Lui & Lei
Ritratti e Ricordi... Napoli e Simona
di xNemesi
12.04.2023 |
2.115 |
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"Raccontami ancora della bellezza..."
Giovanni Sgambati "Berceuse-Rêverie Op.42 n.2"https://www.youtube.com/watch?v=_NXCbgh01Ws
Mi arrivi silenziosa alle spalle e pronunci sottovoce il mio nome.
Mi giro e sei lì davanti a me, così uguale e diversa da come ricordavo.
Quanti anni sono passati dall'ultima volta?
Gambrinus è a due passi, fuggiamo dalla folla chiassosa in calzoncini ed infradito che si accalca e si spinge tra le vetrine di via Toledo ignorando Palazzo Zevallos con il suo Caravaggio che fa l’occhiolino ai passanti. E’ una tarda mattinata di fine settimana, calda e afosa dal cielo ancora sporco delle nuvole nere del giorno prima.
Penso al temporale di ieri, a come mi abbia sorpreso e a come sia sempre sorprendente scoprire come con alcune persone ci si possa ritrovare dopo anni o addirittura non incontrarsi mai, sentendole comunque parte di te, parte di un qualcosa e di antichi discorsi rimasti forse sopiti ma mai veramente interrotti…
- Non sopporto più questa città, la sua indolenza, questa decadenza, anche qui vedi? Gli specchi, gli stucchi, i marmi sono solo un ricordo di qualcosa lontano, che non esiste più, maschere imbellettate per nascondere la realtà delle cose. La verità è che anche qui, ormai, abbiamo smesso di sperare e forse anche di sognare…
- E’ che forse, siamo noi ad essere cambiati, vediamo le cose con occhi diversi, più stanchi, un po’ ingrigiti proprio come i miei capelli e poi tu sei sempre stata particolare, una bella terrona a cui non piace il caldo e il mare, che ama Goethe, il freddo i silenzi, il vento e i grandi spazi del Nord e sogna di andare a vivere ad Amburgo.
- Si hai ragione o forse il mio è solo l’ultimo tentativo per lasciare dietro di me il passato per provare a riattaccare i pezzi, per cercare di ricominciare un qualcosa da qualche altra parte.
Rimaniamo in silenzio, osservando l’umanità variopinta che ci passa accanto, i venditori di calze di finto cotone che si scioglie appiccicandosi ai piedi, di calamite con pulcinella e i cornetti portafortuna, quelli di cartoline, di immagini autografate di Totò diventato ormai il vero santo protettore di questa città.
Ti guardo per un lungo istante, mentre distratta fissi la piazza. Anche se mi sforzo non riesco a non vedere, a non sentire quella lunga e strana cicatrice scura che ti attraversa il corpo come fa la Spaccanapoli da Nord a Sud con i suoi quartieri. E’ Un lungo e profondo solco a dividere il prima e il dopo, un dopo che ti ha lasciato svuotata, con la fica cucita e poi, più su, il cuore ancora aperto e sanguinante.
- Sono passati degli anni. Pensi ancora a Lui?
- Quattro! Sì a Lui. Al modo come se ne è andato.
- Non è colpa tua lo sai. Dovresti odiarlo per quello che ti ha fatto.
- Lo so. E’ che non riesco a dimenticare. E’ come se con quel suo ultimo gesto mi avesse incatenata per sempre, trascinandomi nell'abisso con Lui. Non riesco ancora a non pensarci. A non sentirmi in colpa, per la mia stupidità. Se penso ancora a quel giorno, a quel primo messaggio sul forum, è bastato un attimo di distrazione, sembrava solo un gioco e invece ho finito per perdere tutto, anche me stessa.
Rimango in silenzio. Nei tuoi occhi rivedo la stessa disperazione che ho appena provato, in una sala del MANN, fissata sul volto di marmo di Dirce incatenata al toro che la trascinerà via dalla vita per sempre.
- Dai non voglio rattistrarti troppo. Camminiamo? Ti porto a pranzo in un posto alla buona dove andiamo noi del posto.
Ci bastano pochi metri per lasciarci alle spalle le strade affollate, tutte così uguali e omologate dalle stesse vetrine che sembra di stare a Bruxelles come a Napoli dentro lo stesso supermercato. Ci avvolgono, ora, stretti vicoli in salita, quasi in penombra. Case povere e sgarrupate. Panni stesi ad asciugare che ondeggiano sopra le nostre teste come ali colorate di grandi e bizzarre farfalle. Ragazzini in motorino che corrono e le grida delle donne che li rincorrono da un vicolo all'altro.
Vai veloce, tanto che faccio quasi fatica a starti dietro. Mi hai sempre detto che amavi correre, fin da piccola e poi da ragazza, per questi vicoli e su e giù per le lunghe scalinate che facevi per arrivare a scuola e poi più tardi all’università.
Ci sediamo al fresco fuori dal piccolo locale. La Falanghina che hai ordinato è stupenda, fresca e profumatissima aiuta a sciogliere le nostre parole.
- Su, ora tocca a te, raccontami dei tuoi amori. Delle tue donne, degli ultimi posti che hai visto. Raccontami ancora della bellezza. Sei sempre alla ricerca del Santo Graal?
- Lo sai mi conosci. Credo non mi fermerò mai e poi ricordi quando mi dicevi che ho un cuore grande dove c’è sempre stato un posto per tutte?, (lo dico sorridendo), anche se…
- Anche se?
