Gay & Bisex
59,21 Poteva essere mio padre 2
di remigiuslp
29.09.2024 |
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"Invece proseguì a lungo così, lubrificato dal vischioso liquido della sua bocca, senza mai nemmeno tentare una qualche sortita più decisiva..."
FOGLIO PROTOCOLLO 2 di 2Egregio dottore, proseguo qui il mio rendiconto per Lei.
Intuii il mio destino quando mio zio, spogliatosi con l’esclusione della camicia lasciata aperta, mi spinse a rimettermi a pancia in giù. A cavalcioni del mio posteriore, prese a schiaffeggiarmi il deretano con la sua rigida nerchia, producendo un particolare ‘sciaf, sciaf, sciaf’’ che mi attizzò ulteriormente.
L’uomo sapeva evidentemente come trattare un novellino: come per frollare la soda carne del mio sederotto, proseguì quel lieve sbatacchiare che dissolse del tutto la mia tensione, sostituita da un rilassamento, oltre ad una crescente curiosità per quanto speravo, a questo punto, mi sarebbe toccato.
E il suo ‘programma’ si rivelò presto: tirando a lato lo slip che ancora avevo addosso, divaricò appena le mie montagnole per lasciarvi cadere esattamente al centro alcune grossi goccioloni di saliva. Quindi il salamone riprese la sua danza voluttuosa sulle mie curve, diventando poi un gioco di strusciamenti lungo la valletta, infine di spinte esattamente al centro del mio sensibile buchetto.
Rapito e stupito da quel piacere nuovo, mai da me nemmeno immaginato in un rapporto sessuale, gemevo senza però commentare, davanti a quel suo silenzioso procedere.
“Aaahhh, aaahhh, aaahhh! Ooohhh, ooohhh, eeehhh!”
Ero pronto a sentire da un momento all’altro quella ogiva dare il colpo, la spinta risolutiva per oltrepassare il mio anello e aprire la strada al retrostante missile di caldo acciaio.
Invece proseguì a lungo così, lubrificato dal vischioso liquido della sua bocca, senza mai nemmeno tentare una qualche sortita più decisiva.
Il mio ano palpitava, non ce la facevo più, oramai non era solamente il pensiero di unirmi carnalmente a Brando, volevo essere riempito di carne, urlare: ‘zio, ti prego, ti scongiuro, non farmi soffrire così! Non ho paura, infilzami, buttamelo dentro come un siluro, rompimi il culo, ti implorooo!’
Grande fu la mia delusione quando si tolse per allontanarsi dalla stanza.
Mi stavo fortunatamente sbagliando; dal corridoio esclamò: “non ti muovere, sei pronto per la graticola ma bisogna oliarla bene.”
Riapparve con in mano un tubetto tipo dentifricio, dal quale spinse un fluido trasparente che calò in un mio palmo a cucchiaino: “mettitelo su per il canale se vuoi che ti svergini.”
Pretese che tenessi il candido tanga, scostandolo solamente: “mi ingrifa di più. Ora vai, vai. Ti inculo se riesci a metterti dentro quattro dita.”
Il primo momento titubai, sentivo l’anello stretto e refrattario. Ma la mia folle smania mi fece osare, spingere, intrufolare finché riuscii con l’indice a violare il varco chiuso. Seguirono in sequenza altre tre falangi, infine pure il pollice, per cui arrivai quasi ad affondare l’intera mano nelle mie profondità anali: “Sì, così, bravo. Vedrai che il mio entrerà come nel burro sciolto.”
Mi resi conto che la prospettiva mi deliziava non poco!
Incappucciò il pisello con un preservativo: era arrivato il momento del ‘sacrificio’.
“Mettiti giù; sedere in aria.”
Presa la mira, cominciò a spingere, rilasciare, spingere, rilasciare, contro il mio portoncino chiuso finché… non mi resi conto che stantuffava allegro nel varco ormai aperto! Fu una delusione, a dire il vero, perché tutto quel punzecchiare alla fine mi aveva deflorato senza dolore, anzi con piacere.
Ma le doti dell’ariete del mio consanguineo dovevano ancora esplicitarsi. Protesosi su di me, cominciò a scoparmi con la fava verticale: io apprezzavo e assaporavo. I miei: “Oh, ahi sì! Ooogghhh, aaaccchhh! Sì, sì, ohi sì! Ohi sì!” riecheggiavano nell’ambiente, accompagnando il progressivo aumentare del ritmo.
Era atletico mio zio, si muoveva come facesse delle semplici flessioni ma con il suo tarellone dentro il mio retto! Adesso sì che stava diventando doloroso, soprattutto quando una lunga serie di veri sbattimenti mi sconquassò. Ma volevo resistere e resistetti: essere pronto al meglio per il mio Brando. Non immaginavo però che quella mia prima scopata sarebbe stata lunga ed estenuante.
Sempre senza proferire verbo volle far ruotare i nostri corpi uniti per fottermi di fianco, tenendomi sollevata in aria la gamba superiore.
Cominciai allora a comprendere di quanto le posizioni in un amplesso siano importanti: la percezione del suo stantuffare dal lato mi regalò un nuovo e diverso appagamento. Probabilmente anche a lui, perché ci ritrovammo a mugolare quasi all’unisono gli ormai esclusivi e ripetitivi “oh, ah, sì! Oh, ah, sì!“
Altri colpi secchi e decisi da me ormai assolutamente graditi, prima di ruotare nuovamente.
