Gay & Bisex
UNIVERSITA' - PARACADUTISTI 2
di chupar
03.03.2024 |
6.152 |
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"Mentre mi schizzava in faccia, quasi accecandomi, il primo mi sborrò direttamente in gola..."
Il mio soldato sghignazzò e spense quasi del tutto le luci. Dal nulla comparvero altri maschi. Alcuni, ridacchiando, accesero delle torce, rendendo la scena spettrale ed eccitante al contempo. Sentii un vociare sommesso. Qualcuno sollecitava qualcun altro. Non si capiva, né si vedeva bene data la semioscurità.L’autista aggiunse che erano paracadutisti di ritorno da una missione. Era un gioco da puttane, ma occorreva farlo fare a qualcuno se da dei ragazzi carichi si volevano raggiungere dei risultati senza risse o problemi.
- "Ma tu sei pazzo, mi vuoi fare spaccare?"
E lui, dandomi uno schiaffo sul sedere: "Non mi hai detto che ti piace farti sfondare a fondo?"
L’ambiente era decisamente fumoso. Sembrava che fossimo in una realtà parallela. Nel buio e tra il fumo spesso c'erano molte più persone di quanto pensassi, tutte però lontane le une dalle altre. Certi si strofinavano le mani sui pantaloni, altri si stimolavano il pacco, per quanto riuscivo a vedere.
Aldo restava il mio punto di riferimento. Era quello fermo vicino a me. Come se stessimo prendendo un caffè, mi disse di lasciarli fare tutto ciò che volevano, che due giorni dopo sarebbero partiti chissà per quanto: “Tu stai tranquillo...”
Aldo ironizzò, dettando le tariffe per un lavoretto di mano, di bocca con protezione e con ingoio. Un soldato, dal buio, replicò: "Ehi, non fa sconti comitive?"
Un altro chiese ironico: "Ce lo fai stereo con ingoio?"
Tra le risatine, un altro cercó di stemperare la tensione: “Facciamo tre in contemporanea? Pagamento anticipato.”
Aldo si spazientì: “Oh, forza... Basta a fare i coglioni. Mica possiamo stare qua tutta la notte!”
Decisi di abbandonarmi al gioco. Razionalmente sapevo che sarebbe stato più sicuro sottrarmi, ma davvero non ne avevo la forza. I nuovi arrivati però non si avvicinavano, piuttosto tendevano a circondarmi senza concludere.
Finalmente un omaccione grande e grosso si decise. Valentino (così lo chiamò l’autista), farfugliando come un ubriaco, mi riportò alla lucidità: "Porca puttana! Sono tre mesi che vado avanti a mano! Ma non c’era una figa disponibile?"
Aldo: “ E dove la trovo una che si fa sbattere da tutti? E poi se vi porto una figa me la riducete da ospedale!”
- “E li soldi che t’avemo dato?”
- “Oh, e voi mettere il rischio?”
- “Sei il solito pezzo di merda!”
Rivolgendosi a me e spingendomi per la schiena: “Allora, mettiti a pecora! Me devi fa recupera' la spesa!”
I compagni lo illuminarono. Era un gran bel pezzo di ragazzo. Dimostrava sui trentacinque anni, testa rasata, peloso e incazzato. Gli altri scherzavano, ridevano, dicevano di aver sempre sospettato che Valentino fosse frocio. Non si facevano scrupoli a parlare di me come di una cagna che aveva dei ‘pruriti’ e che mi avrebbero soddisfatta. Delle mani, non so a chi appartenessero, s’intrufolarono fra le mie chiappe, altre mi tastarono il petto, le cosce....
Cominciai a sbavare come una cagna affamata. Spostandomi da un corpo all’altro, tastavo cosce pelose, glutei sportivi aprendo la bocca e tirando fuori la lingua. Avevo voglia di sentire l’odore di altri cazzi, di leccare palle sudate, di essere ancora sbattuto come una troia. Alcuni, ghignavano timidamente, altri guardavano, altri mi toccavano, ma poi non sapevano che fare, forse per timore del giudizio degli altri, forse aspettando che un altro cominciasse.
Valentino passò la sigaretta che aveva in bocca e appoggiò la sua cappella contro il buco, e gradatamente spinse. Aveva un pisello largo e mi fece male: “Fai piano ooooh…”
Smise e chiese: “Aldo, ma il culo non gliel’hai fatto?”
Aldo: “Certo...E che cazzo!"
E un altro dal buio: “Come no? E' solo che ce l'ha piccolo!"
