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Gay & Bisex

L'UNIVERSITÀ - SESSO NEL TRAM


di Membro VIP di Annunci69.it chupar
30.06.2023    |    3.499    |    2 9.1
"- "Oh, vai giù, che guardo io se sale qualcuno!" - "No, dai..."
Avevo incontrato quell'uomo più di una volta, nonostante avessimo messo paletti che oltre al sesso non bisognasse andare. Ogni volta che che ci incontravamo mi dicevo che avrei dovuto lasciar perdere. Mi chiedeva di avere rapporti solo con lui perché aveva famiglia e aveva paura delle malattie. Io avevo accettato la cosa, perché mi piaceva molto. La cosa era andata avanti ma a me iniziava a pesare il fatto che fosse sposato, oltre al fatto che sospettavo mi tradisse. Dopo due mesi di conoscenza mi aveva mollato senza una precisa spiegazione e quella sera, fresco di questa novità, ma ne stavo tornando a casa, consapevole di quante cazzate la mia voglia di cazzo mi avesse fatto fare fino a quel momento.
Non avevo capito con esattezza che lavoro facesse Sergio e, in verità, non gliel'avevo mai voluto chiedere esplicitamente. Ci incontravamo quasi tutte le sere nell'ultima corsa del tram che ci portava a casa, al capolinea. Di solito restavamo solo noi due ed io sono stato sempre attratto da persone diverse da me. Quando avevo visto quel trentenne in canottiera, con la barba incolta, i tatuaggi e il piercing sul naso e sui capezzoli, avevo cercato di conoscerlo. Dopo diversi di mesi di chiacchiere generiche e di convenevoli, eravamo ormai entrati in confidenza. Una sera standosene stravaccato sul sedile, con indifferenza: "Oggi giornata de merda... M'hanno licenziato! Sto nervoso e devo sfoga'..."
Ero seduto a fianco a lui. Prendendomi la mano, se la mise sul cazzo sghignazzando, pensando l'avrei mandato a quel paese: "Me dai na mano...?"
Avrei dovuto toglierla e rifiutarmi e, invece, non vedendo nessuna reazione di rifiuto aveva fatto scendere la zip.
Lui aveva sorriso, lasciandomi fare. Del resto avevo cominciato a fargli una sega senza neppure pretendere che ricambiasse e il suo bel cazzo era svettato fuori prepotente in un bosco di peli neri. Avevo continuato e lui se l'era goduta, iniziando ad ansimare.
- "Oh, vai giù, che guardo io se sale qualcuno!"
- "No, dai..."
- "Te dico de sta' tranquillo...vai!"
Così gli avevo chiesto di alzare il braccio ed ero andato giù con la testa, iniziando a leccarlo pian piano, prima la punta, giocandoci e stuzzicandolo. Scosso da fremiti sensuali, mi ero impadronito di quel cazzo, tirandogli un pompino di rara intensità .
- “Oh sì, continua! Oh sì, teso', famme veni' così… ”
Avevo preso in mano la sacca dei testicoli come se avessi voluto spremerli.
- "Te voi gode' una bella sborrata?!"
Almeno avrei dovuto avere la forza di dire no e invece mi ero limitato a: "No...non ingoio".
Senza aggiungere nulla, Sergio aveva infilato la mano nei miei pantaloni, cercando la figa anale e facendomi gustare un dilatino lento che poi era diventato veloce, profondo e violento.
Mancavano solo un paio di fermate per arrivare a casa. Ci avevo soffiato sopra, l'avevo leccato, succhiato. L'avevo fatto scivolare fino in fondo alla gola. Stavamo arrivando e avevo iniziato a darmi da fare più velocemente.
Quando l'avevo sentito vicino a sborrare, me l’ero infilato tutto in gola e lui mi aveva spinto la testa - "E allora vai cazzo...Vaiii...Famme veni'… Oohhhhh…" - riempiendomi e obbligandomi a bere.
L'avevo ingoiato tutto, lasciandolo pulito.
Gli avevo pure rimesso il cazzo nella tuta e lui: “Ammazza che troia che sei, te piace proprio, eh? Porca mignotta! Ma chi ti ha insegnato a succhia' così?”
Mentre cercavo un fazzoletto per pulirmi, aveva provato a invitarmi a casa sua per "completare l'incontro".
“Vieni con me?”
“E dove andiamo?”
“In un posto da soli io e te. Mi piacerebbe mettertelo nel culo, ci stai?”. Aveva risposto lui senza perdersi in inutili discorsi.
Avevo rifiutato, dicendo che era stato un errore ciò che avevo fatto e di essere fidanzato a distanza con la mia storica compagna.
"Già, pur’io, ma almeno la mia sta dall'altra parte de Roma e ce vedemo il sabato! E te che fai? T’ammazzi de pippe? Tiè datte la sciacquata..." - Commentò ironicamente lui, passandomi la sua lattina di birra da mandar giù.
