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Nel giorno più bello... Epilogo (Amalia)


di Membro VIP di Annunci69.it xNemesi
28.11.2022    |    10.271    |    4 9.9
"Ci guarda sottecchi con la coscienza sporca senza rendersi conto di quali orizzonti ci abbia aperto..."
“Amalia, avete scelto delle fedi così eleganti. Ti sta proprio d’incanto”
“Si, mamma, grazie, ma devo andare. Paolo mi aspetta per il taglio della torta.”
“Vai, cara, vai” mi congeda con un sorriso raggiante.
Se solo mamma sapesse come è iniziata questa giornata.

Io, cretina, stamattina avevo vaghi ricordi dell’addio al nubilato. Giulia e le altre in canonica mi hanno rinfrescato la memoria con ogni dettaglio della serata: una pomiciata, infinite palpate e una gustosa leccata ai suoi boxer tesi compreso un principio di smorza candela nel separé. A mia discolpa devo dire che bere quattro Negroni mi rendono molto disinvolta.
E dire che il viso dello spogliarellista non era proprio il massimo, ma quei muscoli tesi come corde di violino in picchiata verso il rigonfiamento del suo cazzo erano una vera tentazione. Dio, che sexy!

Poi, col passare delle ore mi è tornato in mente anche tutto quello che le altre non sanno e cioè che in preda ai fumi dell’alcol ho fatto la cazzata. Così, in qualità di reginetta della festa, l’ho trascinato nel parcheggio per concludere degnamente la serata e giuro di non essere mai stata montata con tale perizia.
Preoccupata, sbiascicando le parole, ricordo che gli ho pure chiesto se anche quel servizio lì era compreso nel prezzo.
“Per le sposine calde come te, c’è anche il bis a casa mia per arrivare rilassate all'altare.” Mi aveva risposto.

Nemmeno aveva finito di rispondere che già avvisavo le mie amiche che per me la serata era finita a causa di un lancinante mal di testa.
Dopo un rapido ditalino in macchina a cosce spalancate, che lui mi ha fatto guidando mentre io gli tiravo fuori il cazzo dai pantaloni per masturbarlo, con le mutandine nella borsetta mi sono ritrovata in uno squallido residence di periferia.
Appena entrati in ascensore mi ha inchiodata alla parete.
Quarto piano, le porte si aprono, pochi metri e siamo nel suo monolocale.

Ci siamo appena chiusi la porta alle spalle, io sono in ginocchio col suo cazzo a riempirmi la bocca quando qualcuno bussa alla porta, lui guarda dallo spioncino e poi apre tenendomi la testa ferma bloccata a ingoiarlo.

E’ la sua vicina o vicino…?, boh, giuro che di queste cose non è che me ne intenda, so solo che si chiama Veronica ed è una trans brasiliana. Dice che ha finito le bustine di tè e che senza non riesce a dormire, ma per me era qualcos'altro che voleva dal mio amico.

Inutile dire che si è unita alla festa.
Festa dove la parte della festeggiata ovviamente ero io e ammetto che mi si è aperto un mondo. Oddio oltre a quello devo dire che quei due mi hanno aperto anche altro ed in modi che non immaginavo fossero possibili, almeno fino ad allora.

Alla fine, tutta indolenzita, con la fica ed culo provati, sono tornata a casa alle cinque, giusto in tempo per dormire un’oretta, prima di farmi la doccia in attesa della parrucchiera e della truccatrice, sperando di aver essere riuscita a cancellare le occhiaie e le tracce di sborra rinsecchita nei miei capelli.

Non so quanti Moment ho ingoiato per arrivare in canonica accompagnata da mio padre senza che la testa mi scoppiasse. Ad ogni passo traballante mi ripeteva che i tacchi erano troppo alti. Ma il mio passo non era incerto per via delle scarpe, mi rivedevo urlante e grondante sulla moquette di quello squallido monolocale con il cazzo dello spogliarellista piantato nella fica mentre Veronica mi pompava forte nel culo, o piegata a novanta sul divano con un cazzo nella fica e l'altro fino in fondo alla gola, per non parlare di quello che mi hanno fatto sul tavolo della cucina tenendomi le gambe ferme e spalancate mentre si divertivano a infilarmi dentro di tutto, fino a farmi quasi svenire dal piacere. Altroché rilassata, ero rilassata come uno straccio sbattuto più e più volte.

Stavano ancora ridendo come cretine che mia madre ci avvisava: “Il Paolo è proprio qui davanti alla porta. È bellissimo. Stava per spalancare la porta, ma gli ho detto che non può vedere la sposa!”
I miei pochi neuroni sopravvissuti alla nottata si sono messi all'erta.
Un istante dopo la conferma: lo sposo era scomparso e il parroco aveva una mezza crisi di nervi. A ruota mia madre, mio padre, gli zii e cugini e per ultima quella svampita di mia sorella, tutti ripetevano che Paolo non si trovava e che mancava solo mezz’ora alla cerimonia. Pare che non fosse stato a causa delle fedi, perché quelle ce le avevano i testimoni; il bouquet era lì sulla sedia.
Tutti facevano congetture e supposizioni fino ad immaginarsi un attacco di panico dell’ultimo minuto!

“Avrà sentito quello che ti ho raccontato di stanotte?” ho chiesto a Giulia.
“Secondo me sì. Vado a cercarlo, non ti preoccupare che te lo riporto!”
Io mi sono attaccata al telefono. Squillava libero e il bastardo non rispondeva. Ho iniziato a tempestarlo di messaggi, mi doveva rispondere.
Finalmente a dieci minuti dall’inizio della cerimonia mi è arrivata una risposta, una foto e sotto: “Amore…, se mi perdoni, vengo”

Le mie dita hanno digitato contro la mia volontà: “Ti perdono”.
È che ero distratta dal brandello di stoffa a fiori che copriva quel sedere sculacciato che il mio Paolo stava pompando.
Era l’abito di Giulia, quindi suo anche il culo rosso e le dita con le unghie laccate di fucsia affondate nella carne del mio sposo.

