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Io e mia sorella (XXI) – Le gemelle


di pollicino
16.12.2021    |    2.883    |    0 6.0
"Allora, mia sorella, senza mai abbassare lo sguardo che penetrava dritto negli occhi della fanciulla, pian pianino scoprì il suo meraviglioso culo, sodo e..."
1. Prologo.

Con questo racconto, che ripercorre un altro episodio della storia d’amore e di sesso con mia sorella, torniamo indietro di quasi dieci anni.

Ormai, la nostra vita insieme andava a gonfie vele, e - mentre Giorgia aveva 46 anni, io ne avevo già 51 - ci accadde una "avventura" che in definitiva non ebbe nulla di estemporaneo, poichè con nostra grande soddisfazione va avanti ancora adesso, mentre vi scrivo...

Ebbene, una sera che ce ne stavamo accoccolati sul divano a vedere la TV, ma soprattutto a scambiarci le nostre solite effusioni amorose, squillò il telefono.
A quell'epoca, non avevamo praticamente amicizie, e quindi ci guardammo negli occhi stupiti: chi mai poteva essere? Mi divincolai dalla presa di mia sorella, e mi alzai per andare a rispondere, misi il vivavoce - facendo cenno a Giorgia di non farsi sentire - e dall'altro capo del filo udii una voce femminile che disse:
- "Pronto, zio, sono Chiara... Ti ricordi di me?".
A quelle parole, sia io che Giorgia restammo in silenzio, e le nostre menti vagarono alla ricerca spasmodica di possibili ricordi, che però non affioravano...
Attaccai il ricevitore, e tornai a sedermi accanto a mia sorella, e insieme cominciammo a riflettere su quella strana telefonata, quando all'improvviso Giorgia scattò in piedi e quasi urlò:
- "Ma siiii... Ti ricordi di zia Maria, la sorella di papà che era emigrata in Belgio? Chiara è la figlia, ma mi pareva che...".
Non fece in tempo a terminare la frase che il telefono squillò di nuovo. Questa volta andò a rispondere lei:
- "Pronto... Zia Giorgia, ma non mi avete riconosciuta? Sono la figlia di Maria!".
Giorgia, allora, tutto d'un fiato le rispose:
- "Chiaretta... Tesoro, scusaci ma è passato così tanto tempo... Chissà come sarai cresciuta...".
E l'altra:
- "Eh già... Ora abbiamo 25 anni...".
Ci fu un nuovo silenzio imbarazzato di mia sorella, alla quale crollarono tutte le certezze che faticosamente era riuscita a rimettere in sesto...
Chiara capì tutto, e cercò di spiegare:
- "Zia, io ho una sorella gemella, Martina... Sapessi quanto mi ci è voluto a ritrovarvi... Mamma ci aveva sempre detto che tu e lo zio eravate morti; poi, abbiamo saputo che invece era successo quel casino... Si, insomma...".
Adesso ad essere imbarazzata era Chiara, ma mia sorella la tranquillizzò e le disse:
- "Tu non puoi capire... Ma non devi essere così in imbarazzo, tu non hai nessuna colpa...".
-" Beh, vedi zia", le rispose la ragazza, "in un certo senso noi vi capiamo benissimo... Siamo qui, in Italia, perché nostra madre ci ha cacciate... Vedi, noi ci amiamo più di come si amano due sorelle... Cioè... Siamo lesbiche... o quasi… ma non ce ne frega niente... Ecco, ora sapete tutto...".
Poi fece un respiro profondo e continuò:
- "Però, zia, noi vi abbiamo cercati perché siete i nostri soli parenti, e vorremmo invitarvi alle nostre gare... Facciamo ginnastica artistica, e per la prima volta siamo arrivate ai Campionati Italiani... Domenica prossima c’è la finale... Allora, venite a vederci?".
Giorgia mi guardò con fare interrogativo, io le feci cenno di sì con la testa, e allora lei rispose alla ragazza:
-" Ma certo, gioia... Per il resto, non saremo certo noi a giudicarvi...".
- "Bene... Salutami lo zio, e ci vediamo domenica, allora...", disse Chiara.

Chiusa la telefonata, vidi mia sorella pensosa... Tornò ancora una volta da me, ed io intuii quale fosse il suo pensiero... Così le domandai:
- "Cosa si muove in quella testolina? Scommetto che te le vuoi fare, porcellona mia... E mi lasceresti a bocca asciutta?".
Ma Giorgia, in quel momento, stava elaborando il suo piano e non mi volle dire altro... Aveva un sorrisino dipinto sulle labbra, di quelli che anticipavano sempre cose lussuriose, ed io non stetti lì a domandare altro...

2. La gara.

Durante tutta la settimana, non riuscii a dimenticare quella conversazione, e mi domandai se forse nel DNA della nostra famiglia non ci fosse qualcosa di “particolare”, visto che anche quelle due ragazzine provavano attrazione fisica l'una nei confronti dell'altra, e soprattutto che la reazione dei familiari era stata la medesima di quella che ci era toccata subire a noi.
D'altra parte ero anche elettrizzato di fare la conoscenza di quelle due nipoti, e prenotai una stanza matrimoniale in un agriturismo della loro città.

Partimmo il sabato pomeriggio, così da poterci godere un intero weekend rilassante e senza pensieri...
Giunti sul posto, ci facemmo spiegare esattamente dove si sarebbe svolta la manifestazione, ma non andammo subito a trovarle, perché non volevamo distrarle nella loro concentrazione.
Così l'indomani mattina ci recammo di buon'ora al palasport, dove mostrammo i biglietti che le ragazze ci avevano fatto recapitare e fummo accompagnati ai nostri posti: con grande sorpresa, ci erano state assegnate due poltroncine in prima fila, e lì ci godemmo le perfette evoluzioni delle sorelline.
Purtroppo, però, nella ginnastica si vince o si perde per pochi decimali, e così Chiara e Martina si classificarono seconde per poco...
Fin dal principio, loro ci avevano ben individuato, e a fine gara ci vennero incontro, un pò deluse dal risultato, poiché speravano di fare di meglio davanti a noi...
Le abbracciammo per consolarle, ed io provai una sensazione strana: mi sembrò come se Chiara - colei che aveva fatto "irruzione" nelle nostre vite - solo con quel gesto, volesse dirmi qualcosa...
Poi, le due ginnaste ci sorrisero e ci dissero:
- "Perché non venite con noi negli spogliatoi? Non c’è nessuno… Ci facciamo una doccia, ci cambiamo e poi venite a casa nostra... Dovete assolutamente essere nostre ospiti per qualche giorno...".
Io e Giorgia ci consultammo brevemente con gli sguardi, poi io le dissi:
- "Ragazze, non vogliamo disturbare la vostra intimità, e poi abbiamo già preso alloggio in un agriturismo qui vicino...".
Ma le due non vollero sentire ragione:
- "Niente affatto, voi non ci disturbate... E poi, così potremo conoscerci meglio, no??".
Finimmo per accettare, e le accompagnammo negli spogliatoi...

Ci accomodammo tranquillamente su delle panche di ferro, eravamo soli, e lì accadde qualcosa che non ci aspettavamo: Chiara e Martina si denudarono completamente davanti a noi!
Inavvertitamente, senza nemmeno consultarci visivamente, ci prendemmo per mano stringendoci forte... Dinanzi ai nostri occhi, si erano palesati due corpi identici, bellissimi anche se non erano certo statuari... Vedevo, con la coda dell'occhio, Giorgia che si inumidiva le labbra con la lingua, tanto si stava eccitando...
Non erano molto alte, più o meno 1 metro e 65 per 60 kg, e avevano proprio un bel fisico: una chioma di capelli rossicci tirati su e raccolti in una coda di cavallo, viso rotondo, collo lungo e occhi azzurrissimi.
Inoltre, delle sopracciglia voluminose, labbra carnose, e – dietro – un culo per niente armonico, anzi un pò sgraziato, e chiappe scese verso il basso, e fianchi abbondanti ne tratteggiavano un “lato b” che aveva il suo perché. Davanti, due piccole tette – una seconda al massimo – con areole sottili e capezzoli fini, un ombelico ben centrato e un pò infossato su un pancino un poco a rilievo, vita stretta e cosce bel tornite, muscolose e consistenti, completavano le loro splendide silhouette, con qualche accenno di cellulite qua e là, dei piedini n. 36, e caviglie fini.

Ammiccarono con un sorriso birichino, e potemmo constatare che mentre Chiara – che si stava lascivamente strizzando un capezzolo – aveva un pube naturale, molto peloso, l’altra invece era totalmente depilata.
Infine, Martina prese per mano la sorella e sparirono sotto la doccia, lasciandoci in preda alla nostra eccitazione...

3. Da Eros a Lesbo.

Rimasti soli, sentimmo l'acqua scorrere, e così ci mettemmo a parlare tra di noi dello "spettacolo" che le nipotine ci avevano offerto poco prima.
Finimmo per stringerci l'uno all'altra, a coccolarci, ed io ebbi a domandarle:
- "Secondo te, perché lo hanno fatto?".
E Giorgia, sicura, mi rispose:
- "Mi sbaglierò, ma mi sembrano due puttanelle in calore, e vogliono provocarti...".
Io, allora, con rammarico, negai decisamente quell'ipotesi:
- "Non credo proprio... Forse a te... Non dimenticare che sono lesbiche...".
Ma la mia sorellina non rinunciò alla sua teoria:
- "Che vuoi che ti dica? Però, vedi, mi è parso di capire che almeno Chiara sia un po' bisex... Dobbiamo solo avere pazienza e approfondire la cosa...".

La abbracciai, e lei posò le sue labbra sulle mie... Fu un attimo, le mie mani si infilarono sotto la sua maglietta a cercare le uniche "gemelle" che fino a quel momento mi avevano dato infiniti piaceri: le sue tettone...
Non osai spogliarla, anche se il rischio di essere scoperti nudi moltiplicava smisuratamente la mia libidine.
Lei, nel frattempo, aveva fatto lo stesso con me, aveva ficcato le sue mani sotto la mia camicia ed aveva raggiunto il mio petto, mettendosi a strizzare i capezzoli e facendomeli diventare durissimi...
Preso dall'eccitazione, mi spinsi giù in basso, e la minigonna che portava mi facilitò il compito, poiché – come era da tempo abitudine di Giorgia – non indossava (neanche in quell'occasione) le mutandine, cosicché potei sentire i suoi umori avvolgere la mia mano come un balsamico unguento.
Mi lasciai andare, ed essendo impossibile scoparla forte come avrei voluto, le praticai un profondo fisting: più io entravo dentro di lei, e più lei allargava tremendamente le gambe e godeva come una troia!
Iniziai a sgrillettarla, roteando in senso orario il pollice sul suo clitoride... Poi, "a tradimento", la penetrai con un dito, e poi gliene misi dentro due, e ancora tre, e infine quattro....
Sentii che era molto bagnata e che in quei momenti stava godendo come una matta.
Ripresi a penetrarla, aggiungendo anche il pollice, fino a raggiungere il collo dell'utero e ad inserirle la mano fino al polso...
Restai, beandomi, in quella calda sacca, e dopo qualche minuto cominciai a sfilare il pugno chiuso dalla vagina di mia sorella.
Era una nuova sensazione, stavo godendo anch’io, senza nemmeno uno straccio di penetrazione con il mio pene...
Dal canto suo, Giorgia mi diceva, sprezzante:
- "Sei un gran porco, lo sai?".
E io, soddisfatto, le replicai:
- "E tu, lo sai che sguazzare nella tua fica mi piace tremendamente?".

