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La trasgressione di Rosa


di Membro VIP di Annunci69.it StraneEmozioni
06.07.2024    |    6.854    |    10 9.9
"Quando Francesca decise di imporle la mortificazione finale, la fece inginocchiare: Rosa aveva i capelli e il seno bagnati dagli umori di Francesca, dal..."
Quando ripenso a Rosa, mi rendo conto di quanto fosse complessa e intrigante: era una donna che sapeva cosa voleva, anche se la sua condizione di vita non le aveva sempre permesso di esplorare a fondo i suoi desideri sessuali: Dirigente d'azienda, pugliese di origine, Rosa era alta circa 1,60 con capelli neri e un seno generoso che a volte la imbarazzava, perché difficile da contenere. In forma e determinata, non aveva mai avuto una vita sessuale veramente soddisfacente, forse a causa della vicinanza eccessiva dei suoi genitori, che erano sempre presenti nella sua vita ed abitavano nello stesso palazzo, impedendole di ospitare a casa sua persone "poco raccomandabili" o di assentarsi a sua volta per andare a scopare da qualche parte.

Così, Rosa aveva maturato negli anni fantasie sessuali stravaganti leggendo romanzi erotici e guardando porno, in solitudine. Era arrivata a soddisfarsi, se così possiamo dire, in questo modo, perché il suo animo sensibile all’eros, con una predisposizione naturale ad accogliere i segnali che arrivano dalle persone che ti stanno intorno, non poteva trovare concretezza in un rapporto di coppia ordinario, come quelli che le si paravano davanti.

Lei aveva così maturato una femminilità spiccata, ereditata da donne di riferimento che aveva incontrato nella sua vita: tacchi, calze, trucco, movenze, tutto era ispirato a figure femminili che l’avevano colpita, fin da bambina. Si trattava principalmente di donne emancipate, che si vantavano di una vita sessuale attiva, a differenza della madre che escludeva qualsiasi accenno a sensualità e femminilità.

La sua di femminilità, quella di Rosa, e il desiderio di viverla si scontravano con l’educazione conservatrice tesa a creare una famiglia, inculcata dal nucleo familiare originale. Rosa poi aveva il “cattivo esempio” in casa di sua sorella Marina, due anni più giovane, che quelle vie standard e tranquille le aveva seguite fino in fondo: un marito rompipalle e maschilista che era stato il suo primo e unico fidanzato, due figli bravissimi a scuola, tanta cellulite da uso eccessivo di biscotti e ciambelloni, poco sonno e niente sesso ormai da anni.

Per fortuna, Marina aveva dato ai genitori suoi e di Rosa i nipoti ideali, lasciando la sorella libera di non fare altrettanto.

La tendenza a cercare il “bravo ragazzo” aveva sottratto a Rosa, nei vent’anni passati, ogni possibilità di esprimere in modo appropriato quella femminilità che emergeva dal suo sguardo malinconico ma torbido, dalle camicette di seta portate sui pantaloni morbidi che lasciavano intuire un sedere perfetto, dalle dita delle mani curate e delicate, dai rossetti accesi che spiccavano sul viso sempre poco colorito.

Quando aveva conosciuto uomini si era sempre posta la domanda se fossero stati di gradimento della sua famiglia. E quando incontrava qualcuno che la infiammava di desiderio, reprimeva quell’istinto perché spesso l’immagine dell’uomo che le generava non era rassicurante: niente lavoro in banca, o da professionista. All’epoca e fino al nostro incontro non riteneva possibile di compiere delle vere e proprie porcate a letto anche quei soggetti che in pubblico si mostravano educati, gentili, innocui. Come me: direttore, imprenditore, elegante, porco.

Quando ci incontrammo la prima volta, per lavoro, ci fu già una scintilla, un'attrazione immediata.
Mi raggiunse nel mio ufficio di Amministratore Delegato di un grande gruppo italiano insieme a due colleghi per concludere un accordo tra le nostre aziende.
Rimasi colpito dal suo sguardo come l’ho descritto poc’anzi e passammo tutto il tempo della riunione a flirtare con discrezione davanti agli altri.
Un messaggio della sua collega con la quale ero precedentemente in contatto, poche ore dopo la riunione, mi fece capire che dovevo muovermi: “Rosa ti ringrazia, posso darti il suo numero?”.

