tradimenti
La chiave: una maestra e il suo cuck
di StraneEmozioni
14.10.2024 |
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"Quando il ragazzo arrivò era spaventato, temeva ci scoprissero, ma era eccitato..."
Ho promesso ai lettori di scrivere solo storie vere e così sarà.Stavolta però non racconterò di una mia avventura, o meglio, un “incontro” c’è stato, ma con una coppia non più attiva che mi ha raccontato la natura del loro rapporto trasgressivo.
Lui, che chiamerò Lui, è un vero cuck, lei, che chiamerò Lei, una vera donna libertina che ha approfittato, è il caso di dirlo, in lungo e in largo, della cornutaggine del suo sposo.
Lui e lei si incontrano quando hanno vent’anni. Si sposano a venticinque e nell’arco di tre anni fanno due figlie. Lei giura che in otto anni di rapporto tra matrimonio e fidanzamento, fino ad allora, lui l’ha scopata solo una volta al mese, e male.
“Cioè, mi stuzzicava, mi baciava, mi leccava a lungo. Però poi non ce la faceva a scoparmi bene, se lo infilava non gli veniva duro veramente, e non veniva.”
Lei oggi è una bellissima signora ultrasessantenne, elegante e formosa. Lui ha pochi anni di meno, un brav’uomo nei suoi occhialetti con la montatura oro, elegante. Lui un ex ferroviere, lei maestra elementare.
“Poi un giorno mi viene a prendere fuori da scuola ed io mi attardo a parlare con il papà di una alunna della quarta, un bellissimo uomo che recita a teatro.”
Mentre mi racconta guarda lui, che subito ha un sorriso malizioso e uno sguardo amorevole verso la moglie.
“Il papà nel salutarmi mi da un bacio sulla guancia, ero giovane ed avevamo confidenza. Salgo in auto e Lui ha il fiatone, è tutto rosso e sembra che abbiamo fatto tredici al totocalcio”, prosegue lei.
“Si era eccitato vedendo quell’uomo che mi baciava su una guancia”.
“Da li è iniziato un lento percorso. Avevo trovato la chiave: la chiave per farlo eccitare. Imparai a raccontargli storie di fantasie di me che mi appartavo con il direttore, con i colleghi, con i padri degli alunni. Lui si eccitava, tanto, poi mi insultava, mi chiamava troia, puttana e mi scopava violentemente.”
“Avevi trovato la chiave, si, del suo desiderio, oggi diremmo il suo kink.”
“Non so cosa sia il kink”, finge lei rispondendomi, “ma avevo trovato come accenderlo a mio piacimento. Non tanto quanto voleva lui, ma abbastanza per quanto lo volessi io”.
“E poi? Cosa è successo poi, dopo le fantasie”.
“Rispondigli tu amore, dato che è colpa tua”, dice lei guardando il marito per niente affatto imbarazzato.
Nel frattempo, al mio solito bar, al mio solito tavolino, la cameriera che a tal proposito è bene sappiate si chiama Sofia, gironzola intorno cercando di carpire i discorsi. Prima o poi Sofia ci lascia lo zampino, giuro.
“Sempre fantasie”, inizia lui, “ma su una persona sola, non più uno qualunque.”
“Chi era?”
“Un vicino di casa, uno studente universitario ospite dai nostri vicini, un nipote venuto dalla Campania. Studiava lettere e iniziarono a parlarsi molto. Quando veniva con gli zii a prendere il caffè, lei e il ragazzo parlavano di autori, di libri. Io mi ritrovavo con il cazzo duro, che non potevo manifestare. Appena lui usciva avrei voluto scoparla, ma c’erano le bambine in casa.”
“E tu, bella signora? Cosa provavi?”.
“Beh, il ragazzo mi corteggiava un pochino, il fascino della donna più grande, nemmeno tanto poi, ero giovane. Ma era affascinato e io ne ero lusingata. Così un giorno ho stuzzicato mio marito.”
“Cosa gli hai proposto?”
“Gli ho sussurrato mentre lo toccavo: e se lo facessi venire qui di pomeriggio e tu porti fuori le bambine? E lui mi è venuto in mano all’istante per l’eccitazione, mi ricordo che quella sera dovetti cambiare le lenzuola perché quell’orgasmo fu improvviso e abbondante.”
“Vai avanti.”
“Al ragazzo piacevo e iniziai a fargli capire che ci sarei stata. Un giorno chiudendo la porta mi diede un piccolo bacio. Poi un altro più audace la volta successiva. Poi iniziò a lasciarmi biglietti che io non ricambiavo, per non farmi scoprire dalla sua zia, eventualmente avrei potuto negare tutto.”
“poi venne il giorno, avevo una gran voglia di farmi scopare, e Lui portò le bambine dai nonni. Tornò a casa senza farsi notare e si chiuse nello stanzino vicino alla camera da letto. Quando il ragazzo arrivò era spaventato, temeva ci scoprissero, ma era eccitato. Io avevo indossato su richiesta di mio marito un reggicalze color carne e tacchi alti, rossetto e avevo legato i capelli. Avevo addosso una vestaglia e già mentre mi preparavo avevo la fica che colava per il piacere. Quando chiusi la porta avevo solo un desiderio: vedere il suo cazzo, il cazzo di quel bel ragazzo. Nella testa da ore prima mi ripetevo di come mio marito mi avesse trasformato in una puttana, una troia disposta a tutto per il cazzo che lui non mi dava. Chiusi la porta, mi inginochiai e gli slaccia i pantaloni. Era già duro, me lo infilai in bocca, era grosso. Lui era così eccitato che dopo appena pochi secondi mi riempi la gola, io non potevo ingoiare, non ne ero capace, tossii e sparsi lo sperma ovunque, su di lui, per terra.”
