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Gay & Bisex

L’UNIVERSITA’ - PARACADUTISTI 1


di Membro VIP di Annunci69.it chupar
30.06.2023    |    5.389    |    6 9.1
"Quello restò immobile e io iniziai un lento massaggio all'asta attraverso la stoffa..."
Era venerdì sera e i ragazzi dell'appartamento avevano deciso di dare una piccola festa. Sapevo che non mi ci sarei divertito, quindi accettai il suggerimento di un mio amico per allargare un certo giro di frequentazioni. La mia ragazza non la vedevo molto spesso, quindi sarebbe stato divertente poter fare festa con altri.
Mi presentai all'appuntamento organizzato al buio dal mio amico nel cinema porno della Cecchignola. Stavo osservando la platea in cerca del tipo che avrei dovuto incontrare. Lo sguardo mi cadde su un uomo che si stava pastrugnando il cazzo da sopra i pantaloni. Quello che intravedevo era parecchio interessante. Cominciai anch’io a strusciarmi la mano sull'uccello. Intanto con la coda dell’occhio mi osservavo intorno.
Andai verso i servizi. Ai pisciatoi, ancora mezzo in tiro, cominciai a pisciare. Qualcuno venne a mettersi vicino a me. Era uno sui trentacinque che, a cazzo duro, cominciò a masturbarsi. Il mio uccello si risvegliò e la voglia ebbe il sopravvento. L'uomo allungò la mano e me lo afferrò, cominciando una bella sega. Ricambiai. Le nostre braccia si incrociarono. Con la destra mi pastrugnó le chiappe e con il dito mi stimolò il buco. Improvvisamente mi abbassai e in un colpo gli presi in bocca il cazzo. Chiusi gli occhi in estasi. Quando li riaprii il cesso si era animato. C'erano altri tre tipi che ci osservavano toccandosi.
Infoiato, uno dei tre si accostò allo sconosciuto e gli poggiò la cappella sul buco. Spinse ed entrò con una certa facilità. Appena lo sentì dentro l'uomo cominciò a muoversi fottendosi da solo.
Pochi minuti e improvvisamente smise, sborrando nella mia mano. L'inculatore si spostò da lui, quello si rimise l'attrezzo nei pantaloni macchiati chissà di cosa, con un cenno del capo mi salutò e se ne andò.
Ritornai in sala, lasciando l'inizio di un nuovo rapporto tra quelli rimasti nel cesso.
Mi fermai nei pressi dell'uscita, quando mi sentii urtare la spalla, una due volte. Pensai a un contatto fortuito, poi ne arrivò un terzo con maggiore vigore: "Non girarti!"
Mi sforzai, ma la voglia era tanta. Le spalle si toccarono e rimanemmo entrambi immobili, come per realizzare la situazione.
- "Hai già fatto la troia nel cesso?"
- "No, ma che dici?"
- “Nu'ce credo. Da quello che mi hanno raccontato...”- disse senza perdersi in preamboli e con forte accento romano - "...Te piacciono i maschi decisi, no?”
- “Sì, abbastanza.”
Mi prese una mano e se la portò al pacco. Era duro, gli stava scoppiando nei pantaloni. Quello restò immobile e io iniziai un lento massaggio all'asta attraverso la stoffa.
- "Bravo... Controlla la merce!"
Mi fermò. Io mi girai. Era un militare sulla cinquantina. Capelli cortissimi, brizzolati, e lo sguardo da depravato. Aveva un viso scolpito, e un paio di bei baffi ancora neri e belli grossi, mascella e naso pronunciati. Era un gran figo e non vedevo l’ora di prenderlo in bocca e in culo: “Andiamo alla toilette?”
Mi rivolse uno sguardo di sufficienza: "E che ce voi fa là dentro? Sarà pieno de sborra dappertutto..."
Mi girò intorno, quasi per guardarmi meglio. Io restai fermo anche quando mi schiaffeggiò il culetto.
- "Ora che abbiamo fatto conoscenza, meglio se andiamo in un posto tranquillo.”
- "Ma io manco ti conosco!"
- "E allora? Quello che hai segato nel cesso che t'ha dato i documenti prima?"
Uscimmo e mi infilai nella sua auto, non immaginando dove stessimo andando. Lungo il tragitto ogni tanto gli lanciavo un’occhiata, cercando di chiedergli qualcosa, ma sembrava molto poco incline a chiacchierare di sè. Notai la fede al dito, ma non gli chiesi nulla in proposito. Lui mi disse solo che era del 186º Reggimento paracadutisti “Folgore” e che, al momento, era utilizzato come autista. Cominciò a chiedermi quanti uomini avessi avuto, che pratiche sessuali mi piacevano, se mi facevo venire in bocca, se ingoiassi e quanto mi piacesse la sborra.
