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(55) Pipì: gusto pieno della vita?


di Membro VIP di Annunci69.it remigiuslp
22.08.2024    |    4.814    |    23 9.5
"Cessato l’abbondante flusso, indugiò sia nel lasciare sgocciolare il mio attributo che nello scrollarlo..."
Fra i miei ricordi di adolescente riemerge questo episodio che - nemmeno a farlo apposta - è un contributo al gusto per un certo liquido corporeo, apparentemente sempre più gradito e dilagante - è il caso di dirlo - in giochi sessuali, pure come bevanda: i gusti sono gusti.
Questa storiella narra proprio la scoperta di alcuni ‘gusti pieni della vita’: ci sarà anche questo?
Essendo un po’ lunghetta, è divisa in capitoletti per facilitare la lettura a puntatine.

GLOSSARIO
Spèrma, dal latino e greco ‘seme’: liquido organico, veicolo degli elementi FECONDANTI maschili (spermatozoi), che viene emesso con l’eiaculazione, eccetera eccetera.

Urina, dal latino e affine al greco ‘uron’: prodotto finale dell’escrezione renale (…) principale mezzo attraverso il quale l’organismo si libera dalle SCORIE, eccetera eccetera.

IN PIZZERIA
Già la prima sera, mio cugino Amedeo mi invitò a mangiare una pizza con altri del camping. Sulla vetturetta di servizio, oltre al suo amico Guido, salì il signor Mario, il ‘tecnico’: un ometto baffuto e vagamente paffuto, dalla battuta facile, attorno alla quarantina, che mi aveva inquadrato subito e ‘inderogabilmente’ come ‘Cucciolo’, affibbiandomi questo vezzeggiativo.

Fatta l'ordinazione, mi recai in bagno per lavaggio le mani e un bisognino. Pressoché istantaneamente venni raggiunto dal tipo. Indossava l’ampio e lungo camicione blu da lavoro, oltre a un baschetto grigio in testa.
Andò verso una delle cabine e si bloccò sulla soglia: "Cucciolo, ti scappa anche la pipì?"
Girai la testa verso di lui: "perché?"
Sorrise: "beh, potremmo farla assieme, per onorare il detto militare 'chi non la fa in compagnia...'!"
La proposta mi parve strana e fuori dal comune per cui rimasi titubante a guardarlo.
“Quando andrai soldato dovrai spesso farla assieme ai commilitoni. È un’usanza e se farai l’errore di mostrarti ‘burba’, i ‘nonni’ te la faranno pagare cara!”
Più incuriosito che spaventato dallo strano rito, assecondai: "va bene, ‘onoriamo’!"

Mentre mi asciugavo, pensai al motivo per il quale mi trovavo lì: con gravi insufficienze in quattro materie umanistiche - latino e greco in particolare -, la mancata ammissione all’esame di maturità era stata inevitabile. Era già capitato al ginnasio fra IV e V, per cui questa seconda volta fui mandato per punizione a lavorare nella struttura diretta da mio zio, papà di Amedeo.

La prima giornata non mi era parsa malvagia: piccole mansioni tipiche di un tuttofare. Mi colpì subito un lato assolutamente positivo: c’era ‘gnocca a palate’, come avrebbe detto mio padre. Però ospiti dotate di passera erano terreno vietato, aveva subito precisato mio cugino e io, d’altra parte, non è che fossi un adone né bravo a sedurre l’altro sesso.
I miei trascorsi piccanti? Una treschetta di esclusivi ma sani segoni con la prof di matematica, ovviamente con licenza di pastrugnarle la superlativa latteria e appetitose perlustrazioni di lingua nella sempre rorida selva nera della sua ficona. Poi, da alcuni mesi, avevo ceduto alla corte serrata e mi ero ufficiosamente fidanzato con Cinzia: la migliore della classe ma anche decisamente ciospa e pisello-fobica. Almeno almeno aveva due belle tettine con enormi capezzoli a biberon, ai quali potevo liberamente attaccarmi durante le frequenti pugnette in camera sua, nei pomeriggi di disperati tentativi di farmi entrare in testa aoristi e principi dello stoicismo.

