tradimenti
Lecca, cornuto - secondo incontro
di StraneEmozioni
15.09.2024 |
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"L’elastico delle calze evidenzia l’adipe in eccesso delle sue cosce da bocchinara decadente, ma almeno dissimulano la cellulite..."
Oggi 15 settembre, dopo una settimana a farsi ditalini e a pregarmi di rivederci, sono tornati la vacca di Antonella e quel gran cornuto del marito. La domenica di vento mi ha visto fare un po’ di attività al mare e poi l’alternativa era andare a trovare una mia amica fuori città. A questo punto Antonella, che avevo giurato di non vedere più perché (leggere puntata precedente) mi avevano fatto incazzare, ha talmente elevato la posta che mi sono detto: ok, facciamolo.
Faccio copia e incolla della chat tra di noi di ieri.
- tutta la settimana che mi scopo la fregna da sola anche al lavoro.
- Sei arrapata perché leggi i commenti al mio racconto?
- Si.
- Perché ti descrivo per la vacca che sei, e quando commentano ti esalti.
- Guarda, non sono mai stata sempre con la fica bagnata come questa settimana. Sto alla cassa in negozio e alla pausa vado in bagno e vengo in un attimo, sono sempre pronta.
- Si ma va bene, quello che dovevamo fare lo abbiamo fatto, rivederci non è necessario.
- Aspetta, Andrea mi ha chiesto una cosa, solo con te posso farla.
- Cosa?
- Vuole che insieme gli pisciamo addosso. Tu hai quella doccia grande, lo mettiamo giù e gli pisciamo in faccia al frocio coglione.
- Mmmmm… mi intriga.
- Dai dimmi di si
- Ma gli hai levato tutti quei peli?
- Lo vuoi inculare? Se lo vuoi inculare lo depilo tutto.
- Se vuole che lo inculi deve essere liscio e mettere autoreggenti.
- Sei un porco.
- Non sai quanto. Anzi, ha rinfrescato perciò autoreggenti tutti e due e vi inculo a turno.
- Porco, ho la fregna che cola adesso.
- Mandami la foto troia, fammi vedere quanto è bagnata.
Antonella mi manda la foto, la sua figa è scintillante, manda un breve video nel quale toccandosi fa rumore di acqua schiaffeggiata e dopo pochi secondi viene, il cellulare rimane fermo, capisco che è quel cornuto che filma.
Gli accordi sono di vederci l’indomani (oggi) alle 16:30. Sono allegro dopo due bicchieri di bordeaux. In questo palazzo elegante ognuno si fa gli affari suoi, nessuno si accorgerà di questi due esseri insulsi salire da me, non sentiranno lei che torpiloquia e bestemmia quando è scossa dagli orgasmi, ne li vedranno andare via.
Indosso una maglietta bianca ed un pantalone della tuta grigio, sono scalzo quando arriva al citofono lei. Gli accordi sono che lui salirà solo dopo un po’ che scopiamo, lei vuole fare cose che non vuole lui veda, per il piacere di noi due. Lui sarà il nostro zimbello solo dopo.
Lei entra. Subito lingua in bocca, le tiro giù la scollatura della maglietta e tiro fuori da reggiseno le due bocce di tette enormi che ha, che pendono fuori decadenti.
Indossa jeans e vedendo sotto sul piede capisco che si è messa le calze, non voleva farsi notare dalle persone. Mi tira giù la tuta, siamo ancora all’ingresso, si inginocchia e come una furia lecca cazzo, palle, culo. Ogni tanto mi piego, le dico “apri la bocca, vacca” e ci sputo dentro.
La tuta si bagna e lei ha ancora i jeans addosso.
La porto sul divano, stavolta gli asciugamani sono due. La vetrata del salone è a ovest, il sole irrompe, siamo in piena luce.
L’elastico delle calze evidenzia l’adipe in eccesso delle sue cosce da bocchinara decadente, ma almeno dissimulano la cellulite. Ora il mio scopo è farla sentire al gradino più basso della scala della dignità, perché io possa godere del controllo sadico e lei abbandonarsi alla sua natura animale di sottomessa.
Le schiaffeggio con violenza non simbolica le grosse natiche bianche. Ha il buco del culo slabbrato, ma ancora chiuso. La volta scorsa da subito ho dovuto usare tre dita per farle sentire qualcosa. Stavolta mi sono organizzato con un plug rosa dal diametro di quatto centimetri.
Non resisto e vado a sentire se il culo è buono, lo lecco abbondantemente tenendola a pecorina. È buono e lei non fa altro che dire cose del tipo “è tutto tuo il mio culo, tutto tuo ogni volta che ti pare”.
Bagnato bene lo lavoro con le solite tre dita: dentro l’ano, ruoto, esco e infilo le dita in bocca alla troia e ricomicio.
Ci infilo il cazzo, senza nemmeno bagnarlo, tanto il buco è aperto. Niente profilattico, corro il rischio, ma nonostante i tipi alla fine lei è madre di famiglia, donna sana e attenta.
Spingo fino alla base lei si smanetta e ripete: “godo, porco…”. La caratteristica di bestemmiare per il godimento l’ha presa da De Sade, dai suoi romanzi, così mi ha spiegato.
Mi mette in piedi, si sistema dietro e lecca il mio culo segandomi. Decido di farmi fare un servizio accurato, quindi mi metto comodo ma mi ricordo del plug e vado a prenderlo.
Torno e la vacca è in ginocchio che si smanetta, culo a pizzo. Le infilo il plug in bocca, lo spompina, me lo ridà fradicio, le entra nel culo senza sforzi. Le scopo bene la fica, il plug nel culo si fa sentire sulla mia asta quando affondo.
