Gay & Bisex
L’UNIVERSITA’ - IN HOTEL ALLO SPECCHIO
di chupar
30.06.2023 |
1.937 |
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"Era davanti allo specchio, in boxer, intento a radersi e a parlare al cellulare con la moglie..."
Entrai nel bagno. Era davanti allo specchio, in boxer, intento a radersi e a parlare al cellulare con la moglie. Mi fece cenno di entrare. Appoggiai gli asciugamani sul bordo vasca, adocchiando il suo torace tornito, i peli che, rasati, erano in ricrescita sul petto e sull'addome. MI chiesi come potesse avere il pacco: dimensioni, forma, se rasato anche quello o lasciato con il pelo al naturale. Stavo per uscire, quando lui mi trattenne per la mano e m’indicò una crema idratante. Mi fece cenno, se possibile, di spalmargliela sulla schiena.La cosà mi stupì. Era un cliente abituale dell'hotel e, quando ci incontravamo nei corridoi, mi sembrava un tipo altezzoso, quasi a voler far pesare il fatto di essere un gran figo, uno di quegli uomini che una donna avrebbe davvero fatto di tutto per riuscire a portarsi a letto. Era pienamente consapevole di avere fascino, quello che caratterizza certi uomini in carriera. Palestrato, alto, curato, con i suoi capelli brizzolati, faceva girare la testa a tutte le mie colleghe. L’avevo visto passare più volte davanti a me con quell’aria di superiorità e supponenza che ne faceva uno spocchioso vincente. Eppure mi sembrò avesse delle mire, forse dei desideri proibiti che sperava potessi soddisfare. Del resto, nessun etero si fa spalmare la crema da un cameriere salito in camera per portargli un cocktail prima di cena.
Mi misi alle sue spalle e iniziai ad accarezzarlo, a fargli sentire il mio fiato sul collo, osservando i peluzzi brizzolati che puntellavano la nuca.
Chiuse gli occhi, continuando a parlare: "Guarda che non lo so neppure come siamo arrivati a questo stupido litigio telefonico".
Mi fissò dallo specchio, abbassando poi lo sguardo verso la sua semierezione. Sorrise e sollevò le spalle come a dire che erano cose che potevano capitare. Sapevo che il suo narcisismo non sarebbe stato soddisfatto per così poco. Me ne ero fatto di maschi così nei cessi della facoltà, da soli o a piccoli gruppi. Ci mettevo passione per finire con il primo e godermi gli altri. Scappellavo più energia la pelle ben tirata, annusavo la cappella e mi ero eccitato con quell'odore anche se a volte non era il massimo della pulizia. Ma mi piaceva ugualmente, me lo sbattevo sul viso come se volessi autopunirmi di quello che stavo facendo. Me li strusciavo sul viso e sul mento e nel mentre prendevo in bocca le palle. Mi dedicavo allo scroto, mettendolo in bocca e a girare le palle con la lingua, mentre segavo la cappella. Tutti sapevano dove concludere, ma per sicurezza io gli ricordavo che la sborra la volevo in bocca. Appena ingoiato l'ultimo fiotto, dicevo di rivestirsi e di andare a chiamare quello dopo, che io lo avrei aspettato lì, in ginocchio.
Ma questo era un uomo di classe e volevo godermelo, così iniziai a baciargli la nuca e a leccargli i lobi dell’orecchio. Gli frizionai il sesso nascosto dal tessuto. Lo tenni fra le dita, massaggiandolo molto lentamente, fino a che non s’indurì. Ne esplorai la dimensione in tutta la sua lunghezza, indugiando sulla capocchia gonfia che macchiava le mutande di presperma.
- "No, no…cara… Hai ragione. Buttiamo all’aria questi ultimi due anni di matrimonio!"
Dall’altra parte del telefono, sentivo una voce nasale che continuava a imprecare, quando senza fretta gli tirai fuori dal boxer la piena erezione e, alla base, i testicoli pesanti.
Mi fermai un attimo ad ammirarlo. Aveva un cazzo perfetto, dritto, percorso da vene sporgenti e una capocchia larga e rosea. Gli sussurrai: "Bello..."
Sghignazzò orgoglioso ed io gli cosparsi tutto di crema, percorrendo l'intera lunghezza del sesso, sentendone il calore e le vibrazioni. I peli folti si raccolsero a ciuffetti dall'apertura della mutanda, diventando più scuri, e il cazzo divenne lucido, mostrando maggiormente le sue venosità.