ZAMPILLO INIZIALE
Raggiunsi dunque il signor Mario nel box.
Bloccata la porta, si aprì la casacca.
“Ecco, adesso ci facciamo una bella pipì da buoni amici: ti gusterà!”
Venne alla luce una mutanda bianca, altissima in vita. Sembrava più da femmina; peggio: da anziana baciapile. Mi colpì il finissimo tessuto elastico brillante, praticamente trasparente, ben aderente a due voluminosi testicoli sopra i quali si ergeva un fallone eretto verticalmente, di calibro notevole anche se apparentemente non a riposo.
“Che c'è, ti sei incantato? Ti impressiona il cetriolone? Siamo fra uomini."
Incrociai i suoi occhi: "ehm, è tutto un po’ strano."
Replicò sorridendo: "che ne dici, ti gusta come compare di pipì?"
Tornai ad osservare quel pennone che mi parve crescere ancora. Non provavo nulla di particolare: non invidia, non ammirazione; nemmeno attrazione. Certo, a quel tempo ero piuttosto ‘gnoccolone’, per cui non capii al volo cosa quel maschio intendesse con tutta quella sceneggiata per cui gli risposi con il classico ‘lei’, dato tassativamente a qualsiasi adulto.
"Beh, lei è ben dotato. Deve far impazzire le donne."
"Non solo loro, Cucciolo! Non solo loro! Mmmhhh! Ma noi siamo qui per la pipì: tira fuori il tuo adesso, dai che la facciamo assieme!"

Mi aprii i pantaloncini, abbassai lo slip quel tanto per estrarre banano e cipollette, pensando di essere tosto imitato. Invece mi prese in vita, tirò con decisione tutto giù, fino a metà cosce, per farmi poi girare in fronte alla tazza.
"Ehi, lei è un po’ sfrontato!"
Sentii il suo corpo aderire al mio e quello che senza dubbio era il suo nerchione, appoggiarsi al centro del mio posteriore.
"Dai, a me non scappa ancora del tutto, intanto facciamo con il tuo, mmmhhh!”
Scivolò con una mano lungo un mio fianco per accerchiare infine con pollice e indice il mio salsicciotto.
Sussultati ma con voce posata disse: “Te lo dirigo io, tu rilascia, così arriva lo stimolo anche a me!”

Come detto, allora ero senz’altro molto ingenuo: mollai i muscoli e cominciai a zampillare. L’atto in sé era ovviamente assai piacevole e lo era anche avere di nuovo delle dita foreste sull’uccello, considerato che la prof era passata ad altro istituto e guai proporre a Cinzia anche solo di sfiorarlo.
"Mmmhhh, ecco, bravo, falla tutta! - Carezzò dolcemente anche le mie palline glabre - mmmhhh, hai una bella attrezzatura anche tu! Beate le tue fidanzatine!”

Mi tornarono alla mente le pippe scambiate ai tempi delle Medie con il mio amico e compagno di banco Raffaele. Una fase appagante della mia vita ma che non aveva lasciato altra traccia se non la sensazione di un aiuto reciproco nell’affrontare quelle rivoluzioni interiori, soprattutto fisiche.
Stavolta era decisamente diverso: un adulto stava toccando le mie intimità. Eppure il mio candore non vi diede troppa importanza: lo percepì quasi come un gioco, spinto ma in fondo divertente.

Cessato l’abbondante flusso, indugiò sia nel lasciare sgocciolare il mio attributo che nello scrollarlo.
“Bravo il Cucciolo, fatta tutta la pipì!”
Mi accorsi che aveva cominciato a strusciare con maggior intensità la sua mazza fra le mie chiappe. Nella mia tordaggine si aprì finalmente un varco:
"Signor Mario, perché mi sta premendo dietro? Credo sia meglio se smette, sa?"
“Di’ la verità: non è bello sentire qualcosa fra le cupolette?”
“È sicuramente gradevole ma il pisello di qualcun'altro non è proprio normale."
Spinse con maggior forza: "Cucciolo, è solo per stimolare la pipì!”
“Veramente avrei finito da un po’”
Si spostò accanto a me e vidi il suo uccellone nudo.
“Intendevo la mia! Dai, ora è il tuo turno, guidalo!”

DURA FACCENDA
Percepii subito una grossa difficoltà: svettante e rigido come un tronco d’albero, con la gonfia cappellona diretta irrimediabilmente verso l’alto, l’emissione sarebbe stata indecorosamente a pioggia e certamente al di fuori del perimetro previsto dal sanitario.
Osservai: "ehm, credo sia un po’ difficile così!”
"Eh, hai ragione Cucciolo, bisogna farlo calare. Mmmmhhh, allora ti insegno come si fa: impugnalo e muovi avanti e indietro la mano! Quando capita fra amici lo facciamo alla stessa maniera, sai? Dai, così diventiamo amici pure noi due!"

