Prime Esperienze

Sintomi


di cris35
16.02.2013    |    12.733    |    0 8.6
"” Io rimango li per li un po’ incredulo, Marco si alza e va a spegnere la luce, c’è solo uno spiraglio dato dalla fessura della porta socchiusa, entra..."
“Fede, vieni da me oggi pomeriggio? I miei non ci sono….”
“Ohi Marco, aspetta che chiedo a mia mamma, so che voleva andare a fare un giro in piazza che ci sono le bancarelle per Natale…..MAMMAAAAAA POSSO ANDARE DA MARCO OGGI POMERIGGIO????”
……………………
“Ok Marco, ci vediamo alle quattro, a dopo”
“Ciao Fede, a dopo, vestiti comodo…”
Nella mia mente quel “vestiti comodo” aveva il suo significato, sapevo già cosa mi aspettava.
Io, Federico, ho 14 anni appena fatti, Marco, mio compagno di classe, abita a 50 metri da casa mia, siamo cresciuto assieme e cerchiamo sempre di stare assieme oltre che a scuola anche nei pomeriggi, impegni sportivi permettendo. Lui fa nuoto da che aveva 5 anni, io faccio calcio solo da un paio d’anni, stiamo diventando grandi, ci sentiamo degli uomini, i primi peli sul viso, i primi peli sul petto, abbiamo quella sfacciataggine che ci permette di pensare di poter spaccare il mondo.
Però prima di spaccarlo questo mondo, bisogna conoscerlo, e noi lo stiamo facendo, a modo nostro….
Mia mamma ha storto un po’ il naso quando le ho chiesto di poter andare da Marco, si sta rendendo conto che non sono più il bambino che la segue ovunque, ma che comincio a richiedere i miei spazi, lei lo ha capito anche se fa molta fatica ad accettarlo.
Non so cosa mi aspetta li fuori domani, so che ho voglia di scoprire, ho curiosità, sento il mio corpo che preme per andare sempre più avanti, da che ho scoperto cos’è la sessualità, ogni giorno ne imparo una di nuova su questo mondo, e Marco mi segue a ruota, anzi, mi trascina con lui nella scoperta.
Il mio primo bacio l’ho dato ad Alessia, una ragazza della scuola, mi muore dietro fin dalle elementari, a me piace, come mi piacciono tante altre, mi sentivo pronto per provare questa nuova vita, è successo tutto così per caso, un pomeriggio….
Con un bigliettino una mia compagna di classe mi chiede se mi voglio mettere assieme ad Alessia, io faccio la croce sul “si”, all’uscita da scuola vedo Alessia un po’ distaccata dal gruppo, il capo chino, le guance arrossate, lo sguardo basso, sento una spinta sulla schiena, vedo la mia compagna di classe che mi fa cenno di andare da lei, mi avvicino, la guardo, sono rosso fuoco dall’imbarazzo pure io, non so che dirle,lei non parla, io ho la bocca incollata, le nostre mani si prendono, ci avviamo verso l’uscita della scuola, testa abbassata, silenzio, facciamo la strada fino a casa così, senza dirci niente, senza commentare quello che è successo la mattina…è arrivato il momento di salutarla, lei è arrivata, le alzo piano il mento, incrocio per un secondo il suo sguardo, ha gli occhi lucidi, le sfioro le labbra, la saluto e come niente fosse me ne vado verso casa.
Suona il telefono
“Pronto?”
“Fede, ma sei scemo?????”
“Chi è?”
“Come chi è????”
“Ah ciao Dany, che c’è?”
“Come che c’è???? Mi ha appena chiamata Alessia in lacrime, che non l’hai nemmeno cagata, vi siete messi assieme e la tratti così? Come una pezza da piedi?”
“Scusa scusa scusa????? Cos’ho fatto io?”
La discussione dura 5 minuti, Dany, la mia compagna di classe, mi frantuma i maroni su come dovevo comportarmi, per farla star calma le ho promesso che avrei chiamato Alessia e le avrei parlato, certo che se le donne sono così, la vedo dura….
Con Alessia abbiamo parlato poco, lei era praticamente muta, io non sapevo che dirle, l’ho invitata a vederci il pomeriggio con gli altri amici, e così abbiamo fatto.
