incesto
57,2 Franca: il cazzo di mio figlio
di remigiuslp
15.09.2024 |
25.600 |
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"Avevo da poco acquistato il locale dove lavoravo, per cui le due scopate settimanali con il titolare automaticamente decaddero, come pure le trombate..."
Era passata una settimana dal fattaccio con mio figlio: un pompino con ingoio al mattino nel suo letto e nel mio, a sera, una sega con sborrata in mano con successiva leccata da questa: certo non sono donna da sprecare certe squisitezze! Nei giorni seguenti il mio focoso erede aveva tentato ancora alcune bordate alle quali fui sul punto di cedere, alla vista del suo corpo scolpito ma soprattutto del suo magnifico cazzone, versione migliorata di quello di suo padre. Convinta non fosse assolutamente accettabile un tale rapporto incestuoso, anche di soli ‘giochi’ e senza penetrazione, riuscii a resistere e maggiore fu la mia vittoria, considerando un’altra bifida tentatrice: la mia fica che ogni volta mi comunicò essere di parere diverso, avvampando e infradiciandosi impetuosamente.
Senz’altro mi aiutò trasferire parzialmente sui soliti titolare e cuoco questi miei bollenti spiriti, concedendo loro un paio di trapanate extra, ovviamente con scarico interno, oltre che sul fattorino-figlio del panettiere - un bambinone butterato ventottenne - il quale però non riuscì a farselo indurire ma almeno mi gratificò di un ditalino niente male.
Quella Domenica uscii per una passeggiata che fu di brevissima durata poiché la mia amica non si sentì bene; dopo averla riaccompagnata, me ne tornai a casa.
Appena entrata, dal soggiorno gettai uno sguardo sulla terrazza dove, sul divano di vimini, era disteso con indosso solo un boxer bianco, assopito, il mio splendido bambino. Mi fermai a guardarlo con dolcezza e orgoglio materno: il profilo del suo dolce ma pure maschile viso, il naso vagamente a patatina, la banana di capelli neri sulla fronte e il resto dello statuario corpo seminudo.
Mi spostai dietro una finestrella laterale per osservarlo meglio.
Accanto a lui, in piedi, Nicolàs, figlio dei nostri vicini, una famiglia sudamericana da poco trasferita nella villetta accanto alla nostra. All’incirca coetaneo, portava uno slip rosso: pure lui bellissimo ragazzo, con la pelle leggermente olivastra e un fisico asciutto, forse quasi troppo.
La mia ninfomania di fondo affiorò in un istante e cominciai a fantasticare lubricamente attorno ad un gioco a tre: una giumenta stagionata passata e ripassata da due giovani stalloni cazzuti.
Quale invece fu la mia sorpresa nel vedere il moretto piegarsi sopra mio figlio, calare le mani sul suo pube e ravanare dentro la patta! Obiettivo evidente il pisello che infatti fece sgusciare dallo spacco dell’indumento per avvolgerlo e cominciare… a segarlo!
E maggior meraviglia quando gli si inginocchiò di fianco, iniziando ad assestare delicate leccatine in punta!
Infine, incredulo stupore nel vedere il mio rampollo aprire gli occhi, sorridergli compiaciuto e sentirlo sussurrare: “sei arrivato porcello, succhiamelo, sì, ché poi ti ingroppo per bene!”
Raggelata, mi defilai in silenzio. Quel giorno rimarrà per sempre nei miei ricordi. Se dovesse un giorno averne voglia lui, racconterà cosa accadde. Scoprii successivamente l’episodio non essere il primo né l’ultimo: mio figlio Brando era omosessuale.
* * * * * *
Si iscrisse all’università per cui dovette stabilirsi in un’altra città, dove intrecciò una burrascosa relazione con uno spocchioso e antipatico studente di filosofia, possessivo al punto da rendere le visite del mio ‘bambino’ alquanto sporadiche.
Dopo i canonici sei anni di Medicina, concluse il legame sentimentale ma non gli studi, decidendo di specializzarsi in ginecologia (!).
A sorpresa, quel Natale, annunciò l’intenzione di passarlo con la sua mamma.
