Racconti Erotici > Gay & Bisex > (51,2) Secoli bui: 2 - Il Diritto del Seme
Gay & Bisex

(51,2) Secoli bui: 2 - Il Diritto del Seme


di Membro VIP di Annunci69.it remigiuslp
07.07.2024    |    3.045    |    8 8.8
"Intravidi solo un istante il possente batacchio – indubitabilmente tre volte il mio - per poi sentirlo cercare, trovare e violare la mia intimità..."
Qui prosegue la storia dell’accadimento nel dì di mie nozze, quando da soldati del Barone fui rapito, condotto alla rocca e qui, nei di lui alloggi deposto ignudo sul suo talamo.
Fermato mi ero al raccontar le effusioni di mani e bocca del signore sulla mia persona, senz’altro non naturali et certamente cagione di grave peccato, bensì dovetti ammettere poco a poco a me gradite in misura sempre maggiore.

Giunto dunque egli era alla parte di me dove il sole giammai batte, volganamente definita ‘deretano’.
Roteò a lungo su quelle mie colline, a detta del Barone stesso tal quali a pesche prelibate. Con passione le baciò, donando pure a me brividi che non posso certo dir di freddo!
Ma fu quando allargò per affondarvi bocca, un urlo mi strappò dalla gola. Al silenzio mi richiamò senza indugio, per cui il viso premetti fra le pieghe del giaciglio e così soffocar gemiti e singhiozzi, indotti da quella incontenibile, incredibile, sconosciuta tempesta di delizie dei sensi.

Mi accorsi presto di un gonfiore crescente delle pudende sul mio lato anteriore e non faticai a comprender trattarsi del mio fallo!

Certo non era fenomeno a me sconosciuto. Già tempo pria, quando con altri monelli al torrente si scendea, a spiar le donne nettare i panni: ciò facendo le loro vesti, bagnandosi, le muliebri forme mostravano e la vista aveva effetto di grande eccitazione per i nostri impulsi fanciulleschi.
In altre occasioni il mio salsicciotto di frequente si trasformò in bastone laondepercui decisi ad aprirmi al confessore il quale, quasi fosse mio dolo, tuonò prospettando terribili morbi, cecità e dannazione eterna se mi fossi anche solo sfiorato, lasciando alla natura fare il suo corso, non spiegandomi però quale fosse!
Confesso che ciò nonostante numerose volte dovetti placare codesti miei pruriti con ausilio della mano, la qual sola riusciva a lenire il disturbo con violenti brividi dal bacino fin a testa e piedi, accompagnato dallo sgorgare intenso e abbondante di sconosciuto niveo fluido.
Mai compresi veramente perché ciò mi accadesse e a cosa destinato fosse. Solo mio padre, un dì, mi rivelò esser necessario con la futura sposa per generar prole. Devo pure render testimonianza che i miei occhi e il mio corpo ad oggi intatti ancor sono.

Così ignorante più che incosciente e pervaso da tali a me fin’allora ignote meraviglie, mi abbandonai al Barone e - lo ammetto sol’ora - fu in verità indimenticabile.

Pago del gioco e sfortunatamente assai presto, l’uomo si allontanò da me per ordinare al servitore di ‘apprestar pertugio’.
Non dovetti pazientar molto per capir cosa intendesse: dispostomi di fianco con le terga appena oltre il materasso, con grasso unguento cosparse la valletta fra le mie cupolette e pure il bucino. Indi in questo introdusse - dovetti riconoscer con somma delicatezza - un qualcosa, un oggetto che subito non seppi definire.
Ma se attraverso quell’orifizio, verso l’esterno talvolta passan dolorosi ‘cetrioli’, questo in opposta direzione fu al contrario accettabile e pure i successivi - in sincerità di misura sempre più importante - risultarono a me non sgraditi!
Imparai quel giorno, in quel maniero, su quel talamo, che il burello, contro ogni timor di diavolo, grande sollazzo puote donare!

Raggiunta una certa misura, il valletto ripulì e lubrificò nuovamente il mio dotto, facendomi poi coricar nuovamente bensì sulla schiena. Con abil presa sulle mie caviglie fecemi piegar in aria su me stesso le gambe.

