Racconti Erotici > Prime Esperienze > Al parco con la cagna
Prime Esperienze

Al parco con la cagna


di pollicino
21.06.2021    |    3.798    |    0 8.7
"Si salutarono: - "Ciao, Valentina, spero di averti dato ciò che cercavi..."
1. La scoperta di Valentina.

Conobbi Valentina frequentando un sexy shop della mia città, una mattina di primavera. Si trovava lì per fare acquisti “personali”, ma mi colpì la presenza di una donna in quel posto… E poi, che donna, piuttosto, direi una gran femmina!

Valentina era una donna matura, con capelli biondi mossi, alta circa un metro e settantacinque, di gran classe, e vestiva un trasparente abitino viola fucsia, lungo fino ai piedi, con una spaccatura laterale di tipo inguinale, e sopra sue sottili bretelline che lasciavano intuire due magnifici seni, grandi e sodi, più o meno una quarta misura.

Certo, non ci eravamo incontrati sui banchi di una chiesa, ma fui ugualmente colpito dal fatto che sotto a quell’abito era chiaro non vi fosse assolutamente biancheria intima.

Le gambe, poi… una stangona così, con quelle gambe chilometriche… mi fece andare fuori di testa…

Mi avvicinai cautamente, fingendo di essere interessato a degli articoli, e le sorrisi… Pensai che tutto sarebbe finito lì, almeno per il momento, e invece – con mia grande sorpresa – lei mi si avvicinò all’orecchio e mi disse:
- “Ciao, io sono Valentina, ma mi puoi chiamare Valentina”.

Incredibile, quella donna dal fisico così statuario che si interessava a un “piccoletto” (io sono alto circa un metro e sessantacinque, ndr) come me… Mi feci coraggio, le sorrisi e risposi immediatamente:
- “Piacere, io sono Gabriele…”.

Rimanemmo così accostati per brevissimi istanti, quando lei mi domandò consiglio:
- “Scusa, posso chiederti un aiutino? Vorrei scegliere un collare per BDSM…”.

Pensai, tra me e me:
- “Però, a questa magnifica creatura piacciono le emozioni forti!”

Ci dirigemmo insieme verso il reparto dove erano esposti quegli articoli, e lei iniziò a provarne alcuni…
Ce ne erano di vari tipi: di raso e pizzo, di pelle – semplice e imbottito –, metallici e in pelliccia, perfino con diamanti…
La vedevo interessata ad ogni proposta che le veniva mostrata, e per poter meglio apprezzarne le qualità si chinava in avanti, consentendomi di ammirare meglio, furtivamente, le coppe delle sue mammelle, benché fasciate nell’abito.
Ad un certo punto, mi disse:
- “Gabriele, scusa, mi aiuteresti ad indossarli per fare una prova?”.
Evidentemente, la troia si era accorta che cominciavo a sbavare per lei, e fece in modo che, per allacciarle l’oggetto, mi dovessi strusciare su di lei…
Cosa che puntualmente avvenne, e mi permise di sentire sul mio petto (data la stagione, indossavo già una semplice camicia bianca, con un paio di bottoni aperti) tutta la sua avvolgente morbidezza e per contro la durezza di quei grossi capezzoli che in poco tempo erano diventati duri come marmo.
Ogni volta che gliene porgevo uno, mi sorrideva, ammiccante… ma io facevo finta di niente, non volevo rischiare un sonoro ceffone lì davanti a tutti.

Esaurito il defilé, con il viso vagamente imbronciato da finta confusa, mi chiese la mia opinione:
- “Quale ti piace di più? Io non saprei proprio decidere…”.
Ed io, senza alcun dubbio le dissi:
- “Per una donna bella come te, ci vuole quello di diamanti… Ed è sempre poco!”.
Non ebbi nemmeno finito di pronunciare quelle parole che mi resi conto che forse avevo davvero esagerato… Ero proprio stato un gran ruffiano!

