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ADOLESCENZA 5 - Il gestore napoletano
di chupar
13.02.2023 |
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"L’uomo, un gran bel tipo sui quaranta, mi fissava frequentemente ma io feci finta di niente, mentre raccontava con il suo spiccato accento napoletano tutte..."
Giornata piovosa e, inutile dirlo, avevo chiamato io Gianni per essere di nuovo sedotto, come aveva previsto. Mi scopava a fondo ogni qual volta ne aveva voglia e, puntualmente, sapere che aveva goduto dentro mi eccitava da morire, mi faceva sentire una gran troia. Non vedevo l'ora si percepire il suo cazzo indurirsi ancora di più, sentirlo accelerare, gemere e poi rallentare fino a che il cazzo non gli si ammosciava dentro e il mio buco spanato lo assecondava.Sentendo la sua voce, quindi, sapevo già cosa aspettarmi, almeno così credevo.
- "Ho avuto un' idea, un' ideona".
- "Dimmi Gianni".
- "Solito posto, solito orario. Ti faccio una sorpresa".
Aveva un appuntamento per un lavoro in un lido, anche se sarebbe rimasto chiuso fino all’estate per ristrutturazione. Ci siamo messi in auto e ci siamo diretti poco fuori città. Quel giorno avevo rinunciato a indossare le mutande su sua esplicita richiesta. Dopo aver verificato, apprezzò la mia disponibilità. Fece scivolare una mano sulla mia nuca mentre guidava: Bravo, ora prendimi il cazzo in bocca!"
- "Stai guidando. Hai un appuntamento"
- "Lo so, altrimenti ti avrei fatto il culo!"
Mentre mi stavo gustando il suo uccello barzotto, gli squillò il cellulare. Cominciò a parlare con la sua ragazza mentre io continuavo a succhiargli il cazzo, senza mai rialzare la testa o dire una parola mentre a pochi centimetri passavano auto e moto. Accostò per non sbandare. Dall’altra parte la ragazza continuava a dire, a dire, a dire. Lo vidi socchiudere le labbra, poi stringerle per trattenere un lamento. Cominciò a pompare nella mia bocca come un forsennato, finché non salutò la fidanzata, dicendo che non c’era campo e mi scostò.
Arrivammo all’appuntamento e il gestore era ad attenderci. L’uomo, un gran bel tipo sui quaranta, mi fissava frequentemente ma io feci finta di niente, mentre raccontava con il suo spiccato accento napoletano tutte le migliorie apportate al lido. Era piuttosto grossolano nei modi, ma del resto non era uno del corpo diplomatico, pur avendo un gran bel corpo. Era il classico rattuso che guarda qualsiasi donna gli passi davanti con fare da maiale.
Il gestore si allontanò, invitandoci a restare ancora un po’ a guardare i lavori fatti. Gianni ricevette un messaggio sul cellulare. Pensai a quella rompipalle della fidanzata. Rispose. Quindi, mi spinse dietro un pilastro, mi piazzò una mano sul fondo schiena ed iniziò a palparmelo: "Quanto ti piace il mio cazzo? Dimmelo!"
- "Ma sei matto? Può tornare!"
- "Fai veloce! Una ciucciata e poi in macchina continuiamo".
- "Di nuovo? Te l'ho succhiato prima..."
Mi ritrovai con il sedere al vento con il mare agitato che percuoteva la spiaggia. Gianni si abbassò la cerniera dei jeans e fece uscire dalle mutande la punta dei suo pene e poi tutto il resto, comprese quelle belle palle pelose e gonfie: Amo', ti devo confessare una cosa... Facendomi girare verso la pila di sacchi, mi fece inchinare e puntò il cazzo bollente verso la mia bocca.
Prima di prenderlo, chiesi romanticamente: "Che cosa?"
Improvvisamente sentii la voce dell’uomo che ci aveva accolti: "Oh, dove state?"
Gianni frettolosamente se lo rimise dentro, mentre l'uomo gli dava uno sguardo di condiscendenza: "Allora?"
Gianni annuì.
Poi rivolgendosi a me: "So che ti piace o pesce, è vero?"
Il mio accompagnatore mi invitò a una reazione: "Oh, rispondi alla domanda. E' vero ca ti piace 'o pesce?"
- "Sì, lo preferisco alla carne."
- "Vuoi fare il simpatico? Per me va bene, ma mo voglie fa fà nu bell bucchin".
- "Certo. Che problema c’è? Qui siamo tutti maggiorenni" - replicò Gianni.
- "Però fra mezz'ora ven nu collega tuo per il lavoro."
- "E che il collega mio ti offre un optional così?"
- "Ma veramente è tuo fratello?"
- "Certo".
- "E gli fai fare 'a zoccola ai colloqui di lavoro?"
- "No, ma scherzi? E' lui che me lo ha chiesto. Comunque in culo non lo prende, te l'ho detto".
- "Vabbuò…"
Quel bastardo mi aveva venduto!
Si accostò a me e mi sussurrò: "Amo' stavo per dirtelo, ma è per lavoro, fammi sto piacere dai...Un pompino di quelli tuoi e in due minuti questo finisce".