Quell'uomo mi stuzzicava la mia eccitazione. Il mio cazzo già cominciava a irrigidirsi immaginando situazioni erotiche sempre più eccitanti.
- "Come te chiami?"
- "Aldo. Ora che ne dici de famme vedè la passera?"
Il gioco era sempre più eccitante. Mi abbassai i jeans, mi misi di fianco e scostai le mutandine.
- "Che bella patatina depilata" mi fa, sfiorandola con un dito.
Sorrisi e lui si sputò sulle dita e le passò superficialmente sul solco delle chiappe. Emisi un mugolio.
-"Stai vogliosa, eh?"
Incominciò ad andare avanti ed indietro ed io iniziai a eccitarmi sul serio. Mugolai ancora e spinsi il bacino verso quelle dita che mi stavano dando un immenso piacere.
Estrasse le dita, io aprii gli occhi.
- "Allora lo voi?- chiese acchiappandosi il pacco e massaggiandoselo da sopra i pantaloni. Gli facevano male i testicoli perché non tirava il latte da settimane. Voleva il mio culo affinché potesse mungere i suoi coglioni.
Non risposi, ma vidi che già si stava sbottonando la patta.
Mi afferrò la mano e me la portò sui coglioni grossi e pelosi ed io senza dire una parola li accarezzai. Il cazzo gli divenne enorme. Lasciai le palle pelose e impugnai saldamente il cazzone scuro e iniziai a fargli una sega, guardandolo negli occhi. Dal portafoglio tirò fuori una fotografia di una ragazzina.
- "Chi è?" – chiesi al soldato.
- "E' la fidanzata di mio figlio" – rispose. – "Mi ha mandato una lettera e questa foto per farmela vedere e me l’ha fatto diventare duro. Ma anche tu non scherzi". Aveva un sorriso beffardo nel dirlo, che mi fece sentire una vera puttana tanto che aumentai il ritmo della masturbazione.
- "Basta" mi disse. Io obbedii.
Si abbottonò i pantaloni, scese dall'auto a cazzo barzotto, si incamminò, facendo cenno di seguirlo.
Superammo un cancello circondato da una rete metallica che delimitava l’area militare. Giunti in un vicolo tra due blocchi edilizi, mi guidò e aprì una porta di metallo.
- “Che posto è?” - chiesi un po' preoccupato.
Con un cenno del capo - “Tu entra, che parliamo” - e si afferrò il pacco.
Eseguii l’ordine senza fiatare. Una volta dentro, chiuse la porta.
Rimanemmo quasi totalmente al buio nel vano caldaie della caserma. C'era giusto qualche lampadina sfocata a illuminare certi dispositivi. L'aria era soffocante, il caldo non da meno. Catturai il suo sguardo e gli diedi un'occhiata per fargli capire che non mi convinceva molto la situazione. Qualcosa mi diceva di andarmene, tuttavia, non riuscivo a non immaginarmi il cazzo di quell'uomo che diventava duro mentre lo stuzzicavo.
Appoggiai la mano al suo petto, palpeggiandolo e sentendo i suoi muscoli ben delineati. Piano iniziai a scendere, massaggiandolo ed iniziando a slacciare i bottoni della camicia. Era ben fatto, palestrato e con il petto rasato e pungente per la ricrescita. Gli sbottonai i pantaloni e gli abbassai la cerniera. Il suo cazzo lo si poteva intravedere attraverso un paio di slip bianchi piuttosto attillati. Non era più completamente in tiro. Poggiai la mano e glielo presi. Benché ancora semiduro, aveva già delle dimensioni considerevoli e il sacco delle palle si preannunciava altrettanto importante. Presi in mano il suo uccellone e lo feci venire fuori. Lui mi sbottonò la camicia, ma non me la tolse. Mi accarezzò il petto mentre io iniziavo un lento massaggio al suo fantastico cazzo, che in qualche attimo crebbe a dismisura tra le mie mani.
Mi bloccò: “Niente baci o altre cazzate da froci!”
Soggiogato, ubbidii senza fiatare. Presi la cappella fra le labbra ed iniziai lentamente a esplorarla con la lingua attorno al glande, lungo il frenulo e nella fessura che porta al buchino in cima.
L’effetto fu immediato e il mio Signore approvò – “Ummhhh… Ora succhia, succhia! Pompamelo bene!”
