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Il ragazzino


di Darul
05.12.2024    |    19.649    |    11 9.6
"Un bel cazzo spesso, da non riuscire a chiuderci intorno le mie manine, che ne dici? Più grosso del tuo…» Intanto non smetteva di segarmi il cazzo, che..."
Conoscemmo Rihad al mare. Era un amico di amici, in Sardegna per trovare i parenti da parte di madre. Il padre invece era algerino, e lui aveva sempre abitato a Marsiglia. Parlò soprattutto con me: di rap francese, di calcio, di banlieu. Alto, ben piantato, era sicuramente un bel ragazzo, ma era più giovane di me di quasi una decina d’anni e per quanto fosse sveglio non potevo fare a meno di vederlo come un ragazzo.
Bevemmo insieme un paio di birra al bar della spiaggia, poi ci salutammo e ognuno tornò a casa sua.
Quando arrivammo a casa, Alessia non mi diede neanche il tempo di posare lo zaino. Mi prese una mano e se la infilò nello slip del bikini.
«Senti quanto sono bagnata!» mi sorrise. «Vuoi sapere perché?»
«Certo che lo voglio sapere»
«Per tutto il tuo tempo in cui è stato con noi, io ho pensato di farmi scopare da Rihad»
Le mie dita affondavano nella sua fica fradicia, facendola ansimare.
«Che troia che sei. Ma è un ragazzino!»
«È proprio quello a eccitarmi. Essere io a insegnargli a far godere una donna. Essere io a condurre io gioco».
Intanto mi aveva slacciato il costume e fatto uscire il cazzo. Lo segava piano, lasciando scorrere le dita sull’asta.
«Sono sicura che nessuna gli ha mai fatto un pompino come glielo farei io»
«Vuoi due cazzi per te eh?»
Mi guardò dritto negli occhi.
«Non hai capito amore. Tu non mi scopi. Tu guardi lui che mi scopa»
Continuava a strusciarsi sulle mie dita, e a stringere le sue intorno al mio cazzo.
«Pensi che ce l’abbia grosso?»
Scossi la testa. «Ma che ne so! Che domande mi fai, mica l’ho guardato»
Ma lei non mi diede tregua. «Dai, pensaci adesso. Pensa al cazzo del ragazzino. Secondo me ce l’ha bello grosso. Un bel cazzo spesso, da non riuscire a chiuderci intorno le mie manine, che ne dici? Più grosso del tuo…»
Intanto non smetteva di segarmi il cazzo, che ormai era duro e dritto.
«Voglio il suo cazzo dentro, amore. Voglio che mi fotta la fica. E voglio che tu guardi come mi fotte. Me lo fai questo regalo?»
Chiuse gli occhi e mi venne in mano, mordendosi le labbra.
Poi si inginocchiò davanti al mio cazzo e me lo prese in bocca. Continuò a parlare con la bocca piena.
«Non vuoi farmi contenta, amore? Non vuoi vedere la tua fidanzata prendere il cazzone del ragazzino? Sì che lo vuoi… lo so che la cosa ti eccita. Immaginami così, che glielo succhio. Non vuoi guardare come mi sborra addosso?»
In quel momento venni, schizzandole sul viso una quantità interminabile di sborra, che Alessia accolse con un sorriso.
Il patto era stato firmato.

Invitare a casa Rihad fu naturale, con la scusa della musica. Ci volle poco prima che il gioco iniziasse: Alessia non aveva intenzione di perdere tempo.
Mi fece sedere sulla poltrona, mentre lei e il Rihad si avvicinavano al letto. Adesso che era nudo davanti a me non sembrava più così ragazzino: il suo cazzo svettava dal ventre piatto, Alessia ne prese in bocca la punta e fece ruotare la lingua sulla cappella.
«Cazzo che bocca che ha la tua ragazza, amico!»
Lei se lo tolse di bocca e lo guardò negli occhi.
«Non ti ho detto di parlare. Tu non hai battute in questo film, chiaro?»
Rihad annuì, intimorito.
Alessia scese a succhiargli le palle. Il suo cazzo le poggiava sulla fronte.
«Sono belle piene queste palle. Non vedo l’ora di svuotartele! Guarda tesoro, ha un bel cazzo grosso il tuo amichetto, che ti dicevo?». Lo faceva ondeggiare tenendolo alla base, per farmelo vedere bene.
Io intanto lo avevo tirato fuori e avevo iniziato a segarmi piano.
Alessia si alzò e si appoggiò al bordo del letto, mettendomi il culo davanti alla faccia. Le sue dita scesero ad accarezzare la fica. Potevo vedere le labbra brillare, tra i corti riccioli. Sentivo i risucchi della sua bocca sul cazzo di Rihad. Sapevo quanto era brava, sapevo quanto lui stesso godendo.
Poi lo scavalcò, gli diede la schiena e, tenendogli il cazzo ben dritto con la mano, ci si sedette sopra.
«Guarda bene amore. Guarda come gli mangio tutto il cazzo con la fica. Ora me lo metto dentro fino alle palle»
Scese piano, gustandosi ogni centimetro, e alla fine l’asta del ragazzo scomparve completamente. Sapevo cosa stava vedendo da quella visuale: lo splendido culo di Alessia, tondo e sodo che si muoveva a ritmo, allargandosi e stringendosi, e la sua fica fradicia che stringeva magnificamente il suo cazzo.
Lei intanto si stringeva le tette con le mani, si portava i capezzoli alle labbra e li succhiava, senza smettere di guardarmi.
«Mmmm come lo sento amore! Ha proprio un bel cazzone, mi sta riempiendo tutta. Lo sento pulsare dentro, lo sai?»
Io smisi di masturbarmi per non venire. Mi stava facendo impazzire, e lo sapeva.
Si alzò, mostrandomi la visione del cazzo durissimo e completamente bagnato. Si mise a pecora e si voltò a guardarlo.
«Forza, ragazzino, ora scopami forte. Fottimi come una troia!»
Lui non se lo fece ripetere. La prese dai fianchi e iniziò a martellarle la fica con dei colpi profondi. Lei stava godendo, e non faceva niente per nasconderlo.
«Siii, siiii cazzo! Scopami così. Guardami amore, guarda la tua ragazza godere».
Quando fu il momento dell’orgasmo di lui, Alessia si mise in ginocchio, mise un braccio sotto le tette e le offrì al cazzo pulsante del ragazzo, che mungeva con l’altra mano. La sborrata fu abbondantissima, sette, otto schizzi densi che le coprirono le tette. Poi gli presse la cappella tra le labbra e pulì anche l’ultima goccia.
Solo a quel punto mi fece cenno di avvicinarmi. Mi prende il cazzo tra le tette, sono sporche di sborra altrui ma non mi interessa. Mi sega con le tette, guardandomi negli occhi.
«Sborra porco. Lavami» mi ordina.
E io esplodo. Gli schizzi le arrivano al collo, al mento. E lei sorride soddisfatta.
Poi mi alza e va in bagno a pulirsi. Sentiamo l’acqua della doccia scorrere, mentre noi ci rivestiamo, imbarazzati.










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