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incesto

59,3 Poteva essere mio padre 3


di Membro VIP di Annunci69.it remigiuslp
29.09.2024    |    1.293    |    1 8.0
"Ut enim ad minim veniam, quis nostrum exercitationem ullam corporis suscipit laboriosam, nisi ut aliquid ex ea commodi consequatur..."

Questo racconto è composto da brani estratti da
'59 Poteva essere mio padre',
diviso in due parti.
Per i contenuti principali è stato inserito nella categoria Gay & Bisex, pur rientrando anche in questa.
Per comodità del lettore che volesse avventurarsi nelle versioni integrali,qui i collegamenti:

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Quel caldo pomeriggio mi ero coricato sul letto della mia camera con indosso soltanto un tanga di cotone bianco. Uno di quelli normali, larghi dietro ma con quel particolare taglio molto inclinato sui glutei che trovo eccitante, assieme ai nastrini laterali.
Prono, con una gamba distesa e l’altra piegata sul bordo, mi trovavo in un gradevole dormiveglia quando percepii il portoncino d’ingresso dell’appartamento aprirsi e richiudersi silenziosamente.
Poco dopo ebbi l’impressione di una presenza, presto confermata da un leggero tintinnio di chiavi.
Avevo gli occhi semichiusi e, rimanendo immerso in quello stato, li girai pigramente senza aprirli. Fra le ciglia strette intravvidi una figura a pochi metri da me: non poteva essere che mio zio, del quale ero ospite in quei giorni, in attesa dell’arrivo degli altri miei parenti.
Si era fermato. Fermato ad osservarmi? E cos’era quel movimento all’altezza del pube? Era la sua mano che si carezzava proprio lì, sul pacco?

Passò così un buon mezzo minuto e dentro me una tempesta di domande: era semplice, innocente ammirazione per avere un nipote carino e ben fatto? Ma quel suo auto-massaggiarsi che mi parve intensificarsi? Mi trovava forse provocante? Mi stava guardando con desiderio? Il figlio di sua sorella lo stava eccitando?
(…)
La risposta giunse come scossa elettrica dalla mia coscia piegata: due calde mani ’la avvolsero delicatamente! Riuscii a non reagire, anche poco dopo, quando un dito agganciò la mutandina per scostarla appena appena sulla natica! Era cupidigia?
Tutti i dubbi scomparvero quando la palpata al mio culetto si fece ampia ed esplicita, le dita a rotearvi sopra, scendere lungo il solco centrale, affondare e arrivare a tastare i miei testicoli sopra lo slip, dare qualche buffetto malandrino alla liscia polposità di una chiappa, tornare ai bordi per tirarli fra loro a denudare metà delle mie colline, quasi come un perizoma.
Mi stava palpeggiando! E perbacco se mi piaceva!
(…)
Quello che stavamo perpetrando era l’anticamera di un incesto, doppiamente innaturale perché non solo fra consanguinei diretti ma pure dello stesso sesso. Però mi stava donando sensazioni a me sconosciute, meravigliose: nessuno mi aveva mai toccato così.
(…)
Ormai ero in ballo e la mia voglia di cazzo stava prepotentemente traboccando in me, come latte dimenticato sul fuoco: era di mio zio, certo, ma anche ciò che in quei giorni più di tutto bramavo.
(…)
Era il secondo bocchino della mia vita e mi ci concentrai subito, cercando di dare il mio meglio.
(…)
Intuii il mio destino quando mio zio, spogliatosi con l’esclusione della camicia lasciata aperta, mi spinse a rimettermi a pancia in giù. A cavalcioni del mio posteriore, prese a schiaffeggiarmi il deretano con la sua rigida nerchia, producendo un particolare ‘sciaf, sciaf, sciaf’’ che mi attizzò ulteriormente.
L’uomo sapeva evidentemente come trattare un novellino: come per frollare la soda carne del mio sederotto, proseguì quel lieve sbatacchiare che dissolse del tutto la mia tensione, sostituita da un rilassamento, oltre ad una crescente curiosità per quanto speravo, a questo punto, mi sarebbe toccato.
(…)
Il mio ano palpitava, non ce la facevo più, oramai non era solamente il pensiero di unirmi carnalmente a Brando, volevo essere riempito di carne, urlare: ‘zio, ti prego, ti scongiuro, non farmi soffrire così! Non ho paura, infilzami, buttamelo dentro come un siluro, rompimi il culo, ti implorooo!’
(…)
Incappucciò il pisello con un preservativo: era arrivato il momento del ‘sacrificio’.
“Mettiti giù; sedere in aria.”
Presa la mira, cominciò a spingere, rilasciare, spingere, rilasciare, contro il mio portoncino chiuso finché… non mi resi conto che stantuffava allegro nel varco ormai aperto! Fu una delusione, a dire il vero, perché tutto quel punzecchiare alla fine mi aveva deflorato senza dolore, anzi con piacere.

