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L’UNIVERSITA’ - Un servizietto per la Patria


di Membro VIP di Annunci69.it chupar
30.06.2023    |    3.588    |    2 9.3
"" - "Davvero?" - "Sì, è iniziata per caso..."
Quella sera ero in fila per il bagno in un pub del cavolo. Le troppe birre generavano in tutti urgenze renali. Francesca, la mia ragazza, mi aveva fatto girare le scatole con le sue mille pretese tanto che, dopo un mezzo litigio, mi aveva lasciato da solo come un cretino. L'infisso del cesso si era aperto ed era uscito lui, mezzo brillo. Una frase goliardica, due chiacchiere, non so più quante altre birre e avevo accettato l’invito di quel gagliardo militare, affermando che ero entusiasta di quel genere di film e del fatto che fossimo originari della stessa regione, seppur lui salentino e io no.
Comunque fosse andata a finire, la notte era fresca e non avevo voglia di tornare a letto a mangiarmi il malumore per aspettare la chiamata di Francesca. E poi quel tipo: ventotto anni, capelli biondastri rasati, mascella squadrata, fisico possente, occhi cerulei. Avrei accettato pure di vedere con lui pure “Biancaneve” se me l’avesse chiesto.
“Questo è mitico. Vedrai che ti piacerà.”
Il film partì con un volume piuttosto basso. Il militare mi avvisò che nella stanza attigua c’era un suo collega, un altro delle sue parti, che dormiva. Si aprì la zip della felpa, mostrando una canotta a costine e un gran bel torace, sul quale riluceva una pesante catena dorata con una croce.
Si grattò l’inguine e si indirizzò sul film: “Guardalo! Mitico! È cazzuto! Vero?”
Io annuii non molto interessato.
Il tenente si alzò dal divano, si tolse la felpa, si annusò le ascelle pelose, affermando che non si era docciato tornando dalla base. Aveva preferito dirigersi direttamente al pub. Quindi, prese dal frigo una lattina di birra - "Una sola ne è rimasta! Ce la spartiamo?"
La aprì e riprese: “Di solito becco qualche zoccola. Stasera niente."
- "Possibile? Uno come te?!"
- "Sto a palle piene che mi fanno male...Tra due giorni partiamo pure in missione, quindi seghe! Ma quando scendo a casa mi chiavo mia moglie e il culo di mia suocera."
- "Davvero?"
- "Sì, è iniziata per caso. Esco in accappatoio e me la trovo. Non ho manco pensato che lo poteva dire a a mia moglie. Stavo durissimo. Allargo le cosce, bevo il caffè e quella, senza dire niente, va di bocca."
-"Brava?"
- "Lo prende in gola e beve tutto, dice per non sporcare. Se siamo soli si fa chiavare il culo...Dice che così non spendo soldi con le puttane. Un po' c'ha ragione. Per me nessun bacio in bocca, per il resto mi va tutto bene...”
Da qualche tempo avvertiva il bisogno di spezzare la monotonia che gli aveva generato il rapporto con la moglie. Lei era una bella donna, che sapeva dare piacere a un maschio, ma intanto lui cercava altro, scopate forti pure con uomini, soprattutto quando era fuori in missione.
Sorrisi: “Ah, però... non ti facevo bisex...”
- "No, ma che bisex!? E' solo che con gli uomini si fa prima. Niente cose romantiche, prendono la sborra in bocca e in culo. Niente rotture di coglioni, come quelle che ti vogliono incastrare.."
Fissandomi in modo strano, diede un lungo sorso alla lattina, agitando virilmente il pomo d’Adamo. Mosse la lingua sulle labbra, come a volersi ripulire e, poggiandosi la latta sull’inguine, mi rivolse un sorriso: “Non è che pure a te ti va di succhiare dalla lattina mia?”
I giochi erano ormai chiari. "Sei un porco!", gli dissi, ma era evidentemente un complimento, per come glielo stavo dicendo.
- "E dai, mena!” - Replicò iniziando a slacciarsi la cintura.
- "Ti sembro tua suocera?"
Diede un altro lungo sorso di birra, prese la mia mano e se la mise sul cazzo: "Sei geloso? C'ho un bel carico pure per te!"
