Prime Esperienze
Innamorarsi a 40 anni
di cris35
18.02.2013 |
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Detto questo è arrivato il suo momento, come per lo è stato quella mattina in bar, lo è adesso per lei, un fiume in piena, sono stato investito dalla..."
Io e Anna da quanto ci conosciamo? Boh, saranno almeno sei anni, almeno, e in questi sei anni il suo viso mi ha salutato tutte le mattine prima di andare al lavoro. Lei ha rilevato il bar del paese assieme a suo fratello, dopo che il vecchio titolare si è ritirato per andare in pensione, per noi è stato un po’ un colpo al cuore perché da sempre abituati a Luigi, persona scontrosa ma con un cuore grande, mai un giorno di chiusura, sempre a farsi in quattro per la sua famiglia, per noi avventori, anche se capitava che ti mandasse a quel paese quando aveva le palle girate…Poi sono arrivati Anna e Claudio, fratello e sorella, ma questo l’ho scoperto dopo qualche mese, perché come tutti credevo fossero marito e moglie.
Ma questo cambiava poco, perché anch’io all’epoca ero felicemente sposato, un bimbo piccolo, un cane simpaticissimo ed affettuosissimo, un buon lavoro e una vita serena.
Con Anna tutte le mattine era solo un “buongiorno” e un “arrivederci”, giusto due parole per chiederle quello che prendevo la mattina, confesso che ho fatto una certa fatica, perché con Luigi non serviva parlare, entravo, allungavo la mano e mi arrivava la brioche alla marmellata che prendo tutte le mattine da tempo immemorabile, finita la brioche trovavo il caffè appena fatto sul banco, finita la colazione prendevo e andavo, tanto sapeva che tornavo a metà mattina a prendere un secondo caffè e a pagare il resto, così per anni, così tutti i giorni, mai saltato un giorno nemmeno io, Luigi era diventato un po’ come un padre, i trent’anni di differenza facevano in modo che avessimo questo tipo di rapporto…
Poi è arrivata Anna…
Io la mattina mi alzo, doccia e mi vesto, esco e vado al bar, arrivo che praticamente ho ancora il cuscino stampato sulla faccia, gli occhi mi danno quell’aspetto vagamente orientale da tanto sono chiusi.
I primi mesi sono passati così, zero confidenza, grazie e arrivederci, buona giornata, a domani, avevo perso l’abitudine del caffè a metà mattina, ero un po’ triste…
Poi le cose della vita fanno in modo che ti ritrovi a dover fare i conti con l’oste, in tutti i sensi, mio padre, quello reale, si ammala, passano alcuni mesi duri, tralascio quello che ho provato in quel periodo, ho dovuto prendere un periodo di aspettativa per seguirlo, un paio di mesi, perché poi alla fine se n’è andato quasi subito, per due mesi ho trascurato tutto e tutti, la mia famiglia per prima, e questo ha incrinato un po’ il rapporto tra me e mia moglie, e per due mesi non sono più andato a far colazione al bar…
Era giunto il momento di rientrare al lavoro, e con esso ritornare alla vita di tutti i giorni…
“Buongiorno, una brioche alla marmellata per favore” faccio io con tono asciutto la prima mattina al rientro
“Ehi, buongiorno! Non l’ho più vista e mi ero preoccupata, mi sono permessa di chiedere ad un suo collega e mi ha raccontato quello che le è successo, le volevo fare le mie più sentite condoglianze.”
Se il buongiorno si vede dal mattino, quel giorno non sarebbe stato poi così brutto.
Poi sarà stato che avevo bisogno di parlare, sarà che quel slancio di confidenza da parte sua, fatto sta che complice anche il fatto che eravamo soli in quel momento, le ho vomitato addosso tutta la mia rabbia repressa, le ho confessato il mio stato d’animo, il nervoso che mi attanagliava da mesi, il dolore per la perdita del padre e non ultima la crisi in famiglia, Anna è rimasta li ad ascoltare silenziosa il mio monologo, senza dire niente e sorridendo ogni tanto in segno di comprensione nei miei confronti, mi sono sentito improvvisamente vuoto, non esisteva più tempo e spazio in quel momento, c’ero io che come un sacco di patate me ne stavo li a guardare con occhi spenti un punto fisso nel muro, andando oltre a quello che era lo sguardo di Anna che stava di fronte a me…
Un abbraccio credo
Improvviso
Ho sentito delle braccia stringermi
Mi sono ridestato di colpo, vedo Anna che poco di stante da me ha gli occhi lucidi, azzurri, lucidi, azzurri, le ho chiesto scusa dello sfogo, della confidenza che mi ero preso, del dispiacere nel renderla triste, mi ricordo ancora le sue parole:
“Ma la smetta, di che mi chiede scusa, comunque io sono Anna, e TU Fabio, ci conosciamo da poco, ma ho l’impressione che sia una vita invece, grazie per aver pianto di fronte a me”
Non mi ero nemmeno accorto, avevo gli occhi rossi, le lacrime che scendevano giù per le guance, da quel giorno è cambiato qualcosa…
Con Anna abbiamo cominciato ad instaurare un rapporto diverso, fatto di sguardi complici e sorrisi nascosti, perché lei non dava confidenza a nessuno, troppo scafata per farlo, ed io vedevo come si comportava con gli altri, ed io ero diventato un prescelto, perché il suo sorriso, quello sincero e non di circostanza, era per me e basta, o almeno credo!!!
