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IL FASCINO BURINO DI ROMA 3 – LA BOMBONIERA DEL BATTESIMO
di chupar
30.06.2023 |
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"Fermandosi e raccoglie tutta la bava che poteva, mi sputò ancora una volta, ma nella bocca spalancata..."
Ci avevo preso troppo gusto. Entrambi i fratelli mi scopavano regolarmente e, lo ammetto, mi piaceva moltissimo. Le contrazioni del loro cazzo e gli schizzi li sentivo con estremo godimento, tanto che mi tenevo la sborra dentro. Certe volte stringevo l'ano finché non potevo che andare al bagno. Aveva deciso di non esagerare e li avevo evitati per mesi. Mi ero preso una gran cotta per Fabio, ma decisi che era meglio puntare sul rapporto con Francesca, la mia ragazza. Tutto andò bene fino a quando Massimo non ci invitò al battesimo dell'ultimo nato in una locanda dalle parti di Ostia.Il gestore era un tipo piccoletto, sudaticcio, con il riporto e le idee poco chiare su come gestire un ristorante. Potevo dirlo con certezza, avendo lavorato in diverse strutture alberghiere e ristorative per pagarmi gli studi.
La vicinanza di Fabio mi permise di ingannare il tempo che, viceversa, sarebbe stato terribilmente noioso.
Complice il vino, le mie attenzioni si fecero più audaci. Lentamente accostai a lui la mia gamba, sino ad entrare in contatto con la sua coscia. Mentre tutta la tavolata si era sposata sulla pista da ballo, gli tirai fuori il cazzo e cominciai a menarglielo a tutto spiano. Fabio, però, vedendo avvicinarsi la compagna al tavolo, mi gelò con un’occhiata.
A fine pranzo, evidentemente brillo, il paparino del battezzato mi fissò passandosi in bocca il collo della bottiglia di birra a mo’ di pompino. Un po’ incazzato e preoccupato che la mia ragazza capisse qualcosa, mi alzai di scatto, dicendo che avevo bisogno di una boccata d’aria, generando un ghigno ironico sul viso dei due fratelli.
Massimo mollò l’erede piagnucoloso alla moglie e mi seguì con la scusa del fumo. Accese una sigaretta e, appartatosi con me sul retro non perse tempo.
Si afferrò il pacco e: "Oh, sta zucchina vole sapè se’ c’hai ancora appetito!"
Cercai di reagire, spingendolo lontano. A pochi metri c’erano la moglie con la prole, la mia ragazza e una decina d’invitati tra parenti e amici: "Ma che sei scemo? Vuoi che ci scoprano?"
- "Di chi c'hai paura? Ah, ho capito...Che te credi che Fabio è geloso? O ce speri che ce diventa? E lo so che te piace parecchio Fabietto mio. Mi sa che sei più geloso de lui che della donna tua, eh? Gli ho detto che te ne venivi con me, che stavamo a compra’ le sigarette. Magari era meglio dì il sigaro, tanto mica è scemo!"
Mi ribellai, innervosito da quella verità: "Togli 'ste mani, cazzo! E parla a bassa voce!"
Massimo m'appoggiò con prepotenza al muro, avvicinò la sigaretta accesa al mio viso e con un’aria incazzata mi raggelò: "Si nun te stai bono, te spengo a cazzotti."
Iniziò a baciarmi con violenza. Mi passò la lingua per ogni dove, mentre sentivo tutti i suoi muscoli premermi e il cazzone duro strusciarsi sul mio. Risposi al bacio e insieme iniziammo a passarci la saliva. Staccatosi, mi sputò sul viso e iniziò a leccarlo, facendomi sentire gli aguzzi peli della barba. Fermandosi e raccoglie tutta la bava che poteva, mi sputò ancora una volta, ma nella bocca spalancata.
Si fermò a guardarmi: "Maledetto! Me stai a fa diventa' frocio!"
Il pomo d’Adamo sembrava impazzito, stretto com’era dal collo della camicia, da cui facevano capolino i ricci peli neri all’altezza della gola. Si levò la giacca, mostrando la camicia sudata.
Tenendomi per la nuca m’accostò alla sua gola: "Leccami!"
Gli toccai il pacco, lo lappai come un cane, godendo del suo sapore asprigno.
Mandando lampi dai suoi occhi verdognoli, riprese la sigaretta che aveva appoggiato sul piano di una finestra.
Allungai la mano sui suoi pantaloni che in un attimo si aprirono lasciando spuntare l'uccello, che pian piano iniziai a menare.
Mi sussurrò all'orecchio che voleva di più e riuscì a convincermi piuttosto facilmente ad appartarci. Conosceva un posto sicuro, un magazzino sempre aperto.