Iniziai ad accarezzare prima le palle, poi tutta l’asta che stava già premendo contro il tessuto della divisa. Lo massaggiai dolcemente, cercando di agevolare l'erezione che spingeva sempre di più sul fianco destro. Così facendo, lo portai lentamente lungo il bacino e la cappella fece capolino dalla cinta dei pantaloni.
- "Caspita, bello lungo!"
Il soldato, orgoglioso - "È tutto tuo, divertiti!" - mentre la capocchia paonazza e lucida brillava alla luce della lampada che illuminava appena la stanza.
Presi ad accarezzargli con le dita la cappella e quel poco di carne calda che fuoriusciva dai pantaloni. Allargò un po' le gambe, tirandosi giù la zip. Mise le braccia sullo schienale del divano. Gli slacciai la cintura, liberandogli l'uccello duro.
Mi infilò in bocca tre dita per umidificarle. Ci sputò sopra anche lui e le fece entrare nelle mie mutande. Massaggiò bene intorno all’ano. Tenendosi i pantaloni, a cazzo duro, andò verso l'angolo cottura e infilò le dita in una confezione di margarina. Ritornò ad occuparsi della mia fica anale, mentre intrufolavo una mano sotto la canotta ed iniziavo ad accarezzagli i pettorali pelosetti. Continuai a fissarlo. Scesi sugli addominali, fino ad arrivare di nuovo al suo cazzo. La mia mano lo impugnò in un una lenta e meravigliosa sega.
Il militare ci sapeva fare. Al primo dito gemetti silenziosamente, ma poi mi lasciai andare e alzai il tono. Mi fece cenno di non esagerare o avremmo svegliato l'altro, ma avevo due dita nel culo e ne avrei volute ancora. Il militare aumentò la velocità della penetrazione. Le dita dentro di me erano ormai tre e lo avvisarono che ero ormai caldo e pronto.
Fingendo di concentrarsi sul film, allungò la mano e mi accarezzò il retro del collo. Quindi, mi tirò in basso: “Guarda ‘sti pacifisti sfondati di culo, bucchini ai soldati devono fare!”
Il messaggio era chiaro e la mia bocca si avvicinò e con la lingua iniziai ad accarezzargli la cappella, ruotandoci delicatamente intorno. Mi soffermai sulla punta e sul buchino dal quale faceva capolino una goccia di liquido seminale. Me ne appropriai e subito la cappella scomparve tra le mia labbra golose.
Il ragazzone emise un leggero mugolio e poi buttò indietro la testa: “Ummhhh... Porca troia...”
La sensazione della mia bocca umida sul suo uccello evidentemente gli stava generando un brivido di piacere. Mi lasciò fare, fino a sentire il suo cazzo scivolare dentro di me, fino in fondo alla gola. Rimasi così per qualche secondo, muovendo la lingua, per poi riemergere per riprendere fiato. Continuai con una mano ad accarezzargli e massaggiargli le palle ed ogni tanto passavo al buchetto.
Ripresi a succhiarlo con più foga di prima, senza interruzione, mentre lui mi dava il ritmo spingendomi la testa: "Siiih...Bucchina che non sei altro...Succhia!".
Ogni tanto mi lasciava respirare. Beveva dalla lattina e mi riversava un po’ di birra in bocca. Quindi, mi spingeva di nuovo in basso.
Quando il tenente provò a sfilarmi i jeans lo fermai e gli sussurrai di accontentarsi per quella sera. Ricominciai a succhiare con più decisione, lui si rilassò e mi lasciò fare tra risucchi, leccate e affondi di gola. Ormai mi faceva male la bocca: “Senti, scusa, ma io non ce la faccio più... Devo smet...”
Non mi fece finire la frase: “Allora fattela mettere in culo!"
Mi fece posizionare sul divano, in modo da poter continuare a vedere il film.
Mi si avvicinò e si mise a leccarmi il buchino, cercando di affondarci la lingua. Poi si sollevò e mi appoggiò l'uccello fra le chiappe, allargandole con le mani. Sussultai e sentii quasi subito i muscoli pulsare, segnale inequivocabile che fremevo dalla voglia di sentirlo tutto dentro di me. Appoggiò la cappella e iniziò a giocarci. Facendomi poggiare la faccia sulla spalliera del divano, mi afferrò per i fianchi, mentre con le mani mi allargavo più possibile le chiappe. Mi sputò sul buco, appoggiò la cappella e questa volta, tenendomi stretto, affondò: "Miiiihhhh...Senti come entra liscio liscio".