- "Ma vaffanculo!”
Tutti risero tranne Valentino che, spazientito, cominciò a leccarmi culo, fingendo di non sapere che stava lappando anche il sapore di Aldo. Aveva una lingua imponente. Io ansimai voglioso, mentre proponeva agli altri di assaggiare il mio bocconcino anale. Nessuno volle imitarlo e lui sputò abbondantemente sul mio buchino. Altri subito lo imitarono, mentre lui faceva altrettanto sul suo palmo con cui si inumidì la capocchia. Quindi, dopo averlo fatto scivolare sullo sputo degli altri, lo ficcò senza tanti complimenti: “Buono... Che mo' te faccio pure io il culo!”
L'aveva così duro che fu facilissimo mettermelo. La voluminosa nerchia sprofondò ed io ne sentii le meravigliose dimensioni, perdendo quasi subito il controllo: “Siiii! Cazzo! Aprirmi!”
Si assestò a fondo: “Oohhhh... Bravo!"
Aldo chiese, forse aspetttandosi un ringraziamento: "Allora? Com'è?"
E Valentino: "Bel culo, ma tua sorella ce l'ha più sfondato!"
Tutti risero e Aldo lo mandò a fare in culo, cosa che in realtà stava già facendo.
I miei gemiti e ansimi, i gridolini di dolore si fecero più acuti. Il soldato mi tappò la bocca e ordinò: “Ficcategli un cazzo in bocca! Coglioni! Che vi devo dire tutto io?”
Si misero in fila indiana, masturbandosi a debita distanza, affinché non toccasse il culo di chi li precedeva.
Un militare biondo (credo) per primo mi offrì il suo pisellino teso e depilato, illuminandolo con una torcia: “Apri bene!”
Lo sfiorai e poi strinsi il fusto, notandone la durezza. Lo accolsi in bocca, lo succhiai un po’ e, quindi, lo ingoiai fino alla radice. Mentre lo pompavo un suo amico gli chiese se fossi meglio di una certa Enrica. Il biondo rispose che la sua Enrica era una brava ragazza. Ebbi solo il tempo di salire e scendere poche altre volte che quello, senza neppure mugugnare, mi eiaculò in bocca. Tutti sghignazzarono e uno disse che da quanto era stato veloce si vedeva che andava ancora avanti a seghe con la sua fidanzata.
Mentre Vale mi sbatteva il culo come un martello pneumatico, un altro cazzo mi si presentò davanti. Questo era circonciso e piuttosto largo, con un bel cappellone paonazzo e due grosse palle pelose: “Prima leccami i coglioni, porca maiala!” Dall’accento capii che era toscano. Cercai di distinguerne il volto nella penombra ma quello irruento, mi ripeté l’ordine: “Su avanti, succhiami le palle!”
Tirai fuori la lingua e iniziai e leccare, mentre gli altri mi toccavano ovunque. Lo accarezzai e lo lappai per un po’. Gli strinsi le palle, me lo ficcai in bocca. Era un bel cazzone, uno di quelli che ti fanno mancare il respiro. Il soldato spinse il bacino verso la mia bocca e mi scopò in gola. Continuò fin quando si tirò indietro e, dopo aver dato il cinque a quello che lo seguiva in fila, scivolò sotto di me.
Valentino, comprese le intenzioni dell’amico e lasciò libero il posto. Mi sedetti su di lui e sentii una nuova cappella penetrarmi. Non tardò un altro militare a posizionarsi davanti a me per farselo succhiare: “Vai! Va!”
Lo accolsi nel mio cavo orale e intanto un altro soldato gli si accostò: “Oh, piglia pure questo!”
Il collega, indispettito, provò a bloccarlo: “Cazzo! Rispetta il turno!”
- “E che? Sei geloso? Mica è tua moglie?”
Mi scoparono alternativamente in bocca senza pietà. Intanto altri vagavano attorno alle caldaie, sistemandosi qua è là per poi andare verso il fondo dove delle ombre si intravedevano muoversi nell’oscurità.
Eccitato e carico da tempo, il secondo arrivato cominciò a segarsi bestemmiando per la poca resistenza, data l’arsura. Mentre mi schizzava in faccia, quasi accecandomi, il primo mi sborrò direttamente in gola.
