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Io e mia sorella (XX) - La maledizione e la felicità


di pollicino
17.11.2021    |    1.163    |    0 6.0
"No, non era cambiato nulla, dopo mesi di lontananza sentivo tutto l'amore di mia sorella travasato dentro di me, ed io le andavo a scompigliare la sua bella..."
1. Premessa.

Come ho più volte scritto e detto, i racconti “Io e mia sorella” sono un mix di verità e fantasia, che però finisce sempre per descrivere quello che è stato e che è attualmente il mio rapporto, fisico e mentale con mia sorella.

In questa nuova storia, vi voglio raccontare, con dovizie di particolari, la nostra "seconda vita", quella cioè che seguì ai rispettivi e burrascosi matrimoni, falliti più o meno negli stessi momenti.

In realtà si potrebbe dire che la nostra storia non si era mai interrotta, ma davanti alla nostra famiglia noi due eravamo tornati ad essere – da pecore nere – persone frequentabili, ma...
Il resto, lo leggerete nei capitoli seguenti!

2. Due matrimoni e un "funerale".

Così come le nostre vite sono sempre state vissute in perfetta simbiosi l'una con l'altra, anche i nostri fidanzamenti e i nostri matrimoni vennero celebrati in un'unica cerimonia.

La mia futura moglie si chiamava Carla, e all'epoca aveva 26 anni, la stessa età di mia sorella Giorgia, ma era l'esatto opposto di lei: bruna, magrissima con due tette praticamente invisibili – su cui spuntavano però dei capezzoli meravigliosi –, occhi verdi e capelli neri lisci, lunghi fino alle spalle; fianchi e vita stretta, e una passerina completamente depilata, un culetto sodo ma striminzito, alta quasi 1 metro e 90 centimetri; insomma, ancora oggi mi domando come feci ad innamorarmi di lei che non aveva nulla di quelli che per me erano (e sono ancora oggi) i perfetti canoni femminili.

Il futuro sposo di Giorgia, invece, era Luigi, un tipo grassottello, al limite dell'obeso, sui 120 kg., bassino, e con una barba che lo faceva apparire sempre trasandato e insignificante.
Pelato, occhi scuri e labbra sottili, scarsamente dotato (stando alle confidenze di mia sorella), era uno di quei tipi che sapevano tutto loro...

Quando annunciammo i nostri matrimoni, nessuno voleva crederci, soprattutto tra quelli che conoscevano i primi 30 anni delle nostre esistenze.
Molti sapevano, infatti, del nostro "vizietto", e mentre per i parenti eravamo irrecuperabili, tra gli amici destò sorpresa per il fatto che nessuno ci vedeva separati l’uno dall’altra.
In effetti, eravamo più che gemelli, e quella scelta spiazzò un po' tutti...

Fatto sta che, alla vigilia delle nozze, come si faceva un tempo con i condannati, ci lasciarono esprimere un ultimo desiderio, e noi scegliemmo un weekend da trascorrere insieme, prima di celebrare il “funerale” (perché così consideravamo il matrimonio) del nostro vivere insieme.
Scegliemmo di visitare Verona, anche se quella non era la parola giusta visto che trascorremmo quasi tutto il tempo chiusi in camera, senza mai uscire. Il perche? Beh, non ci vuole molto a intuirlo...

Ebbene, giungemmo nella città scaligera nella tarda mattinata del sabato, e subito il tour organizzato prevedeva la andare a vedere il balcone di Giulietta e Romeo.
Sotto a quell'edificio, però, scattò dentro di noi qualcosa di imponderabile: come due calamite impazzite, le nostre mani si fusero insieme, inestricabili, e una scossa passò dall’una all’altra, e ci portò a guardarci in faccia.
Subito Giorgia mi disse:
- "Marco, ma siamo sicuri che stiamo facendo la scelta giusta? Mi sembra così innaturale...".
Io,che già ero insicuro di mio, rimasi in silenzio... Mia sorella aveva fotografato perfettamente quello che era anche il mio stato d'animo... Risposi:
- "Ormai... Che possiamo fare?".
Gli occhi di lei si riempirono di lacrime, amare e copiose, ed io non potevo vederla piangere... le asciugai il viso, e lei mi strinse la mano ancora più forte e mi fece:
- "Adesso te lo faccio vedere io...".
Cominciammo a correre all'impazzata, io senza sapere dove e perché, lei che guardava lontano.
Alla fine, arrivammo in albergo, prendemmo la chiave della stanza e ci chiudemmo dentro.
Giorgia non mi aveva ancora parlato da quando avevamo cominciato quella corsa che mi ricordava tanto quella che facevamo da bambini, e allora fui io a prendere la parola:
- "Cosa vuoi fare?".
Il pianto di prima si trasformò in singhiozzo, e io non ce la feci più a reggere quella situazione così straziante... La abbracciai fortissimo, e fu lì che lei mi chiese:
- "Facciamo l'amore... per l'ultima volta?".