La mia vita sessuale, in quel periodo, era decisamente calma, direi piatta. Avevo da poco acquistato il locale dove lavoravo, per cui le due scopate settimanali con il titolare automaticamente decaddero, come pure le trombate dedicate al cuoco, al quale l’uccello aveva cominciato a non sollevarsi più; almeno con me, perché la nuova cameriera, mora e formosa come me ma di ciccia più giovane, sicuramente era più efficace come argano. Si aggiunga il notevole impegno necessario a gestire il tutto, per cui le mie fessure stavano metaforicamente riempiendosi di ragnatele.
Al suo arrivo, quella sera, mostrò un atteggiamento decisamente serio e ombroso. Pensai essere conseguenza del fallimento del rapporto con l’altro ma, dopo un netto rifiuto ad una mia offerta di affrontare l’argomento, lasciai perdere. La prima cena proseguì e terminò nel silenzio.
Il mattino seguente mi svegliai un po’ frastornata e, senza pensare alla presenza di Brando in casa, mi recai subito in bagno dove lo trovai mentre indossava l'accappatoio, appena terminata la doccia.
Gli anni trascorsi avevano avuto su di lui un effetto benefico, rendendo il fisico ancor più definito e seducente: era decisamente un maschio nel fiore degli anni. Il mio sguardo cadde per pochi attimi anche sul suo tarellone che si rivelò poderosamente eretto! Feci finta di nulla ma lui lo impennò platealmente.
"Oh, madre, oggi, alfine, il mio organo conosce finalmente e nuovamente una erezione! Osservala pure!”
Mi concessi uno sguardo un poco più lungo.
“Eh, sei ben fornito, lo so! Ma cosa è questo inedito linguaggio?”
“Ora sono un medico e devo adeguare lo stile di pormi verso i pazienti. Sai, stavo rammentando quel mattino della mia maturità, quando tu lo irrumasti e con grande perizia mi conducesti ad una copiosa, assai gratificante eiaculazione - da te interamente ingerita -, la quale mi liberò dai turbamenti indotti dal faticoso esame. Ho anche riportato alla mente la masturbazione della sera stessa sul tuo talamo, altrettanto appagante.”
“Sono stati solo due regalini per farti scaricare un po' di tensione! Ancora oggi provo ribrezzo per quanto ho fatto!
"Perché? Li gradii assai! Fu veramente bellissimo e ritengo essere stato un peccato, a mio parere, non proseguire con quegli intrattenimenti ludici. Probabilmente non avrei sfogato con l’altro ragazzo le mie intense pulsioni. Sai, con i maschietti svolgo sempre e solo un ruolo attivo.”
Indispettita da quelle parole, risposi seria.
“Vuoi farmi una colpa per averti rifiutato per cui ti sei rivolto al tuo stesso sesso? Ho accettato e rispettato sin da subito questa tua tendenza, lo sai!”
“Sì, è vero, penso mi sarei comunque rivolto al mio genere, probabilmente per questo ho sentito la vocazione di diventare dottore per quello femminile! Ora per te provo solo affetto filiale e interesse professionale. Ti preserverò da ogni malattia!”
Il pistone svettava, anzi scalpitava : era una tentazione incredibile, la resistenza al mio desiderio di riaverlo fra le mie dita vacillava.
“Brando, per favore, ora copriti e va’ in camera tua!"
Il giovane invece mi si avvicinò.
“Mmmhhh, non devi sentirti turbata, tuo figlio vuole solo il meglio per te. Mai oserebbe oltraggiarti oppure obbligarti a qualcosa da te non apprezzato o desiderato. Certo, sono in astinenza da parecchio tempo, avrei piacere se operassi anche solo un movimento sulla mia verga per condurmi ad espellere il mio secreto testicolare e così acquietare la mia inquietudine. Ma non sarebbe corretto in termini morali.”
Brandendo ulteriormente lo spadone, si accostò a me per spingermi contro il mobiletto accanto al lavabo. Alzò le mani per scostare sfacciatamente i bordi della mia trasparente vestaglia azzurra, avvolse da sotto le mie tettone nude, le sollevò, infine le impastò dolcemente.
“Ferma, non reagire! Sto solo esperendo e addestrandomi alla palpazione per verificare l’assenza di problemi! Mmmmhhh!”
