Prime Esperienze

Il tragitto


di Membro VIP di Annunci69.it Passioneterna
15.08.2024    |    363    |    0 6.0
"Le prese il seno, pieno, maturo..."
Era distesa sul letto.
Nel breve tragitto tra la porta della camera e il letto il vestito leggero che indossava era volato via.
L’intimo no. Lui aveva voluto che restasse con il reggiseno di pizzo nero, le mutandine in corredo e le autoreggenti.
Lui era ancora vestito, le si avvicinò alle spalle e le mise intorno agli occhi una sciarpa di seta. Per un attimo lei rimase interdetta, ma a stupirla di più furono il silenzio e l’assenza di qualsiasi azione che seguirono per qualche secondo.
Poi lui disse semplicemente: “Usa tutti gli altri sensi”.
Immediatamente dopo sentì sulla schiena la bocca di lui che iniziava a baciarla lentamente.
Dal collo scese fino all’incavo del sedere, si fermò, il fruscio degli abiti di lui le fecero capire che si stava muovendo. Sentì le labbra di lui posarsi sulle sue, la baciò con trasporto per poi passare al collo, in mezzo ai seni, all’ombelico e fermarsi a qualche centimetro dall'elastico del perizoma.
Staccò le labbra dalla sua pelle, per altri secondi non accadde nulla, erano avvolti dal silenzio.
La fece sdraiare aiutandola, poi scomparve nuovamente.
Lei bendata non riusciva a capire le sue intenzioni, non vedere la lasciava disorientata, incuriosita, eccitata. Un dito si intrufolò tra la coscia e il bordo delle mutandine, con una lentezza estenuante iniziò ad accarezzarla appena sfiorandole il sesso voglioso, il respiro di lei accelerò per il piacere.
D'improvviso lo sentì sopra di sé, nudo. Era così eccitata e concentrata sulle sensazioni che le provocava, che non aveva percepito i rumori degli abiti che venivano sfilati.
Iniziò a strusciare il suo membro già in erezione sul pizzo del perizoma proprio sopra al monte di Venere. La stava masturbando senza che i loro corpi si toccassero.
Non poteva e non voleva nascondere il piacere che si stava impadronendo di lei. Conosceva bene quella sensazione. Iniziava in un punto imprecisato dentro il corpo e veniva fuori. Il gonfiore sempre più pronunciato appena sotto la poca peluria che incorniciava il suo sesso già umido ne era la prova lampante.
Se lui l’avesse fatta venire così avrebbe rovinato tutto. Invece si fermò nuovamente. Altri secondi di attesa. Sentì il ruvido delle mani scendere dai fianchi e sfilarle le mutandine. Le accompagnò lentamente lungo tutte le gambe fino a toglierle. Sentiva la pelle in tensione, aspettando le prossime mosse. Che non si fecero attendere. Le prese la mano, con delicatezza e decisione allo spesso tempo, e la appoggiò sul sesso già un po' aperto. Lei aveva dita lunghe e affusolate, con le unghie ben curate, senza smalto quel giorno.
La lasciò libera di fare. Ora nulla le impediva di fermare quel gioco così particolare. Lei invece iniziò con una leggera pressione sul monte di Venere. Poteva immaginare lui, con la sua erezione, che la guardava. Iniziò a masturbarsi con il dito medio dentro ed il pollice a cercare il clitoride.
Non trascorse molto, giusto il tempo di sentire i primi accenni di orgasmo, che lui la spinse delicatamente sul fianco destro. Un dito, dalle dimensioni lei indovinò l’indice, si intrufolò per un attimo tra le grandi labbra. Un attimo appena. Poi ne percepì chiaramente la punta spingere all’ingresso del suo sedere. Nessuna parola da parte di lui. Nessun ordine, solo una guida cui non aveva intenzione di resistere.
Si era bagnato con i suoi umori, ma il dolore quando entrò, fu inevitabile. Giusto un attimo per permettere al buchino di adattarsi al dito e cominciò il suo avanti e indietro. Il ritmo era lo stesso della sua masturbazione. Si sentiva piena, quasi che le punta delle dita si toccassero dentro di lei.
Era piena, appagata. L’orgasmo ormai inevitabile, ma ancora rimandabile. Davvero, come le aveva suggerito, stava usando tutti gli altri sensi che non fossero la vista. Tutti, o quasi. Toccava a lei prendere l’iniziativa. Era bendata e a quel punto si sentiva a suo agio. Vedere non serviva. Però non voleva essere più in balia dei desideri di lui.