Ci spogliammo l'un l’altra, e ci buttammo sul letto... Mi tuffai tra le sue grandiose tettone, e le feci sentire tutta la passione per lei che mi travolgeva... Le mordicchiai i capezzoloni, e li sentii chiaramente indurirsi esageratamente.
Pensai, tra me e me:
- "Tra una settimana qui ci sarà Luigi... Che spreco! Saprà soddisfarla?".
Evidentemente, avevo pronunciato quelle parole usando la voce, tanto che Giorgia mi sussurrò all'orecchio:
- "Temo di no... Ma ormai è fatta... Però, tu potrai sempre possedermi, ogni volta che vorrai...".
Non saprei dire se mi sentii più rinfrancato o più smarrito per ciò che mi aspettava: una vita squallida senza la mia sorellina... Per me, lei era tutto, sorella, madre, amante!
La annusai palmo a palmo, sulla pancia, sul torace, sul basso ventre, onde imprimermi in maniera indelebile la sua ineffabile fragranza...
Giorgia non disse niente, e stando a occhi chiusi volle "nutrirsi" di quelle sensazioni che avevamo provato insieme per decenni.
Certo, era stata una nostra scelta, ma ci sentivamo disperati a tal punto che saremmo voluti fuggire insieme in capo al mondo; le stavo esplorando quella patatina che conoscevo come mai il suo futuro marito avrebbe potuto conoscere... La leccavo, stimolando i suoi punti più sensibili che solo io sapevo, e succhiavo goccia a goccia i suoi umori...
Mentre ero impegnato a godermi gli ultimi struggenti istanti con mia sorella, lei mi mise le mani intrecciate dietro la nuca e mi chiese:
- "Che facciamo?".
Io, alzai il viso, la guardai di nuovo, ma non riuscii a trovare risposta...
Poi, ebbi un sussulto, e le dissi:
- "Facciamo quello che più ci piace!".
Il suo sapore tra le cosce si era fatto più intenso del solito, e mi accolse dentro di se, cingendomi fianchi e culo con le sue cosce e le sue gambe.
Mi sussurrò, piano:
- "Toglilo, non mi piace così, non ci deve essere nessun ostacolo tra noi".
- "E se rimani incinta proprio ora?", le ricordai.
E Giorgia, per la prima volta da quando entrammo in Hotel, mi sorrise. Era dolcissima... Mi disse:
- "Magari...".
Tolsi il preservativo, e alla fine ci regalammo un orgasmo simultaneo mai provato.
Purtroppo, però, non accadde nulla di quanto lei aveva sperato.
In quei due giorni facemmo di tutto, la sodomizzai nel modo che a lei piaceva tanto, e quando il mio pene fu alla massima erezione dentro in suo intestino, lei si voltò e mi giurò:
- "A mio marito non lo darò mai... Sarà il nostro bellissimo segreto".

Tornammo a casa, mancava davvero poco... Tutto il tempo che restò, trascorse in un clima surreale, quasi funereo... Non ci parlavamo perché non era necessario, o forse per non tornare a piangere, bastava guardarci per capire...

Alla vigilia della cerimonia, Giorgia tentò un'ultima disperata fuga dalla realtà:
- "E se mandassimo tutto all'aria?".
Dio solo sa quanto avrei voluto dirle di sì, ma tacqui, consegnandoci a una vita da incubo...

