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L’Università - Paracadutisti 1. Omaggio di s


30.06.2023 |
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"Il cazzo duro puntava a mezzogiorno..."
Era venerdì sera e i ragazzi dell'appartamento avevano deciso di dare una piccola festa. Sapevo che non mi ci sarei divertito. Così me ne andai al cinema porno della Cecchignola.Mi fermai nei pressi dell'uscita, quando mi sentii urtare la spalla, una due volte. Pensai a un contatto fortuito, poi ne arrivò un terzo con maggiore vigore: "Non girarti!"
Le spalle si toccarono e rimanemmo entrambi immobili, come per realizzare la situazione.
- "Hai fatto già la troia nel cesso?"
- "No, ma che dici?"
Senza perdersi in preamboli, mi prese una mano e se la portò al pacco. Era duro. Iniziai un lento massaggio attraverso la stoffa.
- "Bravo... Controlla la merce!"
Mi fermò. Mi girai.
Era un militare sulla cinquantina. Capelli cortissimi, brizzolati, e lo sguardo da depravato. Aveva un viso scolpito, e un paio di bei baffi e un pizzetto brizzolato, mascella e naso pronunciati: “Andiamo al cesso?”
Mi rivolse uno sguardo di sufficienza: "E che ce voi fa là dentro? Sarà pieno de sborra dappertutto..."
Mi girò intorno per guardarmi meglio. Io restai fermo anche quando mi schiaffeggiò il culetto.
- "Meglio se andiamo in un posto tranquillo.”
- "Ma io manco ti conosco!"
- "E allora? Quelli che ti fai nel cesso ti danno i documenti prima?"
Uscimmo e mi infilai nella sua auto, non immaginando dove stessimo andando. Lungo il tragitto ogni tanto gli lanciavo un’occhiata. Notai la fede al dito, ma non gli chiesi nulla. Lui mi disse solo che era del 186º Reggimento paracadutisti “Folgore” e che, al momento, era utilizzato come autista. Cominciò a chiedermi quanti uomini avessi avuto, che pratiche sessuali mi piacevano, se mi facevo venire in bocca, se ingoiassi e quanto mi piacesse la sborra. Il mio cazzetto cominciava a irrigidirsi immaginando situazioni erotiche sempre più eccitanti.
- "Come te chiami?"
- "Aldo. Ora che ne dici de famme vedè la passera?"
Il gioco era sempre più eccitante. Mi abbassai i jeans, mi misi di fianco e scostai le mutandine.
- "Che bella patatina depilata" mi fa, sfiorandola con un dito.
Sorrisi e lui si sputò sulle dita e le passò superficialmente sul solco delle chiappe. Emisi un mugolio.
-"Stai vogliosa, eh?"
Incominciò ad andare avanti ed indietro ed io iniziai a eccitarmi sul serio. Mugolai ancora e spinsi il bacino verso quelle dita che mi stavano dando piacere.
Estrasse le dita, io aprii gli occhi.
- "Allora lo vuoi?- chiese acchiappandosi il pacco e massaggiandoselo da sopra i pantaloni. Mi disse che gli facevano male i testicoli, perché non tirava il latte da una settimana. Non risposi, ma vidi che già si stava sbottonando la patta. Glielo impugnai saldamente e iniziai a fargli una sega, guardandolo negli occhi.
- "Basta" mi disse. Io obbedii.
Si abbottonò i pantaloni, scese dall'auto a cazzo barzotto, si incamminò, facendo cenno di seguirlo.
Superammo un cancello circondato da una rete metallica che delimitava l’area militare. Giunti in un vicolo tra due blocchi edilizi, mi guidò e aprì una porta di metallo.
- “Che posto è?” - chiesi un po' preoccupato.
Con un cenno del capo - “Tu entra, che qui parliamo perbene” - e si afferrò il pacco.