Ad ogni modo, dimentico della ragione percui anch’io ero lì, ci avvicinammo alla cassa per pagare…
Valentina stava per tirar fuori dalla borsetta il portafogli quando, scansandola delicatamente, mi offrii di regalarglielo io:
- “Valentina, permettimi di farti questo regalino”, le sussurrai.
Lei sulle prime non volle accettare, ma poi pian piano si “sciolse”, e – dandomi un bacio su una guancia, rispose semplicemente:
- “Grazie, sei un vero uomo…”.

2. Prigionieri del nostro ego.

Uscimmo dal negozio soddisfatti, e restammo lì immobili, un po’ impacciati entrambi, quando io – prendendo coraggio – la buttai là:
- “Beh, fammi vedere almeno come ti sta…”.
Alla luce del sole, era ancor più bella… Indossò l’accessorio, che sembrava fatto apposta per essere stretto attorno al suo collo… Era magnifica! Sembrava una ragazzina con il dono appena ricevuto; ed io rincarai la dose:
- “Ora, però, ti serve un buon padrone… O già ce l’hai?”.

Non rispose subito, ed io pensai di aver esagerato…
Stavo quasi per domandarle scusa, ero stato invadente, quando le si illuminarono gli occhi e mi disse:
- “No, non ne ho mai avuto uno… Non è facile trovare partner con queste fissazioni… Intanto, ho il collare, mi divertirò da sola, poi vedremo…”.

Mi dispiacque vedere una donna così, “sprecata”, impossibilitata a provare quei piaceri forti che invece avrebbe meritato… Così, perentorio, giurai solennemente:
- “Da oggi, ci sono io per te! Ma tu dovrai essere ubbidiente, come una vera cagnolina”.

3. La seduzione del padrone.

Valentina si sentì imbarazzata dalla proposta di uno sconosciuto che aveva incontrato solo pochi minuti prima, ma era troppo eccitata per lasciarsi sfuggire una simile occasione... Chissà se mai le sarebbe ricapitata una offerta tanto stuzzicante!

Titubante, guardò Gabriele negli occhi e volle capire quali fossero veramente le sue intenzioni:
- "Ma, davvero lo faresti? Nemmeno mi conosci...".
E lui, senza pensarci un attimo di più, la confortò, e con fare duro le fece una solenne promessa:
- "Per conoscerci ci sarà tempo e modo... Adesso, vai a casa e preparati... Verrai a stare da me, e inizieremo subito l'addestramento".
Valentina era entusiasta, e le venne spontaneo dire: "si, padrone!".
Già si sentiva proprio come una cagna in calore, tanto che il suo bell'abito mostrava sul davanti una chiazza scura e i suoi dolci succhi le scivolavano lentamente giù lungo le gambe, e lei non vedeva l'ora di essere “educata”...

Così si lasciarono, e mentre si allontanavano lei continuava a voltarsi per non perdere di vista colui nelle cui mani stava consegnando la propria vita.

A casa, non perse tempo: prese un borsone e ci mise dentro, un pò a caso, quello che le capitava a tiro; si fece una lunga seduta in idromassaggio per essere in splendida forma, un'ultima ceretta al volo, si depilò le ascelle e infine ritoccò quasi maniacalmente la sua nera e riccia pelliccetta...
Negli stessi istanti, Gabriele stava approntando la "cuccia", una stanza in cui collocò il suo giaciglio e tutti gli attrezzi che sarebbero serviti al “gioco”.