Tutto si svolse tranquillamente, e a sera – quando Giorgia si stava mestamente preparando a partire con il marito per Bologna – mi prese furtivamente da parte, mi diede un bacio e mi disse:
- "Sai una cosa? Quando ho detto "prendo te come mio sposo", dentro di me ho pronunciato il tuo nome!".
Rimasi stordito... In quel momento, avevo fatto anch’io – senza saperlo – la stessa cosa.
Le presi tutte e due le mani e le risposi:
-" Anch'io! Ti amo, sorellina!".

3. Di nuovo tra le mie braccia.

Da quel giorno, io e mia sorella vivemmo – per la prima volta da quando eravamo nati – una situazione a dir poco assurda... Avevamo al nostro fianco i rispettivi coniugi, ma nelle nostre menti c'era spazio solo per l'altra nostra vera "metà"...
Ci scrivevamo lunghe lettere, in cui potevamo dare libero sfogo ad ogni genere di rabbia repressa; lettere in cui avevamo la possibilità di aprire quelle gabbie in cui ci eravamo inconsapevolmente rinchiusi con le nostre mani, per rivivere per pochi istanti la tenerezza indicibile di noi due.
Ci facevamo telefonate interminabili, che finivano sempre in una commozione che ci bloccava il respiro, in rimpianti di ciò che poteva ancora essere se solo avessimo ascoltato il nostro desiderio più profondo e non ci fossimo fatti irretire da quel perbenismo che avevamo a lungo combattuto.

Ma quando la nostalgia ci prendeva forte, e non potevamo fare altrimenti, ci davamo convegno a metà strada, trovando scuse improbabili per i nostri legittimi consorti...

La prima volta, fu – prendendo tutte le precauzioni – in uno squallido motel sull'autostrada.
La mia paura era che quando ci saremmo visti il mio sentimento per lei fosse cambiato, trasformato semplicemente in quello normale di un fratello nei riguardi di una sorella...
Ma fortunatamente per noi non fu così: Giorgia mi saltò al collo con una foga da togliermi il respiro, ed io ricambiai sciogliendomi in un abbraccio tale da farmi sentire i suoi capezzoli premere, compatti, sul mio petto.
No, non era cambiato nulla, dopo mesi di lontananza sentivo tutto l'amore di mia sorella travasato dentro di me, ed io le andavo a scompigliare la sua bella chioma. Volevo riprendere possesso di ciò che mi apparteneva da sempre, e che un destino beffardo mi aveva rubato...

La condussi dentro, nella stanza che avevo prenotato, la più bella che c'era, e lì ebbe il sopravvento la passione allo stato puro:
- "Non immagini nemmeno quanto mi sei mancato, le tue mani, il tuo alito, il tuo sorriso", mi disse Giorgia commossa.
Ed io, le risposi:
- "Vita mia, stavo impazzendo senza di te, ogni volta che abbracciavo mia moglie vedevo te, ma senza la tua passionalità... Sentivo te, ma senza il tuo entusiasmo… Dobbiamo fare qualcosa, io così non resisto... E te che mi dici?".
La mia sorellina si rattristò, e dopo aver posato il suo capo sul mio petto, cominciò:
-"Caro, il matrimonio non fa per me... Luigi non solo non mi fa sentire femmina come facevi tu, ma so per certo che mi tradisce, e quando glielo dico mi picchia... L'altro giorno si è persino portato a casa una trans...".
Non ci volevo credere!, non tanto per i vizietti perversi di mio cognato, ma perché faceva del male alla mia Giorgia... Così le domandai:
-" E tu? Non hai mai fatto nulla? ".
Mi sentivo ribollire il sangue dentro, ma non sapevo cosa consigliarle...
Lei intanto si era tolta il reggiseno, offrendomi ciò che sapeva che per me c’era di più irresistibile: la sua 5 misura, era di nuovo tutta per me… Dopo tanto tempo, me la stavo godendo tutta, e il mio cazzo cominciò a spingere contro il suo basso ventre…
Giorgia riconobbe all’istante quella tensione, mi tolse brutalmente i capezzoli di bocca, e scese sulla patta dei miei pantaloni per liberare il suo “datore di piacere”. Mi sbottonò i pantaloni, mi calò le mutande, e poi lo cacciò fuori accarezzandolo e coccolandolo come fosse una creatura… Infine, mi guardò:
- “Solo lui sa farmi stare bene… Perché pulsa tutto per me… Perché è di un autentico uomo! Luigi, dura pochissimo, ma a parte quello mi sborra e poi se ne va dal suo amichetto… o amichetta… boh, non so nemmeno come si chiamano tra loro…”.
Stavolta, fui io a fare “cilecca”… Le sue parole: “mi sborra…”, mi avevano colpito come una spada… E Giorgia si accorse che c’era qualcosa che non andava… Da quando mi aveva sverginato, “lui” aveva sempre fatto il suo dovere… E allora, cosa stava accadendo?
Non le lasciai il tempo di fare domande, che angosciato le domandai:
- “Ti sborra dentro?”.
La mia sorellina, colse immediatamente il senso del mio quesito, e si precipitò a tranquillizzare la mia gelosia:
- “Stai sereno, che dentro di me non è entrata neanche una goccia… Al massimo, è venuto sul mio pube, ma poca cosa…”.
Tirai un profondo sospiro di sollievo, e glielo dissi:
- “Meno male! Almeno questo…”.
Giorgia ritrovò la sua risatina che mi aveva sempre fatto innamorare, e mi domandò:
- “Sei geloso? Di uno come questo?”.

