tradimenti
Sotto dettatura

23.01.2025 |
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"Ecco il racconto di Giada:
Provengo da una famiglia cattolica, nella zona del Mugello, sempre stata casa e chiesa con un'educazione rigida e severa..."
Una passeggiata per Pisa, un bel pranzo a Tirrenia e le confessioni di Giada.Conosciuta precedentemente in spa insieme al suo amante, mi approccio in modo diretto e senza timori.
Alta 1.72, 45 anni, una seconda di seno ben fatta e soprattutto un culo sopraffino dato dal suo fisico asciutto.
Grande fascino, erotismo e tanta pazzia nel suo modo di approcciarsi al sesso.
Ecco il racconto di Giada:
Provengo da una famiglia cattolica, nella zona del Mugello, sempre stata casa e chiesa con un'educazione rigida e severa.
Mia madre donna di altri tempi, autoritaria, nessuna mosca sul naso e mio padre in parte succube di lei da non poter prendere nessuna decisione.
La domenica sempre a messa, vestiti sempre casti, ragazzi pochi o niente, sempre guardata a vista dai miei genitori.
Questo ha fatto di me una ragazza con un adolescenza lontano da certi pruriti che portano i primi amori.
Poi qualcosa cambiò, il mio corpo che si trasformava, i primi amori avuti di nascosto, le prime palpeggiate e i primi baci salivosi.
Ma niente di più anche per il coprifuoco dei miei, che mi stavano sempre con il fiato sul collo.
L'università mi portò quella libertà che non avevo avuto in precedenza e l'incontro con il mio futuro marito.
Scoppiò l'amore tra di noi.
Ogni momento era buono per fare l'amore, ogni luogo poteva andare bene.
Mi prendeva in auto, si fermava in una piazzola dell'autostrada o su un ciglio della strada, addirittura dopo una visita dal ginecologo in un bagno di un palazzo.
Dietro ad un portone in mezzo a Firenze, in un parcheggio coperto oppure semplicemente in camporella.
Mio marito si laureò e poi andò a lavorare per una grande azienda.
Il matrimonio, la casa nuova e tanti progetti.
I primi tempi erano bellissimi, viaggi di lavoro con lui, scopate in sauna, vasca idromassaggio e sui terrazzi dell'albergo.
Una volta sul treno Firenze/Roma, per non parlare al mare dove portavo sempre bichini succinti per vedergli l'uccello gonfiare nel costume.
Poi la nascita di mio figlio e la passione andava sempre di più a scemare.
Le scopate erano sempre più brevi, fatte a letto in fretta e furia, questo suo atteggiamento mi faceva rabbia e tenevo il tutto dentro di me.
Confidavo e mi sfogavo con la mia amica Letizia, che mi suggerì di farmi un amante.
Letizia, già un'altra parte della storia.
Lei da sempre mi faceva il filo, dopo che aveva provato l'amore saffico.
Amiche di vecchia data, compaesane, io fisico asciutto e seno piccolo, lei invece al contrario di me, giunonica e seno prosperoso.
Veniva da storie andate male, un marito che l'aveva lasciata per una insignificante donna più grande di lui, qualche storia in qua e là e con uomini e donne.
Tornando all'idea di un altro uomo, non volevo la solita palla al piede, che mi scopava quando voleva lui.
Volevo riprendermi in mano la mia vita, volevo sfogare la mia rabbia e il mio desiderio sessuale come pareva a me.
L'ho sempre repressa, quella voglia di comandare, di provare a stare con il guinzaglio in mano.
L'occasione si presentò quando mio marito mi portò ad una serata di un amico che suonava il basso in un complesso.
Un certo Roberto, di giorno dirigente altolocato di una grande azienda e di sera bassista di un gruppo rock.
Divorziato, con sua moglie che si era presa una bella fetta del suo patrimonio.
Un uomo alto, capello brizzolato, due belle spalle, 55 anni ma non li dimostra affatto.
Le mie fantasie incominciarono a fare leva nella mia testa.
A fine concerto, ci presentammo e lui con sfacciataggine mi allungo un biglietto da visita, quando mio marito non stava guardando.
La notte la mia mente giocò d'immaginazione, un persona così importante che strisciava ai miei piedi, che faceva tutto quello che volevo io, potevo indirizzarlo nelle mie più remote fantasie sessuali.
Ero bagnata, infilai una mano nelle mutande, lentamente mi masturbai senza che mio marito si accorgesse di nulla.
L'orgasmo fu potente, fatto di spasmi continui e ripetuti.
Mi addormentai fino a quando la sveglia d'altra parte del letto suonò svegliandoci entrambi.
Ero sempre tutta bagnata, mi avvicinai al mio uomo ma la sua risposta fu che doveva andare al lavoro.
Gli presi una mano e la misi in mezzo alle mie gambe per fargli sentire tutta la mia eccitazione.
Lui mi dette un bacio e mi promise che dopo cena avremmo fatto l'amore.
Non mi bastava, tutto il giorno in subbuglio, al lavoro non riuscivo a concentrarmi.
