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Gay & Bisex

L’UNIVERSITA’ - FAST FOOD


di Membro VIP di Annunci69.it chupar
30.06.2023    |    1.783    |    0 9.0
"Il responsabile, trovandomi davanti, mi domandò a mezza voce: "E tu chi chi cazzo sei?" Fissandolo frastornato: "Io sarei qui per il colloquio..."
Quell’estate mi ero posto un preciso e concreto obiettivo: lavorare per comprarmi un’auto. Il modello era già stato scelto da mesi. Tutto era chiaro, tranne dove avrei trovato i soldi per comprarla o perlomeno per pagare una prima rata.
Decisi di presentarmi per un lavoro per una nota catena di fast food.
Scesi alla fermata della metro citata nell’annuncio. Continuai a ripetermi frasi fatte fino a che, ritornato alla luce del sole, di fronte mi ritrovai, come nei migliori film horror, il fantomatico e agghiacciante pagliaccio della rinomata catena.
Spinsi la porta d’ingresso. Il locale era ancora chiuso al pubblico. Un’attempata donna delle pulizie, che stava lavando i bagni, m’indirizzò verso il primo piano, dove c’era l’ufficio del responsabile.
Giovane, sui quarantacinque anni, l’uomo aveva labbra piene, carnose, capelli biondo cenere, ma un barbone bruno di un paio di giorni. Aveva poggiato la giacca sulla spalliera, probabilmente a causa del caldo imperante. Il colletto della camicia celeste era in parte sbottonato e il nodo largo della cravatta lasciava vedere una folta villosità mediterranea. Sotto due sopracciglia spesse e nere si sollevarono due vivaci occhi verdi.
Il responsabile, trovandomi davanti, mi domandò a mezza voce: "E tu chi chi cazzo sei?"
Fissandolo frastornato: "Io sarei qui per il colloquio. Posso?"
Sollevandosi dalla poltroncina e cercando di sistemarsi alla meglio: "Certo! Scusi".
Cercai di rassicurarlo: "Non si preoccupi".
Mi fece accomodare e mi si sedette di fronte, sul piano della scrivania. Allargò un po’ le gambe. Consultò l’agenda elettronica: "Comunque, l’appuntamento era per domani!"
- "Accidenti! Eppure ne ero sicuro. Se vuole torno."
- "Lasci perdere. Ormai ci siamo, ma ricordi che rispettare con serietà gli impegni presi è molto importante".
"Allora" – disse il direttore – "ho davanti a me il suo curriculum; quello che vorrei ora sapere sono altri piccoli dettagli su di lei".
“Chieda pure”.
Le finestre erano inspiegabilmente chiuse e il condizionatore era spento. Cominciai a sudare, un po’ per la tensione un po’ per il caldo insopportabile. Eppure il direttore sembrava non curarsi della temperatura, benché un alone di sudore coronasse le ascelle e la base della schiena. Anche le mie mani cominciarono a sudare ed il mio viso arrossì surriscaldato.
L'uomo lo notò: “Ha caldo? Può mettersi più comodo, se vuole". Togliendosi la cravatta - "Faccia come crede. Per me non ci sarebbe alcun problema" - e sentii le sue mani forti e calde stringermi le spalle e il pacco quasi sfiorarmi la nuca.
Il mio cervello atterrò sull’immagine della sua verga imprigionata negli slip. Era dannatamente vicina. Sarebbe bastato girarmi per trovarmela di fronte al naso e per osservarne meglio la robustezza.
“Beh, grazie. Ma è solo che, insomma, non credo sia il caso, no?”
“Perché? Potremmo affrontare un colloquio in modo molto più tranquillo e piacevole”.