Il tempo passa inesorabile, e lenisce i dolori, ecco, ho detto la cazzata più grande di questo mondo, perché non è così, come può il tempo cancellare o perlomeno affievolire il dolore per la scomparsa di un genitore tanto amato? Non può semplicemente, sono magari la routine e gli amici a tirarti un po’ su, ma una ferita insanguinata rimane sempre tale dentro di te.
Con Anna la complicità aumentava, perché oltre alla colazione al mattina, è ritornato il caffè a metà mattina, e colto da entusiasmo qualche pranzo, perché le cose a casa andavano male, la “signora Longari” a casa cominciava a rompere le scatole, a pretendere e a chiedere tempo e spazio per lei, per due anni non mi sono accorto di niente, alla fine ho scoperto che mi tradiva, regolarmente,e non me ne sono mai accorto, mai, se non quando messo davanti all’evidenza mi è stato caldamente chiesto di andare fuori dalle palle….
Un altro periodo devastante, un filmine a ciel sereno che mi ha destabilizzato, cosa potevo fare adesso? Dove andare?
Non ci fosse stata Anna in quel periodo, non lo so, meglio non pensarci, è stato un periodo devastante…
Ho accettato la separazione impassibile, forse non ero più così innamorato di mia moglie come credevo, ho trovato una nuova casa, ho ricominciato una nuova vita, solitudine….
Ma le cose non capitano per niente, c’è sempre un motivo anche se noi non lo vediamo subito, è perché non guardiamo bene, col cuore ma ci limitiamo a guardare solo con gli occhi di chi non ha niente da dire al mondo.
Ed io di cose ne avevo da dire, volevo gridare tutto il mio odio per questa società fatta di falsità, di un rincorrere sempre la felicità attraverso la materialità delle cose, era il momento di dire basta!!!
“Fabio, come stai? Ti vedo strano oggi”
“Niente Anna, tranquilla, ho finalmente voltato pagina!”
Il mio essere strano quel giorno era dovuto al sorriso che avevo stampato sul volto, non mi capitava da tempo e Anna se ne è accorta subito, la nostra complicità aumentava piano piano giorno dopo giorno, anche le mi confessava i suoi problemi a casa, da che avevano preso il bar lei e suo fratello, non riusciva più ad avere tempo libero, no riusciva più a dedicarsi alla famiglia come voleva, anche se poi la sua famiglia si riduceva in un marito e basta, non hanno mai avuto figli, poi ho scoperto il motivo…
O la va o la spacca
“Senti Anna, premetto che non ho secondi fini, ma ti andrebbe di uscire con me una sera così parliamo tranquillamente senza il patema che entri qualcuno qui dentro?”
Ecco, da dove mi è uscita sta cosa del “senza secondi fini”????
Mi sono bruciato ancora prima di cominciare, cazzo!!!!
“Fabio, a parte l’inizio infelice della frase, accetto l’invito, anche perché se ci provi, e so che non lo farai, ti bastono!!!” me l’ha detto ridendo, il che mi ha tolto un po’ dall’imbarazzo onestamente…
Ci siamo messi d’accordo per la sera in cui trovarci, un ristorante di pesce a Mestre dove lavora un mio amico d’infanzia, dove so che si mangia ad occhi chiusi, dove so che se ho bisogno di privacy la trovo.