Mi lamentai un po', ma non gliene fregò nulla.
- "Che figa di culo c'hai...."
Era in corso un assalto al mio culo e nel film a un villaggio, quando all’improvviso dall’altra stanza uscì il collega in boxer.
Alto, rasato, moro e massiccio: "Porca di quella troia, vuoi abbassare sto cazzo di volume?"
Era un omone, alto almeno venti centimetri più del collega. Guardandoci, se ne andò al cesso. Sentimmo lo scarico e lo vedemmo che, uscendo, si sistemava ancora il pacco. Per quanto volesse fare l'indifferente, aveva l'uccellone barzotto che premeva contro il tessuto. Speravo si sarebbe subito unito a noi, invece fissando il commilitone: "Tu matto sei!"
- "Maleducato! Non saluti manco gli ospiti?" - chiese il mio chiavatore, mentre le sue palle dondolavano come campane.
Il nuovo arrivato si tirò fuori il cazzo bruno e barzotto, se lo scapocchiò e ironicamente: "Buonasera signorina!"
Me lo mostrò come un trofeo, come per dire - Guarda cosa potresti avere, ma scordatelo! - e si girò per tornarsene in camera. Ma il mio bel tenente lo richiamò: “Oh, resta, che mica lo dico a tua moglie".
-"Io sono fimminaru...A me mi piace la figa!"
Subito l'amico sfilò l’uccello dalla mia apertura anale e in un unico movimento lo riaffondò, provocando in me solo un tenue: "Ohh!". Mi diede due forti schiaffoni sulle natiche, poi mi fece alzare una gamba poggiandola sullo schienale del divano. In quella posizione mi allargò le natiche, aprendomi la fica anale: "E questa cos'è secondo te? Non è na fimminedda? C'ha il culo bagnato come una figa. Ti piace? E dillo all'amico mio..."
L'uomo rise di gola mentre io rispondevo al tenente: “Sì, inculami. Mi piace, godo anch’io. Più forte, più in fondo”.
Il tenente gli disse che si trattava solo di una serata, che sarebbe rimasto tutto tra noi, come quando si andava a puttane. Gli ricordò che li aspettava una missione all'estero e un'infinità di pippe solitarie.
Prendendo fiato, anche io lo invitai: "Sì, vieni... Pure io sono fidanzato."
Dando un altro colpo secco di bacino, il tenente: "Fidanzato, ma intanto hai preso più pizze tu di un forno a legna.”
Il collega in boxer ridacchiò della battuta e, carezzandosi l'addome pelosissimo, chiese: "Fidanzato con donna?"
- "Sine!" - rispose il graduato al posto mio mentre sentivo il suo cazzo sempre più grosso dentro di me.
Annuendo, il collega si accostò al divano, mentre il tenente stava dando gli ultimi colpi. Il mio retto si era completamente dilatato e anche le palle avrebbe potuto far entrare. Arrivò un orgasmo violento che lo fece squassare e tremare. Mi sentii lacerare, le mie mani percorrevano il mio uccello quando avvertii chiaramente i suoi schizzi caldi nell’intestino. Uno, due, tre... Con lo sfintere che allargavo e stringevo era come se gli stessi mungendo le ultime gocce. Quando ho capito che non ce n'era più e che ormai ero pieno, lo sfilai ma stringendo le chiappe. Non volevo che lo sperma mi uscisse dal culo e mi voltai per assaporare l’asta gocciolante.
Lo ingoiai per pulirlo e lui: “Bravo… Leccalo…Senti il sapore del tuo culo misto alla sborra”.
Il nuovo arrivato sembrò apprezzare la scena e giocherellò con il suo capezzolo destro, circondato da una fitta e riccia peluria. Aspettò che mi riposizionassi a novanta sul braccio del divano. Capendo che tipo fosse, attesi il permesso di agire.
Il tenente, invece, sembrava avesse fretta: "Che aspetti? Fai vedere pure a lui quanto sei troia".
Rimasi fermo a guardarlo dal basso e quello: "Bravo, hai capito come deve funzionare". Sghignazzò e con un cenno mi concesse di avvicinarmi: "Ti piace il sapore di piscio?"
