocca a Fede. Ogni tanto qualcosa cade lungo la sua asta ma prontamente Fede con la lingua e pronta a reimpossessarsene. Inclinando la testa per togliersi i capelli dal viso mi guarda mi fissa con uno sguardo diverso. TI è piaciuto mi chiede. Io rimango gelato da questa sua provocazione ma le rispondo con un tono calmo e gentile ‘’certo tesoro ‘’.
Fede mi fissa e mi dice. Questo è solo l’inizio.
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