- Anche se a dirti il vero sono un po’ stanco e acciaccato, gli anni passano davvero per tutti solo che non te ne accorgi sino a quando non capita a te. La cosa che più mi ha sorpreso è che da qualche tempo ogni donna che riempio, (e ti ho spiegato già cosa intendo), si porta poi via dei pezzi di me che non riesco più a ritrovare. Ci sono poi buchi che col tempo invece di chiudersi, come succedeva una volta, si allargano un poco di più ogni giorno. Ora alcuni sono talmente grandi che ci sono mattine in cui guardandomi allo specchio posso vedermi attraverso e non è sempre bello quello che vedo.
Sì sono stanco. Vorrei riuscire a fermarmi in un posto ma non ce la faccio. Prima o poi non riesco a resistere al richiamo di un nuovo viaggio di nuovi incontri e forse ancor di più della solitudine che mi aspetta lungo la strada.
- E tu? Sei praticamente scomparsa. Mi hai fatto molto preoccupare sai?
- Io? Sono viva questo sì ma ho smesso da qualche anno di essere e sentirmi donna. Ho proprio un rifiuto verso tutti, specialmente gli uomini, a dirti la verità non so neanche come ho fatto ad arrivare qui da te. E’ strana questa cosa ma forse è meglio che non ci penso troppo perché potresti vedermi scappare.
- Addirittura? E poi cos'è questa storia del non sentirti più donna?
- Sì, ormai sono asessuata, rifiuto il sesso anche solo come idea o concetto non faccio neppure fatica a tenerlo lontano dalla mia vita. E’ semplicemente qualcosa che per me non esiste più che non voglio che esista, non parliamo poi dell’amore quello davvero non penso esista o sia mai esistito…
Continuiamo a chiacchierare rimanendo leggeri almeno nei nostri discorsi, perché il posto dove mi hai portato non è fatto per chi sta a dieta e tutto è davvero buonissimo.
Sarà sicuramente merito della Falanghina, ma riesco anche a farti ridere e in un paio di occasioni a buttare i miei occhi neri dentro i tuoi prima di farli scendere sfacciatamente giù verso i tuoi seni, divertendomi a guardare poi la tua reazione.
- Comunque voi donne con noi siete tutte bugiarde e tu non fai eccezioni.
Ti dico interrompendo un tuo discorso…
- Perché bugiarda? Che ti ho detto?
- Mi hai appena detto che per te il sesso non esiste più e invece…
- Invece cosa? Guarda che ti sbagli?
- Forse gli uomini che conosci possono sbagliarsi. Io no e lo sai troppo bene anche tu. E’ inutile che neghi lo sai. Sei eccitata lo sento. Guarda che non c’è nulla di male. Anzi!
- Non è vero, giuro, è solo questo dannato vino che…
- Ok, allora guardami negli occhi e dimmi che non è vero! Che non sei eccitata!
- Sei tremendo. Lo sapevo che eri pericoloso. Come fai?
- Come faccio? Osservo, sento, annuso. In questo momento ad esempio, non vorrei che tu mi credessi pazzo ma l’odore della tua fica liquida mi sta arrivando fortissimo, nonostante i vestiti che indossi e non è certo il caso di venire a controllare di persona. So che è così. Ho ragione?
La mia domanda rimane senza risposta, o meglio con una risposta che è più nei fatti che nelle parole, perché ti alzi di scatto ed entri nel locale dove ti chiudi nel bagno per ritornare poi da me dopo un buon quarto d’ora.
- Tremendo. Sei tremendo! Ora promettimi però che la smetti o scappo e ti lascio qui…
- Guarda che non ho mai iniziato, o almeno non io, hai iniziato tu con la storia del sesso, del non sentirti più donna. Io ti ho solo dimostrato che non c’è davvero nulla in te che non vada, devi solo fare un piccolo sforzo e crederci. Avere il coraggio di aprire un nuovo diario e iniziare a scriverci sopra. Lasciare il passato e tutto quello che è stato alle spalle, poi che succeda qui o ad Amburgo, da sola o con qualcuno che ti starà accanto, sarà solo nelle cose del cielo ma sarà comunque bello provarci. Vedrai!
- Ecco adesso capisco perché ho deciso di incontrarti…
- Se è un complimento ti ringrazio ma se fossi in te aspetterei che ti faccia la mia ultima domanda, dopo giuro che ti lascio stare…
- Quale domanda? Ecco adesso mi riscopro anche curiosa
- E’ solo che mi piacerebbe sapere a cosa pensavi pochi minuti fa chiusa da sola in quel bagno.
- Non te lo dirò mai! Anch'io so essere tremenda se voglio.
Camminiamo lentamente verso il centro, centellinando ogni passo, ogni parola, ogni sorriso e ogni momento per ritardare l’inevitabile addio e il ritorno ai nostri soliti impegni.
Un bacio appena sfiorato con la promessa di sentirci più spesso, una mia piccola pacca sul tuo sedere come auspicio per te di buona fortuna, poi silenziosa come sei arrivata scompari alla mia vista tra la folla, forse per sempre…
***
- Ehi, pronto. Si io ti sento bene. Che succede? Non dirmi che ti sei persa
- Guarda che il polentone qui sei tu non io. E’ solo che ci ho ripensato…
- A cosa? No sai, perché oggi ce ne siamo dette così tante di cose.
- Alla tua domanda. Volevi sapere a cosa ho pensato in quel bagno.
- La verità?
- Si la verità giuro. E’ che prima davanti a te mi vergognavo a dirlo.
- Facciamo così. Non dirlo perché penso di saperlo. E’ qualcosa che per caso ha a che fare con una parte del mio corpo e la tua bocca?
- Sei proprio tremendo.
Nemesi
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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