Era venuto il momento di andare più a fondo e così iniziai in pompino vero e proprio, su e giù per l’asta, cercando di farmelo entrare tutto. Afferratomi dietro la nuca cominciò a scoparmi, mentre mi diceva quanto fossi sexy con un grosso cazzo che mi soffocava e mi imbavagliava. Mi afferrò la chioma e spinse la mia testa più a fondo: " Me stai a fa scapoccià".
Chiuse gli occhi mentre ingoiavo il suo uccellone e le sue palle si appoggiavano sul mio mento. Mi mancava l'aria. Cercai di allontanarlo.
Quello mollò la pesa e gettò uno sguardo verso la porta: “Porca de 'na troia! Pische' lo prendi come una puttana navigata..."
Riposizionò la mano e ricominciò a scoparmi in gola. I gemiti divennero più forti mentre il suo cazzo andava dentro e fuori dalla mia bocca. Con la mano ogni tanto mi forzava a lasciarmi scopare la gola senza pietà.
- “Lo voi senti' il sapore della sborra?”
Annuii e lo ingoiai ancora più a fondo. Con una mano gli presi la sacca dei coglioni e la strinsi in modo leggero, ma deciso, tirandola in basso: "E presto! poi te lo dò...".
Mi prese, mi alzò, mi girò e mi fece chinare a novanta. Mi calò i pantaloni e mi scostò le mutande. Me lo accarezzò. Sentii il calore delle sue labbra sulle mie natiche. Iniziò a baciarmelo mentre mi allargava le chiappe. Arrivò a leccarmi il buchetto umido. Socchiusi gli occhi godendomi il caldo della sua lingua contro l'ano. Muoveva la lingua in maniera delicata e con la punta si spingeva dentro. si sistemò a terra, seduto. Io, lateralmente e poggiandomi sulla sua coscia tornita presi di nuovo in bocca il suo cazzone scuro. Andammo avanti qualche minuto, mentre lui mi stuzzicava la prostata.
Un mugolio di piacere uscì dalla mia bocca quando estrasse il dito lubrificato. Si mise dietro di me dicendomi di stare rilassato e sentii la cappella dura che puntava.
- "Aspetta. Il preservativo!"
- "Ma vaffanculo! Vviè cqua!"
Si infilò. Mi sentii aperto, come strappato. Si fermò. Forse voleva farmi abituare alla sua presenza dento di me. Si avvicinò al mio orecchio: "Amo'... te faccio 'n culo come 'n casale!"
“Ahi ahi piano” dissi, ma quasi sembrava una finta per dirgli di fare il contrario. Si introdusse fino ai coglioni ed io: “Ahi, piano...cazzo! Non sono una troia!”
In realtà ero eccitato come una cagna e lui lo capì: "E allora? Non ti piace sentirtelo dentro come una troia?"
Portai la destra sul mio cazzetto, iniziando a masturbarmi. Sentivo il suo sesso che mi sfondava il secondo canale e in pochi istanti raggiunsi un forte orgasmo incredibile: “Godo! Cazzo, siiih... Godo dal culo!” In quel momento le gambe non mi ressero e Aldo mi sostenne per non cadere assieme a me.
Anche lui era all’apice, ma non voleva venirmi dentro. Mi disse che voleva al completo il repertorio ed io sapevo a cosa si riferisse. Ripresomi, mi chinai ai suoi piedi, elemosinando la sua sborra.
“Figlio di puttana, ti stai guadagnando il premio...”
Gli leccai lentamente il cazzo, partendo dalle palle pelose fino alla punta. Usai due mani per segarlo, mentre con la bocca avvolgevo la punta del suo uccellone. Me lo infilai in bocca, mentre una riga di saliva mi scorreva dalla punta della lingua.
Iniziò a scoparmi la bocca e ogni tanto faceva un affondo in gola. Si fermò per qualche secondo, ma sembrava al limite.
Con entrambe le mani gli presi le chiappe, poi con un dito cercai il buco del culo. Trovatolo, con decisione glielo infilai dentro. Probabilmente non se lo aspettava, ma grugnì di piacere: "Cazzo! Cazzoohh..."
Mi arpionò ancora più forte la nuca, si introdusse a fondo ed eruttò.
Le prime ondate, più possenti, mi scesero direttamente in gola, altre mi colarono lateralmente alle labbra.
Mentre si rimetteva a posto il suo “scettro”: "Ti è piaciuto?"
– "Sì...Cazzo quanto ho goduto… mi hai fatto godere tantissimo”".
– E sai perché ti piace prenderlo? Perché sei un… avanti, continua tu. Sei un…Avanti, dillo. Sei un gran…"
– "… frocio! – risposi rassegnato. Raccogliendo lo sperma che era fuoriuscito con le dita e portandomelo alla lingua, pensai "Alla faccia del cinquantenne!".
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