Feci finta di niente, cercando la giusta concentrazione. Eppure la voce calda dell’uomo mi risuonava nello stomaco mentre continuava a presentarmi le condizioni di lavoro: "L’importante è guardarsi intorno e cercare di capire cosa può piacere a chi ci sta di fronte. E l’esperienza... Beh! Quella si fa in fretta. Lei si sta proponendo come mio assistente, ma in alternativa cosa sarebbe disposto a fare?"
Con la bocca secca, mi girai verso di lui, ma non riuscii a distogliere lo sguardo da quel randello che continuava a stregarmi: "Io sono disponibile un po' a tutto e l’esperienza, su certi fronti, non mi manca. E poi, se sono ancora qui, credo di avere una certa inclinazione per certe cose".
Guardai i suoi occhi mentre lui con finta disinvoltura si sfiorava il pacco: "Già, l’avevo capito! Sposato? Fidanzato?"
- "Fidanzato, con una brava ragazza".
Il responsabile si rassicurò e mi accarezzò il mento: "Anche lei è disponibile?"
- "No. Lo sono già abbastanza io per tutti e due, le assicuro".
- "Bene, bene... Vedo che non ha dimenticato che nella proposta vi era specificata anche l'estrema disponibilità sul lavoro".
- “Diciamo che posso garantirle anche di saper operare in team..." – e mi passai la lingua sulle labbra.
Con gentilezza, l'uomo mi prese il mento con la mano destra: "Bisognerà saggiare al meglio le sue capacità e le sue qualità."
Lo tirò fuori: “Vuoi assaggiarlo?”
Lo aveva decisamente grande, larghissimo ed eretto come un bastone di marmo. Alzai la testa verso di lui e con dolcezza: “Posso?”
E quello, accarezzandomi: “Certo. Vediamo se ci rivedremo o meno. Fai quello che sai fare meglio, anzi forse l’unica cosa che forse sai fare, le pompe!”
Perché deluderlo?, mi dissi e iniziai a leccarlo superficialmente.
- “Mi sembra che ci siamo capiti e stai andando magnificamente, ma potresti offrire ancora più garanzie, secondo me".
Era bello sentirlo tra le dita così pieno e caldo, giocherellando con i coglioni pelosi dalla pelle ruvida.
Guardandomi dall'alto: “Allora, tutto qui?"
Allargata la bocca, cominciai a insalivarlo, partendo dalle palle. Cominciai, quindi, a passare la lingua sull’asta via via sempre più lunga e dura: "Non so...Quali sono i compiti del tuo segretario?”
“Davvero ti devo dire io cosa dovrai fare?”
“Diventare il tuo pompinaro?”
"Che parolone! Qui si lavora tanto, c'è stress e ogni tanto bisogna scaricarsi..."
"I coglioni?"
"Bravo! E cosa racconterai alla tua fidanzatina o in giro del nostro colloquio?”
Continuai a pompare e quello ancora a chiedere, togliendomelo dalla bocca. "Rispondimi! Cosa dirai?”
E io: “Che è stato un colloquio molto professionale.”
Con la mano cominciai a scorrere su e giù sull’asta, accompagnando il movimento con la bocca che faceva sparire e riapparire la grossa cappella paonazza.
Lui sorrise. “Ecco così bravo" - mi disse toccandomi i capelli e spingendomi a sè. - "Bene...così va molto bene... Che bravo succhiacazzi!”
La destra dell’uomo, prese la mia testa premendosela sull’uccello e infilandomelo tutto in gola, fino in fondo.
La saliva mi scivolava dai lati della bocca, colando lungo l’asta e imbrattando i suoi pantaloni classici. Non feci resistenza, lasciandomi fottere la gola.
“Ti serviva un cazzo all’altezza della tua bocca! Anche se sei sprecato per un cazzo solo”.
Mi staccai giusto per respirare: "E il culo lo vuoi?"
- "No, no...Sono fedele a mia moglie e poi non sono un culattone!"
Sul più bello, bussarono alla porta. L’uomo rispose con voce svogliata: "Sono impegnato! Un attimo, ma chi è?"
