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Papà è mio! 3a parte


di LaVaccona
10.06.2024    |    10.044    |    2 7.3
"Era anche stata l'unica ad aver preso ceffoni, come quando aveva limonato con un ragazzino della sua età sotto casa, anche se c'è da dire non fosse proprio..."
Iniziò una sorta di giocosa contesa tra le due sorelle, era stuzzicante per entrambe, anche se per Mary non era un gioco ma qualcosa di serio: Ottenere suo padre.
Maria lo sentiva in modo diverso suo padre, da primogenita era stata concepita e messa al mondo che Ettore era appena un giovane uomo, un ragazzo col volto da cinema, pazzesco. I suoi ricordi partono storicamente più indietro e la sua imago paterna aveva risentito di questo ruolo di figlia maggiore, che ai fratelli doveva badare e veder a volte anche preferire -secondo la sua interpretazione-. Insomma era subito stata indirizzata a essere giudiziosa e ubbidiente, e con un padre perennemente insoddisfatto di lei. Un papà che non riusciva mai a raggiungere e ad avere, perché le aspettative per una bambina bisognosa di affetto erano alte. O forse anche perché lui faceva il padre e nulla di più.
Questa figura che la faceva sentire carente e messa ai lati, era anche una figura paterna capace ogni tanto di sprazzi di dolcezza, come se Mary aspettasse quelle poche carotine concesse tra tanti bastoni. Gratificazioni che la riportavano a bambina valorosa e apprezzabile.
Quel modo sempre più crescente e consolidato di gestirla, anche per inesperienza essendo la prima figlia, la resero vittima della sua dinamica manipolativa già presente e nei fatti la piccola stava tra le dita e le scelte deliberate di quest'uomo irrisolto. Lei come ragazza di una generazione boomer, nata nei primi anni 70 era stata molte volte presa a cucchiaiate di legno se tardava il ritorno a casa dal cortile. Era anche stata l'unica ad aver preso ceffoni, come quando aveva limonato con un ragazzino della sua età sotto casa, anche se c'è da dire non fosse proprio un bravo soggetto, restava che il padre era più mosso da gelosia.
La principessa Mary nessuno doveva portargliela via, ma le ragazze crescono comunque e passano dalle ballerine di tela agli zoccoletti anni 80 e i fuseuax stretti sottostanti i chiodo di pelle nera, i grandi orecchini a cerchio, e il trucco che si sbatteva quanto la sorella più vicina Federica la quale si passava certi rossetti dello stesso rosso fuoco dei suoi capelli tinti alla Christiane F. dello zoo di Berlino.
Dispiaceri e pretese di possesso e di invadenza per cui la ragazzina iniziò a propendere a una sindrome di Stoccolma per certi versi. Cosa che non accadde in Anna, che se da un lato come ultima ruota del carro era messa agli angoli, questi lati erano uno spazio suo ove essere e non ricevere determinati trattamenti, o affrontarli più che altro con una serie di principi morali su cosa fosse salutare o discutibile: Non a caso per quanto Mary facesse la vittima, spesso era Anna la reale pecora nera.
Ma adesso entriamo ai fatti e al cuore di quei giorni con papà, perché penso ne avrete curiosità.
Dette queste differenze, avete presente come fosse Mary e come Anna. La prima si allisciava sempre il padre, sia a parole che nell'atteggiamento corporeo, che richiamava molto più un ruolo di moglie. Anna, essendosi procurata piacere nel ripensare a certe cose in merito come vi ho raccontato, si sentiva sempre più eccitata, era una sensazione molto particolare con una punta di masochismo... o forse di rivincita?
Le mani di Mary erano magre e affusolate ed era bello vederle pigiare la fronte sudata del padre per controllare quanto lui fosse accaldato, così prendeva un fazzoletto di stoffa e lo asciugava amorevolmente. Mary pur alla sua età sembrava ancora una ragazza giovane, una pelle senza segni del tempo per come tutti i figli di Ettore d'altra parte avevano il suo ottimo DNA.
"Non starmi troppo addosso" le diceva il padre con affetto, mentre Mary sbilanciava un gioco corporeo piuttosto confidenziale e rideva. Anna li osservava con grande serenità, aveva ancora un bellissimo fisico sua sorella, snella e i tantissimi capelli volutamente lasciati sale e pepe erano raccolti sulla nuca lasciandole scoperto il bellissimo collo da cigno. Si spostarono dal divano verso la finestra. Il profilo regale e un po' egizio si stagliava in controluce di fronte a quello di suo padre, che era praticamente un naso e un taglio di labbra preciso al suo in versione maschile. Gli tampono' di nuovo la fronte e poi tutti e tre partirono verso la piscina.
Anche la snella e bellissima Mary era oggetto di attenzioni, non solo per il suo aspetto giovanile e da fotomodella d'una età matura ma ancor più per il modo di fare elegante e affabile che Anna con la gente non aveva in quel modo, una maggiore sicurezza di atteggiamento ed un portamento notevole anche messa nelle infradito. Lunghe unghie perlate.
Il solito terzetto di ragazzi piazzato nelle sdraio ora guardava anche lei.