Poi, mia sorella passò a “interrogare” me sulla mia vita coniugale:
- “Tu, invece, come te la spassi?”.
Un altro sospiro… Un fremito, che le fecero intuire già così che le cose non andavano granchè bene nemmeno a me…
Poggiò le sue belle mani sulle mie cosce e mi esortò:
- “Su, di tutto alla tua sorellina… Sono qui per questo!”.
Mi baciò, finimmo di spogliarci e ci sdraiammo sul letto come quando eravamo bimbi… Per un po’, dimenticammo il motivo fondamentale percui eravamo lì, e passammo ore a confidarci e consolarci a vicenda. Le dissi, così a bruciapelo:
- “Carla è più fredda di un ghiacciolo… ”.
- “Cioè?”, mi chiese lei.
Ripresi, cercando di spiegarmi:
- “In tutti questi mesi, non mi ha mai dato il culo, e davanti… è ancora vergine… Capisci?”.
Mia sorella capiva, eccome! Con una sola mano avvolse il mio cazzo, e continuò:
- “Poverooooo… Eh, fratellino, siamo proprio capitati male… E’ cominciata male e sta proseguendo peggio… Però… A pensarci bene… Non è detto che sia un guaio… Vuol dire che siamo ancora tutti l’uno per l’altra, cioè per noi due!”.
Io restai in silenzio a lungo, poi – quasi se stessi parlando a me stesso – dissi:
- “Eh, magari… Ma ci sono le catene del matrimonio…”.
Giorgia era sempre quella realista tra noi due, e mantenne la sua lucidità anche in questo frangente tragicomico.
Esclamò:
- “C’è sempre il divorzio!”.
Già, era una possibilità a cui non avevo mai pensato, e quella proposta significava che nella sua testolina stava facendosi strada questa ipotesi. Tanto, ormai, eravamo le “pecore nere”… E sia… Divorzio sia!
Non volevo sprecare le poche ore di libertà che ci rimanevano con questi discorsi tristi, e così le chiosai:
- “Ok… Proviamo a tornare signorini!”.
Ma Giorgia mise i puntini sulle “i”:
- “Eh no… io mi ti riprendo tutto, altro che signorino!”.
Per la prima volta ridemmo insieme, di gusto…