Quello che mi ha fatto arrabbiare era il pensiero di tutte le scopate alla missionaria, i baci tiepidi e i preliminari sempre più fiacchi degli ultimi due anni. È vero che nemmeno io mi ero proposta come una tigre del ribaltabile e che alle volte avrei anche potuto accoglierlo un filo più sexy. Però scoprire che il ragioniere del sesso nascondeva un animale da letto e per di più grazie a Giulia, mi ha fatto infuriare più del tradimento che di per sé non vale chissà che cosa.
Io lo so per certo, per quanto lo stripper avesse una lingua magica.
Quindi, decido dentro di me, che sì, me lo voglio sposare e voglio il pacchetto completo di selvagge prestazioni!

“Allora, Amalia, ha risposto?”
“Si, mamma, arriva subito.”

Tre minuti dopo camminavo lungo la navata a braccetto di mio papà verso il mio futuro sposo: sembrava la sfida all’OK Corral.
Non mi sono nemmeno preoccupata di guardare Giulia, i conti con lei li avrei fatti dopo. Mi ha abbracciato, un lieve bacio vicino all’orecchio e “Fattela passare, che so tutto.”

“Non proprio tutto.” ricambio con un soffio di sfida.

Adesso teniamo a due mani il coltello mentre parenti e amici immortalano il taglio della torta. Non siamo riusciti a scambiarci una parola da soli, ma le allusioni sono volate fra noi come frecce.

Giulia con la messa in piega disfatta si tiene in disparte, e fa bene.
Lui sa o quasi…, io so.
Pari e patta, palla al centro.
Ma siamo arrabbiati come non mai.

La lama affonda fra gli applausi ubriachi degli invitati, penetra tutti gli strati di crema e pan di spagna. Entra decisa senza trovare ostacoli pur facendoci percepire un lieve attrito.
Ci guardiamo negli occhi e abbiamo lo stesso pensiero.
Un’idea che mi scalda tutta.
Ultimato il brindisi, Paolo mi trascina al piano di sopra, mi spinge in una camera vuota.
“Ma Paolo, cosa ti salta in mente!”
“Zitta, troia…!”
Perché invece di offendermi, mi eccita?
Mi spinge in ginocchio e non posso più rispondere. Mi blocca la testa e affonda fra le mie labbra.
Pochi istanti e mi alza di peso. Mi apre le gambe sul comò, si fa strada fra gli strati di tulle, scosta le culotte da sposa in seta e mi penetra con cattiveria in un unico colpo.
Lo incito a dare il meglio di sé, a non fermarsi.
“Sto solo riprendendo possesso di quello che è mio!”
Ma che faccia quello che vuole, basta che continui a farlo!
Vorrei che questo magnifico momento non finisse mai, una cavalcata del genere dovrebbe far parte del pacchetto di benvenuto alla vita matrimoniale per tutti.

No, ma che fa adesso? Smette?
“E adesso il gran finale, perché ammetterai anche tu, che qualcosa da sverginare ci vuole.”
Lo lascio fare fingendo un misto di sorpresa e paura mi blocca con le mani.
Mi rivolta con decisione schiacciandomi contro lo schienale della poltrona che affonda nel mio ventre tanto lui mi ci piega sopra, prima di violare, senza pietà e con un certo dolore, anche se lui non sa le vere ragioni del perchè, l’unico buco che ancora non gli avevo concesso.

Dal piano di sotto gli ospiti rumoreggiano.
Cerco di lisciare il mio abito. Facile per lui, si tira su la zip e via.
Scendiamo mano nella mano rilassati e riappacificati.
Mi coglie una lieve malinconia. Queste ultime ventiquattro ore sono state un ottovolante emotivo, ma mi sono sentita bella, desiderata, amata e libera. Adesso con le promesse matrimoniali ci toccherà rientrare nella normalità, adeguarci e mettere un punto alle scappatelle.

In sala sembra essere scoppiato il sabba dei matrimoni, musica a tutto volume, gente che balla sui tavoli e alcol a fiumi. Davvero una festa riuscita, sto talmente bene che riesco addirittura a tollerare la baraonda.
Nel caos Paolo mi sussurra. “Non trovi che la fedeltà sia del tutto sopravvalutata?”
Sono sorpresa, mi ha letto nel pensiero.
“Sono d’accordo.”
“Quindi che intenzioni hai?”
“Per oggi nessuna in particolare, anche se il tuo testimone ha delle gran belle chiappe. Però queste ultime ore mi sono piaciute parecchio.” ammetto
“Capisco” dice pensieroso “Come novello marito devo mettere delle condizioni.”
“Sentiamo.”
“Potremmo fare anche delle esperienze assieme, non solo ognuno per conto proprio. Che ne dici?”
“Che mi sono sempre piaciuti parecchio i cubani.”
Paolo ride e mi rendo conto di amarlo davvero.
Mi sono dimenticata di Giulia. Ci guarda sottecchi con la coscienza sporca senza rendersi conto di quali orizzonti ci abbia aperto.

L’abbraccio forte e le dico che le voglio bene e che rimarrà la mia migliore amica di sempre. Ricambia un po’ confusa, in fondo si è appena fatta scopare dallo sposo, ma le spiegherò al ritorno dalla nostra luna di miele all'Avana, anche perché, se tutto va secondo i miei programmi, potremmo presto aver bisogno ancora di lei…

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