‘Esperendo cosa - pensai - mi sta pastrugnando le zinne e il suo fallone sfiora la mia mano!’
Non capivo se fosse veramente e soltanto una sorta di esercitazione; ero solo certa che la foia stava espandendosi come un incendio dentro me e la brama di sentire quel maestoso stangone stava traboccando.
E quando i suoi pollici presero a roteare sui miei capezzoli divenuti borchie essa traboccò: le mie dita agguantarono il marmoreo tegone. Mi ero totalmente arresa e senza controllo iniziai a raspare. “Mmmhhhh! Hai un pisello straordinario, è bellissimo! Adesso però fammi smettere, ti prego! Fammi staccare! Uuuufffhhh!"
E Infatti si allontanò! Avvolse da sotto la mia coscia destra e la sollevò sul bordo dell’armadietto.
"Questo è solo un esame, non devi averne piacere, sarebbe incesto! Ora mettiti più comoda! Mmmhhhh! Non ho finito."
Scivolò verso il basso, passò su un senone, titillò in punta di lingua la punta, infine si inginocchiò, giungendo con il viso davanti alla mia incolta passera, pelosa e generosamente sbrodante.
Sentii un pollice tirare un grande labbro che si schiuse.
“Mmmmhhh, sei molto umida qui! Immagino tu sia eccitata ma non dovresti: disturba la mia osservazione.”
Un’ampia leccata sulla mia ficona mi fece gemere.
"Uuuhhhh, ooohhh, figlio mioooooo! Cosa fai! Aaaafffhhh!”
"Devo suggere tutto perché la vulva si presenti adeguatamente!”
Spalancò la bocca per cominciare a succhiare, ciucciare e pennellare con la ruvida lingua, assestando spesso colpetti decisi al mio bottone che sentivo pulsare.
"Aaaahhh! Aaaahhhh! Piccolo miooooo! Eeeeaaahhhhh! Ma così la farai bagnare ancora di più! uuuggghhh!”
Il giovane si risollevò.
“Purtroppo hai ragione, in queste condizioni non posso proseguire. Spero solo che le mie pazienti non saranno tanto stimolate come te! Permettimi una divagazione poco professionale: non immaginavo che una vagina avesse un tale sapore! Mmmhhhh!”
“Ricordati che è quella di mamma, è speciale, bimbo mio! Ooohhhh, mi hai fatto impazzire, sai?”
Mi cinse dietro la schiena con un braccio, abbassò un po’ il bacino, quindi sentii il suo palo granitico appoggiarsi alla mia spacca oscenamente aperta e gocciolante, puntare l’apertura e… la cappellona sgusciarmi dentro! Portai una mano alla bocca ed esclamai:
"No, no! Questo no! Questo è incesto! Nooooo! Nooooo! Ooohhhh!”
Ma mentre il rigido pisellone affondava dentro me mi resi conto di esserne paralizzata: non era solo il tempo trascorso dall’ultima fredda scopata con un uomo qualsiasi, fine a se stessa. Era sì il sesso di mio figlio ma anche una sorta di trasposizione di quello di colui che lo aveva generato: suo padre, da me a suo tempo amato e adorato senza limiti!
Invero da lui poi tradita, abbandonata, lasciata sola ad allevare questo meraviglioso dono della Vita. In quei minuti percepii quell’amplesso, pur depravato e scandaloso, come una promessa di fedeltà e amore reciproco.
"Oooohhhh, mamma, non importa! Non importa! È che ti voglio troppo bene, voglio sentirti mia ed io tuo, per sempre! Oooofffhhh! Oooohhh!”
Intensificò lo stantuffamento e iniziammo a baciarci ma senza unire le bocche: una cosa era l’unione carnale - animalesca depravazione ma probabilmente per entrambi anche sfogo fisico -, altra era l’estasi di un immenso affetto reciproco.
Gli orgasmi, totali e travolgenti giunsero quasi all’unisono: scosse potenti si irradiarono dal mio basso ventre mentre sentivo il caldo dei suoi fiotti dentro me.
Certo, avevamo commesso uno dei peggiori peccati, ma fu anche un suggello di amore che ci accompagnò da quel giorno.
Io potevo tornare a saltare di cazzo in cazzo e lui... di culetto in culetto!
Settembre 1994-2024
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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