4. Terrore o felicità?

Valentina era così impaziente di raggiungere il suo padrone che non stette a perdere tempo, indossò lo stesso abito del loro primo incontro, e si presentò a lui, ben prima dell'orario stabilito...
All'indirizzo che gli aveva dato Gabriele trovò un cancello aperto, lo oltrepassò e si trovò dinanzi al portone di una grande villa... Suonò, e una voce che lei conosceva bene gli rispose:
- "secondo piano".
Salì uno scalone gentilizio, con il cuore che le batteva forte, e in cima c'era lui ad attenderla:
- "E così, sei tanto impaziente da essere arrivata in anticipo...".
Lei abbozzò un sorriso, e Gabriele le strappò la borsa dalle mani... La gettò giù per le scale, e a un suo accenno a chiedere spiegazioni, le fece:
- "Tanto non ti servirà nulla; hai mai visto una cagna vestita?".
Un brivido, di paura e piacere allo stesso tempo, le percorse tutta la schiena...
L’uomo si voltò, e le fece strada verso un corridoio scuro, poi discesero lungo una scala stretta e ripida, e infine Gabriele apri una porticina bassa e scricchiolante. La fece passare, poi entrò anche lui e si richiuse l'uscio alle spalle...

Valentina vide subito un rozzo tavolaccio al centro dello stanzino, con sopra poggiato il collare che lui gli aveva regalato; in un lato, una grande gabbia, in cui qualcuno aveva messo una ciotola d'acqua; infine, due seggiole, su una delle quali erano ammassati degli oggetti a lei sconosciuti.

La donna ebbe appena il tempo di guardarsi intorno che la voce del padrone la ridestò.
Si voltò, e lo trovò con il collare tra le mani...
- "Vieni, presto!".
Valentina si avvicinò, e Gabriele - con un coltello affilato - recise le bretelline dell'abito, il quale – come un sipario alla rovescia – precipitò ai suoi piedi lasciandola completamente nuda: era straordinariamente bella… Magra, ma con tutte le curve al posto giusto, moderatamente muscolosa; ma quello che colpì subito il suo padrone, fu una fica praticamente invisibile, celata da un magnifico pelo, che provocò una certa erezione nel suo padrone; sul torace, poi, svettavano due tette monumentali, che sembravano fatte di marmo, su cui non si poteva non notare dei meravigliosi capezzoli carnosi e già rigidi dall’eccitazione…
Passato questo momento, in cui sembrava il tempo si fosse fermato per entrambi, Gabriele disse:
- “Inginocchiati!”.
Lei, prontamente, ubbidì, mentre lui - allacciandole il prezioso monile al collo – proseguì:
- “Ricevi il mio dono, cagna, d’ora in poi sarai obbediente e remissiva”
Le fece togliere anche le scarpe, le diede un grosso plug anale con la coda da lubrificare con la sua lingua, e poi glielo piantò di dietro e la fece entrare nella gabbia...
Chiuse lo sportello, e – compiacendosi il quanto fatto – la contemplò:
- "Ecco, così sei proprio una cagna perfetta".

Valentina stava un pò scomoda in quello spazio così angusto, ma Gabriele - quasi se stesse riflettendo tra se – riprese:
- "Non preoccuparti, sarà solo per questa notte, domani andremo di buon mattino al parco, all'area cani, dove potrai scorrazzare liberamente...".

Prima, però, di andarsene, infilò una mano oltre le sbarre e da dietro le strusciò il dito medio nella fessura più ampia... Poi, se lo mise tutto in bocca fino in fondo, se lo leccò, e – apprezzandone il sapore con aria soddisfatta – le urlò nelle orecchie:
-" Sei zuppa, troia di una cagna! "
E le diede un sonoro schiaffone che riecheggiò per tutta la stanza.
Si apprestò ad inserire di nuovo il dito medio, ma questa volta - tolto il plug - glielo spinse con forza nell'ano...
Uno schizzo inatteso fece capire che era venuta ancora una volta... ma questa volta Gabriele non fece nulla: gli bastò vedere lei tutta impiastrata dei suoi stessi copiosi umori per avere un’erezione equina…

5. Prima passeggiata al parco.

Di buon mattino Gabriele andò a svegliare Valentina portandole per colazione un bel bicchiere di sperma appena eiaculato nella ciotola, la tirò fuori dalla gabbia, e - dopo averle agganciato il guinzaglio - le disse:
- "Su, troia, andiamo al parco, così potrai fare la pipì e giocare con gli altri tuoi simili...".

