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“L’Ultimo Desiderio” | Luna Nera


di Membro VIP di Annunci69.it CapitanX
28.02.2025    |    1.097    |    2 6.0
"Ogni gesto, ogni respiro, ogni movimento era studiato, come se fossimo tutti guidati dalla stessa intenzione invisibile..."
Il vento soffiava leggero sulla Luna Nera, portando con sé il profumo del mare aperto e il calore dell’ultima luce del tramonto. Il porto era ormai lontano, le luci della città sfocate in un orizzonte che si allontanava sempre più, mentre la barca scivolava verso un’isola nascosta, lontana dagli sguardi indiscreti.

Ero solo con loro.

Una coppia affascinante, elegante, con un’aura di mistero che li rendeva ancora più intriganti. Li avevo incontrati solo una volta prima di quella sera, ma sapevo già che non erano come gli altri.

Lui, un uomo sulla sessantina, il fascino maturo di chi ha vissuto molto e ha ancora il controllo. Non aveva la stanchezza di chi ha tutto, ma la sicurezza di chi ha imparato a desiderare con intelligenza. Lei, di poco più giovane, era un capolavoro di femminilità vissuta. Mora, pelle ambrata, un corpo pieno, generoso, una bellezza che non aveva bisogno di artifici. Il vestito color sabbia aderiva alle sue curve come un guanto, sottolineando ogni linea, ogni movimento.
Era stata lei a contattarmi.

— Mio marito ha un ultimo desiderio, Capitano — aveva detto al telefono con voce suadente. — E voglio esaudirlo.
Non avevo chiesto altro.

Ora, mentre il sole affondava nel mare, eravamo qui. Solo noi tre, con il vino ghiacciato nei bicchieri e il silenzio complice di chi sa che sta per accadere qualcosa di irripetibile.

— Mio marito ha sempre amato guardare — disse lei, avvicinandosi alla ringhiera, il vento che le sollevava una ciocca di capelli.

Lui sorrideva appena, il bicchiere sospeso tra le dita, gli occhi fissi su di lei.
— Stasera voglio che tu sia il protagonista, Capitano — sussurrò.
Non c’era esitazione nelle sue parole. Solo desiderio puro.
Il cielo era ormai punteggiato di stelle quando lei lasciò scivolare le dita lungo le bretelle del vestito.
Lo fece senza fretta, il tessuto che si arrendeva alla gravità, scivolando lungo i suoi fianchi fino a lasciare il suo corpo completamente nudo davanti a noi.
Il marito non mosse un muscolo, ma il modo in cui il suo respiro cambiò, appena percettibile, fu il segnale che aspettavo.

Lei si avvicinò a me, il calore della sua pelle che trapassava lo spazio tra noi, la sua mano che si posò sul mio petto, le dita che scivolarono lungo il tessuto leggero della mia camicia.

— Lo voglio vedere — sussurrò, mentre la sua bocca sfiorava appena il mio orecchio.

La mia camicia cadde sulla coperta di legno della barca.
Le sue mani tracciarono percorsi lenti lungo il mio petto, le unghie che lasciavano segni invisibili sulla pelle accaldata. Dietro di noi, il marito osservava, il bicchiere ancora tra le dita, gli occhi fissi su ogni nostro movimento.

— Ti eccita saperlo lì, vero? — sussurrò lei, le sue labbra che sfioravano la mia mandibola, il suo corpo che si avvolgeva al mio con la naturalezza di chi sa che non c’è più ritorno.
La mia risposta fu il modo in cui le mie mani trovarono i suoi fianchi, stringendoli con una presa salda, il mio corpo che cercava il suo con un istinto primitivo.
Lei si lasciò andare contro di me, un gemito trattenuto, il piacere che iniziava a farsi strada.

Dietro di noi, il marito si sporse leggermente in avanti, il bicchiere posato con calma, il sorriso di chi sa che il desiderio ha preso il sopravvento.

— Sei bellissima quando perdi il controllo — sussurrò lui.

Il vento, ormai più fresco, continuava a accarezzare la pelle di tutti e tre, mentre la Luna Nera procedeva silenziosa tra le onde, come se anche lei fosse parte di quel gioco senza parole. Il cielo si era fatto scuro, ma il suo manto era interrotto da lampi di luce argentea, come se le stelle si fossero radunate per assistere a quello che stava accadendo.

Lei, il suo corpo ancora caldo contro il mio, non faceva che spingermi in una spirale sempre più intensa di desiderio.
Ogni movimento che facevamo, ogni respiro che condividevamo, sembrava far crescere una tensione che era impossibile ignorare.
Le sue mani, esperte e sicure, si muovevano su di me ovunque, su di lui, su di loro, più giù con una delicatezza che contrastava con il desiderio che bruciava nei suoi occhi.
Ogni gesto sembrava studiato, ma anche naturale, come se fosse il culmine di un incontro che era destinato a succedere.

Il marito, dall'altro lato della barca, non smetteva di guardare. I suoi occhi, anche se fermi, erano pieni di una sottile e imperturbabile osservazione. Si alzò lentamente, come se avesse deciso che il momento fosse giunto. La sua voce, quando finalmente parlò, era bassa, ma la carica che ne traspariva era inconfondibile.

— Questo è il nostro mondo, Capitano. E stasera sei parte di esso — disse, le sue parole pesanti come un segreto condiviso.