Il pomeriggio è passato veloce, in compagnia ci siamo divertiti anche se un po’ ci hanno presi in giro perché avevo Alessia incollata al mio braccio, e giunto il momento di andare a casa, mi sono offerto di accompagnarla al portone del suo palazzo, anche perché Dany mi avrebbe ucciso se non l’avessi fatto.
Ed eccoci qui, a non saper che dire e che fare, lei muta e io in panico, la voglia di spaccare il mondo si scontra con la dura realtà dei nostri 12 anni del momento, le chiedo se possiamo andare dentro un attimo che tutti gli altri ci stanno guardando dall’altra parte della strada, il portone si apre, entriamo, vicino alla scala che sale ai piani c’è una porta di ferro, da li si accede ai magazzini, li conosco perché in quel palazzo ci abita un mio compagno delle elementari e ci sono andato un sacco di volte, la “accompagno” dentro li, dove la luce è bassa, le porte tutte uguali in questo corridoio lungo e stretto, Alessia si appoggia all’ingresso del suo magazzino, la testa sempre bassa, le mie mani vanno a finire sulla porta, avvicino la testa quel tanto che basta per chiederle una spiegazione del suo comportamento, e sarà stata la vicinanza, sarà stata la luce bassa, il fatto che eravamo soli veramente, lei alza finalmente la testa, i suoi occhi per la prima volta mi rivelano quello che ha dentro, sono lucidi, lucenti, rimango un secondo incantato, chiudo gli occhi, questa foto è rimasta dentro la mia testa fino adesso….
Sento le sue labbra appoggiarsi alle mie, tutta la teoria che avevo imparato in un secondo si è dissolta, non sapevo che fare, questo momento me l’ero immaginato non so quante volte, il mio primo bacio, mi ero fatto di quei film assurdi sull’evento, ed invece ero li, impacciato, le labbra appoggiate, e la lingua? Non doveva uscire? Non doveva scattare quel meccanismo che poi portava a trombare????
Macchè!!!! Dopo essermi ripreso, ho cominciato a premere con la mia lingua verso la sua bocca, Alessia non cedeva, stava li, immobile, labbra appoggiate, l’unica concessione che si era presa era quella di mettermi le braccia la collo, poi però alla fine ha ceduto, mi è sembrata un’eternità tutto quel tempo, ma ce l’avevo fatta, ero riuscito a baciarla, con la lingua, e lei, anche se un po’ ritrosa, ha iniziato a seguire il movimento della mia, che sensazione strana, un brivido mi ha preso lungo la schiena, le mie mani hanno iniziato ad esplorare quel corpo ancora così acerbo….
Poi il rumore del portone che si apriva ci ha riportati alla realtà, ci siamo staccati immediatamente, abbiamo spento la luce sperando di non essere sorpresi da chi stava entrando nel palazzo…
Dopo che è tornato il silenzio lei è scappata di sopra, ed io sono rimasto li, con tutta la voglia e tutti i miei film rinchiusi nel mio corpo, con Alessia poi siamo rimasti “fidanzati” altri tre giorni, poi basta, le cose della vita mi hanno portato altrove.
“Marco, a che ora rientrano i tuoi?”
“Sono andati dalla nonna, spero che arrivino per le sette altrimenti mi sa che morirò di fame, ho detto loro che saresti venuto a giocare da me e mi hanno lasciato a casa”
“Ok, bene dai, abbiamo tre ore allora!!! Metti su va, altrimenti non combiniamo niente oggi”
Il papà di Marco ha una collezione di Dvd porno non indifferente, del quale è gelosissimo e se solo venisse a scoprire che ci serviamo per educarci, penso che ci ammazzerebbe all’istante, anche perché la tiene nascosta in un doppio fondo dell’armadio della camera da letto….