Così principiò il mio peccato mortale: fra le ginocchia allargate, a simiglianza di sole nascente, apparì la testa del Barone. Tosto mi parve tal quale al dio greco della guerra di cui erma trovavasi su un palazzo non distante dalla nostra locanda e che io - or comprendo, posso rivelarlo e ne pagherò il fio in altra vita - segretamente sin da infante mi soffermavo, ad ammirar per bellezza, magnificenza, pure certa misteriosa seduzione.

La chioma arruffata e selvaggia color del pepe, così l’incolta barba, gli occhi azzurri come cielo di marzo ebbero in me effetto immediato di pace e dolcezza.
Puntò le braccia sotto mie ascelle e ai lati del mio petto per scivolar su di me. Intravidi solo un istante il possente batacchio – indubitabilmente tre volte il mio - per poi sentirlo cercare, trovare e violare la mia intimità.
Conscio sono della mia attuale, spaventosa confessione, bensì incommensurabile, assoluto piacere invase il mio essere. Pieno del suo attributo, totalmente mi donai ad ogni affondo ed estrazione, a tratti delicati ad altri decisi.
Attraverso la sottile luce delle mie palpebre serrate nell’ebbrezza, il suo sorriso coinvolgente mi fece obliare ogni cattivo pensiero: mi sentivo in un paradiso, certo pagano anzi luciferino ma reale e non solo pronosticato.

Venne il momento di cangiar posizione. Distesosi il Maschio, dentro me terribil procella esplose, fra timor di castigo divino e incredibil desiderio, acceso dalla vista di quegli arti da sodi muscoli scolpiti, dal vello del petto, dal piatto ventre vibrante ma sopra tutto dalla verga poderosa, svettante come il campanile della Pieve da Basso.
Mi invitò egli a salirvi sopra, onde poter decider io stesso come averne maggior gradimento. E non frapposi titubanza né indugio nel calarmi su lui, per colmarmi nuovamente di cotanta carne.
Iniziai saliscendi sempre più ampio e spedito, presto imparai a regolar l’estensione e far scorrer per intero mio anello sull’asta, quando in cima lasciar quasi sgusciar la cappella per poi riaffondare con forza.
La cavalcata a momenti lenta e delicata, in altri impetuosa e feroce, non pareva voler terminare, mai sazio com’ero di sentire ancora, e ancora, e ancora, quel dardo infuocato squassarmi l’interno e scambiare con il mio pur innaturale amante sorrisi di gioia e reciproco affetto.
Mi sentii financo per un po’ esser io suo signore, io padrone della fortezza, delle terre e del borgo.

Allorquando egli iniziò a sostituirsi nelle spinte e nei rilasci compresi - per averlo io stesso provato al termine dei miei peccaminosi toccamenti solitari - essere vicino il momento della liberazione.
Infatti, con versi a guisa di verro alla monta, cocente rilascio fece dentro me.

Spossato ma felice sopra di lui mi piegai, da lui tosto abbracciato con tenerezza venni. Rimanemmo lungo tempo ancora uniti, io pago e pieno del suo secreto in me.

Qualcosa spingeva fra i nostri grembi: altro non era che il mio arbusto, ben allungato e rassodato, a sua volta desideroso di essere appagato.
Nei caldi palmi le mie natiche avvolse il Barone per attirare il mio bacino verso il suo viso, indi accogliere in ore il mio sesso.
Parlare di estasi non è sufficiente, né di incanto o visibilio per ciò che sue labbra e lingua mi donaron quella notte, per non narrare infine del supremo piacere, allorquando il mio apice giunse e tutto il mio fluido - or so esser seme, generatore d’amore e di vita - in sua gola riversai.

L'alba seguente, rifocillato e vestito di nuovo splendido abito, alla locanda riaccompagnar mi fece.
Mai più mi cercò né lo vidi, tampoco narrai ad anima viva quanto esperito ovvero giammai ebbi altri amanti maschili.
Venni a conoscenza, per voci riportate e segreti rivelati, aver egli più avanti fatto prelevar e di conseguenza certamente usato di altri giovani novelli sposi.

Non potrò infin mai scordare cosa - pria di congedarmi -, dolcemente mi avea sussurrato in orecchio: “con questo tuo tributo a me, ‘Ius Primae Spermae’, divieni suddito mio fedele ed io con mia stirpe tuo protettore per tutta vita tua, di tua consorte, figli e nipoti.”

Luglio 2024









Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 8.8
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per (51,2) Secoli bui: 2 - Il Diritto del Seme:

Altri Racconti Erotici in Gay & Bisex:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni