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Gay & Bisex

Fede si fa rompere il culo dallo Zio


di Uonder24
29.04.2025    |    23    |    0 8.0
"Marcello sembrava più coinvolto, tanto che a un certo punto dovette sistemarsi nervosamente il pacco sulla seduta..."
La storia che sto per raccontare riguarda il mio amico Federico, anche lui un ragazzo particolarmente sensibile, curioso e molto porcello che più volte mi ha confidato alcuni momenti importanti della sua vita.
Fin da bambino, Federico aveva sempre considerato come un mito il fratello della madre, lo zio Giacomo. Subito dopo la laurea, Giacomo si era trasferito in Germania per lavorare in una grande multinazionale e da allora Federico non lo vedeva più tanto spesso. Un tempo, durante le estati, lo zio tornava brevemente in Italia, portando con sé un’immagine di eleganza impeccabile e il profumo inconfondibile che, per Federico, sembrava quasi lasciare una scia magica nell'aria.
Dopo la morte dei nonni, i rapporti tra Giacomo e sua sorella si erano limitati a semplici telefonate per scambiarsi gli auguri nelle festività.
All’età di diciassette anni, Federico frequentava il liceo linguistico. Quando si presentò l’occasione di partecipare a un soggiorno-studio in Germania, la madre colse l'opportunità per riallacciare i contatti con il fratello. Chiamò Giacomo e gli propose di ospitare Federico per il periodo degli studi a Norimberga. Lo zio, che viveva da solo, accettò volentieri.
Il giorno della partenza, i genitori di Federico lo accompagnarono alla stazione di Milano. Gli assicurarono che lo zio era stato informato di tutto e che lo avrebbe atteso all’arrivo.
Il viaggio fu lungo. Partito al mattino, Federico raggiunse Monaco nel tardo pomeriggio, dove prese un altro treno diretto a Norimberga.
Appena sceso, lo riconobbe subito: Marcello era in fondo al marciapiede, immobile, che scrutava i passeggeri in arrivo. Federico ebbe un momento per osservarlo da lontano: era ancora l’uomo elegante dei suoi ricordi, sebbene più adulto. A trentasette anni, Marcello conservava un aspetto giovanile; i capelli scuri iniziavano appena a imbiancarsi ai lati, il fisico era asciutto e curato, l'atteggiamento distinto e sicuro.
In quel momento, Giacomo non aveva ancora notato Federico. Vide invece un altro passeggero, che aveva viaggiato con lo stesso treno e lo precedeva di alcuni metri.
Giacomo gli sorrise, appoggiandogli una mano sulla spalla, ma con una certa distanza, come se volesse mantenere le distanze fisiche. Il sorriso si spense rapidamente sul volto dello zio, che, parlando a bassa voce, sembrava scusarsi con quell’uomo.
Federico, avvicinandosi, colse qualche frammento della conversazione e intuì che lo Zio si stava scusando per un equivoco in merito a lui.
Qualcosa gli fa intuire che il suo arrivo abbia interferito con qualche programma già preventivato tra lo zio e il ragazzo più giovane che stava davanti a lui. Fede a questo punto si avvicina per farsi riconoscere. Si affianca di quei pochi decimetri e chiede: - "Zio Marcello?"
Lo zio ritrae fulmineo il braccio dalla spalla di quell'altro, si gira verso di lui ed esclama con stupore: “Fede! Sei tu?
- "Sì! sono io".
Gli tende la mano per salutarlo, stringendogliela in maniera decisa. "Non ci posso credere! Non ti avrei mai riconosciuto! Eri un ragazzino, sei quasi un uomo ora!" - Poi si gira verso l'altro, rimasto impalato vicino a loro e lo Zio gli dice: - "Ecco, hai visto che è arrivato? È lui mio nipote Federico! - e a me dice- "Lui è Marcello, un mio amico".
Fede a quel punto saluta Marcello e gli dà la mano. L’altro la prende ma sembra un po’ stizzito e quasi schifato. Il suo fare era comunque profondamente infastidito.
Lo zio a quel punto si rivolge verso Marcello: "Non fare il permaloso dai, ho detto che sei un amico, va bene...scusa, - poi guarda Fede e aggiunge: - E' il mio migliore amico".
Marcello guarda Fede e commenta “Mi sa che più che altro sono un imbecille, vi auguro buona serata e divertitevi”.
Si rivolge poi allo zio e gli dice: - "Io e te ci sentiamo dopo, per telefono”.

Federico non era uno sprovveduto, e per di più già conosceva già da un po’ la sua natura gay, da non capire che tipo era Marcello, specialmente dopo aver notato una certa effeminatezza in anche nel mentre si allontanava con un passo non proprio tipico di un uomo virile. E d’altronde Fede qualche domanda sul motivo per cui lo zio non si fosse mai sposato se l’era già fatta.
Marcello scompare tra la folla, lo zio raccoglie il bagaglio di Fede e si avviano alla zona parcheggio. Nel tragitto verso casa Fede cominciò a pensare di essere di disturbo per la coppia e forse di essere venuto in un periodo un po’ problematico.
Sì, Fede aveva intuito che qualcosa di più dell’amicizia c’era tra i due. Il modo di parlare e i gesti di Giacomo erano forti indizi, ma anche il modo di fare dello zio.

Durante il tragitto in macchina, Federico non poté fare a meno di osservare l’aspetto curato dello zio. Era evidente che Giacomo praticasse sport, probabilmente frequentava una palestra, dato il fisico tonico e ben mantenuto. Anche nel vestire era molto ricercato, forse persino troppo, e dava l’impressione di una persona estremamente ordinata e pulita. Eppure, sotto al profumo discreto, Federico avvertiva anche un vago, naturale "odore di maschio", un aroma che non passava inosservato.
Dopo circa venti minuti di viaggio, arrivarono a destinazione: un appartamento moderno, in una zona semi-centrale, al quarto piano di un edificio recente. L’interno era spazioso e ben arredato, con uno stile essenziale ma elegante. C’era una sola camera da letto e un ampio terrazzo chiuso su tre lati, che offriva una bella vista sulla città.
Appena entrati, Giacomo ricevette una telefonata. Fece cenno a Federico di aspettare e si allontanò, uscendo sul terrazzo e chiudendo la porta dietro di sé. Federico, rimasto solo, si guardò intorno con curiosità.
Notò subito che nella camera da letto c'era un unico letto matrimoniale. La mente cominciò a lavorare: Quel letto doveva aver ospitato spesso anche il compagno dello zio, pensò. E ora? Dove dormirò io? Condivideremo quel letto? O forse il divano del soggiorno si trasforma in letto?
L'idea di dover eventualmente dormire accanto a Giacomo cominciò a farlo riflettere. Se davvero lo zio avesse quelle inclinazioni che iniziava a sospettare, come si sarebbe comportato? Lo avrebbe molestato? Avrebbe approfittato di lui? Si lasciò trasportare dalla fantasia, immaginandosi nella stessa posizione che forse era stata del compagno di Giacomo.
Non provava paura, anzi, una curiosità crescente iniziava a farsi strada. L'idea di ricevere attenzioni sessuali da parte dello zio, uomo virile e senza alcuna effeminatezza, aveva qualcosa di inaspettatamente eccitante. Per il momento, però, erano solo pensieri.
Quando Giacomo rientrò, il suo atteggiamento era cambiato. Più rilassato e sorridente rispetto a prima, assunse subito il ruolo di perfetto padrone di casa, mostrandogli l'appartamento e cercando in ogni modo di metterlo a suo agio.
