Gay & Bisex
Sì boss
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25.02.2024 |
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"Inizialmente lento, poi sempre più veloce..."
Lessi il suo annuncio su A69: “cerco schiavetto ubbidiente per questo pomeriggio. No perditempo.” Cercai sul suo profilo qualche foto, era un nuovo utente, non c’era nulla che lo ritraeva, solo foto di paesaggi. In ogni caso avevo voglia, così decisi di rispondere al suo annuncio. Lo scambio di messaggi fu molto breve, non mi diede nessuna informazione su di lui, mi fece solo delle domande per capire i miei limite e cosa fossi disposto a fare per lui. A conclusione mi scrisse: “Fatti trovare alle 15 in Via XXX 123, suona il citofono, sali al terzo piano, entra e spogliati, mettiti in ginocchio e aspetta i miei ordini. E ricorda non parlare a meno che, io non te lo chieda”Così mi recai all’indirizzo indicato in perfetto orario, suonai il campanello, salii al piano, entrai, mi tolsi la maglietta e i pantaloni, non avevo neanche messo le mutande, e mi inginocchiai. Da lì a poco lui arrivò, un ragazzo sui trentacinque anni, alto e muscoloso. Sguardo giovane e sicuro, barba corta, appena un pò più lunga sui baffetti. Nella mia testa, mi ero immaginato un tipo totalmente diverso, molto più in su’ con l’età e certamente con un fisico completamente differente. Era in slip bianchi, dai quali si intravedeva già un bel rigonfiamento, e in canottiera anch’essa bianca, camminava verso di me scalzo. Si avvicinò, mi tirò uno schiaffo sulla faccia, non troppo forte da far male, ma forte abbastanza da farmi capire, che lui da quel momento aveva preso il controllo su di me. Mi ordinò di portare le mani dietro la schiena e di iniziare a leccargli i piedi. Così feci e mentre con la mia lingua pulivo e assaporavo i suoi bei piedi lui mi osservava dall’alto. Mentre continuavo ad eseguire il mio ordine lui mi disse: “Ora seguimi gattonando, da ora in poi, potrai rispondere solo dicendo si Boss, hai capito?”. “Sì Boss!”.
Ci spostammo in camera da letto, lui si sedette sul bordo a gambe aperte. Mi fece un gesto con le mani e io capii. Mi avvicinai a lui e mi misi tra le sue gambe, con la testa a pochi millimetri dai suo slip. Lui mise le sue mani sulla mia testa e mi schiacciò il viso contro i suoi slip. Iniziai a leccare e assaporare. Sentivo con le mie labbra, che il suo essere stava crescendo sempre più. Mentre io mi dedicato a ciò che aveva in mezzo alle sue gambe, lui con le sue mani mi stringeva il corpo e mi tirava dei pizzicotti qua e là. Mi ordinò di smettere, di mettermi a quattro zampe e girarmi. Eseguii. Sbam, sbam. Due sberle potenti mi colpirono sul sedere. Sussultai. Altre due sberle. Mi ordinò di aprire la bocca e stando in piedi dietro di me, mi infilò i suoi slip. Potevo sentire il suo forte odore di uomo che mi inebriava. Un nuovo schiaffo mi colpì il sedere e le sue mani aprirono le mie parti mostrando il mio buco. “Che spettacolo di buchetto che hai” esclamò. Inizio a leccarmi e divorarmi il buco e mentre con la lingua passava tra la mia fessura sentii un dito entrare in modo deciso, poi subito un secondo. I miei muscoli si irrigidirono, io sobbalzai. “Ferma troietta che tanto ti piace!” tuonò. E mentre con una mano mi tirò un nuovo schiaffo, infilò un terzo dito dentro di me. Muoveva le mani in modo deciso, facendole roteare avanti e indietro, allargandomi sempre più. “Bene bene ora sei pronto” mi disse e spinse dentro di me un plug. Non lo potevo vedere, ma dal modo in cui mi riempiva il culo sentivo che era bello grosso e largo. “Girati, mettiti in ginocchio davanti a me e apri la bocca ora” ordinò. Ero davanti a lui o meglio davanti al suo membro. Completamente depilato, ancora non duro, ma già da lì potevo capire che quello che avevo davanti, era un cazzo di notevole dimensioni. Con le sue mani mi tolse i suoi slip che ancora tenevo in bocca, e senza darmi tempo di far un respiro, mi infilò il suo cazzo in bocca. Non c’era bisogno di parlare, non erano necessari ordini. Iniziai il mio lavoretto su quel bellissimo membro e da come lo sentivo indurirsi, sapevo che il mio padrone godeva. Una volta raggiunta la piena misura, le sue mani si portarono dietro la mia testa e diedero ritmo. Inizialmente lento, poi sempre più veloce. Mi stava spaccando la gola, le sue dimensioni e la foga che metteva negli affondi, non mi davano tregua. Lo contenevo a fatica in bocca, già la sola cappella mi riempiva parte della bocca. I miei occhi iniziarono a lacrimare, io a tremare. Lui capì, che quello era il mio limite. Rallentò sempre più, tolse il suo cazzo dalla mia bocca, era avvolto dalla mia saliva. Mi guardò soddisfatto, uno schiaffo sul mio viso e aggiunse: “Sei stata brava, sei durata più di quanto mi aspettassi col mio cazzone in bocca. Ora stenditi sul letto a pancia in sù che finalmente ti do il tuo premio”. “Sì boss” dissi con voce tremante.
