Ci siamo rivisti

Dopo molti giorni di attesa era arrivato il giorno che ci saremmo rivisti. L'eccitazione di risentire la sua voce, toccare il suo corpo, rivivere i brividi di piacere mi toglievano il respiro. Parcheggio sotto la palazzina che mi ha indicato, un edificio antico al centro della città abitato da gente perbene, di quelli che criticano, quelli che non fanno certe cose. Il portinaio mi guarda partendo dai tacchi e a salire, le caviglie sottili, il pezzo di gamba che sbuca dal cappotto leggero, strizzato in vita, scivolato sui fianchi tondi. Piano 2, interno 4. Non conto nemmeno i gradini, sono già davanti alla porta socchiusa. Spingo la maniglia e lui è lì, le planimetrie in mano, la proposta di vendita che deve fare al cliente che arriverà tra poco, ma era l'unico momento strappato alla vita di problemi e rinunce. La nostra libertà in quell'attimo. Occhi negli occhi, apro la bocca la lingua guizza cercando le sue labbra che si schiudono come cercassero aria. Mi ritraggo, mi riavvicino, gli mordo il labbro inferiore. Geme, mi insulta, mi eccito ancora di più. È come appeso alla parete, inchiodato dal piacere di ciò che sa arriverà di lì a poco. Tocco il suo petto, ne sento il respiro che si fa corto, una mano sulla cintura, l'altra sulla patta gonfia dall'urgenza del suo cazzo. Mi chiede cosa ho intenzione di fare, vuole saperlo.. io ferma, muta, severa, mi abbasso di scatto. Adoro vedere il rimbalzo che fa il sesso maschile quando viene liberato da una costruzione. È un attimo che lo accolgo tra le mie labbra. La lingua ne saggia la punta che si è inumidita, come il colostro del capezzolo prima di allattare, una piccola goccia dolce, nettare. Lo muovo tra la mano e la bocca. Spingo il prepuzio sul palato con la lingua, come dovesse sentirne la profondità e forma. Geme ancora mi dice che lo faccio impazzire, che scoppierà di piacere di li a poco... Mi fermo lo guardo, cambio ritmo per prolungare il momento... Mi mette una mano sulla testa, fa una coda di capelli mi solleva così, mi riporta alla tua bocca. Ora sono io contro il muro. Sento le sue mani liberare la cintura del cappotto poi me lo toglie, quasi strappandolo da me. I suoi occhi sono lampi, sento il calore divampare sulle guance quando sento una mano fra le mie cosce. Si accorge subito che non ho l'intimo, era una sorpresa che gli facevo spesso quando ci vedevamo dopo l'università, ne andava pazzo. Ma lui sa che io vado matta per le sue dita infilate nel mio sesso. Il pollice ad accarezzare il clitoride, il medio e l'anulare dentro, sempre più su, colpi secchi e decisi.. Un'onda di piacere arriva, sulla spiaggia della mia voglia di averlo ancora ed ancora. Urlo con la gola, un suono basso e animale, gli prendo i capelli poi le spalle, inizio a bagnargli la mano sempre di più, impazzisce, impazzisco. Finita un'onda ne arriva un'altra, è il regista dei miei orgasmi, ora è più forte e deciso. Di scatto mi solleva con le mani prendendomi dai fianchi, le mie gambe gli cingono il bacino. Mi penetra la figa, come una spada e spinge, spinge sempre più forte. Non duriamo molto, i nostri sospiri, i nostri umori, il nostro divorarci come sempre, come allora. Rimaniamo così, attaccati ma sfiniti a goderci gli ultimi spasmi di quell'angolo di libertà, la nostra bolla di libertà . Il citofono suona il nostro tempo è finito. Mi ricompongo, un ultimo bacio al volo. Incrocio sul piano il cliente, un altro perbene, un altro che certe cose non le fa... Sorrido alla vita, sorrido alla libertà!