Poi Giorgia mi salì sopra ed annunciò:
- “Ed ora, pensiamo a recuperare il tempo perduto… Chissà quanto sperma avrai dentro, con quella frigida di moglie che ti ritrovi… Lo voglio tutto io… Dentro!!!”.
Quella richiesta, formulata in maniera così perentoria, trovò immediato riscontro in me… Andai in alzabandiera, e mia sorella completò l’opera, “regalandomi” un pompino che non ricordavo più da troppo tempo; io, nel contempo, le misi indice e medio nel buco del culo, sapendo che così l’avrei eccitata da morire…
Quando fu il momento, lei – con la sua bella fica – scivolò fino alla punta dell’asta, e si penetrò fino in fondo…
Cominciò a saltare, a muoversi in senso circolare, facendomi provare emozioni dimenticate, ma che mi fecero eiaculare nel suo utero fiotti caldi e potenti. Anche lei venne con me, e finalmente fummo consapevoli che non era campato nulla… Proprio nulla!
Ci accasciammo l’uno accanto all’altra, e solo allora io esclamai:
- “E il pelo? Che ti hanno fatto, sorellina mia??”.
Intendevo quel suo bello e abbondante pelo, curato per anni da me, e che le ricopriva il monte di venere…
Giorgia, sembrò tornare ragazzina, e si mise un dito in bocca a celare un certo imbarazzo, non voleva rivelare il “colpevole” di tale scempio… Ma alla fine capitolò:
- “E’ stato Luigi… A lui piace pelata… Credevo che così lo avrei tenuto, ma invece è stato tutto inutile… Scusa amore mio…”.
Scoppiò a piangere, e allora io la consolai:
- “Tutto a posto, sorellina… Quel pelo era il nostro giochino segreto, ricordi? Ma per me tu sei sempre stata molto di più… Vedrai, lo faremo ricrescere, e io tornerò ad accuparmene come prima…”.

La sera arrivò come un ladro, all’improvviso… La accompagnai al treno, ed aspettai che partisse per tornare dal suo “aguzzino”. Mi sentivo un vigliacco: dopo tutto quello che mi aveva raccontato, l’avevo lasciata andare. Così, presi il mio smartphone e le scrissi:
- “Tieni duro… Non durerà ancora molto”.

4. Divorzio e rinascita.

La situazione precipitò ben presto. I nostri rispettivi coniugi, all’inizio, non volevano pensare a un tradimento, ma poi accadde qualcosa di inimmaginabile ma che ci diede una mano a realizzare il nostro piano: tornare single…
Un giorno che noi ci eravamo clandestinamente incontrati, arrivò a Carla una lettera anonima (sapemmo solo alla fine chi era stato) in cui si diceva:
“MARCO SI INCONTRA CON GIORGIA. AVVERTI LUIGI E APRITE GLI OCCHI”.
Sulle prime, mia moglie non capì il senso di quelle parole, fece leggere la missiva al cognato, il quale – ripensando al nostro passato, che la consorte gli aveva confessato – capì tutto… Ci tesero una trappola infame, e ci sorpresero in un altro motel (io li cambiavo ogni volta, proprio per non correre rischi), mentre a pecorina la stavo possedendo analmente in un grandioso amplesso. Mia moglie mi disse:
- “Stronzo, proprio con quella cagnetta in calore!”.
E Luigi, rivolto a Giorgia:
- “Questo da te non me lo sarei mai aspettato… Chiederemo il divorzio!”.
Una volta che i due cornuti se ne furono andati, Giorgia mi incitò a proseguire:
- “Finalmente! Dai, inculami più forte… Dobbiamo festeggiare…”.
Proseguimmo a scoparci per tutta la giornata, incuranti del tempo che passava… Per ora, non saremmo rientrati a casa, in attesa che Carla avesse fatto le valigie per lasciar libera la mia abitazione.
Il nostro essere fratello-sorella “sui generis” tornava sulla bocca di tutti, ma noi andavamo a testa alta, fieri della nostra condizione e della nostra scelta. Avevamo (in buona fede) sbagliato, ma chi ci si era “preso” ci conosceva bene: sia Carla che Luigi erano amici di famiglia, e dovevano mettere in conto quel rischio…
Ad ogni modo, tutto finì in tribunale per la causa di divorzio. Due cause che si svolsero, ovviamente, in momenti e in sedi separate, per discutere le nostre ragioni.
Dati i nostri precedenti, partivamo male, ma anche se ci fosse stato addebitata la colpa in toto non ce ne importava nulla, l’importante era che potessimo tornare ad essere “proprietà” l’uno dell’altra.
Mia moglie lo voleva a tutti i costi, ma rinunciava alla casa e ai miei soldi, e alla fine ebbe questo sospirato (per entrambi) divorzio.
A Giorgia, andrò anche meglio: portò tutto in aula, le dimensioni da mini dotato del marito, le sue scappatelle con la trans, e il suo giudice non potè far altro che condannare lui. Anche qui, Giorgia non volle nulla se non la sua libertà…