Cominciammo ad uscire e ci ritrovammo presto a letto, a casa sua. Il sesso andò subito alla grande tra di noi. Dovetti sgridarla un paio di volte per i peli lunghi, per l’inguine non in ordine, per essersi struccata prima di cena, per avermi accolto in casa in ciabatte: pretendevo e pretendo femminilità dalla mia donna, non accetto di cadere né che loro cadano nella sciatteria che uccide il rapporto.

Ero affascinato dalla capacità di Rosa di bilanciare una carriera di successo con un desiderio nascosto di esplorare la trasgressione, cosa che compresi prima di tutti e velocemente.

Le cose andarono come di seguito.

Una sera, durante un nostro incontro, la sua lingua non si fermò al mio cazzo. Scese giù, leccandomi i testicoli e poi il sedere con una tale passione e precisione che mi fece capire quanto Lei desiderasse esplorare nuovi confini. Fu lì che iniziammo a parlare delle sue fantasie, di fare l'amore in tre, sia con un'altra donna sia con un altro uomo.

Rosa si aprì con me come non aveva mai fatto con nessuno. Mi raccontò delle sue fantasie più intime e io, che ho sempre avuto la capacità di mettere a loro agio le donne nel sesso, la incoraggiai a esplorare. Volevo che si sentisse libera, che potesse sperimentare senza giudizio.

Mi raccontò dei romanzi erotici che aveva letto, dei video porno preferiti, del piacere che provava immedesimandosi in una donna usata sessualmente da altri, umiliata a compiere gesti sessuali su una donna o su un uomo.

La sua fantasia era dunque quella di essere sottomessa, di abbandonarsi completamente al piacere.
Era stata per troppo tempo la brava ragazza, figlia, lavoratrice rispettabile e rispettata.

Aveva voglie di umiliazioni sessuali, di essere usata, punita per quella vita insulsa dal lato erotico.

Così, un giorno, decidemmo di iniziare accogliendo fra di noi Francesca, una mia ex, nel nostro mondo di coppia.

Rosa sapeva che io e Francesca avevamo avuto una storia di sesso anni prima e si fidò di me quando le dissi che loro due sarebbero andate d'accordo. Francesca condivideva la stessa curiosità di Rosa per le donne ma aveva una indole dominante, quasi violenta, nel sesso: traeva piacere dal sottomettere, e quando le parlai di Rosa fu entusiasta.

Francesca arrivò quella sera di febbraio nell’elegante appartamento di Rosa in via Borgognona, a Roma. Salì insieme a me, prima ci eravamo incontrati sotto casa, su via Frattina, per bere un bicchiere e concordare i dettagli, riallacciare i rapporti.
Quando la vidi arrivare a piedi, scesa dal Taxi su via del Corso, era ancora più bella di come la ricordassi.

Salimmo in casa, Rosa era nervosa, ma l'eccitazione era palpabile. Francesca si presentò come una mia vecchia conoscenza e dopo qualche bicchiere di vino, le tensioni si sciolsero. La stanza era illuminata solo da candele, creando un'atmosfera intima e sensuale.

Sotto un abito scollato, Francesca indossava lingerie nera, calze e tacchi alti, mentre Rosa optò per un completo bianco che metteva in risalto la sua figura e la sua innocenza apparente, indossate sotto un vestitino attillato bianco anch’esso e tacchi dorati. Io, dal canto mio, avevo pianificato tutto nei minimi dettagli.

Francesca prese l'iniziativa, avvicinandosi a Rosa con un bacio delicato ma deciso. Rosa rispose con passione, le mani tremanti e frenetiche che esploravano il corpo magro di Francesca, il primo corpo di donna che toccava nella sua vita. Io osservavo, sentendo crescere l'eccitazione mentre guardavo le due donne cimentarsi senza impaccio in baci intensi, mentre si scoprivano reciprocamente il seno e passavano rapidamente dalla bocca ai capezzoli una dell’altra.