La fece salire in auto, nuda com'era, la legò agli appositi fermi esattamente come si fa con i cani, e fino a che non giunsero a destinazione non pronunciò parola.
Quando finalmente vide il cartello con su scritto" Area Cani", Valentina si senti il cuore battere forte: da una parte, poteva accontentare il suo "padrone", il che le aggiungeva un tocco di lussuria, ma dall'altra temeva – nonostante il suo incrollabile esibizionismo – di essere vista dagli altri proprietari.

Gabriele non le diede modo di proseguire in queste sue emozioni, prese il guinzaglio e la fece accucciare a quattro zampe per farla orinare... Aveva, infatti, la vescica piena da tutta la notte passata, ma lui le permise di farne soltanto un poco, per evitare che – esplodendo – si svuotasse completamente.
Mentre cadeva in terra, parte di quel liquido caldo le fini sui piedi, e anziché crearle un fastidioso contrattempo lei mostrò di godere di forti brividi di piacere...

Intanto, pure Gabriele sentì bisogno di pisciare... Si accostò a un albero e liberò il suo ventre... Poi, richiamò con un fischio Valentina, le porse il glande scappellato e le disse:
- "Adesso, pulisci bene, mi raccomando...".
Il cazzo di Gabriele sparì “divorato” dalla bocca della cagna, che rivestì la cappella con la sua lingua fino a far scomparire anche l'ultima goccia di urina...

Espletate le esigenze fisiologiche, l'uomo condusse Valentina a "giocare" con gli altri cani, la faceva possedere selvaggiamente, avanti e dietro, da veri animali di ogni misura, e alla fine la scopò anche lui, farcendola del suo sperma che, unito a quello degli animali, non tracimò fuori dai suoi pertugi...
Valentina non ce la faceva più, ma era felice.
Gabriele voleva riposarsi un poco, e così andarono in un luogo un po’ riparato del parco, dove lui si sedette su una panchina e lei si sistemò nella sua normale postura a quattro zampe.
A un certo punto, il suo padrone le indicò la patta dei pantaloni rigonfia, e le disse:
- “Sei stata brava oggi… Meriti un premio!”.
Così Valentina si avvicinò a lui, gli aprirgli i calzoni, e si prese il suo “osso” di carne.
Non potendoselo portare dove voleva, come avrebbe fatto una vera cagna, si mise lì sul posto a leccarlo, iniziando dalle palle per salire su fino alla punta della cappella. Si infilò solo la punta tra le labbra, per poi ridiscendere lungo l’asta ad imboccare tutto lo scroto, e a succhiarlo.
Poi, di nuovo su, e questa volta lo prese tutto dentro fino alla gola… Le piaceva, era orgogliosa nel sentire quell’osso indurirsi e pulsare dentro di lei…
Gabriele aveva goduto nella sua bocca, l’aveva riempita di sperma e lei da brava aveva ingoiato tutto ciò che lui le aveva “donato”…
Valentina si stava bagnando, sembrava essere davvero “in calore” quando sentì il suo padrone – finalmente – rilassarsi.
Lo guardò in volto e lui, per ringraziarla, le sorrise con tenerezza e le carezzò il capo.
Ripensò al fatto di essere nuda in un parco – poco prima delle persone erano sbucate all’improvviso e l’avevano guardata –, con un dildo con la coda e tutta sudata… e si eccitò di nuovo, nutrendo un’eccitazione perversa, del puro piacere ad essere trattata così…
Riprese un pò di forze, tornarono a casa, e li Gabriele (come un bravo padrone) si premurò di lavare accuratamente, sotto un potente getto d'acqua, in cortile la sua “bestiola” obbediente; poi, stanco, tornò a chiuderla nella sua gabbietta, non prima di averla rifocillata con quel “ricostituente” che le aveva portato già a colazione.