5. Rivelazioni inattese.

Tornati liberi, Giorgia venne ad abitare con me, e la prima cosa che facemmo fu di domandarci chi mai potesse essere stato il nostro “benefattore” che aveva scatenato tutto ciò, facendoci un favore che nemmeno immaginava…
Poi, una sera, eravamo a cena con la nostra amica Perla, la quale fece una battutina che quasi ci fulminò:
- “E bravi i porcellini… Ce ne hanno messo ad aprire gli occhi, i cornuti!”.
Le parole “ad aprire gli occhi”, erano le stesse che lessero nella missiva Carla e Luigi… Ci guardammo negli occhi e poi io dissi alla ragazza:
- “Perla, ma niente niente sei stata tu a…”.

Si sentì scoperta, e abbassò lo sguardo... Ci eravamo conosciuti da poco in quel sexy shop dove lavorava e che noi frequentavamo, ma la sua viva intelligenza gli aveva fatto sentire che noi eravamo fatti solo l'uno per l'altra... Così, attese il momento più opportuno per agire...
Perla, infatti, era entrata molto in intimità con Giorgia prima del nostro duplice matrimonio, e in seguito fu la depositaria delle sue confidenze più inconfessabili, non ultime quelle sui nostri sempre più frequenti incontri clandestini...

Dopo un lungo istante di imbarazzo, la giovane, torcendosi nervosamente le dita, in lacrime rispose:
- "Stavate così bene insieme, e lei era diventata così triste... Che ho pensato di dover fare qualcosa per voi... Scusate se ho combinato tutto questo casino, non volevo, davvero, credetemi...".
Ci scambiammo uno sguardo d'intenti, poi insieme la prendemmo in un irruento abbraccio a tre:
- "Sei stata la nostra fortuna, altro che scuse... Grazie amica mia, avevi capito tutto... Nemmeno noi avevamo visto il pericolo che stavamo correndo... Ce lo ricorderemo...", replicò la mia dolce metà.

6. Nuova frontiera.

Giorgia, ma pure io, aveva tanta "fame" di buon sesso, e mi disse:
- "Mi pare di essere tornata alle origini della nostra storia, quando ci siamo scoperti e abbiamo cominciato a sperimentare ogni emozione... Marco, dobbiamo ricominciare da lì, io mi sento di nuovo una quindicenne... con tante nuove voglie...".

Quella sera, dopo aver accommiatato Perla, decisi di festeggiare alla nostra maniera, ma aggiungemmo una cosa mai fatta prima: una "nuova frontiera" si stava aprendo, nuove esperienze sensoriali...

In realtà, l'idea mi era venuta non appena avemmo la notizia del divorzio, e cominciai ad organizzarmi, certo che Giorgia mi avrebbe seguito... Avevamo bisogno, infatti, di qualcosa di forte, per scaricare tutta l'adrenalina che avevamo accumulato...
Così, le chiesi di metterci nudi come bambini, ma invece di prepararci a fare sesso nella nostra casa, la presi per mano e la condussi nella cantina, che avevo accuratamente riscaldato e insonorizzato, ben sapendo che la sorpresa che stavo preparando alla mia femmina sarebbe stata ancora più bella se lei fosse stata libera di esprimersi.
Il rischio di essere visti per le scale in quella "veste", moltiplicò la nostra esaltazione sessuale, finché lei mi impugnò il membro e prese a spompinarmi fino a farmi male…
La bloccai dopo poco e le dichiarai:
- "No. Non è questo il motivo del gioco. Stasera ti farò provare una cosa mai sperimentata prima. Lasciati andare…".
Lei rimase spiazzata dalla mia intraprendenza, ma mi lasciò fare:
- "Non capisco, ma mi fido di te...".