Era consapevole che gli avrei voluto ciucciare il cazzo. Istintivamente continuavo a passarmi la lingua sulle labbra, ma volli aspettare che me lo chiedesse. Non sapevo fin dove spingermi e andare oltre certe aspettative avrebbe potuto mettere a repentaglio il mio lavoro. Di solito tra maschi etero non si va oltre una sega complice e questa consapevolezza mi spingeva a non inginocchiarmi come una troia affamata. In realtà, volevo farmi scopare in gola fino a bere, ingoiare, volevo che mi soffocasse con il suo seme.
Provai a baciarlo sulla bocca, ma mi spinse via. Pensai di aver fatto bene a non sbocchinarlo e procedetti a cospergerlo sul collo, sul petto mal rasato e ispido, sui capezzoli, sull’ombelico e sul pube, fino a far assorbire la crema.
A cazzo durissimo, infilandosi la camicia, continuava il suo litigio telefonico: "Di questa storia con Diana ne ho i coglioni pieni. Veramente pieni! Farsi succhiare il cazzo, non è l’inizio di una relazione. Ma questo non vuol dire che io l’abbia mai fatto…"
Fissandomi nello specchio, lentamente abbassò la pelle, scoprendosi la cappella lucida.
Mi sorrise ancora, con una smorfia di superiorità e mi fece cenno con il mento di andare giù. Da quella posizione riuscivo a vedere i suoi pettorali che si gonfiavano, le vene del suo collo pulsare e immaginavo i bicipiti stretti nella camicia contrarsi sempre di più...
Gli calai le mutande e lui, allargando le gambe, le tenne in tensione tra le cosce. Alto, dominante, con le cosce muscolose e pelosissime divaricate lasciava penzolare i coglioni pesanti con un'erezione durissima che gli toccava il bacino ed emergeva tra il pelo folto e nero e il bianco della camicia. Come se nulla fosse, abbottonandosi la camicia, continuò a discutere: "Secondo me è una gran puttana! Avrà fatto pompini a mezzo mondo, ma non a me! Ti assicuro! Non è vero niente!"
L’afferrai appena sotto il glande, con la mano ben chiusa, e poi lentamente diedi inizio a calcolati movimenti ascendenti e discendenti. Il ritmo era molto lento e, ogni tanto, interrotto da brevi colpi forti e decisi verso il basso.
Il cliente sollevò il colletto e lo cinse con la cravatta: "Amore, ti prego... Viaggio sempre per lavoro e potrei tradirti con chiunque e ciò non toglie che resto fedele a te! Tu pensa quanto sono matto".
Strinse il nodo doppio, perfetto, e poi mi allontanò la mano e se lo impugnò. Lo sollevò in modo che potessi leccarlo da sotto, lasciandomi piena iniziativa. Cominciai a lappare le palle, a ciucciarle, portandomele in bocca prima una poi l’altra. I peli mi invasero la lingua, finché non mi dedicai all’asta nodosa e alla cappella.
Gemevo e godevo nel farlo godere. Lo guardavo in faccia e mi toccavo il sesso stretto nella divisa da cameriere, sperando di non venire nelle mutande come uno scolaretto.
"Amore... Per colpa delle tue amiche si finisce con il litigare e io intanto mi sto eccitando solo a sentire la tua voce..."
Con aria sottomessa, sorridendogli maliziosamente, lo accarezzai sotto i testicoli e, ancora più in basso, verso l’apertura dell’ano. Inginocchiatomi, sbaciucchiai molto lentamente la lunghezza del cazzo prima di arrivare sulla cima violacea. Appoggiai le labbra sul glande, sopra l’orifizio.
"Amo'... Non dirmi queste cose. Mi fai impazzire così... Lo sai".
Me lo feci scivolare in gola, provando una forte sensazione di nausea, ma non me ne fregò niente. Lo volevo a costo di vomitare. Ripetei il giochetto quattro, cinque volte, mentre sbavavo saliva che mi fuoriusciva dagli angoli della bocca.
"Madonna che sei! Oooh..."
La sua faccia si era trasformata per la goduria, arrossata e imperlata di goccioline di sudore. Gli occhi liquidi, le labbra schiuse con la lingua che le percorreva, umettandole.
Dall'altra parte del telefono la donna ricominciò a sbraitare: Ma con chi vuoi che sia in camera? Ce l'avevo con te...Che fai, ricominci?"