La mia storia di fidanzamento in realtà non è che andasse benissimo. La distanza, le incomprensioni, la gelosia… Ma non cedetti.
Per un po’ non ci incontrammo sul tram e ci perdemmo di vista.
Una notte lo rividi salire. Era mezzo ubriaco, puzzava di birra ed era in compagnia di un paio di amici.
Immediatamente mi afferrò per il braccio chiedendomi con voce impastata di fargli una pompa.
– "No, senti…davvero lascia perdere…" - Cercai di obiettare.
Con gli occhi stravolti, Sergio cominciò a tastarmi i glutei: "Sei proprio ‘na puttanella... Te ricordi che c'avemmo na cosa in sospeso noi due..."
Gli amici chiesero come mai mi conoscesse e lui disse che ero solo un frocio che l'aveva spompinato una volta.
Provai a schiacciare il tasto della fermata gridando all'autista: "Che, mi apre dietro?"
Con movimenti grotteschi, Sergio m’afferrò per i fianchi tappandomi la bocca: "Statte bono che stasera te apro io de culo! C'ho una voglia di ficcarte a sangue che non C'hai manco idea!"
L'autista chiese cosa stesse succedendo e uno degli amici lo tranquillizzò, affermando che ero una "cagnetta” che già conoscevano.
Sergio: "Oh, adesso fai la brava, se ce fai svota' le palle e noi non te facciamo male. Ce volemo solo diverti' un po’... Dai, come l'altra volta..."
Tentai ancora di divincolarmi, ma schiacciato dal peso dell’altro mi vidi nuovamente spinto alla parete, obbligato a respirare il suo alito di birra. Mi rifiutai ancora e quello mi prese per il collo: “Guarda che te conviene ubbidi'."
“Lasciami in pace ….. vattene”.
Strinse forte fino a farmi male, tanto che annuii, pensando di doverli spompinare: “Va bene, farò quello che volete...”
Si lanciò sopra di me, infoiato. Venivo leccato ovunque, mentre dita enormi mi penetravano la bocca o mi tastavano il culo. Sospeso tra imbarazzo e desiderio, non opposi più alcuna resistenza mentre, leccandomi la guancia, Sergio: “Di la verità, c'hai una gran voglia di cazzo… eh?”
Un’altra mano mi strizzó i capezzoli, mentre Sergio si calava i pantaloni: "Attaccate ar manico! Tanto lo conosci già..."
Non indossando mutande, mise in luce un uccello depilato il cui glande era perforato da un anello. Stessa sorte era toccata ai testicoli che erano stati addobbati con una sequenza di ben quattro cerchi metallici. La prima volta non era così.
Mi afferrò la testa e se la portò al sesso. Non provai nemmeno a ribellarmi, lo inghiottii subito e cominciai a succhiarlo. quando me lo tirò fuori, leccai le palle gonfie e dure, per poi risalire lungo l’asta e farla entrare per quanto possibile in bocca.
Il conducente chiese se andasse tutto bene. I due amici, che si erano nessi in modo da nascondergli la scena, aprirono il sipario giusto quando glielo stavo ciucciando con quanta più passione, cercando di farlo venire al più presto.
Uno dei due gridò: "Ah oh’ tu che dici?"
E l’altro aggiunse: "Se pure tu c’hai li cojoni pieni, poi ce sta pure pe’ te! Tanto a chi tocca ‘n se ‘ngrugna".
L’autista rispose: "Io c’ho mi’ moglie. Fate presto che tra un po’ ce sta il capolinea. E io non ho visto niente!"
Sergio mi ordinò di smetterla e cominciò a schiaffeggiarmi colpendomi le gote con il cazzo.
Nel frattempo i porci mi stavano spogliando. Mi sfilarono le scarpe, la maglietta, mi calarono i pantaloni e le mutande fino a mezza coscia.
Mentre continuavo a succhiare, mi ritrovai carponi sul pavimento e sentivo una lingua che mi leccava la fica anale. Aumentai il ritmo del pompino strappando a Sergio un gemito di godimento: “Siii… succhiame tutto… Cosììì... Ahh”.
Poi si diedero il cambio. Avevo sempre la bocca impegnata, mentre con le mani masturbavo gli altri due.
Sergio bloccò la giostra: "Mettete bene de culo che te sfonno!"
Mi poggiai sul sedile in preda ad un’intensa eccitazione. Lo pregai di non farmi male e quello: "Stai a scazza’? Che gusto ce sta pe' n'omo se non lo faccio piagne?"
L’amico di Sergio gli chiese sottovoce e sghignazzando: "Oh’ Se’, ma quanti te ne sei fatti? Che sei frocio pure te?"