Fede chiede allo zio se può fare una doccia. Ne aveva l’esigenza ma voleva anche provocarlo. Non succede niente di strano. Quasi se ne dispiace. Finita la doccia si guarda nello specchio, tutto nudo, con fare erotico. Non si era mai guardato con questo spirito. Si fa i complimenti: ho un bel fisico, un bel culo, un bel cazzo. Se zio ci vuole provare sono disponibile; anche lui è un bel maschio e poi alla sua età sarà espertissimo in tutto, chissà quante posizioni conosce, quali tecniche. La sua mente torna ad immaginarsi possibili evoluzioni erotiche con lo zio
Mentre si sta vestendo però lo Zio proprio gli annuncia che la notte sarebbe andato a dormire a casa di un amico e che lui poteva tranquillamente gestirsi la casa come voleva.
-Vai a dormire da Marcello? Chiese Federico.
-Sì. Lo hai visto com'è permaloso. Se non accetto va finire che si offende. Con naturalezza, a questo punto Fede chiede: -” Da quando tempo state insieme?”
Lo zio si fa serio all'improvviso, ma non è turbato e con altrettanta naturalezza dice: “Sono circa 3 anni”
- "Di solito vivete qui?"
- "Si, è la nostra casa. Ma abbiamo cercato di nascondertelo, non pensavo che tu avresti capito"
- "E questa notte dove andrete?"
- "Ha preso una stanza in un albergo, me lo ha confermato poco fa".
- "Digli di venire a dormire a casa sua. Ci vado io in albergo. Ti chiedo scusa, soprattutto per mia madre, conoscendolo credo che ti abbia imposto non chiesto di ospitarmi".
- "Lei non sa niente di noi"
- "Tu, invece?"
- "Io? Credo che capirò, del resto se state insieme da anni è inutile che mi faccia illusioni"
- "Non ti capisco".
- "Perché non hai occhi che per Marcello".
- "Ma che, per caso, tu pure...?
- "Sì"
- "E' successo qualcosa di particolare oggi?"
- "Diciamo che ho rivisto un tipo molto interessante e mi ha generato una forte attrazione".
- "Avete fatto il viaggio insieme?"
- "Non proprio ma pare non si sia accorto di me".
- "Strano. Non sei tipo da passare inosservato, anzi…" lasciò la frase in sospeso ma il senso di quello che non diceva lo si capiva dal tono e dal sorriso.
Fede si fece più audace - "Beh, - dico io- l'incesto non è più un tabù. A proposito, sai zio, quello che mi ha fatto girare la testa ti somiglia tantissimo".
-"Telefono a Marcello e gli dico che può venire a cena con noi, tanto , a sto punto, possiamo anche giocare allo scoperto"
Nel corso della serata, cenando in tre, abbiamo scoperto ognuno le proprie carte. Ho fatto il mio gioco. Non mi è andata male.
Lo zio li porta a cena fuori città, molto fuori. Io, lui e Marcello. Fede quella sera pensa di aver conosciuto un nuovo Marcello. Di umore radicalmente diverso da quello della stazione, da sembrargli quasi un'altra persona.
Ostile e scontroso quello della stazione, cordiale e simpatico questa seconda versione. Sorpresa maggiore per me è stato il vederlo muovere e il sentirlo parlare con una normale gestualità ed un normale tono di voce. Niente più toni sdolcinati nella voce, niente più moine con le mani né ancheggiamenti nel muoversi.
- "Scusami per come mi sono comportato prima, alla stazione. Non eri tu quello che volevo mettere in imbarazzo, ma questo qui che si vergogna di me, di noi. Ti avrà detto che non avresti dovuto incontrarmi? Che non avresti dovuto sapere niente di noi? Che si vergogna di me, del nostro convivere, dopo 3 anni che stiamo insieme? Beh, allora ho voluto farlo vergognare davvero davanti alla gente, ho fatto la checca perché c'erano persone che ci guardavano”. In effetti il “nuovo” Marcello, ora, non ha più comportamenti pittoreschi, eppure non si finge “normale”, parla liberamente dei suoi orientamenti sessuali, della sua relazione con lo zio.
Marcello è piu giovane, ha 29 anni. Non è altissimo, ha un fisico più dolce rispetto a quello di Zio. Per il resto è gradevolissimo a vedersi.
Il fatto di saperli amanti, spinge Fede sempre più ad immaginarli anche nell'intimità.
Per giunta non fantastica neanche da disinteressato. Invece no, solo poco tempo prima desiderava attenzioni erotiche da parte dello zio, e si era dispiaciuto quando non sono venute. Aveva anche cercato di lanciare messaggi eloquenti a mio zio, ma aveva fatto finta di non capire. Forse aveva invitato Marcello quella sera proprio per proteggersi sa potenziali tentazioni. .

Marcello, ora, lo vedeva più come un rivale che come il compagno di suo zio. Purtroppo, un rivale temibile, ben radicato nella posizione che lui stesso avrebbe voluto fargli lasciare. Anche solo per poco tempo, voleva togliersi uno sfizio con lo zio.
Purtroppo, temeva di avere poche speranze. Era evidente che suo zio era sentimentalmente molto legato a Marcello; inoltre, era altrettanto chiaro che Marcello lo conosceva ormai alla perfezione, sapeva tutto ciò che gli piaceva o non gli piaceva. E poi Marcello era un esperto, mentre lui aveva scarsa esperienza con gli uomini.
La voglia gli era venuta all’improvviso. Anzi, più che voglia, si trattava di curiosità. Ma di una curiosità che aveva intenzione di appagare.
Qualcosa gli diceva che mettersi in concorrenza con Marcello non avrebbe portato a risultati favorevoli; anzi, probabilmente avrebbe finito per rafforzare ancora di più il loro legame. Non era un ragionamento logico, piuttosto una scelta istintiva quella di orientarsi verso “l’affiancarsi” e non “il contrapporsi” a Marcello per arrivare allo zio, perché era fuori di dubbio che era lo zio l’obiettivo, a lui voleva arrivare. Non sarebbe ripartito senza essersi prima preso ciò che desiderava.

I pensieri di Fede erano ormai ampiamente erotici. Aveva lo zio di fronte e Marcello alla destra. Continuava a rivolgere lo sguardo prima verso lo zio e poi verso Marcello.
Quanto era affascinante lo zio: ogni suo gesto — mentre parlava, mangiava o beveva — gli sembrava carico di un'attrazione particolare.
Avrebbe voluto essere al centro delle attenzioni dello zio, ma nella sua mente si affacciavano immagini di scopate, seghe e pompe tra lo zio e Marcello.
Loro parlavano poco, scambiandosi sguardi e allusioni che a lui restavano oscuri, evocando ricordi condivisi. E lui restava ai margini.
Decise di farsi notare. Premette il ginocchio contro quello di Marcello e sfiorò con il piede quello dello zio. Gesti voluti, e loro lo capirono. Si scostavano appena, ma lui insisteva, accorciando le distanze.
Lo zio ricambiava ogni tanto con un lieve contatto, Marcello faceva altrettanto con movimenti appena accennati.
Era riuscito a entrare nel loro gioco sottile. Ora entrambi dovevano tener conto della sua presenza, cercando di mascherare l'attenzione crescente.
Gli tornò in mente una frase dello zio: “Ormai possiamo giocare a carte scoperte.”
Sorrise. Stava giocando con astuzia, una mossa alla volta. E ora era pronto a scoprire un'altra carta.
Non sapeva se fosse il posto, il vento o il vino, ma provava una strana agitazione, qualcosa che avrebbe quasi definito eccitazione. Lo comunicò apertamente ai due. Ricevette subito due occhiate di avvertimento, come a dire: “Non esagerare. Aspetta il momento giusto.”
Poi, cercarono di sdrammatizzare a parole. Lo zio, dandogli un colpetto sulla gamba, disse che forse era solo la stanchezza del viaggio. Marcello gli strinse la mano con un gesto amichevole e aggiunse: "C'è un tempo per ogni cosa. Ora si cena, il resto verrà dopo."
Era un messaggio? Forse. Decise di rilanciare: “Il fatto è che questa cena non me la sto godendo molto... penso ad altro.” Fece una pausa voluta, lasciando intendere chissà cosa, poi aggiunse: “Penso all’inizio del corso.” Li vide entrambi rilassarsi. Lo zio lo rassicurò, consigliandogli di riposare.
Ma lui era pronto a scoprire un'altra carta: “A proposito, zio, dove devo dormire? In albergo?”
La domanda li mise in difficoltà. Marcello propose di andare con lui in albergo, mentre lo zio suggerì di restare a casa, anche se il divano era scomodo. I due si punzecchiavano a parole, cercando ciascuno di trovare una soluzione che lo avvicinasse a lui.
Alla fine, lui chiuse il discorso proponendo di andare tutti a casa, dichiarandosi disposto a dormire sul divano. Dentro di sé, però, pensava: “Perché scegliere?”
Durante il viaggio di ritorno, seduto al centro del sedile posteriore, continuò a mantenere viva la tensione: sfiorava con delicatezza la spalla o il braccio dello zio e di Marcello, alternandoli, come tracciando disegni invisibili.
Lo zio lo osservava dallo specchietto retrovisore, mentre Marcello si voltava di tanto in tanto a cercare il suo sguardo. Marcello sembrava più coinvolto, tanto che a un certo punto dovette sistemarsi nervosamente il pacco sulla seduta. Anche lo zio notò il suo disagio e gli diede una leggera pacca sul ginocchio, gesto che l'altro accolse con un sorriso.
Lui, pronto a intervenire, carezzò subito la spalla dello zio, spingendo ancora più in là il sottile gioco a tre che stava orchestrando con crescente sicurezza.
.
Era stufo di quel flirtare sottile, solo psicologico. Durava da troppo. Ora voleva qualcosa di concreto, tangibile. Emettendo un lungo sospiro, si lasciò andare contro lo schienale del sedile. Marcello si voltò verso di lui, mentre lo zio lo scrutava dallo specchietto retrovisore. Entrambi si mostrarono incuriositi da quel segnale così evidente.
"Così," rispose lui, scrollando le spalle. "Pensavo a una certa cosa."
Si tirò su, piegando il busto in avanti, e con un tono forzatamente ironico aggiunse:
"Chissà come andrà domani il mio primo giorno. Certo, un po’ di fortuna non guasterebbe per questo corso… come si dice dalle mie parti, ci vorrebbe un bel culo… rotto… che non ho… ancora…”
Marcello rise, cogliendo subito lo spunto:
“Bastasse quello, potremmo anche provvedere per tempo.”
Lui rise a sua volta e replicò:
“Passando la notte con voi due, mi sa che il rischio lo corro davvero. Uno di voi—e non dico chi—sembra ben disposto a farmi questo favore…”, Sapeva che quella frase sarebbe stata interpretata in modo ambiguo. E forse l’aveva fatto apposta.
Lo zio però non gradì:
“Ragazzino, mi sa che il bendisposto sei tu. Non ti pare che stia scherzando troppo col fuoco? O davvero pensi che non ho capito il tuo gioco? Guarda che io e Marcello non ci nascondiamo nulla, e se continui a stuzzicare potresti scoprire dove va a finire.” Quelle parole lo colsero impreparato. Non seppe cosa rispondere. Marcello intervenne, rivolgendosi al fidanzato con tono calmo:
“Guarda che il ragazzo non sta stuzzicando te.”
Lo zio tacque. Nessuno parlò. Poi Marcello allungò una mano oltre lo schienale e gli sfiorò la coscia.
“Mi ha preso in giro oggi tuo zio, chiamandomi geloso,” disse, “invece ora è lui che si sta ingelosendo. Non farci caso.” Giacomo non apprezzò il gesto. Mise la freccia, rallentò e accostò. Fermò l’auto, si girò verso entrambi e chiese con tono secco:
“A che gioco si sta giocando?” Marcello lo fissò, gli accarezzò i capelli con l’altra mano e rispose:
“Il fatto che sia tuo nipote non significa che lo devi tenere al guinzaglio. È quasi maggiorenne. Può decidere da solo, se lo vuole.”
Giacomo guardò suo nipote negli occhi.
“Lo vuoi?” Lui abbozzò un sorriso incerto, che probabilmente sembrò solo una smorfia.
Giacomo parve capire, o almeno così sembrò, e riformulò la domanda:
“Chi vuoi?” Di nuovo, nessuna risposta. Solo una spalla sollevata, come per dire “non lo so”, o forse “non posso dirlo”. Lo zio li guardò entrambi, poi dichiarò con fermezza:
“Andiamo a casa.”
Si rimise al volante, ripartì. La guida si fece nervosa, veloce, quasi spericolata. In meno di un quarto d’ora erano di nuovo a casa. E lì, a casa, non c’era più spazio per i pensieri o per le ipotesi. Lì accaddero solo fatti. Concreti. E intensi.
Anche l’eccessiva velocità con cui erano tornati a casa aveva fatto salire in lui l’adrenalina. Ora aveva paura. Non sapeva bene di cosa, ma la sentiva dentro, improvvisa. Non era la guida, né Marcello, che lo aveva persino accarezzato due volte salendo in ascensore. Neppure lo zio, silenzioso ma dallo sguardo stabile, sembrava minaccioso.
Si rendeva conto di aver osato troppo. Ora era intrappolato nella rete che lui stesso aveva tessuto. Non era più certo di voler capire fino in fondo quelle che chiamava “curiosità”. Forse sarebbe stato meglio tirarsi indietro. Ma quando gli sarebbe ricapitata una situazione simile? Due uomini affascinanti, uno dei quali suo zio, in un luogo sicuro, lontano da fantasie sconclusionate.
E poi, forse, ormai non c’era più nulla da decidere. Il passo era compiuto. Il dado era tratto.
Lo zio iniziò spogliarsi. Marcello iniziò a spogliare Fede. Gli apre la camicia e gli mette le mani sul petto, lo accarezza, stuzzica i capezzoli. Fede guarda lo zio. Che fisico maschio, tonico. E che bello quel triangolo rovesciato di pelo che ha la base da un capezzolo all'altro, ed il vertice sull'ombelico. Poi la peluria prosegue verso il basso, ma verso il basso è nero e lucidissimo. I muscoli sono ben visibili. Che cosce tira fuori dai calzoni: snelle, slanciate, muscolose, agili nell'alzarsi per liberarsi dei pantaloni e riabbassarsi per mettere i piedi a terra.
Lo eccita più la visione di mio zio che le carezze di Marcello.
La paura in Fede permane però: ha il timore di non essere all'altezza di loro due, anzi certezza di non esserlo.
Non è figo come lo zio, non sa usare le mani e la lingua come Marcello che nel frattempo bacia tutto il suo corpo man mano che lo scopre.
- "Come mai così teso e pensieroso?” - mi chiede lo zio, ormai solo in mutande, aderenti e bianchissime, con un enorme ripieno davanti.
Mi passa vicino e si pone alle mie spalle, le afferra e le tira verso se. A questo punto si lascio definitivamente andare e mi appoggio a lui. Sente il suo fiato sul collo, il suo cazzo gonfio ed imprigionato negli slip, premere contro il suo culetto. La sua lingua e le sue labbra arrivano ai lobi delle sue orecchie.
Marcello è ormai è praticamente in ginocchio davanti a lui con le braccia tese verso l'alto a toccare e ad accarezzare il suo petto; con la bocca gli bacia la pancia, appoggiando ogni tanto la guancia la faccia sul suo uccello ormai duro.
Lo zio spinge leggermente le spalle invogliandolo a girarsi. Fede si gira, giro faccia a faccia a lui. Lo zio lo stringe forte e subito gli pianta la sua lingua calda ed agile in bocca e lo limona con frenesia. Il cazzo gli si è ingrossato oltre il contenibile negli slip e infatti una parte, tutto il glande, è fuoriuscito dall'indumento ed ora è compresso tra le due pance.

Appena lo zio lo lascia respirare Fede gira lo sguardo alla ricerca di Marcello che non lo stava più baciando e toccando. Si è spogliato anche lui, del tutto lui. Invece lo zio ha ancora gli slip (anche se servono a poco), e Fede ha ancora e solo i calzini ai piedi, il resto è stato sfilato da Marcello.

Marcello va alle spalle di Fede e subito gli piazza il suo cazzo duro nel solco tra le chiappe. Non mira al buchetto ma fa scorrere l’uccello dentro la fessura, abbassandosi ed alzandosi con le gambe divaricate. Va su e giù col suo cazzo durissimo aggrappandosi ai fianchi di Fede. Lo zio, intanto, si distanzia ed inizia a menare il suo cazzo. Lo fa con grande maestria.
Dopo si ferma un attimo, per sfilarsi anche gli slip e poi ricomincia. Questa volta però nella mano prende sia il cazzo di Fede che il suo, per un attimo aggiunge anche l'altra mano, ma è solo per accoppiare meglio i due cazzi, subito dopo con la seconda mano va a palpeggiare i suoi coglioni. Poi va oltre con la mano sino a prendere i coglion idi Marcello e palpeggiare anche i suoi.
A Fede piace tutto di quello che accade, piace moltissimo. Fede a questo punto si fa più audace: spinge indietro il suo culetto, si solleva un po’ sulla punta dei piedi per far capire a Marcello che ora vuole il suo cazzone duro dentro.
Muovendosi fa finire la punta del cazzo proprio a contatto col suo buchetto. Marcello capisce, umetta il buchetto e la cappella dell’uccello con la saliva, aggiusta la mira e poi posiziona il cazzo per entrare. Fede collabora premendo il culetto verso di lui. Marcello spinge. Fede emette un urletto di dolore, il buchetto si contrae subito sulla cappella di Marcello. Fede è piuttosto stretto
Lo zio sorride e lo accarezza. Fa un cenno a Marcello che si allontana. Lo zio lo tira verso il letto, e lo fa distendere. Gli mette due cuscini sotto la pancia e poi lo fa appoggiare sul letto a pecora, divaricando le gambe. Poi sale anche lui sul letto, si inginocchia tra le sue gambe divaricate, si china su sé stesso e comincia a leccare il buchetto con la sua lingua, , con le mani divarica le natiche, entra con tutta la faccia, spinge la lingua, penetra, umetta, riesce, rientra, rilecca, ripenetra, esce di nuovo, si bagna un dito e prova a metterci il dito, poi due. I gemiti di Fede si fanno più intensi e con tono femminile
Il suo buco si stringe forte attorno a quelle dita e sente anche del bruciore. Lo zio rimane col dito conficcato in lui e nel mentre con labbra e lingua si lavora tutto il culo di Fede.
Lo zio sfila lentamente le due dita ma a metà strada rispinge dentro, poi ritira, respinge di nuovo, fa roteare anche le dita. Scopa così il culetto di Fede. Poi Fede sente come un unguento, fresco, piacevole. Lo zio gli sta lubrificando il culo mentre Marcello accarezza la sua testa. Lo zio si sposta in avanti e posiziona il suo cazzone durissimo e poi con colpo secca entra nella fichetta quasi vergine di Fede. E li Fede si trasforma. Dai Zio sfondami, mi piace.