Una volta dentro, chiuse la porta e rimanemmo quasi totalmente al buio nel vano caldaie della caserma. C'era giusto qualche lampadina sfocata a illuminare certi dispositivi. L'aria era soffocante, il caldo non da meno. Catturai il suo sguardo e gli diedi un'occhiata per fargli capire che non mi convinceva molto la situazione. Qualcosa mi diceva di andarmene, tuttavia, appoggiai la mano al suo petto, palpeggiandolo e sentendo i suoi muscoli ben delineati. Piano iniziai a scendere, massaggiandolo ed iniziando a slacciare i bottoni della camicia. Era ben fatto, palestrato e con il petto rasato e pungente per la ricrescita. Gli sbottonai i pantaloni e gli abbassai la cerniera. Il suo cazzo lo si poteva intravedere attraverso un paio di slip bianchi piuttosto attillati. Non era più completamente in tiro. Poggiai la mano e glielo presi.
Lui mi sbottonò la camicia, ma non me la tolse. Mi accarezzò il petto mentre io iniziavo un lento massaggio al suo fantastico cazzo. Mi bloccò: “Niente baci o altre cazzate da froci! Me lo succhi, mi dai il culo e... arrivederci!”
Soggiogato, presi la cappella fra le labbra ed iniziai lentamente a esplorarla con la lingua attorno al glande, lungo il frenulo e nella fessura che porta al buchino in cima.
L’effetto fu immediato e approvò – “Ummhhh…"
Era venuto il momento di andare più a fondo e così iniziai in pompino vero e proprio, su e giù per l’asta, cercando di farmelo entrare tutto. Afferratomi dietro la nuca cominciò a scoparmi. Chiuse gli occhi mentre ingoiavo il suo uccellone e le sue palle si appoggiavano sul mio mento. Mi mancava l'aria. Cercai di allontanarlo. Quello mollò la pesa e gettò uno sguardo verso la porta: “Porca de 'na troia! Pische' lo prendi come una puttana navigata..."
Riposizionò la mano e ricominciò a scoparmi in gola. I gemiti divennero più forti mentre il suo cazzo andava dentro e fuori dalla mia bocca: "Me stai a fa scapoccià..."
Con la mano mi forzò a lasciarmi scopare la gola senza pietà.
- “Lo voi senti' il sapore della sborra?”
Annuii e lo ingoiai ancora più a fondo.
- "E allora muoviti stronzetto del cazzo!"
Con una mano gli presi la sacca dei coglioni e la strinsi in modo leggero, ma quello, deciso, mi allontanò: "E' presto! Poi te lo dò...".
Mi prese per i fianchi, mi mise a novanta gradi e sentii il calore delle sue labbra sul mio sfintere. Iniziò a baciarmelo con abilità, mentre mi allargava le chiappe. Arrivò a scoparmi con la punta della lingua il buchetto umido.
Si sistemò a terra, seduto. Io, lateralmente e poggiandomi sulla sua coscia tornita presi di nuovo in bocca il suo cazzone scuro. Andammo avanti qualche minuto, mentre lui mi stuzzicava la prostata.
Iniziai a godere come una cagna, gemendo prima silenziosamente per poi lasciarmi andare e alzando il tono. Avevo due dita nella mia patatina e ne avrei volute ancora.
- “Ahhhh.... che bello siiiiiiii...”
- “Brava amore! Godi senza vergogna...”
Con gioia accolsi il suo dito medio oltre all'anulare.
- "Sei una troietta libidinosa!"
Aumentò la velocità e la penetrazione. Le dita dentro lo avvisarono che ero pronto, che si avvicinava il momento di sfilarle fuori senza preavviso. Spinse ancora un paio di volte, le estrasse di colpo e mi fissò. Il cazzo duro puntava a mezzogiorno.
Il militare si mise dietro di me, dicendomi di stare rilassato e sentii la cappella dura che puntava.
- "Aspetta. Il preservativo!"
- "Ma vaffanculo! Vviè cqua!"
- "No, davvero..non ti conosco neppure!"
Si prese il cazzone in mano come un trofeo, agitandoselo: "E tu prima me fai na pippa al cinema, poi in macchina..."
Mi spennellò la figa anale: "Poi me ciucci il cazzo e me lecchi i coglioni..."
La lubrificò di presperma - "E mo' vuoi fa' la verginella?" - e mi trafisse.
Mi sentii aperto, come strappato; "Cazzo! Mi fa male a mettermelo subito cosi!"
- "Ma va..."
- "Nooh...Tiralo fuori..."
Si fermò. Era dentro per dieci centimetri e sembrò ritornare leggermente indietro: "Ce sta un bel caldo qua dentro..."