Senza separarci mi ritrovai di schiena sopra di lui, capendo quasi subito quale ora fosse il mio compito. Ero inebriato dall’avere quel manico dentro il mio sensibile sfintere, ormai violato ed allargato per cui, dispostomi a ragno mi esibii in una sequenza di rapidi e completi saliscendi.
Però il maschio dominante era lui e volle presto ristabilire la gerarchia, sostituendosi nel pistonamento con poderosi movimenti del bacino.
Al mio ritmico “oooccchhh, aaaccchhh, ooohhhhahhh!” si affiancarono finalmente alcuni suoi gemiti: “oh, sì. Ugh, sì. Ogh, ugh. Sì, sì, senti che buchino. Mmmmhhh.”
Evidentemente quel montare soddisfaceva entrambi perché ci alternammo interi minuti: un po’ io a saltellare, un po’ lui a trapanare da sotto.
Quella macchina da sesso del fratello di mia mamma aveva ancora frecce al suo arco!
Infatti, spingendomi in avanti il tronco - sempre tenendo ben piantato dentro me il legnoso siluro - mi fece sedere sopra le sue cosce perché letteralmente lo cavalcassi.
Un suo pollice tirava di lato la mia mutandina a mo’ di sipario: la visione delle mie perfettamente tonde e - senza falsa modestia - succose chiappe dovette piacergli assai perché gli scappò una intera frase: “cavolo di un nipote, hai veramente un didietro da sballo.”
Questo fu un lavoro di squadra: i miei movimenti verticali si sommarono ai suoi ondeggiamenti del bacino, brevi ma intensi e non troppo veloci, perfettamente sincronizzati, tanto da fare scricchiolare il letto sotto di noi. Assaporavo anche la guida dei suoi pollici e indici accerchianti i miei meloni, interrotti ogni tanto da soavi e roteanti carezze, da sonori schiaffetti.
Stavo veramente impazzendo di foia! Quale meraviglio battesimo di sesso mi stava donando il mio sorprendente zio!
Senza staccarci passò ad una breve pecorina per poi farmi nuovamente scivolare sotto di lui - quasi schiacciato dal suo imponente fisico - per permettergli dell’altra ginnastica, intendo con questa le vere e proprie flessioni di prima, sempre e ancora con il cazzone piantato nel mio culo.
Fu decisamente violento, lo sentii più volte urtare il fondo del mio dotto, tanto da pensare stesse eiaculando.
Alfine estrasse la nerchia per farmi voltare e riuscii a vederla: era ancora sull’attenti e il serbatoietto per lo sperma …vuoto! Non eravamo ancora al capolinea e i suoi maneggi non ammettevano reazioni.
Steso sulla schiena, piegate le anche su me stesso, tirai con le mani i piedi verso di me. Quello stallone instancabile lubrificò nuovamente il mio solchetto infrachiappe colandovi sopra altra abbondante saliva, quindi diresse il dardo contro il mio orifizio ormai allargato e vagamente dolorante per affondarvi dentro.
“Aaaahhh, aaahhh! Eeeehhh, aaaahhhh!”
Quasi Inutile descriverlo: dopo una sberletta a lato del mio sedere riprese a scoparmi però con una certa delicatezza che apprezzai e gustai ampiamente.
Messo così avrei potuto anche e finalmente vederlo in faccia, bearmi delle sue espressioni mentre era unito carnalmente a me. Fu purtroppo una delusione: non manifestava praticamente nulla, muoveva il tronco fottendo il figlio di sua sorella come stesse facendo benzina alla sua auto. Ma io ne godevo comunque!
Era il mio primo amplesso in assoluto, non avevo mai avuto modo di vedere riviste e meno che meno filmati pornografici di alcun genere per cui non sapevo quanto potesse protrarsi un rapporto sessuale.
So solo che questo specifico avanti e indietro del suo pistone nel mio cilindro sembrò non voler terminare: se la direzione orizzontale rimaneva costante, variarono velocità, ampiezza, potenza.
A parte un leggero bruciore, nonostante il suo frequente sputare sulla zona delle operazioni di pompaggio, uggiolavo costantemente come un cucciolo di cane, immerso in un mare di immenso piacere.
L’ultimo atto mi vide reinfauciare il suo fallone, disposto verticalmente, riprendere a succhiarlo con passione e trasporto, carezzarlo contemporaneamente senza dimenticare i gonfi testicoli, soffermarmi ad ammirarlo - splendido torrione -, baciarne la punta gonfia, concedergli il vezzo di lasciarmelo sbatacchiare su guancia e labbra.
Terminare con la sua mano in rapida masturbazione e la mia bocca, aperta sopra la cappella, pronta ad accogliere il premio finale.
Anche qui nessun lamento, solo un mesto “oh, sì, oh, si!” ripetuto alcune volte, però ampiamente compensato dai fiotti del suo bianco sciroppo, odoroso e sapido, emesso sotto le mie ampie linguate e succhiate, intenzionate a non disperdere nemmeno la più piccola stilla.
Egregio dottore, questa è la cronaca del mio primo coito in assoluto, dopo averlo sognato e immaginato per tanti anni. Sul piano prettamente fisico è stata certamente una scoperta bellissima, per certi aspetti e dettagli anche una sorpresa.
Ora però attendo ora con impazienza di poterla incontrare perché voglio e devo capire cosa è avvenuto e avverrà nella mia mente rimasta parecchio confusa, in particolare per avere praticato con questo mio consanguineo e averne tratto notevole soddisfazione.
Cordiali saluti
Nicolàs
(x)
Settembre 2024
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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