Era la donna delle pulizie che entrò dopo il suo - "Avanti!" - e lo vide con il volto arrossato, seduto alla scrivania. L’uomo si scosse i capelli biondastri, cercando di dare una parvenza di normalità alla situazione, mentre il suo uccellone nodoso e i suoi coglioni erano in bella mostra sotto il piano del tavolo con davanti un ragazzo arrivato fin lì per un colloquio.
- "Ma è solo? Ho mandato su prima un tipo…"
Il responsabile, sudando freddo, sorrise e fece partire della musica dal suo PC: "Ah, sì. Era qui per un colloquio, ma l’appuntamento era per domani."
Mentre continuavo a succhiarlo con foga, non capivo più nulla di ciò che mi succedeva intorno. Ero come immerso come in un vortice di piacere, finché la donna: "Dottore, dalla faccia mi pare uno che non sa fare niente".
Risucchiai con forza e, stringendogli i testicoli, me lo infilai per intero in bocca. Lui sospirò e cercò di spingere lontano la mia testa: "Che caldo oggi! Maledetto condizionatore rotto! Comunque non direi. A me è sembrato uno capace. Molto capace."
Con la mano la donna raggiunse il portafotografie sulla scrivania: "Dottore, come sono cresciuti i ragazzi."
- "Già… Ma ora dovrei finire prima dell’apertura, se non le dispiace..."
- "Va bene. La lascio. Qui ci sono le cose che mi ha chiesto dalla cucina. Servono ancora?"
- "Sì, sì. Lasci pure. Grazie di tutto."
Sentii l'infisso chiudersi, ma quello non si mosse. Continuai e lui riusciva a stento a trattenere i gemiti. Dopo circa una ventina di minuti a succhiarglielo, stava per venire. Lo capii da come si contorceva, da come aveva iniziato a gemere. Così mi fermai e feci capolino da sotto la scrivania. Lui si scostò ed io venni fuori dal mio nascondiglio, mentre lui si allontanava a cazzo duro per chiudere a chiave la porta.
Ritornato, con un ghigno divertito dalla situazione: "Ora te la faccio scontare succhiacazzi. Stenditi sul tavolo".
Mi sistemò a gambe aperte e aprì la busta lasciata dalla donna. Tirò fuori delle bustine di maionese e un paio di salsicciotti. Con calma si tuffò tra le mie gambe e mi prese in bocca l’uccello, umettandomi l’ano con il condimento e infilandomelo con due dita. Iniziò a scoparmi lo sfintere con la lingua, mangiando la maionese. Al mio sguardo divertito, ma interrogativo, rispose sorridendo: "Devi conoscere il prodotto!" Quindi, prese uno dei due grossi wurstel di pollo, chiaro e lucido come il suo cazzone. Aprì un cassetto e ne tirò fuori un palloncino sgonfio, di quelli dalla forma allungata. Ci infilò il salsicciotto, se lo passò in bocca, umettandolo.
Io un po’ intimorito dalla piega che quell'esperienza avrebbe potuto prendere: "Senti, non so se è il caso di.."
Ironico: "Hai ragione. Potrebbe essere indigesto così."
Aprì con i denti un'altra bustina con dentro olio da condimento. Cosparse il palloncino con dentro il wurstel. Si smanettò l'uccello facendolo indurire il necessario per infilarsi il preservativo: "Sei pronto a prendere un po' di cazzo?"
Spinse delicatamente e iniziò a stantuffare in me con il salsicciotto, mentre io, appigliandomi al bordo della scrivania, iniziai a fare su e giù con davanti agli occhi la fotografia della sua famigliola. Pensai si sarebbe limitato a quello e invece, sghignazzando, improvvisamente lo tirò fuori e infilò nel mio retto il suo cazzone.
Esultai: "Oh, mio Dioohh..."
Poi di nuovo il salsicciotto, poi ancora il cazzo ma questa volta a fondo.