Eravamo così presi, così coinvolti, come non ci accadeva da tempo, tanto che non ci accorgemmo di ciò che stava accadendo attorno a noi...
Le ragazze, infatti, avevano finito di fare la doccia e – sicure di trovarci lì ad aspettarle così come ci avevano lasciato poco prima – rimasero basite.
Anche lo show che noi stavamo offrendo loro parve piacergli, visto che – piano piano, con fare lascivo e rimanendo in piedi – cominciarono ad amoreggiare tra di loro: si toccavano, si leccavano, si mordevano e si strizzavano i rispettivi capezzoli vogliosi...
Chiara allargò leggermente le gambe, e Martina le accarezzò con tocchi leggeri la sua bellissima micetta.
La ragazza, chiuse gli occhi e gemette, mentre la sorella – sempre più decisa – le infilò dentro l'indice.
Erano entrambe in paradiso, e adesso anche Chiara aveva iniziato a masturbare Martina, la quale ansimava.
Si penetravano vicendevolmente, con sempre più energia, e sentivano le patatine tremanti bagnarsi tutte...
Martina afferrò poi la tetta sinistra di Chiara e cominciò a stringergliela. Gli chiese, sottovoce, a un orecchio:
- "Ti piace?".
- "Siiiiii...", urlò lei, "che bello, così mi fai godereeeee...".
Quel grido, ci riscosse dalla nostra bellissima sessione di fisting e ci richiamò alla realtà...
Ci voltammo nella direzione da cui era venuto quell'urlo, e – sorpresi – vedemmo le nostre “piccole” nude mentre avevano ancora le "mani in pasta"...

Nessuno dei quattro osava aprire bocca, fin tanto che Chiara – sempre lei, rompendo quel silenzio imbarazzato – esclamò tutto d'un fiato:
- "Scusate... Eravate così belli che non abbiamo saputo resistere!".
Ci abbracciammo ancora una volta tutti insieme, ci sorridemmo, e – temendo che da un momento all'altro potesse arrivare qualche curioso, richiamato dai nostri "schiamazzi" – ci rivestimmo in fretta e furia.
Su di giri, Chiara e Martina ci fecero strada, e ci condussero alla loro casa, dove ebbe inizio una nuova esperienza imprevedibile...

4. Famiglia persa e ritrovata.

A casa di Chiara e Martina fu tutto un susseguirsi di sorprese...
Innanzitutto, le ragazze accesero i riscaldamenti “a palla”, e quando Giorgia chiese spiegazioni per quello che le parve uno sperpero di denaro, Martina, con assoluta naturalezza, le rispose:
- "Zia, noi siamo naturiste, e siamo abituate a stare nude in casa... Capisci che con questo freddino... Ma se per voi è un problema, per me e Chiara va bene lo stesso...".
Mia sorella non chiedeva altro, avrebbe fatto di tutto per vedere ancora una volta quei corpi nudi bellissimi, e quindi le rispose:
- "Ci mancherebbe! È casa vostra, a noi va bene cosi come decidete...".
Rassicurate, le due ragazze si spogliarono e Chiara – che aveva capito il mio interesse per lei – mi disse:
- "Perché non vi spogliate anche voi? Si sta così bene con nulla addosso e i corpi liberi di respirare...".
Guardai Giorgia, che già si stava spogliando... e seguii il suo esempio. Poi, ci condussero in salotto, ci fecero accomodare, e le due puttanelle rimasero quasi incantate a guardarci.
Io - consapevole che quella giornata non si sarebbe chiusa senza un'altra dose di sesso - ero già in assoluta erezione, mentre mia sorella - per lo stesso motivo - era totalmente zuppa tra le cosce. Inoltre quella sua sesta misura di tette calamitava lo sguardo di Martina.
Allora Chiara, con una scusa, ci si avvicinò e bisbigliando mi sussurrò:
- "Tu, con quel bel cazzone, sei mio... Zia, invece, la lasciamo nelle mani di Martina!".
E ridacchiò.
Giorgia, anche questa volta, ci aveva preso in pieno... Mi diede una gomitata nel fianco e mi disse:
- "Che ti avevo detto?".

Intanto, vedevo che Martina stava sulle spine... Sembrava che volesse dirci qualcosa ma che non sapeva da dove iniziare...
Per toglierla d'impaccio, la mia donna le domandò:
- "Tesoro, c'è qualcosa che volete dirci?".
Come liberata da quel peso, Martina iniziò:
- "Vi va di parlare un pò di noi, tanto per conoscerci meglio? Come vi abbiamo già detto, abbiamo saputo di voi per caso, e ci piacerebbe che diventaste la nostra famiglia visto che non ne abbiamo più una...".
Io ascoltavo in silenzio, e fu invece Giorgia a rispondere:
- "Ma certo!, siete figlie di nostra cugina, e quindi sangue del nostro sangue, e forse è per questo che state vivendo la nostra stessa condizione...".
- "Infatti, zia, era di questo che vogliamo parlarvi, vogliamo che sappiate tutto di noi, così se vi hanno detto qualcosa sul nostro conto, sapete la nostra verità...".
Allora decisi di intervenire io... Non mi piaceva che quelle due creature si sentissero sotto processo:
- "Ragazze, noi siamo qui ad ascoltarvi, ma non per giudicarvi... Non noi!".
Mi parve di vederle sollevate, e cominciarono a raccontarci la loro storia... Era come se rivivessi per filo e per segno, un'altra volta, quanto ci era capitato più di 25 anni prima... Ci parlarono della loro solitudine e disperazione... e alla fine ci chiesero:
- "Ma secondo voi, siamo così perverse? Che colpa abbiamo se siamo nate così e ci amiamo in modo così viscerale?".
Fui di nuovo io a rassicurarle:
- "Non avete colpe e non avete fatto nulla di male... di sporco. Anche se ve lo diranno, voi non credeteci, conta solo quello che sentite dentro di voi... Come noi, andate avanti lo stesso, e sappiate che noi ci saremo sempre per voi...".
Ormai era sempre più evidente che anche Chiara fosse attratta da me... Si alzò di scatto e corse verso di me, che – con la stessa foga – mi alzai, allargai le braccia e la accolsi teneramente sul mio petto.
Per la prima volta, avevo le sue tettine schiacciate su di me, e il mio pisello moscio andò a strofinarsi in mezzo alla sua fessurina.
Ebbi un sussulto, e lei se ne accorse... Mi strizzò l'occhio, e accostandosi di più al mio orecchio me lo baciò e mi sussurrò:
- "Lo senti come sono bagnata? Aiutami, ti prego... Sono stufa di essere diversa da tutte le altre ragazze...".
Ci lasciammo, e Chiara tornò a sedersi accanto alla sorella, la quale a sua volta andò da Giorgia a dimostrarle tutto il suo affetto. Si strusciarono anche loro l'una contro l'altra, il meraviglioso pelo della fica di mia sorella contro la patatina depilata di Martina...
- "Dioooo... Ma sei meravigliosaaa", esclamò Giorgia, non riuscendo a trattenere quel piacere che era scaturito quella unione di corpi e con i suoi copiosi umori che le colavano giù lungo le gambe.
La ragazza non si muoveva... Voleva gustarsi tutto quell'immenso delirio dei sensi.
Aveva pure la faccia sprofondata in mezzo alle zinne di Giorgia, la quale sentì il cuore batterle forte... Non aveva potuto vivere la gioia di essere madre, ma un quel momento Martina fu per lei quella figlia mai avuta...
Quando finalmente si riebbero, Martina aveva le labbra socchiuse a suggere il capezzolo - che nel frattempo si era ingrossato - di mia sorella.
Sollevò lo sguardo incontrando dolcemente quello della zia... Con le mani le tastò tutto il corpo fino ad afferrarla sui suoi fianchi larghi e adiposi, e le disse:
- "Morirei senza mia sorella, ma tu hai un buon sapore, e sei quella femmina con cui ho sempre desiderato di fare l'amore... Ti voglio, zia, e prima che andate via vorrei fare la porcellina con te...".
A differenza di quanto era successo tra me e Chiara, Martina si era lasciata andare a queste confidenze in modo tale che io sentissi tutto – non so se volutamente o meno – e la cosa mi fece eccitare così tanto che andai immediatamente in alzabandiera, la cappella mi uscì fuori dal prepuzio, e le ragazze cominciarono a sghignazzare a crepapelle.
Allora Giorgia mi afferrò l'asta e – facendo la finta burbera – sbraitò verso quelle scostumate:
- "Ma siete proprio maialine!".
E Martina:
- "Eh si... Se no, perché tua cugina ci avrebbe cacciate via di casa? Siamo le pecore nere della famiglia...".
E giù tutti a ridere di nuovo...

Andammo avanti, tra battutine e scherzetti fino quasi alle 2 di notte... Poi, stanchi, ci ritirammo nelle nostre stanze, io con Giorgia e Chiara con Martina...

5. Turbamenti notturni.

Andammo a dormire, ma quella notte non riuscii quasi a chiudere occhio...
Una volta a letto, con lo sguardo perso nel vuoto, dissi:
- "Hai visto quando ci hanno abbracciato? Chiara mi ha detto una cosa che non ho capito ma che non riesco a togliermi dalla testa...".
E Giorgia, incuriosita e accigliata, si voltò verso di me e mi domandò:
- "Cosa ti ha detto quella troietta in calore della nostra nipotina?".
Ci pensai su un momento... Volevo ricordare tutto alla perfezione, ma soprattutto non volevo che nulla si intromettesse tra noi due senza il reciproco consenso...
Così, alla fine le risposi:
- "Mi ha detto... Si, mi disse: Aiutami, ti prego... Sono stufa di essere diversa da tutte le altre ragazze... Chissà cosa voleva dire...”.

Mia sorella, che era femmina non una ma cento volte, a differenza del sottoscritto capì tutto al volo, mi prese l'uccello che nel frattempo era tornato duro, e – con una botta secca al punto di farmi male – lo scappellò fino alla radice e sillabò:
- "Che put-ta-nel-la che è!!! È sveglia la tipetta... Caro il mio ingenuo fratellone, quella ti si vuole scopare fino all'ultima goccia...".
Rimasi di sasso, ne fui compiaciuto e guardai Giorgia spalancando la bocca:
"Cazzo!", esclamai, "e io che non avevo capito niente...".
Poi, come in un baleno, tornai a pensare che il fine ultimo della mia vita era e sarebbe sempre stata mia sorella, e le dissi:
- "Cosa faccio?".
E lei:
- "Che vuoi fare? Cerca l'occasione giusta e castigala! Falle capire con i fatti perché mi sono giocata marito e famiglia per te!".
Mi si avvicinò in cerca di coccole e tenerezze, ed io non gliele feci mancare... Mia sorella era davvero unica: quale altra donna avrebbe spinto il suo uomo tra le cosce fradice di un'altra donna? Ebbene, lei lo fece, anche se sapeva bene che – se ciò si fosse realizzato – sarebbe stato puro sesso e nient'altro, e sarei tornato tra le sue braccia più toro che mai...

Dopo un pò di silenzio, fu la volta di Giorgia a chiedere il mio consiglio:
- "Certo, però, che pure Martina non è da meno... Sembra tanto tranquillina ma sotto sotto deve essere un vulcano...", riflettè, e con una punta di rammarico continuò:
- "Peccato che lei è lesbica pura...".
Allora io protestai:
- "Peccato? Ma non hai sentito che ti si vuole fare? Tu hai poche occasioni per divertirti con un'altra donna... Non fare sciocchezze... Goditela tutta per te!".
Ripresi fiato e poi:
- "Mi ha fatto impazzire vederti tenetela tra le braccia come una figlia...".