Anna, non per agonismo semmai per le voglie che aleggiavano al loro cospetto, si tolse allegramente il pezzo sopra del costume e si stese a pancia su dopo la prima nuotata in acqua. Faceva caldissimo e rivoli di sudore si univano all'acqua col cloro in tutti quei corpi al sole. Naturalmente teneva dei bei occhialoni ma Mary li aveva ancora più grossi e sfumati. Si sorrisero le due.
"Perché non lo levi anche tu? Almeno stai comoda e prendi il sole alle tette, che ti frega!"
"Ma no, dai papà" rispose, ma vedendo ancora un attimo sua sorella Anna sbracata come una gran vacca, seguì il consiglio di suo padre.
"Ecco. Ooh brave. Se ero femmina pure io mi toglievo tutto" concluse, pure lui dotato di occhiali da sole sfumati ma a goccia anni 80.
Anna si accingeva a passarsi la crema solare. Sua padre le passò non solo la crema ma la distese sull'ampia schiena della figlia. Lo faceva con grande calma e lentezza, quasi una attenzione medica al corpo di Anna, nel mentre che le passava la schiena le scostava i capelli posandoli delicatamente sul lato; gli piaceva con le sue grandi mani raggiungere i fianchi della donna, studiando quanto fosse accentuata la curva che dalla vita portava più sotto, quasi misurando con curiosità scientifica quelle proporzioni oltreché orgoglioso di cotanta bellezza. Anna avvertiva che l'interesse di suo padre fosse singolare, c'era come una forza ipnotica nel suo tocco: Se da una piccola parte un senso di pudore e ritrosia, esso si dissolse al piacere di quelle carezze inopportune e per la stessa ragione appaganti. Mentre beveva un'aranciata, la schiena di Anna avvertiva sudori sempre più freddi, forse perché in quel punto era coperta dall'ombra del fusto di un'alta palma. Si abbassò invitante la parte sotto poco appena l'inizio del solco dei rotondi sodi glutei, per indicare al padre di passare la crema nella zona lombare e fin dove gli era possibile. Ettore procedette, ma un fiotto di crema si sparò tutt'assieme dal tubetto andandosi a infilare immezzo al suo bel culetto, il padre asciugò con un asciugamani, poi all'ultimo prese quel rivolo colante dal solco delle calde chiappe infilando velocemente la mano e estraendo per poi quel contenuto distenderlo nuovamente sulla schiena e dietro le braccia. Maria osservava tutto da dietro i suoi occhiali da vip, un po' basita e gelosa, senza proferir verbo.
Trascorsi alcuni minuti, esclamò.
"Io vado a farmi un tuffo!" disse con il tono di una sentenza.
"Papà, vieni anche te?"
"No... non adesso, dopo comunque sì " rispose addentando un sandwich col prosciutto.
"Ok" fece Mary non riuscendo a non assumere un tono scocciato nel dirlo.
Era bello farsi coccolare da papà.
Era... eccitante. Era strano ciò che stava provando, non l'aveva mai sentito prima.
"Un giorno ti porto in Spagna eh Anna, facciamo quel viaggio che ti avevo promesso"
In Anna ogni tanto risaliva una vigile dissidenza per suo padre, un lato accorto, che era sempre stato utile alle tendenze manipolative dell'uomo. Così espresse una curiosità.
"Da tanto non la senti la mamma? A me manca molto. So che ha cambiato numero di cellulare, me lo dai quello nuovo?"
"Magari andiamo nello stesso albergo dove ho portato la Fede e Mary. Ti va?"
" Sì papà, volentieri, certo che sì"
Dopo pochi istanti richiese nuovamente di farsi dare il numero della mamma.
"Shhh aspetta un attimo Anna, che devo fare una telefonata!"
Sembrava molto attento ai rimandi emotivi di sua figlia, come non mai. Quella vacanzina a contatti così ravvicinati rendeva tutti e tre molto sensibili e attenti ai dettagli.
Maria tornò dalla nuotata, Ettore prestò attenzione a lei per il resto del pomeriggio, e chissà cosa prospettava la serata: Anna aveva invitato una coppia di suoi amici bravissimi a uscire insieme, sarebbe stato bene già incamminarsi per raggiungerli presso una villa storica della grande città più vicina, che era anche il punto più elegante della stessa con donne sempre vestite d'alta moda. Un poco di tratto in macchina e li avrebbero raggiunti.
"E chi sono questi tuoi amici, scusa?"
"Ma te lo ho spiegato papà e mi avevi risposto che eri molto contento di uscire con loro tutti noi."
In quel momento squillò il cellulare ad Anna.
"Oh che bello! Dunque si uniscono anche Annalisa e Paolo??" esclamò al telefono, senza trattenere una grande contentezza.
Saremo in otto, papà, quelli aggiunti pagheranno il loro conto, io pago voialtri non ti preoccupare papino!"
"Ma finiscila! Stasera pago io, come ho sempre fatto. E comunque intanto andiamo, son curioso di conoscere questi tuoi amici, sinceramente"


(Continua)
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