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Lui & Lei

Il rapimento di Alice


di pollicino
22.02.2022    |    2.216    |    0 10.0
"E l’altro, di rimando: - “Eh si, amico mio, è proprio una puledrina da montare per bene!” Alice si accarezzò, mettendole in bella mostra, le cosce..."
1. Prologo.

Come ricorderete dal racconto precedente, Alice entrò – insieme all'amica Elisabetta – nelle grazie del boss, Don Carmine, il quale le aveva sottratte alle grinfie del loro “padre-padrone”, lo zio Luca.
Ma pian piano, la più piccola si fece strada, scavalcando l'altra nel cuore del capo.
Così, mentre Elisabetta se ne tornò ai suoi studi, Alice si trasferì in casa del boss, assumendo il ruolo di sua donna ufficiale, accompagnandolo ovunque, e divenendo anche una sorta di sua "consigliera" negli affari...
Ben presto, però, la ragazza, dopo l’accoppiamento plurimo avvenuto durante la serata alla villa con Elisabetta, osservò i primi ritardi delle sue mestruazioni...
Cominciò ad essere molto preoccupata, con continue nausee e il ciclo irregolare, tutti sintomi che conducevano ad una possibile gravidanza.
Così, una sera, a letto, dopo l’ennesima, memorabile scopata, dovette confessare al suo uomo:
- "Sai papi, mi sento strana, mi sa che abbiamo fatto un marmocchio...".

I muscoli del viso del boss si irrigidirono, e lui guardò con severità la ragazza.
Don Carmine non voleva complicazioni, aveva altre cose per la testa in quel momento, e Alice era per lui un semplice divertimento, una “macchina da sesso” e nulla più.
D’altronde, il test di gravidanza che la giovane gli aveva fatto vedere parlava chiaro, percui – con lo sguardo perso nel vuoto – mettendole una mano sulla pancia, le disse:
- "Non sei nemmeno capace di gestire il tuo corpo... Dovrò proprio farti togliere le ovaie... Intanto, domani andrai da un mio amico medico... Voglio stare tranquillo...".
Al che, Alice si rasserenò, e con un gran sorriso gli rispose:
- "Lo sapevo, papi... Sarai un bravissimo papà per il bimbo che ho dentro...".
Capito l'equivoco, Don Carmine si voltò di scatto verso la sua compagna e chiarì una volta per tutte il suo pensiero:
- "Non ci sarà nessun marmocchio in questa casa, il mio amico ti visiterà e se davvero sei incinta abortirai".

In quell'istante la ragazza aprì gli occhi, e capì che quell'uomo non era affatto l'uomo dei suoi sogni, ma un crudele "padrone" che ne aveva fatto un suo oggetto personale. Si sentì perduta, avrebbe voluto avere ancora accanto a sé Elisabetta, ma era sola, e da sola avrebbe dovuto sbrogliarsela...

2. La visita.

L'indomani mattina di buon'ora, accompagnata da Roberto, uno di quegli amici del boss che già l'aveva scopata qualche tempo prima, Alice si presentò - con discrezione - nello studio del dott. Fabio Paglia, ginecologo di fama internazionale e socio in affari di don Carmine.
L'accompagnatore, di modi spicci, entrò subito in argomento, e disse al luminare:
- "Buongiorno, professore, don Carmine mi ha pregato di portarle qui la sua donna... Teme di averla ingravidata, e siccome non vuole grattacapi... Lei mi capisce... Le manda a dire di farle una visita scrupolosa, e se il caso procedere come si fa in questi casi... Don Carmine, poi, saprà esserle riconoscente...".

Il dott. Fabio capì al volo, e si predispose ad accertare lo stato delle cose, ma notò anche che la ragazza aveva le guance che le andavano a fuoco... Perciò provò a calmarla:
- "Non temere, fanciulla, di me ti puoi fidare, avrò cura di te come se fossi don Carmine in persona... A me puoi dire tutto... Allora, che c'è che non va?".
A quelle parole, Alice, appena appena più tranquilla, rispose con un filo di voce:
- "Mi vergogno!".
Roberto e il dott. Fabio si guardarono, sogghignando tra di loro, come se avessero udito uscire dalle sue labbra una cosa alquanto bizzarra, e il professionista le disse:
– "Ti vergogni? Guarda che io sono qui come ginecologo, un medico!".
Senza indugio, la condusse nello studio e la esortò:
- "Ora, puoi spogliarti... Ci siamo solo io e te, qui dentro!".
Alice aveva il cuore che le batteva forte, le sembrava che stesse per esploderle nel petto, mentre lui l'aveva lasciata sola – con i suoi mille pensieri – per andare a preparare il necessario per la visita.
Quando tornò e la vide ancora lì in piedi, immobile e terrorizzata, le chiarì il concetto:
- "Cara, non fare tanto la difficile, devi spogliarti... Se no, come faccio a visitarti?".

Allora la ragazza iniziò ad sbottonarsi la camicetta, poi si levò la canottiera e infine le scarpe da ginnastica. Sbottonò i jeans, e lentamente li abbassò per poi sfilarseli dai piedi, e appoggiò tutto sulla sedia che era lì appositamente.
Vedendola con ancora addosso reggiseno e mutandine, il dottore quasi ringhiò:
– "Devi-rimanere-nuda… Al massimo, puoi tenere le calze…".
E si mise a trafficare con un vassoio coperto da un piccolo asciugamano…
Con le mani che le tremavano ancora dalla vergogna, Alice si rassegnò e afferrò il gancetto del reggiseno, lo aprì lasciando penzolare il suo abbondante seno, e in ultimo prese i bordi del piccolo perizoma e lo calò.
Il suo corpo era finalmente nudo!

Girandosi verso di lei, il professionista riattaccò:
– "Bene cara… Ora ti farò alcune domande. Tu rispondi pure tranquillamente…”.
Ed iniziò ad incalzarla:
– "Allora, signorina, hai di solito un ciclo regolare?
– "Sì dottore!", rispose la ragazza imbarazzata.
– "Ottimo… E immagino che tu non sia vergine?".
– "No", replicò Alice con orgoglio, ma sentendosi indagata nel suo intimo più profondo.
– "Fai sesso anale?", le domandò poi a bruciapelo il dottore.
Lei si paralizzò dalla vergogna, e un brivido le percorse la schiena: non aveva mai confessato neanche alle sue amiche più strette, eccetto Elisabetta che l’aveva vista praticarlo, di aver fatto una cosa così "sporca"... Solo il suo uomo, gli amici di lui, e i clienti del pub dello zio Luca lo sapevano. Pensò che se avesse detto una bugia il medico se ne sarebbe accorto lo stesso... Così, non le restò che dire:
- "Sì...".
– "Bene. Sono contento che tu sia stata sincera...", concluse sogghignando sotto i baffi il dottore.
Dal monte di venere allo sfintere, tutto era liscio, completamente a vista, non c'era nemmeno l’ombra di un pelo...
Istintivamente Alice, seduta sul bordo del lettino, chiuse le gambe, e il luminare continuò:
– "Ora che mi hai detto tutto il necessario, possiamo iniziare la visita... Per favore, alza le braccia sopra la testa!".
La ragazza fece come le era stato chiesto, e il suo seno generoso si sollevò.
Il medico si fermò alcuni momenti a scrutare da vicino quelle magnifiche tettone, sode e perfette, per valutarne grandezza e forma; poi, iniziò a toccare le mammelle con le punte dei polpastrelli, e strinse lievemente tra le dita i capezzoli grassottelli per farli diventare più turgidi e testarli meglio.
Alice, però, reagì decisamente con fastidio a quella manovra che la stava facendo eccitare:
– "Hai! Non stringa così forte, per favore!".
Infatti, fino ad allora, solo i maschi con cui aveva fatto sesso si erano "permessi" di giocare con quei teneri chiodoni.

A questo punto, il sanitario si mise un paio di guanti in lattice per iniziare la parte più delicata della visita, e le annunciò:
– "Adesso sdraiati sul lettino con i talloni appoggiati al bordo e il sedere più in pizzo che puoi... Rilassati, e vediamo di visitare questa bella passerina...".
Alice, senza più offrire alcuna resistenza, obbidì, mentre il dottore si avvicinò al vassoio che aveva portato con sé e sul quale – con la coda dell’occhio – la ragazza vide disposti diversi oggetti metallici mai visti prima.

Il sanitario si accomodò su una sedia che aveva posizionato in mezzo alle gambe di lei, e – con entrambe le mani – afferrò le caviglie della giovane e le aprì bene le gambe, procurandosi un’ottima visione della sua fica.
Le dita dell'uomo le palparono con garbo le grandi labbra, fino a schiuderle un pò e a mettere in luce due piccole labbra molto graziose.
Il dottore allungò il braccio verso il vassoio e prese un lubrificante, e dopo essersi unto le dita iniziò ad aprire più vigorosamente le grandi labbra della ragazza, facendosi strada all’interno della vagina.
Continuò a entrare, e man mano le palpeggiava le pareti profonde, e quindi introdusse un secondo dito, per vedere quanto si dilatava quella sacca.
Tenendole ben aperte le labbra con una mano, il medico con l’altra raggiunse il collo dell’utero, e proprio in quegli istanti Alice iniziò a lamentarsi: non si trattava, però, di un dolore che stava provando, bensì di un brivido di piacere che le percorse la schiena!
Per non perdere completamente il controllo di sé, cercò – con una mano – di arrestate quella manovra:
– "Dottore, la prego, basta...".
Lui, sapeva benissimo cosa stava accadendo dentro di lei, e cercò di tranquillizzarla:
– "Resisti ancora un poco, e le tolgo…".
E infatti, non appena sentì il respiro di Alice farsi più grosso, estrasse subito le dita dal suo ventre, e la ragazza – d’istinto – chiuse velocemente le cosce.

Il dottore diede ad Alice giusto il tempo di riprendersi da quella “prova”, e preso uno “strano” strumento e versatovi sopra di nuovo un pò di lubrificante, le chiese:
– "Su, allarga di nuovo le cosce, così potrò inserirtelo dentro" .

Alla ragazza le si gelò il sangue, ma volle fidarsi... Sentì nuovamente quelle dita indagarla intimamente e schiudere le sue grandi labbra, e poi sentì quell'oggetto metallico intrufolarsi sempre più dentro, e spingersi fino in fondo alla vagina. Provò un forte senso di malessere, che crebbe ancora quando il professionista iniziò a girare la vite che allargava le alette dello speculum.
Allora Alice si sentì sempre più dilatata, mentre lui le diceva:
- "È tutto a posto, non c'è nessuna malformazione, ma essendo la tua prima visita ginecologica, voglio vederci chiaro...".

Finalmente per lei, iniziò a sfilare lo strumento dalla passerina...
La giovane era molto tesa, e il dottore tornò a toccarle le grandi labbra, separandole fino ad avere una buona visione del clitoride, e con molta prudenza iniziò a stimolarle dolcemente il cappuccio.
La piccola chiuse gli occhi, adorava essere massaggiata in quella zona quando faceva sesso, ma non poteva rischiare di avere un orgasmo proprio ora, durante la visita...
Ad ogni modo, il clitoride pian piano prese a ingrossarsi, e lentamente sbucò fuori dal cappuccio finchè non fu totalmente turgido.
Alice riprese a smaniare, e sentì svilupparsi dentro di lei un calore che ben conosceva, associato da quei brividi che sempre anticipavano inequivocabilmente l’orgasmo.
Sollevò fievolmente la testa dal lettino, solo per dire, rivolta al medico:
– "Basta!, ma cosa mi sta facendo? la prego, faccia in fretta che non ce la faccio più...".

Il professore, degno compare del boss, cominciava a provare un sadico piacere a masturbarla in quel modo, e quindi le rispose:
– "Non avere paura... So cosa stai provando, è normale... ma devo valutare bene quanto ti bagni...".
Il clitoride era ormai oscenamente gonfio, quasi pronto per esplodere, e il dottore continuava a toccarlo. Aumentò l’intensità del massaggio per portare la ragazza ai limiti e per verificare la quantità di umori emessi dalla vagina.
Alice era fuori di sé, ansimava tenendo gli occhi chiusi, e ad ogni sfregamento del bottoncino i muscoli della pancia e dello sfintere si contraevano ritmicamente, e lei gemeva sempre più forte.
La vagina era completamente dilatata e il medico capì di averla fatta venire quando la vide perfettamente sconquassata da un terribile urlo.
Decise di interrompere questa tortura, il clitoride della ragazza era sano e gli umori vaginali erano davvero abbondanti... ma soprattutto, poteva dare una buona notizia al suo amico don Carmine!

Perciò, non sapendo delle aspettative e speranze della ragazza, le disse, sorridendo:
- “Puoi stare tranquilla! Sei assolutamente sana e pronta per avere un figlio… Ma per ora, non c’è nessuna traccia di gravidanza!”.
Ad Alice crollò un altro pezzo di mondo addosso… Dopo aver capito chi era il suo uomo, adesso non aveva nemmeno più lo “strumento” per tenerlo legato a sé.
Il dott. Fabio, andò verso la scrivania, afferrò il telefono, e – convinto di poter fare felice il suo amico – lo chiamò:
- “Don Carmine, i miei rispetti… Ho appena finito di visitare la tua donna, e mi complimento con te, è una macchina da sesso efficiente e perfetta… E in più, ti assicuro che non hai nessun erede in arrivo… Penso che era questo che ti aspettavi di sentirti dire, no?”.

Il boss si sentì ovviamente più sollevato, ma non immagina nemmeno lontanamente ciò che sta per accadere: stava per abbattersi su di sè un problema di ben maggiori proporzioni…

3. Il rapimento.

Infatti, un boss suo rivale, don Vincenzo, che aveva potuto apprezzare le "prestazioni" della ragazza sin da quando lei era la “stellina” del pub dove lavorava con Elisabetta, le aveva messo gli occhi addosso: l’aveva fatta pedinare in tutti i suoi spostamenti, e – avendo saputo che ormai era l'amante del suo "collega" – pensò bene di farsi un succulento "regalino e cominciò a progettare il suo rapimento.
Alla fine, affidò l'incarico operativo a una banda di quattro delinquenti di bassa lega, i quali approfittarono di una delle poche occasioni in cui la giovane era scarsamente sorvegliata e protetta, proprio quel giorno e proprio nello studio del luminare.

Ebbene, mentre il professionista era ancora con il telefono in mano e la ragazza completamente nuda, a gambe aperte sul lettino, si sentì bussare alla porta dello studio…
Credendo si trattasse dell'amico di don Carmine, il medico – a testa bassa sulla scrivania – rispose, senza dar peso alla cosa:
- “Vieni avanti, abbiamo finito e puoi riportare questa magnifica creatura al suo legittimo proprietario!”.
La porta dello studio si aprì con un gran fracasso, e quando il dottore si avvide che di fronte aveva non uno ma ben quattro uomini armati sino ai denti che gli intimarono di lasciar cadere l’apparecchio, ammutolì, e – per evitare grane peggiori – obbedì docilmente ai suoi aguzzini.

Dall’altra parte del telefono, intanto, don Carmine aveva sentito per filo e per segno tutto ciò che era accaduto, e si rese subito conto che il suo tenero bocconcino era in pericolo. Urlò, con rabbia e con quanto fiato aveva in gola:
- “Ma che minchia sta succedendo? Alice! Fabio! Robertooo… Rispondete, dite qualcosa, cazzo!”.
Purtroppo, nessuno di coloro che aveva invocato poteva rispondergli, poiché erano stati tutti, in un modo o nell’altro, immobilizzati dalla banda.
Infastidito da quel vociare sguaiato, il capo di quei manigoldi rispose urlando a sua volta nell’apparecchio:
- “Taci, gallinaccio, o la tua calda troietta farà una brutta fine… Sarebbe un peccato, sai, perché è proprio una gran bella femmina…”.
E ridendo, chiuse la comunicazione.

Dopo aver legato alla seggiola e al lettino i due uomini, colui che apparve da subito come il capo riconosciuto della banda si avvicinò ad Alice e con violenza le infilò all’improvviso due dita nella fica, lasciandola senza fiato.
Poi, con altrettanta rapidità, le usò per saggiarne il clitoride, ancora duro, e le estrasse tutte ricoperte di quegli umori che il dottore era stato capace di farle esplodere…
Se le portò alla bocca leccandosele con gusto, e disse ridendo ai suoi uomini:
- “Mmhhh… E’ proprio una femmina da letto!, una cagnetta vogliosa!”.
Al che, gli altri che erano rimasti fino ad allora lì a guardare, si avvicinarono per prendersi la loro parte… Ma mentre uno si era già abbassato pantaloni e mutande e aveva cacciato fuori l’uccello in gran spolvero, il capo urlò minaccioso:
- “Fermi! Abbiamo avuto incarico da don Vincenzo di consegnargliela senza torcerle un capello… Guai a chi prova a fotterla!”.

Era già passato circa un quarto d’ora da quando tutta quella assurda sceneggiata aveva avuto inizio, e don Carmine aveva allertato tutti i suoi sgherri per rientrare in possesso – con ogni mezzo – della sua "proprietà".
Questi, allora, non esitarono a fare irruzione nello studio medico, e cominciarono a fare fuoco all’impazzata, con la banda avversaria che rispondeva colpo su colpo, mentre Alice – presa in mezzo e spaventata – si precipitò di corsa a rifugiarsi nel ripostiglio.

Al termine di quel conflitto, tutti gli uomini di don Carmine giacevano a terra esanimi.
Il capo dell’altra banda, allora, prese per una mano la ragazza, nuda com’era, e stava per portarla via sulla sua macchina insieme a tutti gli altri malviventi, quando si avvide della situazione.
Capì che don Vincenzo non avrebbe apprezzato di veder trattata così una donna, perciò le infilò alla svelta una veste lunga fino ai piedi e le calò sul capo il cappuccio che vi era attaccato, dicendole:
- "È meglio per te che non vedi e non senti nulla...".
E tutti quanti partirono a gran velocità verso il loro covo, portandosi dietro quel prelibato bocconcino...

4. Che lo spettacolo abbia inizio.

Il gesto del rapimento della ragazza sconvolse gli equilibri tra tutti i clan della zona, e don Carmine chiese e ottenne l'aiuto di tutti i boss suoi alleati nella ricerca della sua donna.
Così, don Vincenzo – per evitare che i sospetti ricadessero immediatamente su di lui – ordinò ai quattro scriteriati di portare Alice in una casa di sua proprietà sulle alture di Quinto, una zona molto tranquilla e soprattutto molto isolata.

Arrivati a destinazione, la giovane fu condotta subito in un ambiente sconosciuto, misero, una camera che non aveva nulla a che vedere con il lusso a cui era ormai abituata con il suo facoltoso compagno...
A proposito: da quando aveva annunciato a don Carmine la possibile gravidanza e si era accorta che lui la considerava poco più che il suo trastullo personale, Alice non aveva più avuto modo di riflettere serenamente sulla situazione… Adesso, però, si stava accorgendo di essere un "oggetto" tanto prezioso da essere contesa a suon di piombo.

Nonostante tutto, non riuscì a comprendere quella situazione... Si guardò attorno... E vide che in quell’ambiente così assurdo l’unico arredo era un letto a due piazze sovrastato da una lampada che emanava una luce fortissima.
Non aveva mani e piedi legati, e la porta della stanza non era chiusa a chiave, ma Alice si sentiva ugualmente come in una prigione.
Ad un certo punto, il capo della banda fece irruzione in quella camera, tanto da far sobbalzare la ragazza. Le si presentò e le disse:
- “Beh, eccoci quà… Io sono Samuele, e il mio capo ti ha affidata a me fino a quando non si saranno calmate le acque… Puoi stare tranquilla, qui nessuno ti farà alcun male, ma tu dovrai obbedire agli ordini… I miei uomini sono un po’ rozzi, ma non sono violenti… Se hai bisogno di qualcosa, chiedi pure”.
Ci fu un attimo di silenzio, durante il quale Alice non seppe che pensare… Fidarsi o tentare la fuga? Forse era meglio fingere di assecondarli, visto che parevano disponibili e che comunque don Carmine – sebbene per non perderci la faccia – avrebbe fatto di tutto per salvarla…
E siccome, dal momento dell’irruzione nello studio del dottore fino alla rocambolesca fuga lei stava provando una sensazione di forte calore, forse anche per prendere tempo, replicò:
- “Sì… Forse una cosa ci sarebbe che puoi fare… Mi sento così accaldata!, vorrei farmi una doccia…”.
L’uomo, rimase un momento lì a riflettere, poi si voltò di scatto, aprì la porta ed uscì, lasciando Alice sola e meditabonda.
Passarono solo pochi istanti e quell’uscio si aprì nuovamente, ed insieme a Samuele entrarono anche gli altri tre della banda. Il capo riprese la parola, e li presentò alla giovane donna:
- “Senti, Alice, loro sono Luigi, Tommaso e Andrea”, disse indicando ciascuno.
- “Ho parlato con loro della tua richiesta…”, riprese, “Mhh… Non sarebbero d’accordo, perché hanno paura che tu cerchi di scappare… Però… Io pensavo che ci sarebbe una soluzione… Se tu ti spogli qui, davanti a tutti noi, e poi ti accompagniamo noi in doccia… si potrebbe fare! Voi, ragazzi, che ne dite?”.
Finito che ebbe di parlare il loro capo, quei maiali – che già l’avevano vista di sfuggita nuda dal medico ed avevano sentito magnificare la bellezza del suo giovane corpo – vollero assolutamente verificare di persona se tutto ciò corrispondeva a verità. Quindi, risposero, all’unanimità:
- “Ottima idea, capo!”.

Alice – benché sia sempre stata abituata, fin dai tempi del pub, a mostrarsi “senza veli” a tanti maschi famelici – rimase sorpresa e si sentì vagamente imbarazzata… Ma quella situazione propostale, la stava eccitando un poco, già si sentiva dell’umido tra le gambe, e così decise di obbedire, non immaginando nemmeno lontanamente ciò che in quella casa l’aspettava.
Infatti, in ogni stanza erano state installate delle telecamere a circuito chiuso.
Così, lei disse:
- “Va bene, non c’è problema”.
E preso lo spago che teneva stretta in vita la tunica che indossava, la fece scivolare a terra, lentamente e silenziosamente, e il suo corpo apparve così a quegli uomini nella sua più completa nudità.
Rimasero quasi increduli dalla bellezza della ragazza minuta: alta 1 metro e cinquanta x 55 kg, capelli rosso fuoco e occhi scuri, una bocca piccolina ma carnosa, carnagione candida, quasi lattea, ma con scapole muscolose e una quarta di tette che pendevano lievemente verso il basso a causa della considerevole mole. Più giù, lo sguardo di quel branco di porci andò su una vita stretta, dei fianchi ben arrotondati e un culo armonioso. Inoltre, una bellissima fichetta, depilata, con un cuore tatuato appena sopra il monte di venere, completava quella meravigliosa “apparizione”…
Lo stesso Samuele si sentì quasi tramortito: avevano sì già visto la donna nuda nello studio del dottore, ma nella concitazione di quei momenti non erano riusciti a valutare bene ciò che avevano davanti.
Ripresosi, con un ghigno le disse:
- “Perfetto… Ora ti accompagniamo in bagno, e lì potrai farti questa doccia…”.
Aprì la porta della stanza, e precedette la ragazza, seguita – a mo’ di scorta – dagli altri tre sgherri.
Una volta davanti alla doccia, fece un cenno a Luigi di seguirlo, mentre gli altri si sistemarono su due sgabelli, in attesa dello spettacolo che Alice gli avrebbe dato.
Usciti, gli altri due si diressero verso uno stanzino buio, che pareva più una sala controllo della NASA che non un ripostiglio di una casa di campagna, e dove un vero e proprio banco di regia controllava e registrava le immagini che tutta una serie di telecamere puntate sulla doccia avrebbero rimandato.

Intanto, mentre quegli uomini affamati di giovane femmina stavano ancora lì, quasi incantati, e gli altri erano pronti davanti ai monitor, Alice – scuotendosi dal suo imbarazzo – gli voltò le spalle e sorridendo si disse, tra sé e sé:
- "Bene... Vi darò ciò che volete...".
Fece tutto ciò dirigendosi lentamente verso quella doccia che era stata privata appositamente del box protettivo al fine di consentire una completa visione, e ancheggiando vistosamente, in modo tale da far sussultare il suo perfetto culone.

Salì lo scalino, aprì il rubinetto, e subito si sentì lo scrosciare dell’acqua che iniziò a lambire le sue sensualissime curve.
I suoi capezzoli erano già duri come l’acciaio e sembravano più grossi di quello che in realtà erano al solo pensiero di ciò che stava per accadere, così - ruotando nuovamente su se stessa e ponendosi faccia a faccia con loro - diede inizio allo "spettacolo" che quei maiali si attendevano.
Si passò entrambe le mani sulla pancia, si sfiorò il petto, e le sollevò sopra la sua testa a frizionarsi i bei capelli color del fuoco.
Nel mentre, la ragazza, sorridendo ammiccante ai due che aveva dinanzi – forse un tenero ricordo di ciò che faceva al pub – scese ad afferrare a coppa le grosse mammelle, e iniziò a "giocarci" facendole sobbalzare, sollevandole e abbassandole alternativamente, scontrandole l'una con l'altra, per poi lasciarle improvvisamente in modo che precipitassero per la forza di gravità e per il peso non indifferente di quelle due soffici masse di carne.
Tornò ancora a tormentarsi i capezzoli, leccandoseli e stringendoli fra le dita, tirandoli all'insù, e facendoli roteare scuotendo con essi le intere coppe.
Tommaso, non credeva ai suoi occhi, era un sogno stare lì davanti a una creatura tanto eccitante:
- “Ma guarda che porca… tutta da mungere…”.

I due maschi erano infoiati, si guardarono con un cenno d'intesa, e Tommaso disse a Andrea:
- "Guarda che troia, ha il fuoco in mezzo alle cosce... Certe fortune solo i capi ce le hanno, e noi dobbiamo accontentarci di puttane di strada... Vabbeh, meglio che niente... Guardare e non toccare!".
E tornarono a guardare lo spettacolo che Alice gli stava offrendo gratuitamente...
Nello stesso momento, nell'altra stanza, Samuele e Luigi, stavano godendosi – strofinando energicamente la patta dei pantaloni – la stessa performance dei più fortunati amici.
A un certo punto, il capo se ne uscì:
- "Luigi, che te ne pare? Questa ha esperienza da vendere... È un peccato starsene qui solo a custodirla per i padroni, non ti pare? Se fate i bravi, tu e i tuoi amici, potremmo passare il tempo con lei in un modo meno noioso...".
L'altro, era stranamente silenzioso, ma dopo un po' chiese al suo compagno:
- "Che vuoi dire? Possiamo scoparcela, questa puttanella?".
Ma Samuele non rispose più nulla, era troppo occupato ad osservare ogni minimo dettaglio di quel magnifico corpo di giovane donna.

Intanto, di là Alice stava continuando a dimenarsi con una sensualità incredibile...
Ora, le mani passavano dai fianchi, con un leggero accenno di maniglie dell'amore che marcavano le sue rotondità, al bellissimo pancino, che al semplice tocco delicato delle sue dita sussultò anch'esso, come se li dentro ci fosse un'altra vita...
E infatti Andrea, “sfidato” dalla sensualità di quella ragazza, mentre si toccava il cazzo da sopra i pantaloni, non riuscì a trattenersi:
- “Porca miseria, come le riempirei le budella…”.
E l’altro, di rimando:
- “Eh si, amico mio, è proprio una puledrina da montare per bene!”

Alice si accarezzò, mettendole in bella mostra, le cosce favolose, ben tornite, come nel gesto di insaponarsi, saggiandone tutta la loro consistente tonicità, e lanciando uno sguardo provocatorio ai due.
E quando si accorse che erano ancor più su di giri, fissandoli – appoggiandosi con la mano sinistra al sali-scendi della doccia – si strinse la caviglia destra con la mano destra e iniziò a sollevare quella gamba.
La estese, portandola in verticale, mostrando in tutta la sua bellezza, allo sguardo incantato di quei maschi, la spacca della passerina.
Ci volle davvero poco perché Tommaso e Andrea si avvidero che l’umido che scorreva dalla fessura non era l’acqua della doccia (ormai davvero un filo, perché la troietta aveva quasi chiuso il rubinetto…), ma i copiosi umori di lei che si stava anch’essa “scaldando”…
Ormai, infatti, i suoi timori erano passati, e la giovane si stava davvero divertendo a stuzzicarli.

Nell’altra stanza, poi, Samuele, mentre sorseggiava un calice di whisky, bofonchiava tra se e sé:
- “Cazzo, Luigi, questa vale tanto oro quanto è porca… Dobbiamo solo custodirla, ma io adesso non so se riuscirò a trattenermi… Un corpo da dea… Sai, quando l’abbiamo rapita mica mi ero accorto di quanto è bella!”.

Tutto scorreva sui monitor e veniva registrato, ma lo “spettacolo” stava per terminare.
Alice, proprio mentre i tre stavano per raggiungere l’orgasmo, uscì inaspettatamente dalla doccia e concesse al suo pubblico l’ultimo show… Prese l’accappatoio e si asciugò tutta, mettendo in primo piano, ancora una volta, il suo bellissimo corpo.
Completamente nuda di fronte a loro, gli chiese:
- “Potrei avere qualcosa da mettermi addosso?”.
I due si guardarono dubbiosi: non avevano avuto disposizioni in proposito, e proprio mentre cercavano di trovare una soluzione ecco che il loro capo si precipitò da loro e mentre le diceva: “Tieni… Prendi questa”, le lanciò una maglietta bianca, sottile e quasi trasparente.
La ragazza, la afferrò al volo, la osservò perplessa, ma poi si decise ad indossarla.
Grande fu la sua sorpresa quando si accorse che a malapena le copriva metà cosce, e che ad ogni suo passo culo e vulva si alternavano a far capolino. Inoltre, era così sottile che i capezzoli, intirizziti, erano chiaramente visibili attraverso il tessuto.
Alice, se non fosse stata così porca, sarebbe stata una grande attrice, e così fece dapprima la scandalizzata:
- “Voi dovete essere completamente pazzi! Io questa cosa non la metterò mai!”.
Ma Samuele la zittì:
- “Fai silenzio, troia, non hai nemmeno idea di ciò che ti aspetta…”.
E così, con quel solo “straccetto” a coprire la sua nudità, fu ricondotta nella camera da letto.

5. Tre cazzi nel culo, tre cazzi tra i piedi.

Preceduta da due di quegli uomini, Alice venne riaccompagnata nella camera da letto, e tutti quanti la colpirono energicamente a mano aperta sulle sue chiappone.
Poi, Samuele cambiò atteggiamento, e le disse, minaccioso:
- “Te la sei proprio cercata… sei davvero una gran cagnetta in calore!”.
Quel “trattamento” inaspettato le fece male, ma cominciava anche ad assaporare un immenso piacere…
E mentre stava gustandosi tutto quel godimento, si sentì improvvisamente spingere sul letto con decisione, e il capo che le ordinava:
- “Forza, non farci perdere tempo, mettiti a pecora!”.
E ancora altri due sonori schiaffoni si abbatterono sui suoi glutei sodi…

La ragazza cominciò a immaginare cosa l'aspettava, ma non potè mai valutarne la reale portata.
Infatti, quando anche l'ultimo dei suoi aguzzini fu entrato e si chiuse a chiave la porta alle sue spalle, Samuele – che era anche quello più massiccio dei quattro – si denudò completamente, e lei potè finalmente scrutare con stupore misto ad ammirazione che tra le gambe gli pendeva un cazzo di 18 centimetri circa (abbordabilissimo per lei), ma tozzo e di una larghezza da fare spavento.
Intanto, Tommaso e Andrea – non dandole nemmeno il tempo di pensare ad altro – la afferrarono per le braccia al fine di farla inginocchiare e sedere sui talloni; le aprirono poi le natiche, mentre Luigi cominciava a riprendere la scena con una telecamera a mano.
Alice non seppe se lasciarsi andare a quella che si preannunciava una vera goduria, oppure resistere a quel sopruso. Fu il cazzo durissimo di Samuele, appoggiato sul solco delle chiappe, a toglierla da questo dubbio, mentre la sua voce le diceva:
- “Senti come è grosso, ora ti sventro, ti faccio pentire di essere stata la donna di don Carmine… Se tutto va bene, ti rimanderemo a lui spaccata in due”.
Benchè il piacere cerebrale fosse già innegabile, la giovane a quelle parole ebbe quasi un gesto di ribellione, ma voleva fargliela pagare al suo uomo che l’aveva tradita e messa in quella situazione, e si lasciò andare…

Quel maschio così "particolare" le sollevò la maglietta sino a scoprirle l’ombelico e tutto il ventre, ed iniziò a scendere nelle sue viscere come una trivella. Si sentì dilaniare come non le era mai accaduto prima, gridò con quanto fiato aveva nei polmoni, tutto ciò era davvero troppo per lei! Sentì anche quell’animale sputarsi sulla cappella, sul pollice della mano destra, e con quello lubrificarle il buchetto già peraltro abbastanza violato.
Sempre più timorosa, fece appena in tempo a invocare:
- “Per favore, fai piano”.
Poi, sentì un dolore straziante, fortissimo e intenso. Samuele, si stava incuneando nel suo ano con veemenza, e ora ad Alice sembrava che la stesse spaccando in due.
Urlò ancora, per il dolore, e lo pregò, con le lacrime agli occhi:
- “Fermati, ti scongiuro, toglimi quel palo dal culo!”.
Ma le urla della giovane sembravano eccitarlo ancora di più.
- “Stai zitta puttana, che se taci e mi segui facciamo presto”, le ringhiò lui in un orecchio mentre continuava a scendere dentro l’intestino.
La ragazza stava per svenire, con quell’incredibile trave di carne che – come un serpentone imbizzarrito – la stava rompendo.
La poveretta, temette davvero di non farcela, ma – quando quell'intruso raggiunse il traguardo e si fermò un istante – pian piano il suo retto iniziò ad adattarsi e il dolore lentamente si spense, lasciando spazio ad un benessere incontenibile, con mugolii e gemiti.
Incredibilmente, Alice stava perdendo la testa, immobilizzata da quel bastone non lo temeva più, e voltandosi verso di lui sostenne spavalda il suo sguardo e gli urlò:
- "Dai, non fermarti, sfondami, che godo come non ho mai goduto con quel cornuto!".
Samuele allora cominciò a muoversi dentro di lei, riprendendo a sculacciarle le chiappe al ritmo di quella inculata, fino a fargliele diventare viola e sanguinanti.

Luigi era di lato a riprendere la scena... A un certo punto, non resistette più, tanto che improvvisamente Alice sentì un bollente fiotto di sborra colpirla sulla schiena.
A quella vista, e colto da un tremore, Samuele strepitò alla ragazzi:
- "Non ce la faccio più! Vengooo".
E con una rapidità incredibile, tenendola salda per i fianchi, le riversò nelle viscere una quantità di sborra mai vista eiaculare da un essere umano.

Erano entrambi esausti, ma Alice non aveva fatto in tempo a raggiungere nemmeno un orgasmo, mentre l'uomo – estratto l’uccello dalla giovane – se ne stava lì ad ammirare il suo "lavoro": lo sfintere di lei era ancora oscenamente aperto, pulsava e stentava a riassettarsi.

Alice, con i muscoli dell'ano doloranti, ansimava ancora quando il capo della banda – riprese le forze – guardò i suoi uomini che erano tutti lì con i loro cazzi in tiro, si alzò barcollante per lo sforzo profuso, e gli disse:
- "Ragazzi, è vostra... Questa troia regge bene tre maschi tutti insieme... Ma mi raccomando: solo il culo!".

Uscì da quella stanza, portando con sé il nastro della sua "esibizione" e lasciando Alice a divertirsi ancora un pò...
La sera, d'accordo con il suo referente, avrebbe fatto recapitare il video a don Carmine, con un biglietto:

"VEDI COME SI DIVERTE LA TUA RAGAZZINA? SE VUOI RIVEDERLA TUTTA INTERA, FAI QUELLO CHE SAI".

Appena Samuele se ne fu andato, Luigi pose la telecamera su un treppiedi per far sì che potesse proseguire ad immortalare le “capacità amatorie” di Alice, e si preparò con gli altri due a godersela.

La stesero supina, e mentre uno le offrì il cazzo da succhiare, un’altro prese la sua mano e gli fece stringere la sua asta da pompare, mentre il terzo strinse la sua mazza tra i piedini di lei…
Poi, Alice sentì delle braccia vigorose braccarla e immobilizzarla con una forte pressione sulla pancia, e udì una voce che le annunciava ciò che stava per accadere:
- "Tranquilla, vogliamo soltanto divertirci un po’ con te... Mica vorrai rifiutarci quello che hai appena concesso al nostro capo?".
E scoppiarono a ridere tutti, cominciando a gingillarsi i cazzi...
Alice decise di star al gioco anche questa volta, e osservò i tre piselli che erano lì tutti per lei: il primo era quasi normale, si e no 20 centimetri, il secondo poco di più, ma il terzo era proprio una proboscide, sui 25 centimetri e anche bello voluminoso...

Cominciarono così a palparla dappertutto, soprattutto le tette enormi che non passò certo inosservate.
Quello col cazzo più lungo gli fece aprire la bocca e le poggiò sulla lingua la sua gigantesca cappella, ordinandole:
- "Su, da brava, succhialo… Vedrai poi come ti piacerà!".
La ragazza, un pò impaurita, aprì la bocca e prese a ciucciare quel fungo violaceo e pulsante, mentre tra sé e sé pensò:
- "Cazzo, è veramente incredibile sta cappella!".
Nel frattempo, gli altri due si avvicinarono e misero i loro “giocattoli” nelle sue mani, e lei – senza batter ciglio – li afferrò con decisione ed iniziò a fare dei magnifici pompini, in simultanea con il lavoretto di bocca che stava già facendo al cazzo più grosso.
Improvvisamente, però, uno di quelli che stava smanettando si divincolò dalla sua stretta e riuscì a spingerlo tra le sue labbra, in bocca, accanto a quello che già le occupava il cavo orale.
Sulle prime, la femmina rimase basita, ma poi – ingolosita da quella inaspettata situazione – si dedicò ad entrambi con rinnovata passione.

Con i membri ormai al massimo splendore, i tre maschi cominciarono a palpeggiarle anche la fica gocciolante e ad accarezzarle il buco del culo.
Il meno dotato, con disprezzo, si avvicinò al suo viso e respirandole in faccia le disse:
- "Troia, li hai mai presi tre cazzi tutti insieme? Beh, oggi sei proprio fortunata!".
Intanto, la mano che le opprimeva il ventre allentò la presa, e quello col serpentone più grosso e duro si sdraiò a terra e le fece cenno di montargli sopra.
Alice, ebbe un attimo di paura, ma poi – senza esitare e intuendo la sua intenzione – obbedì, appoggiandosi con lo sfintere sulla punta di quel cazzo.

Così, mentre quello che l'aveva chiamata "Troia" le mise di nuovo in bocca il suo uccello e con le mani le afferrò il capo alternandolo avanti e indietro a seguire il ritmo della pompa, quello sotto cominciò a penetrarle l'ano, facendole scorrere dentro buona parte dell'asta.
Ci stava assai comodo dentro quel budello, e così si lasciò sfuggire:
- "Senti senti che buco accogliente che ha questa puttana...".
La prese per i fianchi, e con un colpo netto affondò completamente il pisello dentro l'intestino, fino ai testicoli gonfi, che già gli dolevano. Alice, allora, tentò di urlare, ma il grido di dolore le rimase chiuso in gola, poiché aveva ancora la bocca piena dell'altro cazzo.
Dentro di se, sentì fiorire un misto di dolore e di eccitazione; aveva il culo distrutto ma allo stesso tempo percepiva dei piacevoli sussulti che le attraversavano tutto il corpo.

Dopo un pò di questa "giostra", quello che la stava inculando si spostò lasciando entrare in quel culo deformato il terzo uomo che aspettava pazientemente - cazzo in mano - il suo turno, mentre lui le si parò dinanzi per farsi ripulire la cappella dalla saettante linguetta di Alice.
La nuova inculata le provocò nuovamente degli spasimi, che comunque pian piano si trasformarono, e la condussero a un violento orgasmo.
La giovane sentiva dentro i suoi due buchi usati quei cazzi durissimi che si muovevano freneticamente e la spaccavano tutta.
Venne, venne ancora e ancora, a ripetizione, era una autentica cascata di umori che fuoriuscivano impetuosi dalla sua fica rimasta incontaminata...
I tre maiali cambiarono ancora le loro posizioni, e continuarono per un tempo che a lei sembrò infinito, mentre il suo culo era sempre più dilatato.
Quando quello dal cazzo più grosso la inculava, ad Alice sembrava che gli dovesse uscir fuori dalla bocca. Sentiva il suo intestino riempirsi e poi svuotarsi improvvisamente, e le parve di avere lo sfintere aperto come una galleria.
Ed ecco un nuovo violento orgasmo... Stava godendo come mai le era accaduto prima!

Nessuno dei tre sembrava sul punto di eiaculare, ma dopo circa una ventina di minuti quello che si trovava in quel momento nel suo retto ululò:
- "Vengooooo...".
Le sborrò dentro un’infinita quantità di sperma, talmente tanta che – non potendo defluire fuori poiché il cazzo le faceva da tappo – la femmina ebbe la sensazione come se le si stesse gonfiando la pancia.

Anche gli altri erano ormai sul “punto di non ritorno”. Di lì a breve, arrivò la seconda sborrata a riempirla nuovamente, e immediatamente dopo la terza.
Esausti, crollarono a terra, sul pavimento, mentre Alice – solitaria e a cosce spalancate – sentì arrivare un ultimo vigoroso orgasmo.
Se lo godette tutto, gemendo forte, mentre i tre la osservavano interessati e commentarono:
- "Cazzo! Avete visto? E’ venuta ancora una volta... La cagnetta sta godendo di brutto...".

Ma era ancora Alice ad essere la più vispa, e per nulla appagata dal godimento fin qui provato chiamò per primo Andrea, con uno sguardo da porca e che prometteva altro divertimento.
Gli disse:
- “Ehi, maschione, vediamo se posso fare ancora qualcosa per te…”.
E mentre l’uomo si avvicinava ingolosito, lei allungò i suoi piedini morbidi tastandogli le cosce…
Ma non era quelle che voleva, infatti prese a frugare verso l'interno, fece forza fino ad aprirgli le gambe, e cominciò a palpeggiare un irsuto cespuglio di peli nerissimi che quasi nascondeva due palle ancora gonfie dal desiderio sessuale.
Poi, risalendo verso l’alto, fin quasi sotto la corona del glande, iniziò – con la punta delle dita – un movimento di “sali-scendi” lungo tutta l’asta del cazzo.
Andrea, guardò quel piede caldo e candido che gli tormentava il membro circonciso, non sapeva che fare, mentre osservava alternativamente la fica della ragazza aprirsi e chiudersi e quei piedini che – muovendosi – modellavano tante piccole increspature dietro il calcagno.
A un certo momento, Alice si accorse che quel poveruomo cominciava ad respirare affannosamente, e lo guardò con aria di sfida:
- "Ti piace eh?", gli disse.
E lui, sostenendo lo sguardo di quel diavolo di donna, seppe soltanto rispondere:
- "Co… Continua… Non ti fermareeee…".
Allora lei accelerò quei movimenti, giungendo a tormentare anche il frenulo completamente esposto, e quel meraviglioso attrito finì per far esplodere l’uomo in una sborrata tanto intensa quanto prolungata, da ricoprire tutte e due le estremità della ragazza.

Vista la venuta dell’amico, si fece avanti Tommaso, che con un ghigno volle sfidare la giovane:
- “Ora che ti sei scaldata con lui, vediamo come te la cavi con un vero cazzo!”.
Alice non si lasciò certo intimidire, i suoi piedini si posarono su quel leggero accenno di pancetta che quel maschio mostrava, e piano piano scesero giù sino ad afferrare un pisellone sottile ma che doveva misurare già circa 30 centimetri.
Con grande sensibilità, si accinse a toccarlo per poi cominciare a scoprirne – con esasperante lentezza – la cappella che era avvolta da un abbondante prepuzio.
E mentre Alice faceva tutto questo non distogliendo mai gli occhi da lui, il desiderio di quest’ultimo salì alle stelle, con le dita dei piedi si serrarono proprio all’altezza dell’attaccatura del glande.
- “Oh, siii… Sei una creatura divina…”, esclamò Tommaso.
E lei, alternando movimenti veloci a movimenti lenti fece di tutto per prolungargli quella beatitudine.
Infine, lui eruttò caldi zampillii che parvero non voler terminare mai, e – per ringraziarla del trattamento – prese i suoi piedini e li massaggiò “ungendoli” con il suo stesso sperma.

Finalmente, arrivò la volta di Luigi… Si appressò alla ragazza scostando chi era appena venuto, e le mostrò – tra le cosce – un bel cazzone con due grossi testicoli penzolanti: una cosa mai vista, enormi, che sembravano quasi quelli di un vero stallone…
Il maschio prese a "giocare" con i suoi piedini, piccoli, delicati, fragranti, celestiali, bellissimi e senza smalto. Glieli baciò, per poi leccarli e massaggiarli…
Poi, accade l'impensabile…. Alice gli disse:
- "Adesso preparati, che ti faccio godere come si deve".
Mise i piedini in faccia a Luigi, facendogli capire che doveva leccarli ancora un pò, e poi – piano piano – glieli fece scivolare giù, passando per il mento, lambendogli il pomo d’adamo, il petto, lo stomaco abbastanza pronunciato, e la pancia, fino ad arrivare sul pisello.
Per l’uomo, fu un'emozione leggendaria, splendido preludio a un bellissimo e lunghissimo footjob che gli procurò un piacere intenso, tanto che – e dopo circa una ventina di minuti – gli venne forte sul collo dei piedi!
Fu una cosa davvero meravigliosa, ma non era ancora finita: infatti, poco dopo Luigi fu di nuovo parecchio eccitato, e ficcò un'altra volta il suo cazzo alla massima erezione tra le estremità della ragazza per un altra sega da mille e una notte!
Ammirò ancora i piedini nudi di Alice, fiondandosi su quelle meraviglie… Era così bello che non voleva proprio smettere… ma stavolta ad interrompere l’idillio fu l’ingresso nella stanza di Samuele, che tornò per un’altra dose di sesso…

6. Doppio godimento.

Il capobanda, si ripresentò così com’era uscito, e cioè in una condizione di nudo integrale, e con il suo batacchio che – nonostante fosse ormai “appassito” – gli ondeggiava spaventosamente come un pendolo, rimbalzando da una coscia all’altra.
Intuì immediatamente che i suoi “compagni di spasso” erano in uno stato di evidente sfinimento, dovuto a quell’intenso godimento a cui Alice li aveva sottoposti, e – impugnando tra le mani uno “strano” oggetto – cercò di scuoterli, smanioso di prendersi un’altra dose di sesso sfrenato…
Perciò, indicando la ragazza con lo sguardo, gli disse:
- “Ragazzi, che ne dite di farne una vera cavallina? E cos’è che le manca per essere una puledra come si deve?”.
Si mise a ridere, sollevando il braccio che sosteneva un grosso plug anale in acciaio, lungo circa 11 centimetri e largo 4, che terminava con una coda di cavallo nera fatta di veri peli equini.
I tre scagnozzi si guardarono tra di loro, e poi – assecondando la decisione che il loro capo aveva già preso – replicarono concordi a Samuele:
- “La coda!”.
Alice, ascoltò apatica quella conversazione, guardò il plug che volteggiava tra le manone di quell’uomo, e rifletté tra sé e sé:
- “In effetti… è l’unica ebbrezza che non ho ancora mai provato… Vogliono farmi la festa? E sia… Vediamo chi si divertirà di più!”.
E nel suo intimo più profondo l’eccitazione crebbe, crebbe a dismisura, al punto che dalle labbra esposte della passerina cominciò a trasudare un fluido lucido e trasparente.
Il suo ano si era adattato a cazzi di ogni genere, forma e dimensione, ma non ancora a corpi estranei “inanimati”…
Samuele le si avvicinò “minacciosamente” (una minaccia, che a lei piaceva e non poco…), Luigi e Tommaso la misero in ginocchio a pecorina, spalancandole più che poterono le chiappe, mentre la giovane non opponeva la benché minima resistenza.
Il leader di quel gruppo, si concentrò, prese bene le misure, e quindi appoggiò deciso la punta di quel “giochino” al foro posteriore e glielo spinse tutto dentro fino in fondo, piantandoglielo saldamente in modo che non potesse sfilarsi accidentalmente.
Alice rimase per un attimo senza fiato, ma più quell’oggetto si faceva strada nelle sue budella, e più lei iniziava a “patire” dentro di sé un senso di inesauribile benessere.
Con il viso arrossato, ansimava, e tra un respiro spasmodico e l’altro ebbe la forza di dire:
- “Dio com’è bello… Usatemi… ma andateci piano, è la mia prima volta…”.
Capì che quella frase avrebbe suscitato ilarità, e scoppiò a ridere lei per prima, seguita da quei porci maniaci…
Poi, a turno, i quattro presero a schiaffeggiarla sulle natiche, con le tettone turgide che fluttuavano tremendamente nell’aria ad ogni colpo, mentre lei – ormai fuori controllo – se le stringeva forte.
Dopo un pò di questa “terapia”, Samuele intimò ai compagni:
- “Basta!”.
E, rivolto alla ragazza:
- “Ora starai così fino a stasera…”.
La lasciarono libera di girare per casa (anzi, gli imposero di camminare, di muoversi il più possibile…), ma sempre nuda e con quell’appendice conficcata di dietro che la rendeva davvero stuzzicante. E per ore ed ore rimase impalata artificialmente, con il plug che le stava squartando il secondo canale come una prostituta dopo anni di “onorata professione”.
Passeggiò con estrema difficoltà e con imbarazzo per tutto quel tempo, ma anche con una inenarrabile voglia di sesso: pur essendo “piena” di quel surrogato fallico che le rompeva lo sfintere, sentiva un estremo bisogno di un cazzo vero e palpitante…
Quella serie interminabile di “stimoli mentali” stavano portandola dritta dritta all'orgasmo. Per resistere (Samuele le aveva infatti ordinato, tra l’altro, di non venire per nessun motivo), cominciò a sbavare e ad emettere con la bocca suoni gutturali:
- “Ohh… Dio… Mhh… vee-nnn-goooo… Noooo…”.
E pian piano la saliva scivolò rapida sul suo ventre, entrando nell'ombelico, e poi proseguendo la corsa sul monte di venere e nel mezzo della fessura della fica, in modo tale da provocarle brividi di godimento.
Cercò di resistere con ogni mezzo, la ragazza, tra l’ironia divertita dei suoi osservatori, i quali si accorsero che stava varcando definitivamente il punto di non ritorno.
A quel punto – seguito dai tre sodali – il capo la prese per un braccio e, riconducendola senza tanti indugi in quella “prigione dorata” che era la stanza in cui tutto era iniziato, le sussurrò bonariamente:
- “Brava… Vedo che sai gestire bene le tue emozioni… Ora è il momento del premio!”.
Ma, giunti che furono, la “musica” cambiò radicalmente: la sua “guida” la scagliò con severità sul talamo e il plug le si conficcò ancora di più nelle viscere, provocandole un misto di piacere e dolore.
Sorpresa per quel mutamento, Alice protestò:
- “Ehi, ma che modi sono questi…”
Samuele, però, non la ascoltò, e andò spedito verso il suo obiettivo… Prese il plug per l’estremità, e – con una calma esasperante assai gradita dalla puledrina – lo estrasse senza fermarsi un istante…
E mentre anche l’ultimo tratto stava per abbandonare il culo di Alice, si udì quel rumore tipico del tappo di bottiglia che salta via…
Al che l’uomo – che già era perfettamente in tiro, alla vista di quello “spettacolo” di buco di culo praticamente sfasciato e oscenamente allargato –, con un tono di voce irrochito dalla libidine, le intimò:
- “Spostati, che tra poco…”.
Si interruppe bruscamente, si sdraiò pure lui sul letto, e con il suo palo scosso da spasmi a causa dalla gran rigidità e che svettava verso il cielo, ordinò:
- “Dai, non perdiamo tempo… Voglio vedere quanto sei porca… Sono sicuro che ti divertirai molto pure te”.
Non le disse altro, ma le fece cenno di salirgli sopra a smorzacandela, e lei – non paga della durezza di lui – cominciò a baciargli la cappella e ad andare su e giù deliziosamente lungo tutta l’asta con la lingua…
Samuele era già in estasi, lì davanti a tutti, quando quella puttanella si dedicò a succhiargli le palle… Ci stava giocando un pò con i polpastrelli delle dita, le graffiò con le unghie aguzze, e poi riprese a pompare deliziosamente quel cazzo sempre più duro e prossimo a venire.
Quel maschio la scongiurò:
“Fermati, o vengo subito!”.
Ma lei, bloccandolo supino con l’altra mano:
“Stai zitto!, adesso comando io!”.
I quattro presenti in quella stanza si sentirono sconcertati: erano li per godersela a loro piacimento, e adesso lei comandava?
Le parti si erano ribaltate, ma nessuno osò parlare…
Come le aveva preannunciato, Samuele perse il controllo di sé ed esplose vergognosamente in una notevole sborrata.
Per nulla infastidita dall’incidente, Alice prese atto della situazione, tranquillizzò il suo “custode” e – come se stesse parlando tra sé e sé – considerò:
- “Bene, ora che ti sei svuotato le palle sarai in grado di resistere più a lungo!”.
La ragazza riprese a compiere tutte quelle manovre di mano e di bocca che avrebbero portato in breve quel cazzo di nuovo al massimo del suo splendore…
Aveva gli occhi luccicanti dalla gran voglia di essere posseduta, e così salì finalmente a smorzacandela come Samuele le aveva chiesto, e – con un fantastico gioco di bacino della troietta – per lui iniziò il paradiso.
Lei, si dimenava appassionatamente e, nonostante la sua ormai nota “esperienza”, l’uomo si sentì il cazzo stritolato in una fica che pareva davvero una “macchina da guerra”…
Improvvisamente, quel diavolo di femmina si accasciò sul petto di lui, con il cazzo ancora durissimo nella patatina fradicia di umori: era venuta.
Ma l’uomo che le stava nelle viscere non si sentì ancora pago, e così le afferrò entrambi i polsi, se la tirò vicino e le fece:
- “Lo senti che è ancora di marmo? Non pensare di essertela cavata così…”.
E la abbracciò stretta, fino a sentirne i capezzoli appuntiti sul suo petto.
Da dietro, intanto, Andrea poteva ammirare lo spettacolo unico e irripetibile del sontuoso e sodo culo di Alice spaccato come una mela, il cui sfintere – per reazione – ancora palpitava sotto le spinte poderose di Samuele che martellava l'utero della giovane.
Quel maschio, poteva vedere anche il volto del suo capo, che a un certo punto – con il dito indice della mano sinistra – lo esortò a prendere posto nel pertugio rimasto libero, che lui aveva già esplorato e che fino a poco prima era stato "posseduto" artificialmente.
Si avvicinò perciò ai due che stavano già copulando, posò con forza le mani sulle natiche di lei e le separò l'una dall'altra... Poi, crollò violentemente in ginocchio, di modo che il suo uccello – che si trovava perpendicolare al suo corpo – fosse a pochi centimetri dal buco del culo di Alice.
Avanzò lentamente verso il “bersaglio”, traballante dall'emozione, e quando la sua cappella andò ad impattare contro l'ano di lei premette decisamente, “sparandoglielo” dentro senza difficoltà.
Continuò a spingere fino a quando anche le sue palle non si schiantarono su quelle chiappe così compatte, e solo a quel punto i due uomini che si erano incuneati in lei avvertirono la reciproca presenza dei loro cazzi che si urtavano nelle viscere della ragazza...
Come se in quell'istante avessero avuto la possibilità di comunicare il da farsi, iniziarono a stantuffarla, ciascuno nel canale di propria competenza.
Sotto quella duplice spinta, le grandi e robuste mammelle di Alice presero a sussultare come impazzite, per la gioia di Samuele che se le vedeva sbattute ritmicamente in faccia, come delle magnifiche bombe a mano che “esplodevano” tutta la loro sensualità.
Per una decina di interminabili minuti, si udì anche lei gemere da vera puttana:
- "Mmhh... Siiii... Forza, non vi fermate, ma che maschi siete? E’ troppo bello così... Ohh, siiii... Siete dei tori stupendi!".
Poi, vennero all'unisono tutti e tre, con la troia che fu colmata da potenti fiotti di bollente sperma.

Stretti in un sandwich di carne umana, Alice fu la prima a riprendersi, ed ebbe chiara la percezione che la pressione dei due membri nel suo ventre stava scemando, segno palese che stavano progressivamente perdendo quella imponente erezione che l’aveva fatta tanto godere.
Capì anche che Samuele le era venuto dentro, si ricordò che non aveva il preservativo, e che dunque stava rischiando – come le era accaduto con don Carmine – di essere ingravidata, ma non se ne curò affatto poiché era stata davvero troppo bene.
E mentre anche dallo sfintere cominciava a materializzarsi giù lungo le cosce una impetuosa cascata di liquido denso, il capo della banda si tirò fuori e si rivolse di nuovo al suo “gemello di scopata”:
- "Sei in gamba, ragazzo... Ti sei meritato in premio questa passerina, che ti giuro è davvero l’ira di dio...".