Ormai i nostri discorsi stavano prendendo una deriva più "familiare", e infatti mia sorella, con sguardo sconsolato mi confidò:
- "Avrei tanto voluto avere una figlia come lei, ed essere felici in tre...".
Il suo dolore era il mio dolore, e allora le misi una mano sul ventre, massaggiandoglielo, e le promisi:
- "Lo voglio anch'io... Costi quel che costi, lo faremo!".
Giorgia, allora, si illuminò, mi sorrise, ma malinconicamente mi ricordò:
- "Il mio orologio biologico non mi lascia più molto tempo...".
E una lacrima le solcò il viso.
Allora le proposi:
- "Facciamolo adesso, senza perdere tempo!".
Non le diedi nemmeno la possibilità di pensare, scostai le lenzuola e – sistematomi nella posizione del "69" – affondai in mezzo alle sue cosce grandi, favolose, e che già erano preda di piccoli ma frequenti spasmi dovuti all'eccitazione, frutto di tutti quei discorsi.
Finalmente tornavo là dove volevo sempre essere... Per prima cosa, annusai a pieni polmoni il suo odore di femmina in calore, intenso, forte ma al quale non avrei rinunciato per nulla al mondo.
Dall'interno cosce cominciai a leccare su fino a trovare quella spacca, e vi introdussi la lingua, e presi a percorrerla dal basso verso l'alto e viceversa... Giorgia contraeva i muscoli vaginali, e stringeva le grandi labbra, fino a imprigionarmi là in mezzo...
Avevamo imparato quel "gioco" da ragazzi, e ci piacque così tanto che ogni volta che facevamo sesso era immancabile.
Dopo, con indice e medio di entrambe le mani, le forzai l'ingresso alla "stanza del piacere", e ripresi a succhiarla, questa volta "strappando" con dolcezza quelle ali di farfalla ivi contenute...
Giorgia ansimava, e mi schiacciava la testa contro il suo ventre: farsi scopare dalla mia lingua le piaceva da morire, e infatti sentii un ruscelletto salmastro sgorgare da dentro di lei e riversarsi nella mia gola.
Stavo impazzendo... Mi "mangiavo" con gusto la patata di mia sorella, mentre lei mi stava facendo uno di quei pompini che solo lei sapeva fare così bene...
Succhiava le palle come se volesse tirarsi via con sé anche i testicoli, e io sentivo lo sperma ribollire, e risalire fin nella cappella.
Era troppo importante ciò che stavamo facendo per sborrarle in bocca... Sapevo che era lì che lei amava farsi riempire, ma quella notte ero deciso a fecondarla.
Così mi voltai e puntai deciso dentro... Feci appena in tempo ad entrare che un getto potente e caldo andò a schiantarsi contro l'utero:
- "Forse, questa è la volta buona", pensai.
Mi staccai da lei solo quando ebbi la certezza di non avere più niente dentro da "passarle"...
Era raggiante, mai prima di allora ero venuto così abbondantemente, e mai prima di quella notte avemmo la certezza di essere un'anima sola divisa un due corpi.
Sfinito, tornai a sdraiarmi accanto a lei, le presi la mano e le sussurrai:
- "Amore mio, sento che questa volta abbiamo seminato bene...".
E lei mi rispose con un semplice:
- "Grazie!".
Cominciai a realizzare il "pericolo", un bellissimo pericolo, che ci avrebbe fatti così diversi eppure così uguali a tutti gli altri…
Infine, ci addormentammo, felici: erano passati la bellezza di 26 anni da quando lei mi fece entrare per la prima volta nella sua intimità...

6. Scopata con sorpresa.

La mattina dopo, scesi in cucina per la colazione di buon'ora, e con mia sorpresa vi trovai già Chiara...
Subito, mi tornò alla mente il consiglio di Giorgia, ma cercai di non pensarci troppo.
E quando la ragazza mi domandò di aiutarla a prendere le tazzine da caffè dallo scolapiatti, stando alle sue spalle capitò che senza farlo apposta strusciai il mio cazzo sulle chiappette sode di lei.
Ebbi un brivido, e il mio "amico di mille battaglie" immediatamente si risvegliò.
Chiara, allora, gemette, si voltò, e con fare di bimba ingenua, mi disse:
- "Zio, credo sia arrivato il momento".
Avevo capito benissimo cosa volesse dire con quelle parole, ma feci finta di non capire:
- "Quale momento?", le risposi, tuffando i miei occhi nei suoi azzurro cielo.
E lei, girandosi completamente faccia a faccia con me, fu costretta a scoprire le carte:
- "Vedi, zio, io sono bisex, e mi piacciono anche gli uomini, meglio se maturi... Insomma, fammi scopare con te, ti prego...".
Stetti un attimo pensieroso: non mi aspettavo che andasse subito al dunque... Le misi le mani sulle spalle e poi scesi giù lungo la vita e i fianchi, mentre la mia erezione si fece imponente, e Chiara se ne compiacque:
- "Lo vedi che anche lui ha voglia? E anch'io ho voglia di te! Vedrai che non te ne pentirai...".
Mi trascinò via di lì, nudi come eravamo, fino in giardino.
Ci sdraiammo sull'erba, e lei si lasciò andare...
Decisi, allora, di fare il vero maschio con lei: le aprii le gambe, la guardai diretto e le dissi:
- "Anch'io ti voglio... Ti voglio tanto!".