Avevo bisogno di cazzo, di fare l'amore, di avere un amplesso, lui mi aveva negato anche una minima gioia.
Andai nel bagno più di una volta ma il piacere era effimero, arrivai a masturbarmi 3 volte in una mattina.
Ero una pentola a pressione pronta ad esplodere, arrivai alla sera, guardando quel biglietto da visita.
Mio marito rincasò tardi, la cena ormai era fredda, il ragazzo giocava in camera, io come una gatta in calore strusciavo mio marito per un po' di amore, magari fatto senza pudori, presa lì in cucina tra i fornelli e il frigorifero.
Invece niente, pensavo che avesse un amante, altrimenti perché tutto questo?
Magari qualche scappatella all'estero se l'era pure fatta, ma sembrava che il lavoro fosse il suo unico amante.
L'affrontai mentre mangiava la pasta, gli dissi quello che pensavo, ma lui rimase impassibile.
La sera a letto provò a cercarmi ma pur avendola in fiamme non detti seguito alle sue avance.
Mi girai dall'altra parte pensando a Roberto.
La mattina seguente mi sono data malata e telefonai a quello che sarebbe diventato il mio amante e sottomesso.
Ci accordammo per un caffè in centro, presi e lo raggiunsi.
Mi salutò in maniera entusiasta con un bacio casto sulla guancia.
Parlammo del più e del meno, della sua vecchia amicizia con mio marito, della sua passione per la musica.
Mi guardava con desiderio ma non sapeva cosa gli sarebbe successo da lì in avanti.
Gli dissi chiaramente che non volevo un amante ma un sottomesso alle mie voglie.
Che non avrei accettato un rifiuto, un no oppure non posso.
Naturalmente gli lasciai i momenti del lavoro e della sua passione musicale ma poi sarebbe stato al mio servizio.
Nessuna donna doveva affacciarsi nella sua vita, solo io e basta.
Ci lasciammo con lui eccitato che doveva darmi una risposta a breve.
La settimana dopo mio marito partì per il un viaggio di tre giorni all'estero, chiamai Roberto e sistemai mio figlio dai nonni.
Mi preparai con gonna corta, autoreggenti, perizoma e con un maglioncino trasparente senza reggiseno sotto.
Si potevano ben notare i miei capezzoli duri da una voglia ormai repressa.
Brividi continui mi scendevano dalla schiena per farmi contrarre l'ano e la vagina pulsava emettendo secrezioni a volontà.
Arrivato, penso che fece gli scalini due alla volta dato la mancanza dell'ascensore per arrivare al 4° e ultimo piano completamente senza fiato.
Gli offrii un caffè , la sua eccitazione era evidente, non mi staccava gl'occhi di dosso.
Ruppi quei silenzi fatti di sguardi, gli chiesi di spogliarsi e rimase nudo davanti a me, solamente con le mutande addosso che presentavano un notevole gonfiore.
Con un cenno con le mani gli feci capire che doveva rimanere totalmente nudo.
Si abbasso gli slip da cui uscì un membro grosso, largo, lungo, con una cappella fuori dal normale.
Pensai che con lui il sesso anale fosse improbabile e impossibile farlo.
Si avvicinò ma il mio alto là lo fermò come una statua di ghiaccio.
Lo feci mettere in ginocchio perché gattonasse verso di me che ero seduta sulla sedia.
Mi scostai il perizoma ormai fradicio dei miei umori, gli presi la testa e la avvicinai alla mia vagina.
Gli ordinai di leccarmi, devo dire che sapeva cosa fare, la sua lingua esplorava ogni centimetro delle mie grandi e piccole labbra alternando succhiotti del clitoride.
Provò ad usare le mani ma gl'impedii di farlo, presi la sua testa per i capelli premendola sulla mia passera, volevo sentirlo soffocare.
Quel momento di comando mi fece venire una contrazione vaginale che preludeva il mio orgasmo, arrivò potente fino al cervello, mi parti un primo fiotto di liquido che gl'inondò la bocca, poi un secondo ancora più forte e un terzo che lo bagnò fino all'uccello.
Gli feci leccare ancora un po' la mia vagina, poi sadicamente gli ordinai di rivestirsi.
Erano anni che non squirtavo più, soprattutto così potentemente .
Pensava che scherzassi, rimase li impalato con l'uccello ritto, la cappella viola scuro, dava l'impressione di scoppiare da un momento all'altro.
Gli feci capire che doveva obbedire altrimenti finiva tutto li in quel momento e si poteva scordare di me.
Si rimise gli slip faticando, ugualmente con i pantaloni che nascosero il suo membro a fatica.
Lo accompagnai alla porta salutandolo con un bacio a stampo sulla bocca.
Chiusi la porta e mi accasciai in terra.
Avevo appena trovato la persona perfetta per i miei giochi.
La giornata finì mentre la guardavo salire sul treno di ritorno per Firenze, di giochi in questi anni Giada ne ha fatti tanti, magari se ho tempo ve li racconterò.
Attualmente non la vedo più era diventata troppo padrona anche per me.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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