“Sei brava, mi sto eccitando. Come avete proseguito?”
“Lo vedo che ti si è gonfiato il pantalone, magari dopo mi fai ripassare la lezione se ti va.”
“Ah, pensavo volessi solo raccontare, ma perché no. Vuoi continuare ora o prima ripassare?”
“Voglio farmi desiderare un po’, finisco la storia.”
Lui, il marito, era visibilmente eccitato. Notai che si passava con discrezione la mano sulla patta, lei lo teneva ancora in pugno, ancora lo sapeva far eccitare, stava giocando al gatto e al topo.
“Un ragazzo così giovane ci mise poco a tornare in tiro. Lo portai in camera dove mio marito poteva spiarci dallo stanzino vicino, mi sdraiai e allargai la gambe, allargai le labbra della fica bagnata e gli intimai di leccarmela. Parliamo di trentacinque anni fa, 1989, l’anno della commercializzazione delle autoreggenti, l’anno del lesbo chic, Madonna, Naomi campbell, Alec McGillis, Withney Houston, tutte bisessuali. Io ero infarcita di porno che guardavamo con mio marito. Sapevo come essere vacca e mi eccitava di più nel mio essere una maestrina alle elementari. Lui mi leccava la fica e pensavo a quei bambini che avrei visto, ai genitori, che mi ritenevano una santa. Mi facevo leccare il culo e godevo dell’essere libertina. Ma non fu tanto per come mi scopò, successe molto di più con tutti gli altri dopo, quello era un ragazzo. Fu l’estasi nel vedere mio marito, cornuto felice, mentre quel ragazzo mi infilava il cazzo dentro come una furia. Guardavo verso la porta e vedevo mio marito con il cazzo in mano che si godeva la scena. Era la prima volta ma mi sentii come nata per farlo. Scoprii di essere pluriorgasmica, non smettevo più di venire. Mio marito smetteva di toccarsi per non venire subito e avrebbe voluto avvicinarsi, allora gli feci segno di venire. Il ragazzo saltò in aria, ma io lo trattenni. - Vieni, gli piace, è contento – gli dissi, trattenendolo. Lui ricominciò piano piano, allora mi girai e mi inginocchiai per fami prendere da dietro e godermi mio marito seduto sul letto, il cazzo finalmente duro come si deve. Lui giuardava il cazzo entrarmi dietro da vicino, commentava: - ti sta entrando tutto, è grosso, ti piace? – mi chiedeva. Ed io mi sentivo piena: - mi sta riempiendo, è così grosso, mi sta scopando bene – sapevo che il turpiloquio era ciò che ci dava più piacere.”
“E dopo il ragazzo?”.
“Non potevamo più farne a meno. Scoprimmo un posto in auto e ci andavamo, dicendo ai miei genitori di tenerci le bambine perché saremmo andati al cinema. In quel posto non mi sentivo a mio agio, ma conoscemmo tanti uomini. In trent’anni li ho conti, mi sono fatta scopare da più di duecento, duecentosei. Sempre con mio marito presente.”
“La cosa più bizzarra che hai fatto? Quella dove hai pensato di toccare il cielo, e il fondo allo stesso tempo.”
“Gli racconto del capodanno?”, chiede lei a lui che annuisce.
“Un capodanno uno dei nostri amici ci inviata in montagna, aveva organizzato con altre coppie. Abbiamo un po’ bevuto, ho sfidato le altre mogli che sarei riuscita a far godere tutti i loro mariti. Ho spompinato cinque uomini di seguito in mezzo alle grida di incitamento.”
“Quale era il premio per te?”
“Sentirmi troia, una troia e fare felice mio marito nel vedermi degradata, corrotta. Ho voluto toccare il fondo. Poi basta.”
“Cosa è successo?”.
“Paura. Paura che si sapesse, la cosa si era allargata troppo. Oggi siamo su A69 per leggere le storie, ti abbiamo trovato per quelle, no?”.
Saliamo in casa, mostro loro il mio appartamento appena ristrutturato, elegante e che profuma di nuovo. Incamera da letto lei, mentre mi parla, si siede sul letto, mi tira a se e slaccia i miei pantaloni. Mi sega un po’, poi se lo infila in bocca – spingiglielo dentro – mi dice Lui. Spingo, lei tossisce. Le infilo la mano dentro il vestito e le sfioro i capezzoli, sono duri. Comincio a scoparle la faccia, è quello che vuole, tiene la bocca aperta, mi offre tutta la cavità. La giro in ginocchio, tiro alle caviglie collant e mutande, la fica è pelosa, passo due dita, è fradicia. La allargo un poco e ci entro. Il mio pollice finisce nella sua bocca, poi nel suo culo. Lui è seduto accanto.
“Tienile la mano, dai.”, lo incito con voce dolce.
Lui le prende la mano e guarda il mio cazzo largo sbatterla come forse non avveniva da un po’, ma poi capisco. Fingono di non avere più incontri, ma sono sicuro che quando capita, come ora, non disdegnano. Lei viene, si tocca furiosamente e sborra più volte, io ho il fiatone, la signora alla sua età sa il fatto suo. La giro, lei ne ha avuto abbastanza, ora deve bere il mio sperma. Lui le tiene la testa, lei mi guarda fisso negli occhi con il mio cazzo ficcato in gola, gli occhi rossi, è dominata come vuole, eccitata da lui che guarda. Sto venendo, le tengo la testa e Lui anche, la spinge per non lasciarla sottrarre al suo destino.
Caffè e Sambuca, ci sediamo e ammiriamo il tramonto della domenica. Ci salutiamo per un arrivederci, chissà.
Lei e Lui hanno approvato questo racconto, omettendo una parte di quel capodanno che è un peccato non aver raccontato.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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