Marcello gli tappa la bocca all'improvviso, mentre Fede chiude gli occhi ed inizia a godersi l’inculata. Marcello si sposta davanti e gli ficca il suo cazzo tra le labbra. Ormai infoiato Fede estrae la lingua, apre le labbra ed inizia a lavora avidamente la cappella di Marcello. La sua cappella è completamente umida e fradicia di precum. Nel frattempo, lo zio gli sta letteralmente aprendo il culo. Forza l’apertura delle natiche con le mani, le sculaccia più volte mentre il cazzo da dentro forza la muscolatura anale ad aprirsi completamente. Nel frattempo, Fede si rilassa sempre di piu e sente il suo culo avvolgere pienamente il cazzo dello zio e sente distintamente la cappella che tocca il secondo sfintere. Il misto tra dolore de eccitazione spinge Fede ad ingoiare e ciucciare più avidamente il cazzo di Marcello, che nel frattempo inizia a muovere il suo bacino per scopargli la bocca. Fede sente sempre di più i due godere rumorosamente e questo lo eccita ancor di più, capisce di essere uno strumento di piacere e capisce che questa è la situazione in cui ha sempre voluto trovarsi: essere in mezzo a due maschi, farli godere. Marcello non dura tantissimo e poco dopo estrae il cazzo dalla bocca di Fede ed inizia a masturbarsi furiosamente mentre Fede cerca di allungare il più possibile la lingua per accarezzarne la cappella. Improvvisamente viene colto da due schizzi che spruzzano dal cazzo di Marcello e che gli finiscono sulla lingua, sul naso e sulle labbra. Marcello si scarica completamente, gemendo, salvo poi strusciare la sua cappella sulla guancia di Fede utilizzata come metodo per pulirsi la cappella. Ma ormai Fede è avido di quelle sensazioni e subito sposta la bocca per poter gustare le ultime gocce di sborra che inumidivano la cappella. Marcello commenta così con lo zio che stavano davvero formando una bella troietta vogliosa. A quel punto lo zio fa girare Fede e lo fa mettere a missionaria, con i cuscini sotto la schiena. Gli alza le gambe e si porta le caviglie di Fede sulle spalle. Gli apre bene le chiappe e gli ficca nuovamente il cazzone duro tutto dentro, in un colpo. Marcello, nel frattempo, si posiziona sopra Fede e con la bocca gli afferra il cazzo. Mentre lo zio lo stantuffa, Marcello gli succhia il cazzo, senza mani, andando su e giù prepotentemente: una vera sega con la bocca. Fede capisce che Marcello deve essere un esperto pompinaro da come sente il risucchio, la pressione delle labbra e l’uso agile della lingua nel leccare tutta la pelle dell’asta. E non ci vuole molto, con quel sapiente lavoro di bocca, che ecco Fede emette tutto il suo succo caldo, quasi si stesse svuotando completamente i coglioni. Non riesce a capire quanto sta sborrando perché Marcello lo accoglie completamente nella sua bocca, salvo poi deglutire ed ingoiare tutto il carico che Fede ha esploso. E mentre si gode l’estasi del suo orgasmo sente lo zio aumentare l’intensità dei colpi nel suo culo, lo sente improvvisamente godere, rantolare ed ecco che un calore umido gli pervade le viscere. Le uniche parole che escono dalla bocca dello zio: “ti ho fecondato”, risuonano nella sua mente, mentre lo zio prosegue ora piu dolcemente nell’atto della scopata. In realtà sta strizzando il suo cazzo dentro di lui in modo da lasciarlo completamente umido della sua sborra. Poi estrae il cazzo e Fede senza imbarazzo emette prima una, poi due, tre scoregge. Ad ogni scoreggia sente che qualcosa fuoriesce, ed infatti la sborra dello zio comincia a colare fuori dal suo culetto e va a creare un piccolo laghetto sulle lenzuola. Marcello e lo zio si avvicinano e limonano mentre Fede osserva la scena e si tocca il culetto sentendolo per la prima volta totalmente aperto. Ad impressionarlo il gonfiore delle labbra del suo buchetto che ora può tastare tranquillamente. Accarezza quindi il suo buchetto e i due adulti non possono fare a meno di non notarlo, sottolineando quanto la nuova troietta fosse fiera di avere ora il culo rotto. Ma è solo l’inizio, penso Fede. Nei successivi tre mesi Fede ebbe modo di prendere dosi e dosi di cazzo e sborra da entrambi. Marcello, che normalmente era passivo, con lui si trasformava in un discreto toro ma era soprattutto lo zio quello impegnato nella missione di fargli il buco del culo a forma del suo cazzo. Di solito scopavano in tre, ma in segreto, lo zio non disdegnava a farsi il nipote anche in occasioni in cui erano solo loro due i protagonisti. Fede tornò cambiato da quell’esperienza, più conscio del suo ruolo e dei suoi desideri.
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