Quando le cose si fecero più intense, Francesca mi guardò e fece un cenno. Mi avvicinai a Rosa, baciandola con profondità mentre Francesca iniziava a spogliarla del tutto, lasciandole addosso solo il bellissimo paio di autoreggenti bianchi. Rosa sembrava persa nel piacere, i suoi gemiti si mescolavano ai nostri respiri, non aveva fretta, ma era ben intenzionata a prendersi e a ricevere tutto ciò che aveva desiderato da anni.

Francesca la afferrò dietro la nuca e la obbligò ad inginocchiarsi. Poi le si parò davanti, alzò il vestito e spostò di lato le mutandine: “laccala”, le intimò.
Rosa affondò il viso nel pube asciutto di Francesca e iniziò a leccare il suo sesso con frenesia isterica. Io mi posizionai dietro Rosa, le mani che accarezzavano i suoi seni e il suo corpo tremante. Quando Francesca ne ebbe abbastanza si voltò ed offrì il culo a Rosa e rivolgendosi a me disse “fammelo leccare come tu sai che mi piace”. Francesca voleva umiliare Rosa facendole capire che io e lei avevamo una intesa sessuale, la trasformava in una cuck queen. Spinsi la testa di Rosa contro quelle natiche perfette e la agevolai spingendola ritmicamente perché ficcasse la sua lingua appuntita dentro il buco del culo di Francesca che godeva estasiata.

Poi fu la volta di rendere un servizio di coppia e su richiesta di Francesca ci dedicammo, io e Rosa, a leccarle il culo e la fica insieme. Fu un momento, lunghi minuti, che ci unirono tanto. I nostri visi, le bocche, le dita, lavoravano insieme, spesso guardandoci negli occhi, intorno alle parti intime di Francesca. Rosa le infilava un dito nel sedere che io avevo bagnato e poi me lo metteva in bocca.

Sentivo le nostre salive mescolarsi, i gemiti di piacere delle due donne che diventavano sempre più intensi. Rosa assunse un atteggiamento sottomesso, lasciandosi andare completamente. Francesca e io la facevamo godere, sottomettendola letteralmente al nostro piacere, sia che ci dedicassimo a lei, scopandola e leccandola, sia imponendole di essere lei a fare cose a noi.

Rosa raggiunse l'orgasmo più volte quella sera, il suo corpo che tremava sotto di noi, completamente abbandonata al piacere psicofisico.

Rosa ebbe anche modo, da subito, di vedere come fosse una vera squirtatrice quando Francesca la innaffiò abbondantemente mentre io la penetravo e Rosa la leccava sdraiata sotto di lei.

Quando Francesca decise di imporle la mortificazione finale, la fece inginocchiare: Rosa aveva i capelli e il seno bagnati dagli umori di Francesca, dal sudore della passione e dalla saliva, ci guardava in estasi.
Una volta in ginocchio ci dedicammo a dilatarle l’ano con le dita, non trascurando di massaggiarle la fica. Francesca estrasse dalla borsetta un lungo nastro di seta, di quelli per legare scatole, e lo usò per stringere stretti i seni di Rosa. Senza perdere tempo in complicati legacci da esperti, fece girare il nastro due o tre volte intorno alla base di ogni seno e poi lo annodò al centro. In questo modo il generoso seno di Rosa era costretto e reagì. Le sue aureole diventarono rosso scuro, Rosa era così eccitata da non poter più contenere in bocca i rivoli di saliva che lasciava scorrere ai lati.
In quella posizione, con i seni legati, Francesca le spinse la testa sul divano, le legò i polsi dietro la schiena ed io mi predisposi per farla godere al massimo prendendole il culo che io e Francesca avevamo bagnato ed aperto con le dita. Francesca si sistemò a gambe divaricate davanti a lei perché potesse farsi leccare la fica mentre io la scopavo dietro.

Quella notte fu un'esperienza indimenticabile. Rosa scoprì un lato di sé che non sapeva esistesse, e io fui orgoglioso di averle dato la possibilità di esplorarlo.

Non siamo più insieme, ma ricordo ancora quelle notti con intensità. La trasgressione di Rosa era un viaggio di scoperta, un percorso che abbiamo intrapreso insieme, e che ha lasciato un segno indelebile nelle nostre vite.
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