- "Cazzo! Ma avevo capito solo figa!?"
- "Ah, non è una figa questa? Vuoi che lo tiro fuori?"
- "No, bastardo! Fottimi la figa, spaccamela!"
- "Bravo ragazzo!"
Un colpo di clacson all'esterno e il direttore, senza perdere la sua posizione, girò il capo verso la finestra che arrivava per fortuna più in alto dell’altezza dell’inguine. La donna delle pulizie lo stava salutando dal parcheggio, prima di salire in auto. Lui rispose con un cenno della mano e, subito, mangiò la punta del salsicciotto appena tirato fuori dal mio culo e, ovviamente, dal palloncino.
Ormai sapevamo di essere davvero soli.
In breve mi montò alla missionaria, non staccando la lingua di bocca.
- "Ti piace così, tesoro?"
- "Oh, sì...è fottutamente grosso"!
Mi infilzò a fondo per poi attendere un attimo, gli piaceva farmi fremere e spingerlo dentro con lentezza. Riprese e aumentò il ritmo.
- "Cazzo! Come lo prendi bene!"
Mentre tentavo di strizzare le pareti anali continuando però a montarmi. Spinse forte un'ultima volta e infine si fermò con il cazzo piantato dentro.
- "Porca troiaaahh... Eccolo!" e mi irrorò le budella.
Rimasto con il culo rotto e a cosce larghe sulla scrivania, iniziai a strattonarmi l’uccello fino a che cinque o sei schizzi biancastri mi colpirono la gamba.
Il mio culo era ancora ricolmo, la sua camicia fradicia. L’uomo, grondante, con il pelo bagnato che gli si appiccicava al cotone, si levò da me lasciando scivolare sulla scrivania la sua sborra. Si ripulì l’uccello con gli slip e si diresse verso il bagno personale per pisciare.
Mentre si stava sciacquando cazzo e coglioni nel lavandino, gli chiesi: "Senti, se è possibile mi do una lavata anch’io".
Annuì, muto e pensieroso: "Prima dai una pulita alla scrivania!"
- "E come?"
- "Che cazzo ne so? Leccalo!"
Pulii con un fazzolettino, poi mi sciacquai alla meglio il viso, l’addome e il sedere. Uscii dal bagno.
Il responsabile, con i pantaloni e i boxer puliti ancora abbassati all'altezza dei polpacci, mi lanciò i vestiti. Era dannatamente sexy! Con cazzo e coglioni al vento, senza la minima esitazione, chiudendosi la camicia pulita e aggiustandosi la cravatta: "Comunque, non ti consento di darmi del tu. Sono sempre un tuo superiore".
Tiratosi su mutande e braghe, mi accompagnò alla porta, la aprì, mi diede la mano e: "Sei assunto per la stagione estiva, almeno fino a che non rientra mia moglie dalle ferie! Farai da segretario e, quando ti chiamerò e solo durante il servizio, farai quello che sai fare meglio, anzi l’unica cosa che puoi fare in questo posto con il tuo curriculum".
"Ma..."
"Anche se non sarà scritto da nessuna parte, ovviamente, non pretendo neppure un diritto di esclusiva della tua passera anale. L'ultima segretaria che ho assunto è rimasta incinta e diceva che era mio! Mi è costato parecchio togliermela dai coglioni!"
- "Ho capito".
- "Non mi piace chi fa tante storie per prendersi un cazzo! Ovviamente devo mettere in conto che deve essere una troia, ma l'importante è che non fai la succhiacazzi con i dipendenti invece di lavorare".
- "Certo!"
- "Bene, domani mettiti l'intimo della tua donna e depilati pure davanti!"
- "Ma come faccio? Magari se ne accorge!"
- "Non sono cazzi miei! Per me, se ti lascia, puoi pure andare a battere! Siamo professionisti e dobbiamo venirci incontro, no?"

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