Risalii tutto il suo corpo e la baciai sul collo con passione, le infilai la lingua in bocca, e le accarezzai il culetto insinuandomi dietro con una mano.
Lei, allora, con una voce roca dal godimento, mi ululò in faccia:
- "Scopami! Muoviti, ho bisogno del tuo pisello duro, dentro!".
Avevo di fronte le sue tette, piccoline ma assai ben fatte, e non resistetti... le strinsi tra le mie mani e le succhiai avidamente i capezzoli.
Chiara era in estasi, e mi sussurrò con un filo di voce:
- "Oh si, non ti fermare, mi piace troppo!".
Le infilai un dito sotto, ed era bagnatissima...
Ansimò, e poi con fare imperioso mi disse:
- "Ora, però, ti voglio in fica!’
A quelle parole, non resistetti più, e feci per infilare il cazzo ormai durissimo in quel lago caldo quando mi accorsi che qualcosa non andava... Non riuscivo a entrare, e più spingevo, più lei mi "respingeva"...
Alla fine mi spostai, le aprii con le mani le labbra facendomi strada tra il suo pelo nerissimo e rigoglioso, e cercai di entrare dentro con due dita a sondare la vagina, ma finii per cozzare contro qualcosa di invalicabile... Spinsi di più, e a quel punto Chiara urlò. Poi, quasi vergognandosi, a occhi bassi mi sussurrò:
- "Zio, sono vergine...".
La tranquillizzai, e le chiesi:
- "Guarda che non è una vergogna… Ma perché non mi hai detto nulla? Stavo per sverginarti con le dita...".
E lei:
- "Perché è quello che voglio! Da quando ti ho visto, mi sono detta che eri tu quello giusto... E ho giurato a Martina che il tuo cazzo sarebbe stato l'unico ad entrare dentro di me".
Mi sentii colto da una struggente tenerezza, la baciai sulla fronte e poi su quel ventre che di li a poco mi avrebbe accolto:
- "Vedrai che sarà il più bel ricordo della tua vita... Stai per farmi il più bel regalo che una donna possa fare a un uomo, irripetibile... Ci prenderemo tutto il tempo necessario, senza fretta...".
Chiara annuì, ed io ricominciai da capo...
Le allargai le cosce, e mi chinai a leccare la micetta, andando fino a lambire il suo sfintere, mentre con due dita le strizzavo piano i capezzoli.
Lei reagiva stupendamente, tanto che i suoi umori colavano fuori come un fiume e andavano a inzuppare le lenzuola.
Era bello sentirla gemere, mentre il mio pisello cominciava a pulsare...
Allora, facendo molta attenzione a non farle male, appoggiai la cappella in prossimità dell'imene.
Mi resi conto che era molto stretta, ma lentamente mi feci largo nelle sue tenere carni, mentre sul suo viso si era dipinta una smorfia di dolore...
Chiara fu presa da un male atroce, sentì il mio membro largo dilatarla, ma allo stesso tempo sentì montare un orgasmo dirompente che le fece dimenticare tutto il resto.
Diedi un fortissimo colpo di reni, e finalmente fui tutto dentro, mentre la giovane lanciò un grido da brividi...
Mi fermai in quel punto, la baciai e le dissi:
- "È tutto finito...".
Ma lei mi implorò:
- "Continua, daiiiii...".
La fica era ormai aperta, le avevo sfondato quell'intercapedine che fino ad allora le aveva impedito di godere appieno...

Vedendola gemere in quel modo, non riuscii a trattenermi e inondai di sperma quella cavità appena esplorata.
Rimanemmo abbracciati per qualche istante, poi lei mi guardò e lì mi accorsi che non era più una ragazzina ma era diventata donna...
Mi sorrise, e - con una tenerezza infinita - mi giurò:
- Adesso sei mio!".
Sulle prime, non seppi cosa risponderle, pensavo a lei e subito dopo a Giorgia... Ma non ebbi alcuna esitazione. E tenendole il visino tra le mani, le risposi:
- "Cuccioletta, vedi, la notte appena passata la zia potrebbe aver concepito un cuginetto, ma ci puoi contare... Saremo una cosa sola, io, te e la zia... E Martina, se lo vorrà...".
Quella mattina che non dimenticherò mai, fu solo l’inizio di un rinnovato capitolo della nostra storia familiare...
Solo qualche giorno prima, non sapevamo nemmeno dell'esistenza di quelle nipoti, ed ora stavamo "giocando" con loro!

Benché dentro di me si stavano insinuando dei rimorsi dovuti al fatto che avevo iniziato una storia con una delle figlie di mia cugina e avrei
voluto trovare la forza di "accontentarmi" di mia sorella, quando la vidi nuda nella sua giovanile bellezza e sentii il calore che emanava dal suo corpo avvinghiato al mio, l'unico mio desiderio era quello di fare l’amore con lei. Mi dicevo:
- "Come potrò mai dimenticarla?".

Risvegliandomi da quei pensieri, mi ritrovai davanti una creatura sfinita da quella durissima prova, con le cosce doloranti e imbrattare di sangue, e ricoperta di sborra e dei suoi liquidi vaginali, segno che era venuta anche lei...

Non saprei dire quante ore avevamo trascorso in quella stanza, fatto sta che, all'improvviso, ebbi come la sensazione di essere osservato... Mi voltai verso la porta, e vidi Giorgia e Martina abbracciate che ci stavano guardando...
I miei occhi finirono immediatamente in quelli di mia sorella, ma fu l'altra nipotina ad esprimermi tutto il loro ringraziamento:
- "Sei il migliore zio che potevamo sperare di avere... Mia sorella ne aveva proprio bisogno, ma ci eravamo promesse che non sarebbe stato un estraneo a farlo...".
Allora, io mi alzai dal letto e avvicinandomi a Martina le dissi:
- "Ora tocca a te...".
Ma lei, fraintendendo le mie parole, mise subito in chiaro la situazione:
- "Io sono lesbica...".
A scanso di equivoci, dovetti anch’io chiarire le mie intenzioni:
- "Ma infatti... Ora tocca a te con la zia!".
Giorgia non aspettava altro, se la tirò a se, e se la portò via nella nostra stanza per dare anche a lei la razione di sesso che aspettava...