Lei si staccò da me, lottando contro la voglia di proseguire, ma lo fece con grazia. Si voltò verso di lui, e il suo sorriso fu l'invito a una nuova danza di sguardi, di desideri che non avevano bisogno di parole. Si avvicinò a lui con quella stessa naturalezza con cui aveva avvolto me, e le sue mani si posarono delicatamente su di lui.

Non c'era nessuna fretta. Ogni gesto, ogni respiro, ogni movimento era studiato, come se fossimo tutti guidati dalla stessa intenzione invisibile. La barca, come testimone silenziosa di ogni passo che ci avvicinava, scrutava l'intesa che si stava creando. Il mare continuava a frangersi contro la scia, ma nulla poteva interrompere l'intensità che stavamo costruendo.

Lei sorrise, quasi soddisfatta della nostra attenzione, ma non c’era più spazio per la reticenza. Il suo corpo si muoveva con una grazia animale, mentre le sue labbra si posavano su di lui, un bacio lento che sembrava appartenere a un mondo tutto nostro. E io, osservatore e protagonista, non riuscivo a staccare gli occhi da loro.

Il marito la guardò, gli occhi che brillavano di un'intesa che trascendeva ogni verbalizzazione. Le sue mani si mossero lentamente verso di lei, e la sua bocca si avvicinò al suo collo, la tensione crescente tra i loro corpi. Sembrava che ogni gesto, ogni movimento fosse preparato per un momento di massimo piacere.

La barca, ormai lontana dal porto, sembrava fluttuare in un altro mondo, come se fosse intrappolata tra il desiderio e la realtà. Il vento continuava a sussurrare tra i fili del nostro incontro, la notte che si faceva sempre più profonda, ma mai troppo oscura per nascondere quello che stavamo vivendo.

Era un desiderio, un incontro, una promessa silenziosa di ciò che sarebbe successo nei momenti successivi, dove il mare avrebbe continuato a raccontare la sua storia, e noi, a bordo della Luna Nera, avremmo dato vita alla nostra.

La scena era avvolta in un'atmosfera tesa, carica di attese non dette. Il marito, ormai silenzioso e immobile, osservava la scena come un testimone consapevole, i suoi occhi fissi su di noi mentre lei si allontanava da lui, camminando con passo lento e misurato. Il suo corpo, ancora segnato dal desiderio, si muoveva con una grazia che sembrava voler sfidare la gravità stessa.

Con un sorriso misterioso, si avvicinò di nuovo a me, ma questa volta il suo approccio fu diverso. Non si precipitò. La tensione, invece, si fece palpabile, come se il momento che stava per accadere fosse stato già scritto. Lei si fermò a pochi passi da me, si voltò di spalle, e lentamente si poggiò contro di me, il suo corpo caldo che cercava il mio come se non potesse fare a meno di avvolgersi in quella presenza, fino a scivolare dentro su di lui, duro e nerboruto che non attendeva altro che sentire i suoi caldi e bagnati piaceri.

Le sue spalle erano morbide contro il mio torace, la sua pelle liscia che si adattava alla mia come se fosse stata creata per farlo. Il suo respiro si faceva più lento, più profondo, ma i suoi occhi, rivolti verso il marito, continuavano a cercare il suo sguardo con un’intensità che trascendeva la parola. Lui non si mosse.
Era lì, immobile, come se ogni battito del suo cuore fosse in sintonia con ciò che stava accadendo, un osservatore che non aveva bisogno di intervenire, perché sapeva che tutto sarebbe arrivato al suo compimento in modo naturale.

Le sue mani, leggere come piume, scivolarono lungo le mie braccia, tracciando percorsi invisibili mentre lei continuava a fissare il marito. Il suo sguardo, carico di desiderio, sembrava farsi più intenso ad ogni respiro, ma senza mai perdere quella calma che lo contraddistingueva. Era una donna che sapeva cosa voleva, e in quel momento, la sua volontà era il filo che legava tutto: me, lui, la barca, il mare.

Le sue mani scivolare sui suoi seni, sulle labbra, per poi scendere verso le gambe ed infine nel suo piacere dove lentamente hanno iniziato a sfiorarsi e a ritmo incessante.

In quel momento, la barca divenne il nostro mondo, il mare e il vento gli unici testimoni. La tensione tra di noi cresceva, ma nessuno dei tre sembrava avere fretta.

Lei continuava a restare ferma, appoggiata contro di me, il suo corpo che si muoveva leggermente, adattandosi al mio, il suo respiro che si faceva sempre più vicino al mio, come se fossimo un unico corpo.
E lui, dall’altra parte, continuava a osservarci, ma il suo sguardo non tradiva alcuna emozione forte.

La sua tranquillità, però, era il segno che la partita era ormai compiuta.
La tensione era arrivata al suo culmine, e il momento finale stava per arrivare.
Quando la passione infine esplose, era un sussulto silenzioso, un movimento che sussurrò la sua verità più profonda, un gesto che riempì l'aria della barca come se tutto il mare stesso fosse entrato in sintonia con noi.

Il nostro piacere, finalmente condiviso, si mescolava alla brezza del mare, mentre il marito, silente, accettava con uno sguardo complice il compimento di quel desiderio, il cui mistero sarebbe rimasto sempre racchiuso tra le onde della Luna Nera.

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