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Maria e Klaus schiavi


di Membro VIP di Annunci69.it StraneEmozioni
11.07.2024    |    7.711    |    9 9.8
"La mia decisione era la prima parte del gioco..."

Dopo quell’inizio in cui Maria e Klaus, i miei vicini di casa, ruppero gli indugi e Klaus si dimostrò il cornuto che voleva essere, i due andarono ad abitare fuori città, ma non a molta distanza dopotutto.

Con loro avevo trovato un ambiente ideale dove sfogare le mie voglie di dominio e di sottomissione. Klaus era sempre pronto a concedermi Maria e lei, dopo tanti anni di noia sessuale, era sempre vogliosa di accogliermi. Mi preparava la cena, Klaus serviva a tavola e mangiava con noi, ma io gli avevo imposto di essere l’unico a servire. Io e Maria gli imponevano l’abbigliamento, addirittura.

Quando si ritirava per fare i piatti e caricare la lavastoviglie, tornando ci trovava sempre lingua contro lingua nella migliore delle ipotesi, oppure aggrovigliati un un sessantanove. Si presentava chiedendo se avessimo bisogno di qualcosa e la risposta era sempre calibrata per aumentare il nostro piacere. A volte poteva semplicemente essere di portare via la spazzatura: “porta fuori l’umido, cornuto.” gli rispose una volta Maria. Klaus si torceva dal piacere sapendo che mentre era comandato a questi lavori umili sua moglie, la donna che amava, stava succhiando il cazzo di un’altro.

Qualche volta Maria aveva voglia di altro, quindi la risposta era diversa: “Certo, che aspetti, vieni a leccarmela mentre Marco mi scopa, aiutami a venire.”

Le umiliazioni prevedevano il preparare il culo di Maria per la mia penetrazione, bagnandolo con la saliva e con gli unguenti; oppure il legare il seno di sua moglie con cordino di seta, perché io potessi godermi dei capezzoli grossi e arrossati, ipersensibili; oppure ancora di leccarmi le palle da sotto mentre montavo la sua amata.

Non avevo solo quell’intrattenimento, ma certamente all’epoca era il più divertente. La mia fidanzata di allora era molto attiva sessualmente, ma assolutamente bigotta in termini di coinvolgimento di terzi. Il suo massimo era farsi legare e pisciare addosso, quindi estrema, ma nessun’altro nel letto. Questo mi costringeva a tradirla con chi invece accettava la trasgressione che, come lettori di queste pagine, sapete essere una droga una volta provata.

Il rapporto con Maria e Klaus ad un certo punto mi stancò e cominciai a diradare gli incontri. Lei era dipendente da me e lui non era da meno. Mi riempivano di messaggi in chat, telefonate no, li avevo educati a non chiamarmi senza permesso.

Un giorno di Novembre 2019 Klaus mi scrisse:

“Marco, Maria sta impazzendo, non la scopi da tanto ed è nervosissima.”

Sorrisi leggendo e mi trastullai sulla sedia girevole del mio ufficio pensando a quei due, brave persone, inquadrate nella vita, che avevano trovato il loro sfogo di coppia.

Da quando avevamo iniziato i nostri giochi, l’estate precedente, il loro rapporto era migliorato tantissimo. Andavano a cena fuori, facevano ovviamente tanto sesso ripensando agli incontri trasgressivi. Si erano addirittura presi cura del loro corpo, della loro alimentazione. Maria sperimentava nuovi tagli di capelli ed era sempre ben curata, anche a casa.

La cosa divertente era cenare con loro, la mia fidanzata e altri loro amici completamente ignari. Maria lanciava delle frecciatine a Gaia, del tipo “sta attenta che te lo rubano”, oppure “dovresti affittarlo ad ore un uomo così dinamico”. Gaia faceva la ruota ma non capiva che l’allusione era sessuale e che Maria la prendeva in giro, sapendo benissimo che con lei e Klaus ero il vero me stesso, e che Gaia era solo un episodio temporaneo destinato a tramontare per incomunicabilità sessuale.

Risposi a Klaus: “Dobbiamo cambiare qualcosa, altrimenti ci annoiamo tutti sempre con lo stesso andazzo.”

“Cosa hai in mente? Anzi, qualsiasi cosa va bene, tu comandi.”, mi rispose accomodante Klaus.

“Domani sera vengo da voi. Tu devi depilarti totalmente, non voglio più vederti peloso vicino a noi. Via tutto, gambe, petto, ascelle, inguine. Bada: non intendo una accorciatina, devi essere liscio!”. Mi venne così, di cominciare dal togliere di mezzo le cose che non mi piacevano negli incontri.

Klaus non rispose, schermo nero per un po’, poi finalmente:

“Sono già eccitato, mi piace questa cosa.”.

“Prepara Maria per me domani sera e aspettatemi per le sette e mezza!”, conclusi.

Mi inventai una scusa con Gaia che quella sera avrebbe dovuto essere con me. Che peccato: sarebbe stato bello vedere lei, giovane trentaquattrenne, leccare le palle a Klaus legato ad una sedia. Più volte Maria mi aveva proposto: “Le parlo io, piano piano la convinco a trasgredire.”

Ma io conoscevo bene il tipo, quindi mi accontentavo di far fantasticare Maria su come sarebbe andata avendo nel letto anche Gaia.