Scesi giù con la testa, mettendolo tutto dentro. Piano, aspirando, risalii in alto, eccitato. Rimasi per un attimo fermo e sentii il glande pulsare di piacere nel mio palato. L'uomo mi guardò estasiato dallo specchio, mentre il suo cazzo si muoveva fra le mie labbra: "Ma secondo te vado in hotel con una che appena conosco e le dico: Ti piace il mio cazzo? Lo vuoi in gola? Ma ti sembra che io possa dire certe cose?"
Feci cenno di sì e quello mi strinse la testa tra lui e il lavandino.
Con un colpo di bacino, me lo spinse in profondità: "Io non ho resistenza su certe cose? Credimi, in questo momento ce la sto mettendo tutta, tutta a resistere per non chiuderla qui!"
Timoroso di avere conati di vomito e di farlo scoprire, lo allontanai. Seguitai a leccarlo e, di tanto in tanto, lo rimettevo in bocca, premendo con le labbra intorno al glande.
Con la punta della lingua esplorai l’orifizio e il contorno della maestosa capocchia, continuando a masturbarlo non solo con la bocca ma aiutandomi con la mano. In breve le mie labbra seguirono i movimenti della mano. Lentamente salivano e poi ridiscendevano, senza indugio e con molta naturalezza. Ogni tanto volgevo lo sguardo verso di lui e lo scrutavo negli occhi per dimostrargli tutta la mia piena partecipazione. Più rallentavo il movimento e più lo sentivo eccitato.
Lo guardai ancora. Sul vapore acqueo posatosi sullo specchio scrisse: Troia!
Aumentai ritmo e lo sentii ancora di più irrigidirsi. Lui si contorceva e spingeva avanti il bacino. Avvertii le pulsazioni del glande farsi più rapide, capii che stava per sborrare. Appoggiai le mani sulle sue cosce, serrai le labbra sulla cappella e con la lingua la titillai dall’interno. Lui mi reggeva dalla nuca e, mentre lo guardavo negli occhi, mugolò in maniera sommessa e prolungata.
"Cazzo! Cazzo!".
Strinse i denti per non continuare a bestemmiare di piacere, mentre dall'altra parte forse gli stavano chiedendo cosa fosse successo. Mi scostai a bocca aperta e lui prese la mira. Mi beccai una sborrata incredibile, il primo schizzo violentissimo fuoriuscì e un rivolo denso e copioso prese a colarmi dalla bocca sul mento. Subito dopo sentii il sapore dello sperma che mi inondava la bocca, dopo essersi scontrata con la lingua. Altri fiotti mi schizzarono in gola mentre, avidamente, ingoiavo quasi tutto. Quasi, perché un primissimo schizzo era andato a posarsi sulla cravatta.
Mentre la sua donna proseguiva a urlare, gli ripulii il cazzo alla perfezione.
Con il fiato grosso, sospirò un – "Porca puttana!" – e poi disse alla moglie che si era macchiato la cravatta con il dentifricio, che aveva fretta di raggiungere la sede della riunione e che, quindi, non poteva cambiarsi.
Mi pulii sull’asciugamano e corsi via dal bagno. Tornai in camera, disponendomi sull'attenti alla luce dell’abat-jour.
Lui, mettendo una mano sul cellulare, mi seguì col pisello ancora barzotto e con la sborra sulla cravatta.
- "Cara, devo chiudere. C’è il ragazzo dell’hotel. Come, perché? Ora sei gelosa pure del cameriere!? Mi sono fatto fare un cocktail shakerato con uno schizzo di panna acida e lo devo pagare".
Pensai che gli schizzi erano stati molti di più mentre mi passava una bella banconota: Aumentò il tono di voce in modo da farlo sentire a sua moglie: "Tieni, ragazzo. Farò i complimenti al direttore per la qualità del servizio. Ci sono altre specialità che mi consigli per stasera?"
Gli diedi le spalle e mi chinai con la scusa di ritirare un vassoio: "Grazie signore! Siamo rinomati per i prodotti da forno, da farcire liberamente o da irrorare in superficie con schizzi di... salse piuttosto dense!"
Mi palpò il culo, facendomi l'occhiolino: "Bene, stasera prenderò il menu completo. Ah, caspita... Devo lavorare qui in camera".
Alzando il tono per farmi sentire: "Signore, non c'è problema. Basta ordinare in reception e facciamo servizio in camera su richiesta!"
Sentii la moglie ordinargli di non ricevere cameriere e lui: "Posso chiederti di farmi di nuovo tu il servizio anche stasera per cena?"
"Certo. Sarà un piacere", gli risposi, mentre il suo cazzo stava mostrando nuovi sussulti.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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