Si chiuse la porta alle spalle. Divaricò le cosce, si calò la zip e si mise in attesa con le mani in tasca. Toccava a me. Gli sbottonai la camicia, gli baciai i capezzoli con avidità. Gli passai la lingua dalla gola lungo tutto il torace. Stuzzicai l’ombelico e mi fermai. Quello mi fece cenno di continuare. Sceso alla cintura, gli slacciai la cinta dei pantaloni e li feci cadere alle caviglie: "Dai bello… Fatte sto dolcetto!
Quel cazzo che adoravo era ancora un po’ moscio. Cominciai a leccarlo e passo la lingua su e giù lungo l’asta e cominciò a prendere vigore. Lo sollevai verso l’alto e scesi a leccare le palle. Le presi in bocca prima una e poi l’altra, poi si risalii verso il prepuzio. Tirai giù la pelle e scoprii il glande bello duro e rosso. Lo leccai con la punta della lingua e ne apprezzai l’odore.
Lo ingoiai con ingordigia e cominciai a succhiarlo, a girargli la lingua intorno. Lo mandai giù, nella gola, e poi lo ritirai quasi fuori per poi ingoiarlo di nuovo.
Massimo, sospirò e facendo guizzare i pettorali: "Lo dico sempre a mi' fratello. Sei mejo de bocca che de scopata… Ma appoggiate va, che te sfonno!"
Il suo cazzo era teso e anche io mi sentivo un rimescolio nelle fica anale: "Ma non venirmi dentro, che non so come svuotarmi qui dentro..."
- "E certo..."
Mi alzai e misi una gamba sulla sedia, mentre mi allargavo le chiappe con le dita e gli facevo piegare la testa fino a portarlo a leccarmelo. Non se lo fece ripetere e si immerse voracemente con la bocca dentro le mie natiche ma per pochi istanti. Si sollevò, mentre se lo stava menando: "Vedi d’allarga’ er culo, che c’avemo poco tempo!"
Mi infilò il dito medio nell’ano - "Ummh... Bravo, sempre pulito te voglio" - generando in me un guizzo di dolore e di piacere.
Fece scorrere il sesso turgido tra le mie natiche. Si fermò. Sputò tra le chiappe e, attendendo che la saliva colasse fino all’altezza dell’ano, si inumidì il glande.
Avendo costatato la mia piena remissività, prima infilò solo la punta e poi mandò a fondo senza molte difficoltà. Due colpi profondi e secchi, giusto per assestare lo spazio e: "Ummhhh... Hai preso più cazzi te de ‘na mignotta."
Infilzato come un insetto alla parete, emisi gemiti strozzati mentre quello spingeva sempre con maggiore vigore chiedendomi se fosse più bravo lui o il fratello.
Sentivo che il suo uccello andava a cercare le pareti del mio sfintere in maniera da provare un piacere più intenso nello strofinarcelo, ma le mie pareti, pur avvolgendolo completamente, si divaricavano sempre più ad ogni affondo.
Continuò ad incularmi finché, inaspettatamente, mi strinse il cazzo. Iniziò a segarmi, chiavandomi con cattiveria e ferocia.
Il suo cazzo scivolava dentro e lui si arcuava con la schiena quasi a volerne dare di più e più a fondo possibile.
Complice la ritmica masturbazione del mio pisello e la sensazione di pienezza che mi regalava il suo attrezzo tra le chiappe, ebbi un orgasmo magnifico che si riversò per terra.
Con un'espressione compiaciuta, mi afferrò per le spalle e mi tirò il più possibile, in maniera che il cazzo mi arrivasse più a fondo possibile. Tenendomi i fianchi, mentre mi stava dicendo porcate e oscenità, quando sentii due affondi maggiori. Subito lo sperma caldo inumidì il fondo le mie viscere.
Lui rimase dentro. Misi una mano dietro: "Sei uno stronzo!"
Strinsi le chiappe perché non volevo che lo sperma fuoriuscisse. Cercai uno straccio, un qualcosa con cui pulirmi, finchè in un angolo mi dovetti piegare e pisciare sperma come una mignotta da Statale.
Massimo a cazzo moscio, si accese una sigaretta. Ridacchiando, lo stronzo mi diede del cornuto, garantendomi che mentre lui mi faceva il culo la mia Francesca come minimo aveva sbocchinato Fabio: "Quello se si mette nella capoccia na fissa, ce riesce!"
-"Ma che cazzo stai dicendo?"