Smise di masturbarsi. Percepì la sorpresa dell’uomo da un rallentamento del dito che la stava penetrando nel sedere. Un secondo molto breve, ma lei era già oltre. Con la mano che ancora colava degli umori caldi lo stava cercando. Cercava la sua erezione e non fu difficile trovarla. Si mise solo un po' più comoda e il dito di lui le fece appena un po' male. Impugnò letteralmente il cazzo che aveva ormai di fronte e se lo portò in bocca. Il sapore appena appiccicoso di qualche goccia sulla punta fu sufficiente a capire che nemmeno lui era lontano dall’orgasmo. Sulla sua lingua c’era tutto il contrasto tra il rugoso della pelle tesa nell’erezione e il liscio della cappella. Poteva solo immaginarla rossa con quel piccolo buchino in mezzo dal quale voleva ricevere tutto il gusto del piacere.
Non si mosse. Non iniziò a succhiare come forse lui si aspettava a quel punto. Lo immaginava spiazzato dal suo modo di fare. Però voleva prendersi tutto il tempo. Così inizio a strisciare appena la lingua intorno alla cappella, sui bordi che sapeva fonte di piacere per gli uomini. Ciò che aveva tra le labbra gli sembrò ingrandirsi, segno che non si stava sbagliando. Sempre con la punta della lingua andò a toccare il buco lì in cima, sentì il sapore acre delle prime gocce del seme dell’uomo.
Con movimenti minimi cominciò a succhiare. Era quasi comico in quel frangente, ma le vennero in mente i lecca lecca rotondi che tanto le piacevano da bambina. Sentiva le vibrazioni di quel cazzo. Come se lui stesse provando a trattenersi. Con una mano inizio a massaggiare le palle. Una borsa senza peli quasi ridicola al tatto rispetto al cazzo possente appena sopra. Per questo iniziò a massaggiare tutta l’asta, mentre con la bocca aveva iniziato un movimento dentro e fuori, quasi volesse portare fuori quell’orgasmo che non poteva più attendere. Assecondato da quel dito che lui proprio non voleva toglierle dal culo.
“Scopami”. Dopo quel prolungato silenzio, furono queste le sue uniche parole. Lei non capì se si trattava di un ordine o di una preghiera. A dirla tutta, nemmeno le importava. Percepì il movimento della mano che le stava togliendo la benda. La bloccò. Ormai quel gioco doveva finire come era iniziato. Anche il dito era uscito dal suo culo. Forse troppo velocemente, procurandole un leggero dolore. Misto al piacere non le diete fastidio più di tanto.
Fece scivolare il cazzo fuori dalla bocca. Per la prima volta dall’inizio del loro gioco erano separati. Non per molto. Lo sentì muoversi lì intorno. Dal frusciare delle lenzuola e dai passi scalzi sul pavimento tentò di indovinarne le idee. Non ci fu bisogno. Si sentì prendere da dietro e trascinare a bordo del letto. Capì. E non le dispiaceva.
Si mise accucciata con la testa tra i gomiti. Una posizione che regalava una visione piena del suo sesso aperto, fresco e appiccicoso di piacere. Ma anche del suo culo rotondo, leggermente largo sui lati ma sodo nonostante i cinquanta anni ormai vicini. Sentì la cappella larga del cazzo appoggiarsi alle grandi labbra. Percepì nitida la prima spinta. Il suo corpo non offrì molta resistenza. La penetrazione iniziò lenta. Colpi controllati. Si chiese come riuscisse a farlo con l’eccitazione che doveva essere quasi al culmine. Lo sentì appoggiarsi, lo stomaco sul sedere. Le prese il seno, pieno, maturo. Mentre aumentava il ritmo delle spinte, sempre più profonde, lui iniziò a giocare con i capezzoli. Lo sapeva che agli uomini piacevano. Dei bei bottoni non eccessivamente lunghi, ma larghi, quasi quadrati, appena più scuri dell’areola da cui spuntavano. Provava a concentrarsi sulla penetrazione, ma non poteva negarsi che quelle due dita le procuravano una dose in più di piacere.
Lo sentì contrarsi quel cazzo che strisciava alla perfezione tra le grandi labbra e la vagina. L’orgasmo era lì. Per lui e lei. Avrebbe voluto urlare, ma le sembrava stranamente fuori luogo. Morse il lenzuolo che aveva vicino alla bocca. Alzò in alto la testa mentre sentiva arrivare il piacere come una mareggiata lunga e profonda. Altri pochi colpi e percepì chiaramente il seme che schizzava dentro di lei. Neppure lui aveva parlato.
Era contenta di essere bendata. Aveva sempre trovato ridicola la piccolezza del sesso maschile dopo il sesso. Così in contrasto con l’orgoglio invadente di pochi attimi prima. Lui provò a baciarla. Lo allontanò e le mise un dito davanti alla bocca. Segno inequivocabile di come si sarebbe concluso quell’incontro. Rimase lì sul letto. Nuda e bendata. Nel più assoluto silenzio. I rumori del rubinetto aperto, dei vestiti che frusciavano, del tacco delle scarpe per terra erano il conto alla rovescia verso un addio. Fino a quando la porta si chiuse. Solo allora si tolse la benda. L’immagine che aveva in mente era solo quella foto di lui semi nudo, con una mezza erezione, che aveva visto aprendo il primo messaggio su A69
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