Mi sarei dovuto sentire offeso e invece lo fissai con il cuore sempre a mille e non dissi nulla.
Il gestore si accostò a me e iniziammo a baciarci. Aveva le labbra carnose, morbide e una lingua molto lunga. Gliela succhiai e il bacio si fece sempre più umido. Mi leccò la gola, mentre andavo indietro con la testa per farglielo fare meglio.
Scese sul mio petto sollevandomi il maglioncino e, soffermandosi sul capezzolo destro, iniziò a succhiarlo.
Lo scostai da me. Strinsi il capezzolo bagnato fra le dita e lo tirai, affinché lui facesse lo stesso con i denti. Lo fece e contemporaneamente prese a toccarmi il culo, mentre io gli tastavo il cazzo da sopra i pantaloni. Sentivo chiaramente la sua mazza dura abbastanza lunga, ma soprattutto spessa.
Volevo guardare e godere da vicino il corpo di un vero uomo, sentire i muscoli, le gambe, le cosce, il petto e le braccia.
Iniziai a toccargli le braccia, facendo scivolare le mani sui suoi bicipiti sporgenti, mentre lui sorrideva.
- "Dai, non essere timido!" - mi disse afferrandomi le mani e spostandole verso il culo.
Provai a stringergli le chiappe dure come il ferro. Spostai le mani sulle sue cosce, poi dentro fino in fondo. Alla fine sentii le sue palle, poi il suo cazzo. Glielo strofinai e massaggiai, sentendolo diventare duro.
- "Ti piace?"
Rimasi in silenzio, mentre guardavo. Il suo sorriso si era trasformato in qualcos’altro; una sbirciatina e percepii la sua crescente lussuria. Mi mise la destra sulla testa e mi spinse in basso. Si accese una sigaretta mentre glielo tiravo fuori: "Perché non diamo un'accelerata alla situazione? Miettete 'nterra e famme nu bell bucchin. Fai vedere a tuo fratello quanto sei bravo."
Restando in equilibrio sulle punte dei piedi a ginocchia piegate, come una donna che fa la pipì mi rivolsi a Gianni: Oh, Signore, ce l'ha molto più grosso del tuo!"
- "Ti fai fare i bucchini da tuo fratello?"
- "No, ci mancherebbe" - mentì Gianni, mentre il suo cazzo libero lo tradiva impennandosi da solo.
L'uomo si agitò l'uccello per aria: "Ti piace pure a te? Lo vuoi?"
- "No, per carità. Era per non stare solo a guardare".
- "Ah, vabbuo’, fai ciò che vuoi..." - simulando l’atto masturbatorio - "Ma statti distante dal culo mio. Anzi, fai na cosa buona e sputagli in bocca".
Gianni obbedì, si avvicinò e mi sputò in bocca. Poi, a occhi socchiusi, cominciò a darsi qualche colpetto su e giù.
Mi avvicinai alla nerchia latina dell'uomo. Mi concentrai sulla cappella e con la punta della lingua gli leccai il prepuzio.
- "Dai zoccola, brava così. Bagnalo bene, ciuccialo... Dai così, ciuccia! ciuccia!"
Pompavo e mi sbrodolavo addosso, finché le sue mani mi presero tra i capelli e la cappella mi entrò in gola, provocandomi dei soffoconi non indifferenti. Capii il ritmo, mi rilassai e l’asta affondò. Sentii le sue palle sbattermi contro il mento, mentre gliele massaggiavo intensamente.
Mollò la presa. Io continuai a succhiare, alzando lo sguardo per fargli capire che mi piaceva leccare quel cazzo partenopeo.
Lui, fissando Gianni, mi prese da dietro la testa e, tirandomi dai capelli, ogni tanto me lo toglieva dalla bocca che restava spalancata in attesa di essere di nuovo penetrata. A quel punto si sporgeva e mi sputava in bocca, per poi infilarmelo di nuovo. In breve ebbi il viso completamente bagnato di saliva e unto dalla sua cappella prespermatica. Presi a masturbarmi, mentre ero prono a lavargli l’uccello con la bocca. La mia mano bagnata di umori scorreva lungo quell’asta per insaporirla anche del mio piacere, affinché la mia lingua leccasse i fluidi mischiati.
Eravamo tutti sudati ed accaldati. Vedere il sudore gocciolare dal corpo dell’uomo e di Gianni di fronte a me, contribuì a far aumentare la mia eccitazione. Gli sputai sul sesso, lo leccai, lo baciai, lo ciucciai avidamente portandolo quasi ad esplodere: "Ci sto! Ci stooo quasi…"
All’improvviso, però, fui catturato da un'idea, mi staccai e mi gettai a terra.
Gianni incavolato mi fa: "Che cazzo fai?"
- "Sei na zuzzusa e fai la schizzinosa giusto alla fine?"
Ignorai Gianni e mi rivolsi al maschione: "Sai, dicono che ho una passera che fa venir voglia di venirle dentro".
- "Dai, fammela vedere".
- "Cosa? No, non voglio" - disse Gianni.
Percepii su di me il suo sguardo incazzato mentre mi abbassavo i pantaloni, mostrando il sedere senza intimo: "Ho bisogno di provare un maschio vero e non un ragazzino come lui".