Questo è il sesso che mi piace, animale, sporco, anale. Antonella è al settimo cielo, la invito al turpiloquio:
“Fai sapere ai santi quanto godi vacca, di culo e di fica”.
“Cristo santo, mi ha allargato culo e fregna come una puttana”. Si schiafeggia la fica da sotto, sento gli schizzi sulle gambe.
Sborra e nella contrazione espelle il plug, lo recupero e glielo faccio leccare mentre nel culo aperto davanti a me infilo inutilmente il pollice. Passo alle solite tre dita, ma vedo che il plug ha fatto il suo lavoro: quattro dita sono sufficienti.
Esco da fica e culo.
Lei si rimette giù sul tappeto e mi lecca il culo. Indugia con un dito intorno.
“Infilalo quel dito troia, lecca e infila il dito”, le dico.
Questo al marito non lo farà mai mi diceva, quindi non voleva lo scrivessi ma tu, Andrea, sei un ridicolo cornuto e ci godi se la tua Antonella mi lecca il culo, vero? Ora che avrà letto ti starai chiudendo in bagno per segarti pensando alla tua signora che si fa sbattere da chiunque tranne te.
È il momento di far salire lui, lei gli telefona. Sale, un vero faccia da ebete. Va in bagno e torna con autoreggenti rosse, le gambe e l’inguine lisce, Antonella ha usato schiuma da barba e lametta. Per dissimulare il suo aspetto da uomo indossa un passamontagna di raso nero e una maglietta bianca. Lei lo fa avvicinare e mentre inizio a sbatterla da dietro il leccaculo mi lecca appunto il sedere, carezzando le mie palle. Prende delle gran culate in faccia, il mio ritmo é potente, ma non demorde. Ogni volta che mi fermo lui approfitta ler ripulirmi.
Me lo succhiano insieme, poi arriva il momento di inculare lui, una cosa che non amo . Lei gli spalma sull’ano lubrificante che ho io a casa, poi io indosso il condom e entro. Lui si ritrae, io lo prendo per le spalle, lo tengo immobilizzato e affondo.
Pochi minuti per lui, poi lei, poi lui. Il loro degrado è totale, i culi slabbrati e aperti.
“Bravo il mio cornuto, lo hai preso tutto, Dio..” e bestemmia lei, infoiata mentre osserva il mio cazzo fare su e giù.
“Sono bravo amore? Vero?”, sono le frasi ridicole del soggetto.
Poi tocca a lei, senza cambiare condom. Lui è costretto a guardare da vicino.
“Ringraziami per come faccio godere la tua donna” gli dico.
“Grazie padrone, grazie”, mi risponde il cornuto.
Un pomeriggio assurdo, mi rendo conto di essere infinito, posso fare qualunque cosa io desideri. Loro sono dominati dal piacere psicologico che elargisco.
Un lettore mi ha consigliato il finale: sborra in faccia a lui mentre lei ti sega. Apporto una variazione: vengo in bocca a lei che ingoia mentre lui mi succhia le palle.
Metto su un caffè e mando giù tre bicchieri d’acqua, li faccio bere anche ad Antonella. Beviamo il caffè io e lei, in cucina. Lui zitto in salotto.
Lei mi racconta di quanto è sempre arrapata da quando mi ha conosciuto e che si deve fare ditalini continui.
Mi passa la voglia del piscio, ma lei ci rimane male, mi mette la mano sul cazzo, si inginocchia, mi fa eccitare e allora portiamo il soggetto il bagno. Lui Si sdraia, faccia in su. Lei si mette a gambe aperte sopra, io anche, le metto di nuovo il cazzo nel culo. Dopo un po’ sento scorrere un filo di liquido, poi sento il fruscio tipico della pisciata da femmina.
La contrazione dello sfintere dovuta all’atto di urinare mi eccita e spingona fondo il cazzo nel culo della signora e lo riempio di una sborrata feroce che mi dilania di piacere.
Tiro fuori il cazzo , lei si piega e si abbassa per pisciare in faccia. Lui ha il cazzo duro, un pene ridicolo, se lo sta menando. Lei si gira verso di me, ma la tengo giù, vicino a lui.
“Siediti sulla faccia del cornuto, fatti leccare il culo pieno della mia sborra”.
Il soggetto obbedisce, ed io ora debbo pisciare. Il mio getto di urina, a cazzo duro, è potente: la spruzzo sui capelli, faccia, lei apre la bocca, il mio piscio le scorre addosso lungo il corpo grassottello e finisce sulla faccia di lui.
Un pomeriggio del quale non vantarsi, per me, degno veramente della decadenza più assoluta e profonda inflitta ad una coppia.
Mi sposto nella doccia e inizio a lavarmi, loro sono li vicino che aspettano il loro turno. Esco e mi avvolgo nell’accappatoio, vado all’ingresso, lui ha portato una borsa con i loro teli, gliela porto e li lascio lavarsi.
Li aspetto iniziando a scrivere questo riassunto, quando escono davanti al portone lui mi dice: “Anto vuole restare ancora cinque minuti”.
“Resta anche tu”, dico aprendo l’accappatoio per farmi fare un ultimo pompino a due bocche. Stento a venire, allora la baldracca mi bagna il culo e ci infila l’indice, mi succhia le palle e il marito lecca la mia cappella. Lo tengo fermo e gli vengo in bocca, lei corre in suo soccorso e lecca tutto intorno.
Ora possono andarsene.
Così non può continuare però, davvero è l’ultima volta, con loro.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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