6. Allo zoo.

La domenica seguente, Gabriele non la condusse in quel parco dove si erano già tanto divertiti, ma allo zoo, sempre con il plug anale provvisto di una bella coda morbida...
Lei, se ne sentì orgogliosa, iniziò a gattonare sulle ginocchia, e – muovendosi – il plug nel culo le procurò un pò di malessere, ma andava bene così, per il suo padrone questo era il minimo sopportabile.

Una volta dentro, la portò subito alla gabbia degli asini... Era così agitata che non riuscì ad attendere e “galoppò” in tutta fretta verso l'animale più robusto...
Inaspettatamente, Valentina iniziò a guaire, si avventò sul pisello del povero animale, e cominciò ad agitarlo per farlo crescere al massimo della sua potenza, cosicchè potesse farselo penetrare dentro...
Ma niente: più lei si dava da fare, e più la bestia restava impassibile...
Alla fine, la cagna desistette, con grave disappunto del suo padrone, e si sdraiò docile accanto a lui, il quale capi che non era colpa sua, e per consolarla le carezzò e poi le schiaffeggiò le natiche.
Infine, avviliti entrambi, uscirono...
Gabriele le disse:
- "Non ti preoccupare, piccola, troveremo qualcosa che fa per te…”.

7. Un traliccio nel culo...

Nei giorni seguenti Valentina si mostrò molto irrequieta, e il suo padrone faticò parecchio a tenerla a bada, dovette persino legarla alla gabbia…

La domenica, per fortuna, arrivò presto, e Gabriele giurò che questa volta avrebbe fatto di tutto per trovare un animale sufficientemente forte da raffreddare i “bollenti spiriti” della cagnetta…

Seguendo gli stessi rituali, la accompagnò da un suo amico, Tonio, che gestiva un allevamento di tori: lì, sicuramente, non avrebbero fallito!
L’amico gli presentò due magnifici esemplari, dotati di testicoli giganteschi…
E già Valentina si stava bagnando abbondantemente, quando – prendendolo da parte – gli disse, con un pò di imbarazzo:
- “Se per te fa lo stesso, ci sarebbe… Kodwo”.
Ricevendo un muto gesto di assenso, Tonio fece voci:
- “Kodwo!”.

Si presentò un ragazzone congolese di circa 30 anni, alto, robusto e nero come la pece...
- "Ecco, è lui lo stallone che cerchi... Non è un animale, anzi è molto educato, ma fa di certo al caso tuo...", disse Tonio.
Kodwo aveva un gran sorriso e un solo problema: le donne si spaventavano di lui, e quindi non riusciva ad essere "uomo".
- "Ve lo affido", continuò ancora l'amico di Gabriele, il quale tornò ai suoi affari lasciando l'immigrato con lui e la cagna...
- "Beh, dovrai adattarti, cagnetta, questo è ciò che sono riuscito a trovare” – le disse il padrone sottovoce, “ma, vedrai, che non saremo ancora delusi...".
Gabriele fece cenno a Kodwo di avvicinarsi… e quando si tolse la tunica bianca che gli arrivava fino ai piedi (sotto era completamente nudo), apparve in mezzo alle gambe una “minacciosa” proboscide di quasi 40 centimetri, una cosa mostruosa, mai vista!
Si sedette su una roccia che stava lì vicino, e cominciò a segarselo.

Gabriele, diede una tirata di guinzaglio, e la cagna capì che era il suo momento: si avvicinò, in ginocchio,e prese quel cazzo infinito tra le mani... Le dovette usare entrambe per quanto era pure largo... Se lo portò alla bocca, baciò la cappellona già dura, e la leccò ovunque insalivandola per bene...
Poi si inumidì le labbra, aprì le mascelle più che poté, e a fatica si prese dentro quel glande esagerato.
- "Brava la mia cagnetta, vedi che ce la puoi fare", la incoraggiò Gabriele.
Intanto, la cappella di Kodwo le si era schiacciata sul palato, impedendole quasi di respirare; versò saliva dai lati della bocca, e all'improvviso - come un'anguilla - le sgusciò fuori.
Lei, per tentare di trattenerlo, lo graffiò un pochino, e Kodwo ebbe come un moto che lo fece indietreggiare. Poi, passato subito il dolore, guardò Gabriele, ed egli rimproverò la cagna:
- "Hai sbagliato... Sai che ora devi essere punita, vero?".
Lei annuì sconsolata...
Allora Kodwo le ordinò di leccarlo bene (come cicatrizzante e per farlo tornare in tiro), e - presala di peso - la rigirò sotto sopra.