Oggi tocca un film sulle coppie amatoriali, a me non piace molto questo genere perché non sono fighe le donne, ma il fatto che dobbiamo stare attenti a come tocchiamo i dvd, ci dobbiamo accontentare del primo che capita…
Anche se il genere non mi entusiasma, fa comunque il suo effetto, sento i pantaloni gonfiarsi, sento gli slip stringere sotto i pantaloni della tuta, con fare indifferente la mia mano scivola a toccarmi, da sopra, così, ogni tanto, per sentire la consistenza, stacco gli occhi dal televisore e guardo Marco, vedo che è concentrato sul film, vedo i suoi pantaloni gonfi, la sua mano che si strofina, stringe….
Il primo episodio finisce, Marco mette in pausa, ha sete e mi chiede se voglio qualcosa, si alza e va in cucina, e mentre lo fa lo vedo, il suo membro in erezione, che spinge sui pantaloni…
Se ne ritorna con due succhi di frutta, lui sempre carico, mi stupisce sta cosa, perché solitamente ci mette un bel po’ per caricarsi…
Il film ricomincia, i succhi scivolano giù, come scivolano le nostre mani, ognuno sul suo, dopo un anno che ci concediamo questi pomeriggi abbiamo una certa confidenza, non ci vergognamo a spogliarci, anzi…
“Che ne dici se giochiamo un po’ a Sintomi?” mi fa lui con lo sguardo sempre rivolto verso la tv
“Adesso? Non aspettiamo la fine del film?”
“Dai, sono tutte uguali ste qua, allora?”
“Vabbè, andiamo, anche perché sai che non è il mio genere questo.”
Ci alziamo, Marco sistema il Dvd prima che il padre ci linci, e andiamo in cameretta sua.
Il nostro gioco consiste nella scoperta, nell’immaginazione, nel conoscere un mondo che per i bambini è proibito, ma noi siamo uomini, spacchiamo il mondo, e questo è anche il nostro mondo.
Ogni volta ci inventiamo una storia diversa, una situazione, che poi cerchiamo di ricreare recitando ognuno la sua parte, nel gioco ovviamente c’è sempre la componente erotica, è il nostro gioco per scoprire la sessualità, per capire i nostri desideri, le nostre voglie…
Oggi siamo la prostituta e il cliente, con la fantasia ci vestiamo ognuno per il proprio ruolo, Marco è in minigonna e magliettina trasparente, tacchi alti e calze a rete, borsetta in mano e si trova su di un marciapiedi nella parte malfamata della città, io arrivo con la mia macchina, una lussuosa limousine con i vetri scuri e al posto dei sedili dietro un letto matrimoniale, sono vestito bene perché sono pieno di soldi.
Mi accosto al marciapiedi, tiro giù il finestrino elettrico e guardo questa bella ragazza che si atteggia con fare civettuolo, le chiedo quanto vuole, mille euro, la faccio salire perché è proprio una gran gnocca e i soldi non sono un problema, ci dirigiamo verso il parcheggio poco distante, dove non c’è nessuno e sappiamo che non arriverà mai nessuno a disturbarci, distendendoci sul letto facciamo finta di essere dietro in macchina, cominciano le prime carezze, anche se ci conosciamo da un po’, con Marco è sempre un brivido nuovo, in realtà siamo vestiti ma nel nostro gioco ci immaginiamo nudi, lei perfetta nelle sue forme, due gambe lunghissime, un seno perfetto, una figura che è un piacere al solo pensiero, io sono un gran bell’uomo, tutto rasato come nei film, addominali scolpiti, un membro di dimensioni bibliche, almeno 25 centimetri, almeno!!!!
E’ bello viaggiare con la fantasia, scoprire il mondo sognando, i nostri giochi sono più che altro dialoghi, immaginare situazione, qualche leggera carezza sopra i vestiti, qualche sospiro nelle orecchie e poco altro…
Oggi però Marco aveva qualcosa di diverso, era più coinvolto del solito, lo sentivo più forte nei gesti, nei discorsi, una linguaggio verbale e fisico più spinto, più forte, più audace, la sua mano insisteva sul mio pacco, che era ovviamente duro come il marmo, tra la situazione del nostro gioco e la sua mano, facevo fatica a stare fermo, cominciavo a dimenarmi, premevo contro il suo palmo desideroso di essere toccato, la usa mano stringeva, prima piano e poi sempre più forte, i suoi respiri si facevano veloci, la mia mano ha iniziato a spostarsi lungo il suo corpo, gli anni di nuoto lo stanno formando bene, si sentono i muscoli delle braccia, si sente lo compattezza del tronco, le gambe possenti, la mano scende fin sopra il suo di membro, durissimo come il mio, non l’avevo mai sentito così…
“Che c’è Marco? Che hai oggi?” gli sussurro nell’orecchio
Lui non risponde, la sua mano inizia a muoversi, la sento armeggiare con i lacci dei pantaloni, mi lascio fare, la sua mano scivola dentro, sopra gli slip, ne sento il calore nonostante il cotone ci divida…
“Fede, facciamo un gioco nuovo adesso….”