- "La tu’ ragazza è andata a casa co’ Fabio. Tranquillo. Tutto a posto, al massimo se la scopa. E che sarà mai? Ormai semo de famiglia, no? Speramo solo che non la ingravida perché s'è un po' incazzato che sei venuto solo co' me!"
- "Vaffanculo!" - ma in quel preciso momento valutai che Francesca in effetti era una gran bella ragazza, con due bocce dure e una fighetta depilata.
-"A Fabietto je piace da matti fa lo stronzo!"
Lasciai di fretta il magazzino, ridotto in uno stato pietoso. Cercai di trascinarmi fino alla sala ricevimenti. Mi accostai al tavolo per verificare che fine avesse fatto la mia fidanzata. Era fuori, nel parcheggio, con gli altri invitati prossimi al rientro.
Fabio invece era ad aspettarmi al tavolo con una sigaretta in bocca. C'era solo lui e un cameriere che riordinava il bancone dei caffè, parecchio distante per fortuna.
Mi doleva il culo, le gambe non mi reggevano. Non gli rivolsi la parola, fingendo non fosse lì.
Stavo per indirizzarmi verso l'uscita, quando mi chiese indispettito: "Troia, hai gradito la bomboniera?"
- "Tutto molto gradito, grazie" - risposi prontamente.
Si mise entrambe le mani sul pacco: "E a me nu me ringrazi?"
- "Stai carico ancora? Non ti sei fatto una nel cesso?"
Il suo pene, venoso e bello duro, scivolò fuori dai pantaloni classici dell’abito, semi coperto dalla lunga tovaglia: "E' davvero carina la tua ragazza. Lo prende in culo?"
- "No!"
- "Ah, allora sei solo tu la mignotta della coppia!?"
- "Vaffanculo!"
- "Eh, magari, ma nu' c'avemo tempo!"
Cercando frettolosamente la giacca, puntai sulla competizione fraterna: "Per fortuna è sempre una garanzia avere a che fare con il tuo fratellone." Ridacchiai in modo evidente.
Indispettito: "Oh, che cazzo voi di'?"
- "Niente! Che voglio dire? Che si vede che è il maggiore! È uomo d'esperienza, uno capace di farti gustare a fondo dall'aperitivo fino al dolce, per non parlare della farcitura abbondante, calda, densa..." - e lo sguardo incazzato di quello mi seguì.
Stavo andando via, quando mi sentii afferrare per un braccio con violenza: "Mo fai la troia che sei pure con me o giuro che te sputtano! Te sto ad aspetta' da un'ora a cazzo duro!"
Mi spinse verso il basso, voleva che glielo prendessi in bocca da sotto al tavolo. "Tanto ne hai fatte anche di peggio" e aggiunse "Facciamo na' cosa veloce."
Mi accucciai mentre Fabio se ne stava a gambe stese e divaricate stravaccato sulla sedia. Mi fiondai su quella mazza rovente che iniziò a spingermi sulle tonsille. Un cazzo bello, nodoso che sotto la mia lingua esperta pulsava di vita propria. Lo succhiai in tutti i modi possibili che conoscevo. Me lo sbattei in faccia a schiaffeggiarmi e lo feci schioccare con i risucchi. Fabio, impetuoso, cominciò a fottermi in bocca.
La porta della sala si spalancò e una voce rauca esordì: "E che cazzo! Manco a chiude'..."
Massimo, ovviamente, aveva capito la situazione e rivolgendosi al fratello: "Ma che sei matto?" Ce voi mette nei casini a tutti?"
- "E perché te devi diverti' solo tu?"
- "E capirai, pe' na' scopata!"
Fabio cominciò a spingermi la testa, infilandomi il cazzo in gola: "Oh, i patti non erano questi: o insieme o se avvisa. No che lo porti e fai li cazzi tua... E l’hai pure riempito secondo me."
"Oh, ma che davvero stai a fa il geloso per quello...'"
- "Vai, va…che tu sei n'omo sposato e tu moglie te cerca e devi paga'."
- "Ma vaffanculo! An’vedi sto stronzo!"
Provai a farfugliare qualcosa, ma quello continuava a spingermi la testa: "Amo' nu me fa sporca' i pantaloni! Pulito devo uscii!"
la verità era che quell'uomo mi piaceva troppo e avrei fatto qualsiasi cosa pure di tenerlo legato a me. Ancora una volta mi ero invaghito di uno stronzo, di un mezzo magnaccia, così come era successo con Gianni ai tempi del liceo.
Sentii le palle che mi toccavano il mento. Leccai anche loro con la punta della lingua.
"Vai, vai...vai... che ce sto quasi..."
E mi affogò di sperma denso. Non ne persi una goccia, sentendomi ancora una volta la sua donna.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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