7. Da donna a donna.

Mia sorella non era certo lesbica, anzi non c'era niente più del cazzo che la faceva andare fuori di testa, ma da sempre era una tenera bisex che - quando si presentava l'occasione - non le dispiaceva "giocare" con una donna, specie se giovane e avvenente... Proprio come Martina!
Percui, quando io le diedi il mio benestare, prese la fanciulla sotto la sua protezione.
Come nel caso mio e di Chiara, anche Giorgia e Martina erano strutturalmente assai diverse tra loro: mia sorella aveva una quinta di seno, mentre l'altra appena una seconda; Giorgia era di fianchi larghi mentre la ragazzina era più sottile; mia sorella portava un bel pube peloso tipo boschetto, mentre Martina era "full shaved"...
Insomma, due tipe totalmente diverse, non solo per età.
A Giorgia, poi, bastava poco per "accendersi", e se veniva messa di fronte a situazioni inconsuete dava il meglio di sé.

Così, quella mattina, prese per mano Martina - proprio come fanno le ragazzine tra di loro - e la condusse sul lettone a due piazze dove noi avevamo provato a concepire la notte prima.
La lasciò ai piedi del talamo a fantasticare, in balia delle sue emozioni, mentre lei si distese su un fianco, e si coprì con un lenzuolo - ancora intriso di sperma e umori - che nascose le sue forme generose.
Pochi istanti dopo, anche la ragazza si sdraiò accanto alla zia, assumendo una postura tale che si potevano vedere faccia a faccia.
Cominciarono a osservarsi, a scrutare reciprocamente ogni minimo particolare l'una dell'altra, e ad "accarezzarsi" con sguardo malizioso e sensuale, tutto femminile.

A un certo punto, mia sorella si scoprì il ventre sollevando il lenzuolo, e per Martina fu - nonostante avesse già visto il corpo nudo di Giorgia - come una autentica folgorazione: capì che quella donna che aveva davanti, nonostante fosse sua zia, le piaceva, e che la desiderava, che voleva possederla e farsi possedere a qualunque costo...
Anche lei, da parte sua, si era "presentata" più in forma che mai, con due tette perfette, turgide, grandi appena da essere comodamente contenute nel palmo di una mano. E Giorgia, soltanto a guardare quel fisico così armonioso e nel fiore degli anni, si eccitò allo spasimo, tanto che la sua carnosa passerona prese a grondare copiosi umori, i quali diffusero per tutta la camera profumi ineguagliabili.
La voleva, e subito. Non poteva più fare a meno di quel giovane corpo...

Inaspettatamente, Martina contrattaccò, e si scoprì le cosce.
Allora, mia sorella, senza mai abbassare lo sguardo che penetrava dritto negli occhi della fanciulla, pian pianino scoprì il suo meraviglioso culo, sodo e grosso, e rivelò le mammelle.
Martina, rimase affascinata anche da quelle visioni, e soprattutto dalle dimensioni delle sue tette, e dalla grandezza dei capezzoli che sporgevano di molto dalle areole.
Si stava eccitando pure lei, e tutto d'un tratto, domandò alla zia:
- "Me le fai toccare?".
Giorgia, sollevandosi a sedere con il busto eretto, le cinse le spalle con le braccia, mentre la ragazzina reclinò il capo, finendo con la faccia su quelle morbide colline di carne.

La mia dolce metà era affascinata da quella femmina in calore, e glielo disse chiaramente, senza esitare:
- "Sei bellissima... Ho sempre desiderato godere con una donna giovane e bella come te...".
Poi, prese delicatamente le mani di Martina e se le portò sulle sue tette, per esaudire la richiesta della piccola e farle provare cosa significava maneggiare tutta quella roba; si fece saggiare i capezzoli, e infine le insegnò a stuzzicarli...
Giorgia le lasciò le mani libere di muoversi sul suo seno lottizzabile, e la incoraggiò a proseguire da sola:
- "Su, toccale, strizzale ancora se vuoi, tesoro della zia...".
Allora la ragazza soppesò una mammella alla volta e poi le strinse; le sentì enormi, tanto che non fu in grado di contenerle nel palmo di una mano sola; le palpò ben bene, e le graffiò sensualmente i capezzoli con le unghie, facendo roteare in senso orario il polpastrello del pollice intorno all’areola.
Giorgia gliele lasciò guardare e toccare ancora, finché la giovane le sussurrò:
- "Zia, sono una favola... Mannaggia che le mie sono così piccine!".

Ma Martina non si sentì ancora soddisfatta, e volle avvicinare le labbra a ciucciare timidamente un capezzolo...
Sentì che il suo stato di eccitazione stava crescendo, e Giorgia ne approfittò, e - vincendo l'imbarazzo della ragazza - le andò a toccare il piccolo e tenero clitoride che si stava gonfiando sempre di più.
A quel punto Martina mollò la presa sulle mammelle di mia sorella e sovrappose la sua mano a quella della zia, per guidarla a compiere quei movimenti che la stavano portando all'apice del piacere.
Dopo un pò di quei movimenti, non ce la fece più, e - con voce soffocata - le disse:
- "Zia, così mi fai venire!”.

Vista la condizione in cui versava la ragazza, Giorgia si risolse di affondare due dita nella sua intimità... e ne ricevette una gran quantità di giovane nettare che usciva da quella sorgente.
Anche il mio più grande amore era eccitata, tanto che stava sditalinando Martina con sempre maggiore foga, fino a quando la puttanella non emise un grido di dolore...
Giorgia era dentro di lei, e sentì i muscoli della vagina irrigidirsi... Poi sentì anche qualcosa di strano avvolgere le sue falangi, qualcosa di caldo, ma che non erano umori...
Cacciò fuori le dita, e solo allora si accorse che era sangue.
Capì che la ragazza era vergine... E che nella foga del piacere le aveva rotto l'imene!
Ne fu contrariata, e le disse:
- "Sciocca puttanella, perché non mi hai avvertita?".
Ma Martina la guardava beata, soddisfatta di quel risultato tanto voluto e cercato con ostinazione.
- "Perché altrimenti non lo avresti mai fatto... Io e mia sorella abbiamo tanta fiducia in voi che vi abbiamo scelti donandovi la nostra verginità".