Valentina capi le intenzioni dell'uomo nero, e provò a ribellarsi, implorandolo:
- "Ti prego, non vorrai mica, con quel coso... mi spacchi tutta".
Ma il suo padrone le diede un colpo di scudiscio con il guinzaglio...
Kadwo, mentre con una nano gli chiudeva la bocca per non farla gridare, la rassicurò:
- "Farò piano, ma tu non ti agitare e vedrai che non ti farà male".

Era spaventatissima... Lui le massaggiò lo sfintere e poi, dopo averle inserito tre dita nel culo, disse:
- "Sei già molto aperta, non dovrebbe essere difficile".
La massaggiava dentro, ruotando le dita e sfregandole contro le pareti interne, mentre lei stava iniziando a rilassarsi e a godere...
Poi infilò anche un quarto dito, che entrò con qualche difficoltà in più.
Infine, appoggiò la cappella contro l'ano della cagna ed forzò senza più interrompersi.
Le consigliò di rilassarsi ancora di più, che adesso sarebbe entrato, e spinse deciso...

Valentina urlò, sentendosi lacerare l'intestino, il dolore era fortissimo, ma Kadwo le aveva tappato la bocca cosicché non uscì nessun suono.
Il nero entrò di qualche altro centimetro, mentre il suo sfintere cercava di chiudersi e respingere quel tronco che lo stava invadendo.

Kadwo scese sempre più profondamente nelle sue viscere, lo sentiva nello stomaco, sentiva quella cappella immensa trapanare come una trivella, e alla fine squirtò come una pazza...

Gabriele, che si stava masturbando alla vista di quell'irripetibile spettacolo, disse rivolto a Valentina:
- "La mia cagnetta è soddisfatta?".
Ma non ebbe risposta, tanto era il dolore misto al piacere... e lei voleva goderselo tutto fino in fondo.
Intanto Kadwo la stava stantuffando ritmicamente, con grande potenza...
Ma dopo un po’, la sua azione si fece sempre più stanca, e all'improvviso le scaricò dentro una quantità enorme di sborra che le lavò letteralmente il retto...

Dopo aver realizzato il suo desiderio, Kodwo uscì da quel culo che aveva devastato.
Valentina ansimava, sfinita, con la lingua di fuori come farebbe una cagna autentica... Supina, con le cosce leggermente aperte e ripiegate sulle ginocchia, il buco del culo prolassato e rosso fuoco, da cui continuavano a venir fuori fiotti di sborra calda e densa che si solidificava sulle chiappe.

Si sentiva felice come non mai, e ringraziava il suo padrone, il quale fece da lontano l'occhiolino a Tonio, la carico' in macchina e la riportò a casa.

8. E una trave in fica.

Gabriele ripensò spesso a quella giornata in cui Valentina era stata distrutta analmente, e meditava di farle ripetere un'esperienza così eccitante.
Però, c'era sempre quel chiodo fisso, quella promessa irrealizzata che - come un tarlo - scavava nella sua mente e faceva montare il desiderio nella sua cagna: farla scopare con un cavallo.

Così, quando un giorno vide in strada il manifesto del circo che si sarebbe fermato nella sua città, ebbe un fremito.
Tornò a casa, si avvicinò alla gabbia dove riposava Valentina, e le disse soddisfatto:
- "Domani ti porto al circo!".
La cagna non capì sul momento il significato di quell'annuncio, ma era felice lo stesso di far felice il suo padrone.