Giungemmo finalmente in cantina, uno stanzone quadrato che sarebbe diventato in futuro il nostro "laboratorio", ed io rinchiusi accuratamente i battenti, dando quattro mandate a di chiave.
C'era un grande tavolo di legno al centro, con quattro ganci... La feci distendere, e poi la assicurai agli anelli. Forse si aspettava di essere imbavagliata, ma non lo feci:
- "Così potrai godere di più... Anche gridando... Tanto stai tranquilla che non ci sente nessuno...", le dissi baciandola con la lingua.
Rimasi in silenzio a guardarla, e già godevo alla sola vista del suo corpo meraviglioso, che avevo corso seriamente il rischio di perdere per sempre.
Giorgia intuì i miei pensieri, e come a confermare le mie intenzioni:
-" Sono tutta tua, fammi ciò che vuoi", mi disse con un gran sorriso.
Iniziai a toccarla... Adoravo stuzzicare e vedere i suoi capezzoli diventare via via più turgidi tra le mie dita.
Mi allontanai da lei, e presi un grosso candelotto rosso... Lo accesi, e restai lì in attesa, e nel frattempo misi in funzione una webcam che rimandava le immagini sul nostro pc di casa.
Dopo circa cinque minuti, era tutto a posto, e nella parte superiore si era raccolta una discreta quantità di cera fusa e bollente.
Tornai da Giorgia e le chiesi:
- "Sei pronta?".
E lei, già travolta dal piacere, mi rispose con un debolissimo, quasi impercettibile:
- "Sì".
Avvicinai la candela al suo seno, e iniziai ad inclinarla di modo che le gocce – una dopo l'altra – potessero scendere sui suoi capezzoli e sulle areole...
Mia sorella stava assaporando un dolce senso di piacere e di dolore allo stesso tempo, gemendo sempre più intensamente.
A questo punto, poggiai la candela a terra, ed aspettai che la cera si fosse rappresa per bene sul suo corpo. Allora, la afferrai per un’estremità, e con forza la tirai via.
Giorgia emise un grido dovuto all’improvvisa manovra, poi il suo ventre fu scosso da una forte vibrazione, e alla fine ebbe uno dei suoi proverbiali orgasmi che ben ricordavo... Iniziò a squirtare i suoi umori in tutte le direzioni, e anch'io venni da solo, per l'immenso piacere di vederla finalmente soddisfatta...

Ma non era finita qui... Volevo dare alla mia unica ragione di vita tutto ciò che lei meritava, quasi a “ripagarla” di tante sofferenze subite dall’ex marito: riaccesi la candela, e la lasciai gocciolare sulla sua pancia, fin dentro l'ombelico.
Immediatamente, come per riflesso, Giorgia inarcò la schiena e mi disse:
- "Non ti fermare, scendi più giù, tu sai dove!".
Per una volta nella mia vita, fui contento di vedere il suo pube glabro... Pensai:
- "Così, potrà godere di più...".
Versai nella sua fessura umida altra cera, e lei mi “rispose” con un altro potente orgasmo...
Era annientata dal grande godimento, ma mi chiese ancora di avvicinarmi alla sua bocca con il mio cazzo:
- "Dammelo... Non voglio più stare senza di lui".
Gli poggiai l’imboccature del prepuzio sulle labbra… Era mezzo moscio, ma ben presto lei lo rivitalizzò.
Le salii sopra, e cominciai a usare la sua bocca come fosse la patatina... La pompavo fino a sentirne l'ugola, e la sua saliva irrorava l'asta e le palle...
Dopo circa un quarto d'ora, mia sorella mi fece capire con gli occhi che voleva dentro di sé il mio frutto... Mi lasciai andare senza ritegno, e sentii che lei stava inghiottendo con voracità il mio seme.

Ci riposammo l’uno sull’altra… Poi, mi alzai e la sciolsi... Si alzò anch'essa, mi baciò con il mio sapore ancora in bocca, e mi ribadì tutta la sua felicità:
- "È stato fantastico”.

Avevo ripreso pieno possesso di Giorgia, e lei di me... Eravamo di nuovo una cosa sola, e quello che ci era accaduto in quei mesi ci servì di lezione: non avremmo mai più cercato altri esseri viventi per condividere con loro le nostre vite... Ci bastavamo noi!
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