Il bastardo voleva solo farmi abituare alla sua presenza dento di me, tanto che si avvicinò al mio orecchio - "Amo'... preparate che mo te faccio 'n culo come 'n casale!"
“Ahi ahi piano” dissi, ma quasi sembrava una finta per dirgli di fare il contrario.
Arretrò, ma poi con un colpo di reni mi fece entrare il cazzo nel culo, un uccello non solo bello lungo ma che più si andava verso le palle più era spesso. Senza tanta delicatezza, si introdusse fino ai coglioni, facendomelo sentire all'imboccatura dell'intestino, ed io: “Ahi, piano...cazzo! Non sono una troia!”
In realtà ero eccitato come una cagna e lui lo capì: "Non ti piace sentirtelo tutto dentro?"
Il movimento del cazzo che mi pulsava dentro mi eccitava: "Sí..."
- "E allora sei troia!"
Aveva ragione! Mi sentivo una vera puttana ma, in fondo, era proprio quello che volevo essere in quel momento. Lui, dal canto suo, era proprio un bel maschio con un bel pezzo di cazzo.
- "Ti piace? Lo so che ti piace!"
Cominciai a muovermi sotto i suoi colpi, ad ansimare di piacere, chiedendogli a mia volta: “Dimmelo tu che ti piace il mio culo!”
Lui iniziò a pomparmi come un forsennato, mettendomi un dito in bocca e ordinandomi di succhiarlo. Mentre ero occupato a leccare e succhiare mi poggiò la mano sulla bocca, e col cazzo continuò a sfondarmi.
Mollò la presa anche perché i miei "no" erano ormai diventati "Mmmmmh...", poi "Sìiiiih" e poi "Di più! Di più!", "Inculami amore, ti prego, dammelo..."
Gli piaceva uscire del tutto con il cazzone per poi rientrare di colpo e io tutte le volte godevo come una piccola troietta. Con la mano, a un certo punto, andò sotto e me lo menò un pochettino per poi iniziare di nuovo a stantuffarmi senza pietà, facendomi godere come una donna, lanciando urletti di godimento. La verità era che non stavo nella pelle mentre lui continuava a spingere dentro di me il suo affare. Mi disse che ero uno che aveva davvero bisogno di cazzo per sentirsi bene, di farsi sfondare senza pietà. A quel punto, portai la destra sul mio cazzetto, iniziando a masturbarmi. Sentivo il suo sesso che mi sfondava il secondo canale e in pochi istanti raggiunsi un forte orgasmo: “Godo! Cazzo, siiih... Godo dal culo!”
In quel momento le gambe non mi ressero e Aldo mi sostenne per non cadere assieme a me.
Anche lui era all’apice, ma non voleva venirmi dentro. Mi disse che voleva al completo il repertorio ed io sapevo a cosa si riferisse. Ripresomi, mi chinai ai suoi piedi, elemosinando la sua sborra.
“Figlio de puttana, te stai a guadagna' il premio...”
- "Sihhh, dammelo..."
- "Oh, tutto devi ingoia'!"
Gli leccai lentamente il cazzo, partendo dalle palle pelose fino alla punta. Usai due mani per segarlo, mentre con la bocca avvolgevo la punta del suo uccello. Con entrambe le mani gli presi le chiappe, poi con un dito cercai il buco del culo. Trovatolo, con decisione glielo infilai dentro. Probabilmente non se lo aspettava, ma grugnì di piacere: "Cazzo! Cazzoohh..."
Mi arpionò ancora più forte la nuca, si introdusse a fondo ed eruttò.
Le prime ondate, più possenti, mi scesero direttamente in gola, altre mi colarono lateralmente alle labbra.
Mi crollò sopra ansante e sudato. Crollammo per terra stando ancora attaccati. Aldo aveva il cazzo non completamente moscio mentre io gli carezzavo le mani che teneva sul mio petto.
Con un filo di voce mi chiese: “Come stai?”
- "E’ stato più bello di quello che immaginavo. Tu?”
- "Ti fa male il culo?"
- "No, no...tutto a posto!"
- “Bene, molto bene. Credo che, fino a questa sera, almeno io ci arrivo senza problemi...”
Mentre la sgrullava la cappella ormai in fase calante, percepii una presenza alle mie spalle. Lui mi sorrise: " Perchè t'ho fatto 'na sorpresa!"
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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