Sorrisi dentro me, pensando che il tipo non avesse ancora superato quella mia stessa fase puberale. La situazione era in fondo spassosa e mi intrigava per cui volli scherzarci sopra.
"Oh, comprendo! Ma si chiama masturbazione e causa ben diversa fuoriuscita!"
Agguantai la mazza e iniziai a scorrervi sopra con rapido moto alternato.
"Oooofffhhh, siiii, cosiiiii! Mmmmhhh! Infatti, ne erutto un bel po’, così dopo si calma e posso fare pipì! Oooohhhh! Continua, dai! Carezzami anche le sfere, aiuta ad arrivare prima all’apice! Mmmhhhh! E intensifica la nostra amicizia."
Avvolsi nell'altro palmo la generosa sacca grinzosa e accelerai lo smanettamento.
Il membro pulsò, ebbi l’impressione stesse per venire ma mi allontanò quasi bruscamente: “ora basta Cucciolo, dobbiamo tornare di là.”

SOTTO LA LUNA PIENA
Finito di mangiare tornammo verso il camping. Al chiarore della luna piena e grazie all’assenza di tetto del macinino, notai che il porcello accanto a me aveva di nuovo allargato i bordi della casaccona: la mutandona biancheggiava, mostrando chiaramente, tesa obliquamente sull’inguine, la nerchia completamente in tiro. Il suo indice la percorreva senza pudore avanti e indietro.
Mi sussurrò all’orecchio: "mmmhhh, vedi Cucciolo? Ha ripreso a scalpitare! Finché non si ammoscia non riesco a fare pipì, sai? Ti va di darmi ancora una mano, dopo?"
Risposi ironico: "Solo per l’amicizia, immagino!”
“Solo per l’amicizia!”

Quel gioco, oltre a ricordarmi un periodo sereno, mi stava in qualche modo eccitando per cui accettai di raggiungerlo dopo nella sua canadese dove - affermò - preferiva dormire ‘piuttosto che sulle pulciose brande in quei loculi senz’aria che chiamano dormitorio del personale’.

LA CANADESE
Davanti alla sua tendina, annunciai bisbigliando la mia presenza.
“Ooohhh, vieni dentro, ho un grosso problema.”
Un po’ preoccupato mi infilai nell’angusto spazio, illuminato solo da una classica lampada a gas da campeggio, trovandolo supino con quella bestia di cazzo tesa pressoché verticalmente in aria.
Mi stesi accanto a lui.
“Eccoti, Cucciolo! Mmmhhh! Mi fa male, sai? Devi assolutamente riprendere da dove abbiamo interrotto, devi farlo calmare. Vedrai quanto questo rafforzerà ancora di più questa nostra amicizia, direi ormai solida.”
Più che solida turgida, come il suo tarellone - mi dissi - e aggiunsi: in fondo è solo una sega; le facevo anche a Raffaele con godimento reciproco. Cominciai quindi a raspare con ampie escursioni, dovendo comunque riconoscere non essere malvagio il sentire quel cilindrone caldo e vivo palpitare sotto le mie dita.
“Vado bene così, signor Mario?”
“Aaaaffffhhh, ooofffhhh! Siiii, Cucciolo, siiii! Però, però, avrei bisogno di qualcosa che mi inciti un po’ di più, sai?”
Sentii una sua mano intrufolarsi sotto un mio fianco, cercare l’elastico della braghetta, insinuarsi fin sotto la mutandina e avvolgere carezzevolmente un mio gluteo. Trasalii e feci per ribellarmi quando mi mise l’altro palmo sulla bocca.
“Sssshhh, zitto, zitto! Non è niente, dai! Non immagini quanto mi aiuti! Sono cose da amici, mmmhhh! Dai che va anche a te!”
Beh, credo che una mano sul culo piaccia effettivamente a tutti, per cui decisi di lasciare andare, anzi lasciarmi palpeggiare, traendone gradimento a mia volta. E pure poco dopo non opposi resistenza, quando un dito malandrino si spinse in mezzo, a premere e scorrere proprio sul mio ano: punto altamente sensibile, quindi altamente fonte di godimento!

“Eccomi, Cucciolotto e amico mio, sono sempre più vicino, siiiii! Siiii! Dai che fra poco posso finalmente andare al bagno! Oooofffhhh! Dovresti farmi un favore, da amico vero! Mmmmhhh!”
Mi prese per la testa e la tirò sopra il suo membro.
“Ooooggghhh! Non posso sporcare qui dentro, un ultimo favore, apri la bocca! Uuuurrrggghhh! Ti gusterà, vedrai, ti gusterà! Aaaafffhhh!”
Preda io stesso di quel parossismo spalancai senza pensarci, lui mi spinse in giù quasi con violenza facendomi infauciare l’intera verga: capii in un istante cosa intendesse e mi preparai ad accogliere mio malgrado l’imminente emissione.

Violente scosse squassarono il corpo e il fallone cominciò a pompare.
“Gnnnhhhh! Gnnnhhhh! Oooofffhhh, Cucciolo, mi dispiace darti questa incombenza ma stasera ho veramente un grosso carico di cui liberarmi! Uuufffhhh! Siiii, siiii! Ma vedrai ti gusterà, vedrai, ti gusterà! Gnnnhhhh! Gnnnhhhh!”