Io rimango li per li un po’ incredulo, Marco si alza e va a spegnere la luce, c’è solo uno spiraglio dato dalla fessura della porta socchiusa, entra pochissima luce e vedo a malapena, Marco mi distende sul letto e mi sfila i pantaloni della tuta, mi sfila la giacca e la maglietta, rimango solo con gli slip, e sotto gli slip sono eccitato come non mai, percepisco Marco che si spoglia, rimane anche lui con solo gli slip, lo sento distendersi sopra di me, sento la sua faccia vicina alla mia, sento il suo corpo stretto sul mio, sento il suo pene durissimo contro il mio, lo sento ansimare e muovere il bacino, si sta letteralmente strusciando contro di me, le sue mani mi accarezzano il viso, lo sento scendere, con le mani, con tutto il corpo, sento la sua faccia appoggiarsi sopra le mia coscia, una mano lenta sale piano verso il mi pacco, mi accarezza, con delicatezza mi spoglia, rimango li, mi lascio fare perché Marco ha sempre avuto più immaginazione di me, sento un calore improvviso cingermi l’asta, la pelle piano piano fare su e giù, Marco mi sta masturbando, non l’aveva mai fatto, e la sensazione mi sta coinvolgendo appieno, cerco di accompagnare i movimenti di Marco col mio bacino, comincio ad essere seriamente eccitato, Marco sta li fermo, usa solo la mano, su di me, in modo naturale cerco di spingermi un po’ verso il basso, sento il desiderio di prendere in mano la voglia di Marco, voglio provare anch’io quello che sta provando lui, non si sposta e allora mi tocca prenderlo di forza, lo distendo e gli sfilo gli slip, sono un po’ imbarazzato, mi sembra che ce l’abbia enorme, lo prendo con delicatezza, lui emette un gemito, è il mio turno…
“Fermati, mi fa male, non resisto, ti prego!!!”
Mi blocco di colpo, preoccupato gli chiedo se gli ho fatto male, se ho stretto troppo, lui mi risponde di stare tranquillo, che ho fatto tutto bene, fin troppo, è solo tanto eccitato e gli fa male il glande, non riesce a resistere al mio tocco, mi tranquillizzo e mi distendo fianco a lui, stiamo in silenzio per qualche istante, ho la pelle d’oca, ma non per il freddo…
La mano di Marco riprende ad accarezzarmi, mi piace sta cosa, soprattutto quando passa sopra al mio pene, quando lo sfiora, quando lo stringe, quando accenna a masturbarmi, lui mi sta scoprendo, sta cercando di capire cosa mi piace di più, io sto capendo cosa mi piace che mi sia fatto, dove essere toccato…
La sua mano si ferma li, salda sulla mia asta, ricomincia dove aveva lasciato interrotto il discorso prima, su e giù, con movimenti sempre più veloci, decisi, il mio corpo freme sotto la sua mano, lui lo capisce perché non si ferma, sento il suo di pene appoggiato sulla mia gamba, che preme anch’esso, io non ce la faccio più, lo voglio fermare perché mi sta facendo diventar matto, ma non ci riesco, lui continua, la sua mano va sempre più veloce, sempre di più, un primo schizzo, un secondo, sul mio petto, soffoco un piccolo grido di piacere, Marco con la sua mano mi ha fatto venire, mi ha fatto scoprire questo piacere nuovo, diverso da quello che solitamente riesco a darmi da solo a casa, rimaniamo così, un po’ incredulo io, lui no so onestamente, ma in silenzio, vicini, la sua mano che non si stacca….
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