Ma le doti dell’ariete del mio consanguineo dovevano ancora esplicitarsi. Protesosi su di me, cominciò a scoparmi con la fava verticale: io apprezzavo e assaporavo. I miei: “Oh, ahi sì! Ooogghhh, aaaccchhh! Sì, sì, ohi sì! Ohi sì!” riecheggiavano nell’ambiente, accompagnando il progressivo aumentare del ritmo.
Era atletico mio zio, si muoveva come facesse delle semplici flessioni ma con il suo tarellone dentro il mio retto! Adesso sì che stava diventando doloroso, soprattutto quando una lunga serie di veri sbattimenti mi sconquassò. Ma volevo resistere e resistetti: essere pronto al meglio per il mio Brando. Non immaginavo però che quella mia prima scopata sarebbe stata lunga ed estenuante.

Sempre senza proferire verbo volle far ruotare i nostri corpi uniti per fottermi di fianco, tenendomi sollevata in aria la gamba superiore.
(…)
Senza separarci mi ritrovai di schiena su di lui, capendo quasi subito quale ora fosse il mio compito. Ero inebriato dall’avere quel manico dentro il mio sensibile sfintere, ormai violato ed allargato per cui, dispostomi a ragno mi esibii in una sequenza di rapidi e completi saliscendi.
(…)
Evidentemente quel montare appagava entrambi perché ci alternammo interi minuti: un po’ io a saltellare, un po’ lui a trapanare da sotto.

Quella macchina da sesso del fratello di mia mamma aveva ancora frecce al suo arco!
Infatti, spingendomi in avanti il tronco - sempre tenendo ben piantato dentro me il legnoso siluro - mi fece sedere sopra le sue cosce per farmi letteralmente cavalcarlo.
Un suo pollice tirò di lato la mia mutandina a mo’ di sipario: la visione delle mie perfettamente tonde e - senza falsa modestia - succose chiappe dovette soddisfarlo assai perché gli scappò una intera frase: “cavolo di un nipote, hai veramente un didietro da sballo.”

Questo fu un lavoro di squadra: i miei movimenti verticali si sommarono ai suoi ondeggiamenti del bacino, brevi ma intensi e non troppo veloci, perfettamente sincronizzati, tanto da fare scricchiolare il letto sotto di noi. Assaporavo anche la guida dei suoi pollici e indici accerchianti i miei meloni, interrotti ogni tanto da soavi e roteanti carezze, da sonori schiaffetti.
Stavo veramente impazzendo di foia! Quale meraviglio battesimo di sesso mi stava donando il mio sorprendente zio!
(…)
Steso sulla schiena, piegate le anche su me stesso, tirai con le mani i piedi verso di me. Quello stallone instancabile lubrificò nuovamente il mio solchetto infrachiappe lasciandovi cadere sopra altri goccioloni di saliva, quindi diresse il dardo contro il mio orifizio ormai allargato e vagamente dolorante per affondarvi dentro.
(…)
Messo così potevo anche e finalmente vederlo in faccia, assaporare le sue espressioni mentre era unito carnalmente a me. Fu purtroppo una delusione: non manifestava praticamente nulla, muoveva il tronco fottendo il figlio di sua sorella come stesse facendo benzina alla sua auto.
(…)
L’ultimo atto mi vide reinfauciare il suo fallone, disposto verticalmente, riprendere a succhiarlo con passione e trasporto, carezzarlo contemporaneamente senza dimenticare i gonfi testicoli, soffermarmi ad ammirarlo - splendido torrione -, baciarne la punta gonfia, concedergli il vezzo di lasciarmelo sbatacchiare su guancia e labbra.

E terminare con la sua mano in rapida masturbazione e la mia bocca, aperta sopra la cappella, pronta ad accogliere il premio finale.
Anche qui nessun lamento, solo un mesto “oh, sì, oh, si!” ripetuto alcune volte, però ampiamente compensato dai fiotti del suo bianco sciroppo, odoroso e sapido, emesso sotto le mie ampie linguate e succhiate, intenzionate a non disperdere nemmeno la più piccola stilla.

Settembre 2024

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E il cazzo mi sborrò in culo.

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