Inventare scuse mi veniva bene, mi viene sempre bene: sono un uomo di successo nel lavoro, impegnato e cercato da molte persone. Non amo andare a cene di lavoro, per me rigorosamente tutto deve terminare alle diciotto e trenta. Ma a volte mi capita, e comunque è sempre una buona scusa credibile dire che ho i miei soci inglesi da portare a cena, oppure dei partner di altri paesi. Mai italiani, altrimenti la compagna del momento ritiene di non dover fare nessuno sforzo per comunicare.

Sono un bell’uomo, ma non sono alto e ormai sebbene curi il fisico ho rinunciato ad evitare una leggera pancia, che tutto il movimento e lo sport che faccio non riesce a contenere. Forse prevalgono di più i vini delle langhe che prediligo. Nonostante tutto sono bello ed elegante e come sapete, tranne che nel momento del cosiddetto “gioco”, le donne sono attratte dal potere, dal successo, dalla forza di un uomo che sa comandare e arrivare a vincere.

Maria sapeva apprezzare tutto ciò e stare al gioco. Lei era a capo di un ufficio ministeriale e Klaus era un artista, un musicista. Lei apprezzava l’imprenditore di successo ma colto, e la perversione che avevo dentro.

Arrivai da loro puntuale, odio i ritardatari. Alle 19:29 citofonai al cancello della loro villetta.

Klaus era sulla porta ad aspettarmi, indossava un paio di jeans e un maglione di seta, immaginavo fosse nudo sotto. Era completamente sbarbato, liscio.

Maria era nel salotto, una piccola dea in miniatura. Il reggicalze nero stentava a contenere le sue forme generose ma non grasse, la guêpière con reggiseno a balconcino lasciava uscire e puntare verso l’alto il suo seno grosso e duro, con le aureole da vera matrona. I capelli biondi erano legati in una coda da cavallo: mi piacevano così perché volevo vedere il volto mentre mi succhiava.

“Spogliati, fammi vedere se ti sei depilato bene”, dissi rivolgendomi a lui.

“L’ho depilato io, rasoio e ceretta, è liscio”, mi fece eco Maria che, notai, si stava passando una mano fra le cosce, era già calda e l’attesa l’aveva fatta bagnare.

Klaus rimase nudo con un perizoma bianco, tutti i vestiti ai suoi piedi.

“Mettiti questo”, gli dissi porgendogli un passamontagna di raso nero, con fori per occhi e bocca.

“Da oggi non voglio più vedere un solo pelo su di te e la tua faccia da maschio mentre si scopa.”. La mia decisione era la prima parte del gioco.

Maria se ne stava poggiata allo schienale di una poltrona e continuava a massaggiarsi fra le gambe, gli occhi sgranati dall’eccitazione.

La raggiunsi, le presi la mano e l’annusai, sapeva della sua fica buona, era viscosa. Mi venne voglia di leccargliela e di leccarle il culo, la voltai e la piegai e mi presi il mio piacere tramite i suoi sapori.

Il porco di Klaus era già passato a segarsi. Sebbene fosse remissivo e passivo, aveva comunque un bel cazzo decente. Solo, non sapeva come usarlo su quella piccola donna tutto fuoco. Anni prima, quando lei gli chiese di scoparle il culo, lui non riuscì. Era irretito dagli uomini precedenti.

“Voi da oggi siete a mia disposizione, queste le nuove regole”, dissi mentre infilavo due dita nella bocca di Maria per inumidirle e facevo cenno a Klaus di avvicinarsi.

Infilai le due dita su per il culo di Maria che era bagnato anche dalla mia saliva.

“Bagnami il cazzo, devo fare il culo alla tua dolce metà”, imposi a Klaus.

Il maritino cominciò a leccare con voracità e sapienza. Con la coda dell’occhio guardava le mie due dita allargare l’orifizio della sua donna e annuiva, ringraziandomi di rendergli quel servizio.

Accompagnò poi la punta del mio cazzo verso il culo della donna e mentre entrava si collocò sotto per leccare qualsiasi cosa ci fosse da leccare.

Mentre spingevo dentro spiegai le nuove altre regole.

“Maria è a mia disposizione, se le chiedo di farsi trovare a casa mia, lo farà. Se le chiederò di scopare con un altro, o con un’altra, lo farà. Tu, Klaus, se godrai di questo, devi accettare.”

“Si.”, furono la parola in risposta.

Estrassi il mio cazzo, non molto lungo ma largo, e mostrai a Klaus l’apertura dell’ano della sua donna.

“Vedi, così le piace Klaus. Riuscirai un giorno ad entraci dentro anche tu?” lo provocavo.

Dopo qualche altro colpo riempii il culo di Maria. Klaus rimase nella sua posizione sotto a raccogliere e leccare.

Maria divenne così la mia schiava. La portai a scoparsi giovani colleghi, purché fossi io a decidere come, con chi e a raccontarmi tutto.

Klaus fece sempre parte del gioco, e ricorderò per sempre il giorno in cui lo costrinsi, con successo, finalmente a scopare il culo di Maria. Godettero tantissimo, la annaffiammo dalle due estremità e lei, incredula, prese poi a baciare il marito: “Amore mio, sei stato bravissimo”.

La mia più grande soddisfazione.

Dopo Gaia sono seguite altre. La mia donna ideale, non ancora incontrata, è dotata di cervello ed è trasgressiva. Quelle che conosco così, chi le ha se le tiene strette.

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