La serata a cena è trascorsa piacevolmente, ha parlato quasi sempre e solo lei, mi ha raccontato la sua storia per filo e per segno, da Adamo ed Eva ai giorni nostri, non ha tralasciato niente, nemmeno il fatto di essere sterile, nemmeno il fatto che si sta separando anche lei, per questo problema, perché suo marito vuole dei figli e lei non glieli può dare, mi si è stretto il cuore, vecchie ferite che ritornano, occhi lucidi lei, perché Anna è una donna molto forte, pianto a dirotto io, perché di forte ho ben poco evidentemente…
La scopa del mio amico che batte sulla sedia è sinonimo di levare le ancore e salpare, era mezzanotte passata e dovevano chiudere, giustamente, ho riaccompagnato Anna a casa e poi, no, non sono salito, non mi ha invitato su, sono tornato da me, con la mia tristezza, ma con la consapevolezza che avevo trovato un tesoro, sul serio…
“Pronto?”
“Ciao Fabio, che fai?” la voce di Anna mi ha spiazzato, essere svegliato la domenica mattina da lei mi ha fatto scattare sull’attenti
“Ciao Anna, tutto bene? Che c’è? Stai male? Posso fare qualcosa? Dimmi ti prego, non farmi stare in ansia!!!” sapendo che la domenica mattina per lei è sacra, che deve andare a correre, ogni domenica una gara, ogni domenica fa 10, 20 o 30 km di corsa, mi chiedo cosa sia successo
“Stai tranquillo, non è successo niente”
“E non stai correndo? Stai male? E’ successo qualcosa? Dai Anna, non farmi stare in pens…”
“Guarda che è mezzogiorno, sei tu che non ti sei svegliato stamattina, io finito la gara più di un’ora fa, semo!!!”
Ecco, figura da chiodi, come sempre…
“Scusami, mi sono preoccupato, non devo aver sentito la sveglia….”
E così, dopo aver chiarito l’equivoco, Anna mi chiede se può passare, che deve parlarmi…
Una volta entrata da me, la vedo in tutta la sua bellezza, i suoi 40 anni sono meravigliosi, mi chiedo perché Madre Natura abbia riservato per lei una punizione così tremenda, non darle la possibilità di mettere al mondo bambini belli come lei, ma a volte non ci sono risposte per queste domande, anzi troppo spesso non ci sono risposte…
La faccio accomodare, lei, a parte i capelli un po’ scomposti, è impeccabile, come se avesse fatto una comunione invece che una mezza maratona
“E’ finita Fabio, me ne sono andata di casa?”
“Dio mio Anna, mi dispiace, ti posso ospitare, io dormo sul divano ti lascio la camera, ci stringiamo un po’ finchè non trovi una sistemazione…”
“Grazie Fabio, ma vado da mia mamma, mi sta spettando, santa donna, anche se non ha capito bene ancora cosa sia successo, è incredula…”
“Insisto, tua mamma abita distante, col lavoro che hai, hai bisogno di stare vicina al bar ed io abito a 200 metri, vuoi mettere???”
“Lo so, sarebbe perfetto, ma no Fabio, grazie mille, ho solo bisogno di parlare con un amico….”
Detto questo è arrivato il suo momento, come per lo è stato quella mattina in bar, lo è adesso per lei, un fiume in piena, sono stato investito dalla sua rabbia per la fine del suo matrimonio, e senza accorgermene, come aveva fatto lei, l’ho abbracciata, stretta forte, da toglierle il respiro, e l’ho baciata, sulla guancia, un po’ più in qua, un po’ più sulla fossetta, un po’ più sulle labbra, un po’ più forte, la sentivo meno tesa, il respiro meno “arrabbiato”, non si è ritratta dal mio abbraccio, dai miei baci, è rimasta li, ferma, a subire il mio consolarla…
Ho le labbra stampate sulle sue, gli occhi chiusi, che cazzo sto facendo, sono proprio un deficiente, lei è qui che mi chiede di ascoltarla e di esserle amico, e io che faccio? Le salto addosso????
Bell’amico sono, ma non resisto, non riesco a staccarmi, ed è solo che ad un certo punto le sua braccia si staccano, ma per buttarsi al mio collo, la testa piegarsi un po’ di lato, ed incredulo, sentire la sua voglia di baciarmi, non mi ricordavo che un bacio potesse regalare una sensazione del genere, avevo rimosso le emozioni quando ragazzino baciavo le tipe per la prima volta, sono tornato indietro di parecchi anni in un secondo, l’ardore e l’ardire di gioventù hanno iniziato a farsi sentire, oltre a baciarmi la sentivo premere contro di me, sentivo il suo ventre appoggiato al mio …. Bassoventre, che non ha tardato a farsi sentire …..
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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