Pompare, sì! Pompare fiotti come un battito cardiaco, ondate di sperma dentro l’asta per sgorgare poi nel mio cavo orale. Sembrava non volesse smettere: mai mi sarei aspettato che un uomo potesse avere un orgasmo così lungo e secernere tanto seme.

IL DUBBIO
Esaurito tutto, con la mia bocca piena del suo pene e di quella incredibile quantità di sostanza semiliquida, lo guardai con aria interrogativa: non sapevo cosa fare.
“Oooofffhhh! Mmmmhhh, non fartene scappare nemmeno una goccia, ti prego!”
La scena dovette apparire decisamente buffa: fedele alla sua accorata richiesta, bloccato in quella strana posa, a fare da improvvisato sacchetto contenitore per non spargere in giro il colloso prodotto.

Sorrise: “puoi andare fuori a sputarla, mmmhhh, ma anche mandarla giù! In fondo è solo un brodino: vedila come una occasione di gustare una novità.”

Ragionai: certe cose potrebbero non ripetersi e - rubando parole famose al grande Bogart - mi sovvenne quella formidabile battuta: ‘potresti pentirtene. Forse non oggi, non domani, ma ben presto, e per il resto della tua vita’.
La copiosa sborrata del signor Mario scese nella mia gola e attraverso il dotto gastrico andò ad aggiungersi alla pizza in fase di digestione nel mio stomaco. Mi intristì un attimo pensando ai milioni di spermatozoi sacrificatasi, peraltro per la buona causa di un maschio con la vescica piena.

“Dai, vieni con me ai servizi ché ora posso farla.” Lo seguii ubbidiente: mi aveva stregato e stavo vivendo una esperienza incredibile.

I BAGNI DEL CAMPEGGIO
Appena infilato uno dei WC, mi abbracciò da dietro, bloccandomi.
“Non fare un rumore! Adesso sentirai quanto ti gusterà! Oh, se ti gusterà!”
Un forte risucchio e l’arto libero, come anguilla tornò ad aprirsi sul mio posteriore. Senti pollice e indice su una natica, anulare e mignolo sull’altra. E il medio? Eh, quello, stava solo prendendo la mira: come un punteruolo si appoggiò al mio buchino e con spinta delicata vi entrò.
Cazzo se mi gustava, cazzo se mi gustavaaaaa!

Prese a muoversi dapprima lentamente poi sempre più rapido e profondo.
Cazzo se mi gustava, cazzo se mi gustavaaaaa!

Non sazio, scivolò verso il basso, con lui i miei indumenti inferiori. Divaricò le mie colline vellutate e vi affondò la faccia, per rivelarsi peggio - anzi no, meglio - di un formichiere.
Cazzo se mi gustava, cazzo se mi gustavaaaaa!

Si risollevò per spingere la nerchia nuovamente granitica fra le mie gambe.
Le strinsi e lui ansimò sottovoce: “ooofffhhh! Siiii, bravo così! Mi sembra di stare nell'infracosce di qualche bella fighetta vogliosa! Uuuummmhhhh! Ti gusta?"
Approvai con il capo lasciandolo stantuffare lentamente, facendo urtare la cappella contro le mie palle da dietro.
Cazzo se mi gustava, cazzo se mi gustavaaaaa!

Ma non era ancora l’atto finale.
“Offfhhh, oooggghhh! Quasi non ci credo: non mi sono svuotato del tutto! Sento altro sugo nei coglioni! Ooooggghhh! Ma non voglio schizzare tutto intorno!”
Con mossa rapida ed esperta…
Mi inculò.

Il bruciore iniziale scemò quando iniziò a scoparmi con ampi movimenti orizzontali, sfruttando tutta la lunghezza del pene e dirigendolo spesso verso il basso, dove il mio canalino si rivelò più sensibile.
“Mmmmhhh, oooggghhhh! Che burellino hai, sembra una vagina! Mmmmhhh! Incontra il tuo gusto?”
Cazzo se mi gustava, cazzo se mi gustavaaaaa!

Nel totale silenzio della notte, sommessi rantoli e grugniti fecero da colonna sonora alla seconda deflagrazione di liquido seminale - questa nella mia ampolla rettale - e a quello che credo essere stato un mio orgasmo anale.

Ovviamente con mio supporto manuale il signor Mario poté finalmente fare la sua tanto trattenuta pipì.

Quella notte mi addormentai soddisfatto per quel nuovo amico che mi aveva fatto scoprire i ‘gusti pieni della vita’ della vita: pompino con ingoio, dito, leccata e cazzo in culo. Ma non la pipì.

Gennaio 1996-Agosto 2024

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