- "Guarda qui che passerona!" – disse il gestore che con due dita mi teneva aperte le natiche – "Ti viene voglia di succhiarla, no?" chiese indirizzandosi a Gianni: "E meno male che non fotteva! Vado?"
Gianni annuì dubbioso e quello: "Sicuro? Perché se uno mi chiede se può inculare mia sorella io..."
Gianni non rispose, ma replicò: "Cose che succedono in famiglia quando c'hai 'na sorezza zoccola. E ch’hai il cappuccio?"
Lo interruppi, rivolgendomi direttamente al gestore: "Non mi vuoi ingravidare? Lui ci prova sempre".
L’uomo fissò di nuovo Gianni, ridacchiando, dicendosi stupito dalla mia scaltrezza e ironizzando su ciò che mio "fratello" gli aveva detto: "No, ci mancherebbe, per carità... La verità è che soreta è ‘na grande puttana e tu frat ro cazz!"
Gettò lontano la sigaretta e appoggiò la cappella, facendosi strada: "Allora facciamo vedere al tuo fratello frocetto come godi con un uomo vero."
Mi ero già dilatato di mio, perché avevo previsto un attacco di Gianni, ma gli diedi una mano nell'allargare le chiappe. Sentii un po’ di fastidio e poi la botta finale. Mi sollevai dal dolore.
Ero di schiena contro il suo petto villoso. Cominciai ad ansimare, a chiedere sempre più impeto.
- "Sì, così, che il coglioncello si arrapa… Bravo..." - e cominciò a scoparmi duramente in piedi, mentre stavo aggrappato col braccio destro al suo collo.
- "Oh cazzo, sì!"
- "Gianni ti piace guardare mentre si fa scopare il fratellino? Eh? Ho capito bene, no?"
Non so quanto stesse piacendo a Gianni, ma a me piaceva, accidenti se mi piaceva, mentre mi manteneva per i fianchi e ci dava dentro: "Vasciaiola la vuoi a sfaccimma? La vuoi? E dillo a tuo fratello, perché te vuless chiavà comm a zoccola ca si!"
Gianni intervenne: "Non gli sborrare dentro."
E quello: "Che te ne fotte! Mica è la tua donna."
Intervenni anch'io: "Vienimi dentro! Vieni!"
Lo sentivo dentro di me, mentre il mio culo diventava sempre più accogliente. Urlavo e imploravo mentre mi tirava a sé e affondava il cazzo. Le chiappe sbattevano avanti e indietro, sotto una serie di colpi impressionanti e violenti che mi facevano sollevare da terra. Deciso, procedette senza dubbi o finte delicatezze finché non barcollò e ansimò, dandomi le ultime spinte. Si fermò ed io sentii chiaramente il suo cazzone vibrare. Mi riversò dentro un'onda calda di sperma e poi, senza dire una parola, mi lasciò cadere per terra e se ne andò, mentre espellevo il suo seme.
Mi sollevai i pantaloni mentre il gestore, rivolgendosi a Gianni, gli assicurò che l’avrebbe assunto a patto di farmi andare ogni tanto con lui a lavoro per risollevargli l’umore: "Oh, pure io sono ammogliato. Mi raccomando, chiav’t a lengua ‘ncul."
Poi ci disse di toglierci dalle palle, perché a momenti sarebbe arrivato un altro, un magrebino, per il colloquio. Il mio “fratellone” garantì che non ne avrebbe fatto parola con nessuno ma, non appena arrivammo all’auto, a dir poco incazzato: "Sei una troia, veramente!"
- "E tu un pappone! Che credevi? Di poter decidere cosa cazzo devo fare e con chi? Faglielo fare a quella puttana della tua fidanzata!"
Mi spinse sul cofano: "Zitto devi stare! Zitto!"
Mi calò i pantaloni e lo poggiò e sulla mia apertura anale che lo catturò. Continuando a dirmi di tutto e iniziò a sbattermelo sempre di più forte, cercando di spingermelo fino in fondo. Mi fece girare. Di schiena sull’auto, mi sollevò le gambe sulle sue spalle e di nuovo inserì il sesso.
- "Dimmi che ti piace di più! Dimmelo!"
- "Sì, mi piaci!"
Sempre più eccitato Gianni urlò: "E allora gridalo, troiaaa!"
- "Mi piaci, cazzo! E lo sai!"
Dopo un paio di spinte ben date, si scostò e si avvicinò al mio viso.
Aprii la bocca e aspettai che finisse di segarsi, scaricandomi tutti i suoi schizzi sulla lingua.
Avevo la bocca piena della sua sborra, ma prima di ingoiarla ci giocai un po’ finendo di masturbarmi.
La ingoiai nel momento stesso in cui stavo raggiungendo l’orgasmo sotto gli occhi di Gianni che finiva di sgrullarsi il cazzo moscio sulla mia faccia.
Accasciatosi su di me mi baciò, raccogliendo con la lingua il sapore del suo piacere.
- "Tu sei mio! Hai capito? Solo con me da oggi, prometti!"
- "Prometto!"
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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