Accennai un no e lui: "Ti piacerà!"
Si toccò il cazzo con sempre maggior insistenza, fino a scappellarlo completamente. Rimasi letteralmente rapito dalla visione della sua cappella enorme, violacea. Presi a masturbarlo, ma quello si scostò e iniziò a giocare col suo cazzo duro, sbattendolo sulla mia fronte, sulla faccia, sulla guance. Io me ne stavo lì con la bocca aperta come una troia ninfomane, ma quello stronzo non me lo metteva.
- "Oh, leccami le palle, che è il tuo mestiere secondo me..."
Iniziai, ma lui sul più bello si tirò indietro. Stanco dei giochi, la sua mano callosa finì dietro la mia testa: “Basta. Pigghiati sta minchia."
Mi piantò il cazzo il gola. Il porco voleva scoparmi la bocca con quel suo uccellone, tozzo, nodoso e umido di piscio, mentre il tenente si era messo a guardare il film di Rambo.
Sperando nella doppietta promessa, spalancai di più le gambe per mostrargli la fica aperta e fradicia del suo sperma. Il tenente, però, non colse subito l'invito: "Devo pisciare!"
Rientrato dal cesso, cominciò a segarsi, adocchiando il mio culo, che spurgava la sua sborrata, lasciandola scivolare lungo le cosce, e un po' il film.
Mugolavo sonoramente mentre, oramai in visibilio, succhiavo e pompavo con gli occhi chiusi ed in maniera indecorosa il bel cazzo del soldato. Lento e poi veloce, non riuscivo ad abituarmi al suo ritmo, ma mi faceva godere. A bocca piena, gli tastai le palle e le sentii dure. Il maialino era carico a pallettoni e chissà da quanto tempo.
Continuai a pompare guardandolo dritto negli occhi, come a sfidarlo, quasi a volergli chiedere: Tua moglie te li fa così bene i pompini?
Di scatto, si tirò indietro e: "Minchia! Che punpinazza sei..."
Non intendevo sprecare il succo di quei grossi coglioni scuri. Quindi, lo riavvicinai a me e aumentai l'intensità del bocchino, fino a che non esplose, riversandomi diversi schizzi di sperma. Tenni stretto fra le labbra il minchione nerboruto e mi trattenni a giocare con la cappella, tenendo lo sperma in bocca. Quindi, sollevai la testa e gli mostrai la lingua oscenamente piena di crema bianca, prima di farla precipitare in fondo alla gola.
Soddisfatto e sazio -"Che troia!" - mi fece il militare.
Si rimise il cazzo nei boxer. Si diresse verso il frigo, l’aprì, bevve del latte e, rivolgendosi all’amico, come se io non ci fossi stato, commentò: “Sempre co’ sto Rambo. Secondo me sei frocio.”
Sul monitor c'era la presa in ostaggio di quattro missionari, compresa Sarah Miller, da parte dello spietato Maggiore Pa Tee Tint.
- “N'culo glielo devono mettere ai missionari! Finocchi di merda!”
Sprofondammo entrambi sul divano. Appoggiai la schiena contro il suo torace a chiusi gli occhi, assaporando quelle sensazioni che ancora mi attraversavano.
Il soldato si accese una sigaretta: "Che cazzo di film."
Si voltò dalla mia parte, mi sorrise e inaspettatamente mi baciò superficialmente: "Beddu mio, ci voleva proprio, no?"
Il suo viso era stanco, ma appagato: "E' stato bellissimo teso'. Sei stato meglio di una puttana".
Con il culo rotto e la sborra dell’altro stronzo in bocca: "Forse ho esagerato..."
- "No, no...Anzi. Che, mi passi da accendere?"
Presi l'accendino e glielo passai.
- "Ti faccio una proposta: nell'appartamento di fronte ci sono tre altri colleghi. Uno alla volta te li mando qua, già nudi. Io mi metto d'accordo prima per la tariffa. Che ne dici?"
- "Tu sei matto!"
Si scostò bruscamente da me: "Oh, allora te ne puoi andare a 'fanculo! Sto stanco."
- "Posso farmi una doccia?"
- "No, esci così! Così fai capire a tutti cosa sei!"
- "Sei un bastardo!"
- "Che ci vuoi fare? Sei una vacca, una gran vacca. Devi solo accettarlo".

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