Mia sorella rimase basita, ma allo stesso tempo ne fu orgogliosa: tutto, ancora una volta, era rimasto in famiglia...

8. Fino alla fine.

Martina, sorprese ulteriormente Giorgia, quando - una volta deflorata - ebbe un orgasmo straordinario.
Mia sorella, però, non aveva proprio nulla da invidiarle, e perciò le chiese:
- "Dai Martina, adesso voglio venire anch’io… Leccami bene la fica, non dirmi che non ti piace... O è il mio pelo che ti da fastidio?".
La giovane, si sentì sfidata, e per tutta risposta si tuffò tra le soffici coscione di mia sorella, e alzando gli occhi verso di lei, con dolcezza, le disse:
- "Dopo quella di mia sorella, la tua è la migliore che abbia mai assaggiata. È buona, sa di vaniglia".
Quindi, le divaricò le grandi labbra cicciotte, e con la lingua a mo' di coltello corse alla ricerca del clitoride, lo scappucciò, e cominciò a leccarlo senza tanti complimenti.
Giorgia ansimava, e favorì la nipotina a penetrarle anche l'anima... Poi, farfugliò:
- "Cavolo se sei brava... Nemmeno Marco sa fare queste cose... Su, continua, non ti fermare...".
Martina continuò a stimolarla con maggiore intensità, mentre i capezzoli di mia sorella si facevano sempre più duri...
Fece guizzare la sua lingua lungo tutta la lunghezza della fessura, e quelle labbra ormai vischiose si schiusero, e lei raggiunse il fondo.
Proprio in quel momento, Giorgia lanciò un primo gemito ricco di piacere, mentre due dita di Martina si incuneavano in quell’abisso muovendosi velocissime.
Tutto questo, finché mia sorella non esalò un urlo acuto, le sue cosce si strinsero, e le dita della nipotina vennero fuori giusto in tempo per consentire alla prima potente squirtata di effondersi sul suo viso...
Di nuovo, la ragazza tornò a ciucciare con ingordigia il clitoride, e subito un nuovo schizzo caldo sgorgò dal ventre del mio cuore...

La sua squirtata era stata così violenta che Giorgia rimase quasi inanimata, come una perfetta bambola di pezza, per un bel pò.
La ragazzina non sapeva cosa fare, era quasi spaventata, poiché non le era mai capitato di vedere una donna godere in quel modo... Sulle prime, le era sembrata pipì, ma era una cosa limpida e aveva un buon sapore.
Martina si accucciò dinanzi a quella piccola pozzanghera che si era formata, e – immergendovi dentro il dito indice – si gustò, goccia dopo goccia, tutto quel ben di dio...

Nel frattempo, Giorgia si era ripresa, e si stava compiacendo di se stessa e della piccola troietta... Quando poi la ragazzina fu paga ed rialzò la testa, le due incrociarono i loro sguardi e si misero a ridere:
- "Era buono?", la canzonò mia sorella.
E l'altra:
- "Ora capisco perché lo zio che ti lecca così bene... Se questo è il risultato… D'ora in poi, anch'io mi occuperò spesso della tua patatina...".

Era ormai pomeriggio inoltrato, e le due "strane coppie" si riunirono in soggiorno.
Chiara, la dominante delle due sorelle, prese la parola:
- "Credo che dobbiamo chiedervi scusa... Quando vi ho invitati a casa nostra, io avevo già pianificato tutto... Anni fa, nostra madre ci spiegò cosa avevate fatto, e io, quando ci hanno cacciate, ho pensato che eravate voi quelli che meritavano di farci diventare grandi... Non volevo mancavi di rispetto, ma anzi dimostrarvi tutta la nostra ammirazione e il desiderio di cercare in voi quei genitori che abbiamo perduto... Zio... Zia... Vi chiediamo perdono!".
Che dire? Non riuscivo a trovare le parole, ma sentivo che erano sincere, e che quei sentimenti sgorgavano dal cuore di una ragazza che si portava dentro una ferita profonda, combattuta com'era tra la necessità del calore di una famiglia e l'estremo bisogno di amore per sua sorella...
In fondo, era una situazione identica alla nostra: anch'io non abbandonerei Giorgia per nessuna ragione al mondo!
Percui, dopo un intimo sguardo d'intesa con mia sorella, risposi a nome di entrambi:
- "Vedete, voi volete chiederci scusa, ma in realtà ci avete fatto un dono insperato... Non ci avete donato solo la vostra integrità fisica, ma ci avete fatto riscoprire la bellezza e il calore di una famiglia... sì, voi sarete la nostra famiglia e noi la vostra, pur mantenendo ognuno il legame forte e indissolubile per il nostro sangue... Sappiate che la nostra casa sarà sempre aperta per voi, perché siamo orgogliosi di voi... Unirci sessualmente, è stata un'esperienza meravigliosa... Siamo noi a dirvi grazie!".
Ci alzammo in piedi, e ci avvicinammo in una stretta così forte che sentimmo tutti scorrere dall'uno all'altra un'unica linfa vitale, che non ci avrebbe abbandonato mai più...

Il giorno dopo, ci separammo, ed io e Giorgia facemmo ritorno alla nostra casa, ma ci promettemmo che non sarebbe finita li... Ormai, senza attendere il test di gravidanza di mia sorella, avevamo due bellissime "figlie"!

FINE.
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