Intanto, dietro, Valentino iniziò a masturbarsi sempre di più violentemente. Ne sentii il respiro più intenso, finché il suo sperma scivolò tra le mie natiche. Bagnò il cazzo dell’altro che mi stava inculando da terra e che, proseguendo con il suo andirivieni, me infilò dentro lo sborro del collega. La cosa fu eccitante anche per quello, infatti, da come cominciò a sbattermi violentemente, ipotizzai stesse per venirmi nelle viscere. Non sbagliavo. Un calore forte m’invase e la sua lava bollente m’inondò con un: “Cazzoooh....Ti sborro in culo!"
- “Sì, riempigli la figa!", commento un altro.
Fu la volta di un nero. Mi divaricai le natiche, invitandolo a prendere possesso del mio fiorellino sfondato. Lo sentii appoggiarsi e spinsi il bacino verso di lui.
Il ragazzo sapeva come usare il suo attrezzo. Spinse, ma senza violenza. Entrò fin dove poteva senza forzare troppo e io avevo l’uccello dritto come non mai. Con mia somma sorpresa, la sua mano l’afferrò e iniziò a masturbarmi. Ero al massimo dell’estasi. Nel momento in cui i primi schizzi cominciano a fuoriuscire dal mio glande, sentii anche il suo caldo seme colpire il mio intestino. Mi sembrò di impazzire!
Il primo gruppo si allontanò e subito altri si avvicinarono. Da quel momento non si capii più nulla.
Altri - forse tre o quattro - mi si alternarono in gola. Un altro si piantò con il suo cazzetto nel mio povero culo eccessivamente dilatato per lui - “Muoviti puttana”. Lo sentii appena sfilarsi che qualcun altro decise di farmi cambiare posizione, mentre un loro compare, segandosi, mi veniva in faccia e tra i capelli.
Altro che fila... Ero diventato uno sborratoio per il gruppo.
- "Oh, facciamo piangere stò frocio!" -disse qualcuno.
- "Facciamogli un doppio regalo!" - replicò un altro.
Ricordo solo che un ragazzo villoso si sdraiò a terra e mi fece sedere sul suo cazzo lunghissimo, guidandomelo nell'ano; un altro mi si piazzò dietro ed entrò prepotentemente con lui, apostrofandomi con un accento napoletano: “Ti piace pigghia’ du cazzi ind’ o’ culo?”
Un dolore lancinante mi attraversò, come scosse elettriche. Un altro colpo secco ed entrò mezzo cazzo del napoletano. Uscì un po' il primo. La penetrazione era meno profonda, ma di colpo spinsero insieme ed entrambi mi entrarono dentro.
Non riuscivo a muovermi tra il peso dei due soldati. Come invasati pompavano alla massima potenza e lo sbattere dei coglioni di quello che stava sopra contro il mio culo risuonava tra il sudore e i brusii degli altri. Colpi su e giù, veloci e violenti, finché mi sentii tirato su dai capelli. Un terzo m'infilò il suo cazzo in bocca. Spinse, si arrestò. Non lo muoveva mentre sotto mi lavoravano come due martelli demolitori.
Venne prima il napoletano che non trattenne un urlo di gioia mentre mi colava nel culo. - "Vengo anche io!" - biascicò quello che stava sotto mentre il compare, avendolo estratto, lasciava che il suo seme scivolasse sugli ultimo colpi del collega. Dopo pochissimo anche lui mi diede da bere.
L’orgia continuò ancora a lungo. Gli odori divennero più forti, il pavimento scivoloso di sperma e sudore. le frasi sempre più scomposte.
- "Vediamo se ingoia tutto".
- "Che dite, tutti dritti in gola o gli sborriamo addosso?"
– "E `sti cazzi. Come viene viene! Che ti fai riguardi per 'sto rottoinculo?"
Una successione di maschi anonimi, s’infilarono nei miei pertugi. Si liberarono i coglioni dall’insostenibile peso del liquido seminale, facendomi eiaculare per tre volte. In pochi avevano usato il preservativo. Ero lercio come una delle peggiori puttane ninfomani e aperto come una vacca sfondata. Solo allora pensai con disappunto a quanta sborra avessi ingoiato, a quanta mi avesse riempito l’intestino e anche a quanta mi era stata schizzata in faccia o addosso.
Mentre avvertivo leggeri conati di vomito e ancora stavo pulendomi, Aldo mi lanciò un rotolo di carta igienica.
Ordinò ai ragazzi di andare a dormire e: “ Raga’…Per stasera è andata così... Ma non prendetelo a vizio. Se ci beccano i superiori o qualcuno parla, il culo lo fanno a noi!”
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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