Ero steso, come mi aveva ordinato, lui sopra di me. Con una mano mi avvolse il collo e stinse leggermente, portò l’altra nelle mie chiappe, prese il plug e lo estrasse di colpo. Un suono simile alla bottiglia che si stappa echeggiò nella stanza. Io urlai leggermente e lui stinse la mia gola come per gelare quel mio suono. Sentivo il mio buco aperto e dilatato, avevo come una sensazione di aria che entrava dentro di me. Lasciò il mio collo, posizionò le mie gambe sulle sue spalle, posizionò la sua cappella in direzione del mio buco, mi tirò deciso verso di lui. Sentii ogni centimetro farsi strada. Nonostante fossi aperto, la grossa cappella e tutti quei centimetri si sentivano notevolmente. Era una sensazione magnifica, stavo godendo e rispose anche il mio cazzo che di rado diventava duro. Il padrone se ne accorse e con un ghigno soddisfatto iniziò a farsi sempre più strada dentro di me. Spingeva come un toro imbestialito, sentivo le sue spinte e il peso del suo corpo dentro di me. Dopo vari minuti, mi ordinò di cambiare posizione. Prima mi mise a 90, poi mi fece stendere a pancia in giù e tenendo le mie mani strette dietro la schiena, entrava e usciva dentro di me impalandomi sempre più. Sentivo le sue palle battere sul mio culo, il suo sudore colare sulla mia schiena, i suoi respiri ansimanti riempire la camera. Avevo perso la cognizione del tempo, non sapevo e non capivo quanto fosse passato. Stavo godendo, come poche volte prima. Il ritmo si fece sempre più lento. “Girati è ora di dissetarti” mi disse. Mi ritrovai nuovamente a pancia in sù, lui seduto sul mio petto, il suo cazzo nella mia bocca. Iniziai a pomparlo di gusto fino a quando iniziai a sentire del calore pervadere nella mia bocca. Era tanta, calda, buonissima. Non sprecai neanche una goccia. Ripulii tutta la sua asta in ogni centimetro. Lui si staccò da me, riprese in mano il plug e me lo piantò nuovamente nella mia voragine e aggiunse: “Questo te lo porti a casa così e la prossima volta che ci vediamo ti presenti già con questo dentro hai capito?” “Si boss”. Ora vai in bagno e mettiti nella doccia. Lui mi raggiunse, da lì a poco, era in piedi davanti a me. Io inginocchiato. Aprì l’acqua della doccia, era dalla parte del freddo, era ghiacciata. Lui teneva in mano il soffione della doccia e mi bagnava in viso, in testa e sul corpo. Spense l’acqua. Io ero lì tremante dal freddo. “Tranquillo ora ti riscaldo io” e mentre diceva quelle parole iniziò a pisciarmi addosso. Era calda e piacevole. Quello sbalzo termico era libidine pura. Ero eccitato. Aprii la bocca e lui indirizzò il getto, buttai giù tutto. Finito di pisciare riaprì il getto dell’acqua, questa volta ad una temperatura normale, per la prima volta si avvicinò al mio viso. Mi morse un labbro e con una mano iniziò a segarmi. Era la prima volta che mi toccava il mio lato A. Vennì in pochi minuti. Sporcandogli parte della mano. Lui prese la sua mano piena del mio essere e me la mise in bocca. Mi sussurrò: “Ora sciacquati, rivestiti e vattene, ma tieni sempre il plug dentro di te. Ci vediamo tra due giorni, stessa ora.”
“Sì boss” risposi sorridente. Lui, mi lasciò da solo in bagno, lo vidi entrare in camera sua e chiudere la porta. Io eseguii l’ultimo suo ordine e uscii da casa sua, soddisfatto e aperto.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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