E l'indomani mattina, nuda, bardata di tutto punto con collare, coda e guinzaglio, la cagna era sotto un magnifico esemplare di cavallo arabo...

Senza essere visti, Gabriele l’aveva fatta entrare nella stalla, e – preso uno sgabello basso – vi aveva fatto accomodare Valentina, proprio sotto ai genitali della bestia.
La cagna, iniziò subitaneamente a massaggiargli le palle e a fargli uscire il cazzo dalla pelle…
Poco dopo, gli stava già venendo duro, ed era lungo più di un braccio, quando la troia avvicinò la bocca per leccarlo e cominciò a fargli un bocchino arte in cui era ormai diventata una grande esperta.
L'eccitazione stava salendo, e lei voleva assolutamente “provarlo”… Sulla panca, divaricò le gambe, e provò a farsi penetrare divaricandosi più che potè le labbra della fica; tutta l’operazione fu assai laboriosa, e dovette intervenire pure il padrone per indirizzare correttamente quel pene dentro di lei.
Come si rese conto che era entrato per un bel tratto, il cavallo cominciò a spingere e a dare libero sfogo alle sue pulsioni, e la cagna – ad ogni botta – provava un immenso piacere.
Il tutto durò circa una ventina di minuti; poi, la cagna si rese conto che il cavallo stava quasi per venire: cercò di sfilarselo da dentro, ma non ebbe il tempo perché era già esploso in un piacere inarrestabile…
Già al primo schizzo, le aveva riempito tutta la vagina, ma ne seguirono altri ugualmente abbondanti e potenti che andarono a martellare contro l’utero.
Quando terminò quello che le parve un dolcissimo massaggio interno, il cavallo si staccò da lei…
Valentina, si sentì la pancia gonfia, tanta era la sborra che le era stata pompata nelle viscere da farla sembrare incinta!
Si guardò quel pertugio che ancora era rimasto semiaperto, e la fica le sembrò una fontana dalla quale scaturì tantissima sborra.

Finalmente, si sentiva davvero soddisfatta, e sfinita crollò sulla paglia, tra le zampe dell’animale…
E, con fare servizievole, rivolta a Gabriele gli disse:
- “Sono stata brava, mio buon padrone?”.

9. Conclusione.

Quel giorno, Valentina si sentì veramente una cagna, soddisfatta di aver soddisfatto il suo padrone.

Ripensando a tutti quei giorni trascorsi ai suoi ordini, completamente nuda davanti agli sguardi di tanti uomini e tante donne, scopata in modi così estremi in tutti i suoi buchi che ora erano ancor più accessibili di quanto già non lo erano prima, Valentina era orgogliosa di sé stessa...

Gabriele, infine, andò alla gabbia, la aprì, e - prendendola per mano - la condusse in quel sexy shop dove si erano conosciuti.
Le riconsegnò i suoi abiti, la fece rivestire e le tolse il collare che le aveva regalato e da cui erano scaturite tutte quelle forti emozioni.
Si salutarono:
- "Ciao, Valentina, spero di averti dato ciò che cercavi...", disse Gabriele.
E lei, stava quasi per rispondergli, ancora:
- "Certo, padrone".
Si sorrisero, e non si rividero mai più...

FINE.
Disclaimer! Tutti i diritti riservati all'autore del racconto - Fatti e persone sono puramente frutto della fantasia dell'autore. Annunci69.it non è responsabile dei contenuti in esso scritti ed è contro ogni tipo di violenza!
Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
Votazione dei Lettori: 8.7
Ti è piaciuto??? SI NO


Commenti per Al parco con la cagna:

Altri Racconti Erotici in Prime Esperienze:



Sex Extra


® Annunci69.it è un marchio registrato. Tutti i diritti sono riservati e vietate le riproduzioni senza esplicito consenso.

Condizioni del Servizio. | Privacy. | Regolamento della Community | Segnalazioni