"De solito vado a mignotte e la meglio è tu madre che tanto je piace che nu se fa paga'! Quanno non lavora lei, se n'altro invece della figa me da er culo, io fotto, me sto zitto e vaffanculo!"
Sollevatomi il bacino, mi sputò sull’ano e chiese ai due amici di imitarlo. M’irrorò il culo con la birra e insinuò prima un dito ricoperto di saliva, poi due, infine tre. Mentre Sergio si lavorava il mio buchino, gli altri mi costrinsero nuovamente a succhiare i loro cazzi ancora più eccitati. Sentivo che anche la mia eccitazione stava aumentando, cominciava a dolermi, mentre quelle molteplici sollecitazioni mi facevano fremere.
Tenendosi con la destra la base dell’asta svettante, Sergio mi allargò le natiche glabre: “Te faccio il culo…”
“No, ti prego".
“Statte zitto e apri bene…” mi intimò quello, prima di puntarmi la punta la cappella dritta sul buchetto. Si avvicinò, fino a spingerla. Tra contorcimenti improduttivi, mentre quello stava forzandomi lo sfintere, sentii un tale dolore, forse per l'anello che aveva alla base del glande, che istintivamente provai a tirarmi indietro: "No... Lascia perdere!"
Spazientito, fissandomi con occhi foschi, Sergio: "Nu’ me fa incazza’ che te menamo!"
Impulsivamente, cercai ancora una volta di divincolarmi, ma la mia l'eccitazione non calò. Dardeggiando la viscida lingua nelle mie orecchie, con voce alterata dall’agitazione: "Tanto lo so che te piace… A quelli educati come a te il cazzo burino gli piace sempre!"
Sergio non rispose, poi mi diede un colpo secco.
Si fermò giusto un attimo, guardò l’amico e poi cominciò a stantuffare ripetutamente nel mio anello di carne.
Continuando a dimenarmi e abbrancando il sedile, non feci altro che facilitare la penetrazione di Sergio che, con le gote paonazze e le mani sudate, m’attraversava con brutalità.
- "Ehi, questo ce sta a prende gusto..."
Era vero. Sentivo nettamente il cazzo stretto nella calda morsa anale e intravedevo il suo corpo, fradicio di sudore, ormai divenuto un fascio di muscoli tesi; le braccia a ogni colpo si contraevano, le gambe leggermente divaricate che sicuramente lasciavano intravedere, sotto il sesso, la sporgenza dello scroto depilato che ritmicamente sentivo sballottare tra le mie chiappe.
I due compari, seduti vicino a noi e stravaccati a cosce larghe, avevano cominciato a segarsi, continuando a bere birra. Fissavo i loro cazzoni duri, mentre me li accostavano alle labbra, non lasciandoseli succhiare. Mi trattavano come una troia famelica e ridevano dei miei desideri insoddisfatti.
Infliggendomi sciabolate violente, entrando e uscendo rabbiosamente dal mio corpo, per tutto quel tempo Sergio mi seviziò, senza dirmi una parola, limitandosi a bestemmiare. Con il volto schiacciato sul sedile, fissavo il cazzo dei compari, le loro capocchie paonazze che entravano e uscivano dalla pelle dell'asta.
- "Non ve lo volete scopa' pure voi? Questo gode a esse' violentato in culo come una cagna! Me lasciate il buco pulito e je venite in bocca dopo!"
- “Se vede che c’è abituata!”
Mi scoparono il culetto tutti, alternandosi finché i due amici di Sergio non si misero davanti alla mia faccia, masturbandosi affannosamente. Li vidi aumentare il ritmo finché non fui colpito da uno, due, tre spruzzi ognuno, forse quattro. Il loro sperma era abbondante, liquido, filamentoso, caldo...
Il sudore di Sergio intanto mi gocciolava sulla schiena. Sentivo le sue mani, il fiato pesante sul collo, la sensazione irritante della sua barba, ma infine….infine mi concentrai sempre più su quell’acuto e doloroso piacere.
Ormai lo sperma era pronto a schizzarmi fuori. Così, sussultando a scatti sotto i contraccolpi, lo feci sgorgare sul sedile di plastica grigia.
Stimolato dalle molteplici contrazioni anali, Sergio - "Porca de na mignotta..." - mi fece sentire un’ondata del suo sperma caldo nell’intestino.
L’autista, che aveva evitato di fermarsi alle soste intermedie, gridò: "Capolinea!"
I tre scesero con calma. Il conducente si alzò dal suo posto per verificare in che condizioni fossi: "Tutto bene?"
-"Si, grazie. Mi pulisco e scendo..."
Quello, tirandosi fuori il cazzo duro: "Lascia sta', me vai bene pure così pe' na pompa...Ma facciamo presto che mi' moglie me rompe i coglioni se torno tardi!"


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