Intanto, Alice stava già provvedendo a rinvigorire quella verga che – uscita dal suo culo – l'avrebbe avuta per via canonica, e – portato a termine diligentemente il suo "compitino" – accolse quel cazzo circonciso nella sua vagina senza bisogno di ulteriori lubrificazioni.
Appoggiandosi con i palmi delle mani aperte sul petto dell'uomo, la giovane si sistemò per bene su quello strumento di piacere, dopo di che si mise prona, si voltò, e sollecitò – con occhi fiammeggianti di libidine da autentica porca – Luigi, che nel frattempo aveva continuato a filmare:
- "Ehi, tu, lascia perdere quel giocattolo... Inculami come hai fatto prima...".
Quello, che fino a quel momento si era tenuto un pò in disparte, già pratico del "lato b" che la ragazza gli offriva, non perse tempo ad inserirsi dentro di lei, accorgendosi però subito – con disappunto – che il retto era ormai ben dilatato da precedenti scorribande.
Ciononostante, con fare animalesco, impegnò a dovere tutto il suo possente fisico per godere e far godere il più possibile la "proprietaria" di tanta generosa magnificenza, mentre il suo socio la stava devastando davanti, tanto che lei – ormai senza freni inibitori – lo incitò:
- "Avanti, che così non sento niente... Devi essere più deciso... come il tuo capo! Non ti preoccupare per me, che non mi fai male...".
Andrea, istigato da quelle parole che non erano dirette a lui, si eccitò ugualmente moltissimo, e non seppe resistere oltre, andando ad inondare la dolce fichetta di Alice, mentre Luigi fu sul punto di eiacularle dietro, dove depositò anch'egli tutto il contenuto delle sue palle di dimensioni equine, fino all'ultima goccia.
Siccome, pero, lei non aveva ancora raggiunto il suo piacere in questa seconda sessione, urlo a quello che le “occupava” la patata:
- "Ahhh... Siete tutti bravi a godere... Ma a me chi ci pensa?".
Ci fu un attimo di silenzio imbarazzato da parte di Andrea, il quale credeva di aver dato il meglio di sé, quando l'ultimo rimasto, Tommaso, si avvicinò alla donna e – prendendo implicitamente le difese dell'amico – le disse:
- "Ora vedrai come scopa un vero maschio... A me, quelle cose non le devi dire… Te ne pentirai, e dovrai chiedermi di smettere!".
Scansò, quindi, quello che lei aveva umiliato, e le mise – con arroganza – in bocca tutti i suoi 30 centimetri per farglielo "assaggiare".

Alice amava molto essere trattata così, e cominciò a succhiare con impegno quella mazza così possente, si buttò a bocca aperta sulla cappella violacea, ed iniziò a praticargli un bocchino di quelli che non si scordano davvero più nella vita.
Voleva essere sbattuta, “ripassata” come una vera “femmina da letto”, e sentire tutto quel ben di dio dentro di sè.
Succhiava ogni cosa, indugiando a lungo sul filetto, e avvolgendolo con un velo ininterrotto di saliva.
Poi, prese a mordicchiarlo con i denti, fottendosi da sola la gola… Era talmente in calore che con una mano si strizzava i capezzoli – duri e gonfi – per poi affondarla profondamente nella patata già zuppa.
Strinse anche con forza tra le mani – che, però, a stento ce la facevano a racchiuderla – tutta la lunghissima asta, andando in su e in giù con estremo vigore, quasi facendogli male, fino a “prendere a pugni” quei testicoli, con il risultato finale di "erigere" una verga ancor più maestosa...
I fremiti di Tommaso si intensificarono pompata dopo pompata, fino a trasformarsi in veri ululati, e lì Alice capì che stava per “piovere” di brutto: infatti, un torrente impetuoso e incessante si riversò sul suo volto, una tormenta che sembrava non dover smettere mai, e che – mescolata ai gemiti di godimento dell’uomo – la fecero andare in visibilio.

Dopo quella magnifica prima eiaculazione, quel prodigio di maschio, lasciandola inizialmente senza fiato, glielo introdusse repentinamente dentro la passerina.
Alice sentì come un treno lanciato in corsa che percorreva deciso la sua “galleria”, e lui che continuava a spingerlo in profondità gridando e strepitando.
Quando alla fine l’ebbe introdotto tutto nelle sue viscere, non venne subito e anzi a più riprese cercò di spingerlo ancora più giù, provocandole un sottile dolore misto ad un brivido lancinante.
Passarono un tempo imprecisato così uniti con i rispettivi genitali, e l’eccitazione crebbe sempre di più, e le loro urla animalesche finirono per invadere tutta quella casa.
Ma quando la ragazza si stava quasi dimenticando di avere disponibile un altro orifizio, ecco che Luigi si fece strada nel culo con il suo bel cazzone, senza darle la possibilità di reagire.
Iniziarono così a pistonare con vigore simultaneamente, finchè i due maschi non vennero repentinamente – l’uno dopo l’altro – in un orgasmo incredibile, che li fece dimenare senza alcun controllo, “trasportandoli” nel paradiso più assoluto…

Luigi, però non era ancora contento… Estrasse il suo membro da quel caldo “nascondiglio”, ma solo per puntarlo con fermezza all’ingresso della fica, già “conquistata” dalla grossa spranga di Tommaso. Spinse deciso, e piano piano si fece spazio in quella sacca che si rivelò più elastica del previsto.
Alice, nel frattempo, in “coma erotico”, non si rese conto immediatamente di quello che stava accadendo alle sue spalle, ma quando si sentì allargare come non era mai stata da quella seconda cappella ebbe un momento di vero terrore.
Urlò, spaventata:
- “Noooo… Che fai, è troppo! Non c’entreranno mai insieme… Nooo, daiiii…”.
Un senso di pienezza la stava pervadendo tutta, e allora il terrore si tramutò in gioia, felicità, che la portò ad esclamare:
- “Oohh… siii… siii… Spingete… Vi voglio tutti e due fino in fondo...”.
Giunti all’estrema profondità, entrambi iniziarono a muoversi alterando il ritmo, e portando Alice ad uno stato di continuo orgasmo.
I due tori, invece, durarono ancora parecchio, per poi – quasi si fossero messi d’accordo preventivamente – ricolmare l’utero della ragazza con il loro succo caldissimo. E un ultimo tremendo orgasmo fece quasi perdere i sensi ad Alice.
Restarono stretti per alcuni minuti tutti e tre insieme, e finalmente Tommaso e Luigi si sfilarono da lei... lasciandola come morta.

7. Il ricatto.

I quattro maschi si erano divertiti davvero tanto, e pure Alice – che inizialmente aveva temuto per la sua stessa incolumità – non aveva scherzato.
Inoltre, la ragazza aveva provato quella “doppia vaginale” che l’aveva portata ad uno stato emotivo mai provato prima…

La abbandonarono su quel letto di “passione e piacere”, e Samuele condusse i suoi compagni nello stanzino che aveva fatto da sala regia per quelle riprese, al fine di visionare l’esibizione completa della ragazza.
Forse, quando l’avevano sotto e la stavano scopando in tutte le maniere, non si erano ben resi conto di quanto fosse davvero una forza della natura, a tal punto che – nel corso di quella visione – uno di quegli sgherri, rimasto a bocca aperta, non potè trattenersi dall’esclamare:
- “Capo, ma questa è una vera meraviglia … Vuoi davvero consegnarla a don Vincenzo?”.
Questi, non rispose nulla… restò qualche attimo in silenzio, e poi – voltandosi verso chi lo aveva interrogato – disse, con un tono di voce che tradiva una certa tristezza:
- “I patti erano questi… ma certo, ahimé, è un vero peccato che i potenti possano fare e disfare a loro piacimento…”.

Si ripulirono e si rivestirono, e mentre i tre comprimari restarono a farle la guardia, Samuele prese il DVD contenente il filmato e si recò dal suo committente:
- “Capo, la ragazza è sotto una buona scorta… Ci siamo, però, permessi di collaudarla, lei mi capisce… Ecco, qui c’è il video che le mostra ciò di cui è stata capace… Se volesse approfittare anche lei, le giuro che è un’occasione unica…”.
E mentre Samuele stava per voltarsi e lasciare solo don Vincenzo, questi lo fermò invitandolo a sedersi e guardare con lui lo “spettacolo”. Gli disse:
- “Aspetta… Resta qui con me a visionare l’esibizione… Visto che l’hai testata in prima persona, potrai darmi delle spiegazioni, se necessario…”.
Il boss infilò il DVD nel lettore, e i due uomini si apprestarono a godersi lo show; alla fine, vedendo quel potente visibilmente eccitato, il capobanda – con fare adulatore – gli domandò:
- “Capo, vuole che gli la porti? Provare quelle cose in prima persona, le assicuro che è tutta un’altra cosa…”.
Ma il pover’uomo, sapendo che il progetto che aveva in mente era ben altro, e che non si poteva permettere il benché minimo errore, con un velo di rammarico nella voce, replicò:
- “Sì, portamela… ma non per quello che ho visto… E’ merce di scambio!”.

Infatti, non appena Samuele ebbe lasciato solo don Vincenzo, quest’ultimo prese un pezzo di carta e scrisse un biglietto per il suo rivale:

“ECCO LA TUA PUTTANELLA. COME PUOI VEDERE, NON LE E’ STATO TORTO NEMMENO UN CAPELLO. STAI TRANQUILLO CHE NON SI SENTE SOLA, ANZI, DIREI CHE SI E’ MOLTO DIVERTITA… POTEVO DIVERTIRMICI ANCH’IO, MA NON L’HO FATTO… SE VUOI RIAVERLA TUTTA PER TE, LASCIA PERDERE I MIEI TERRITORI, O LA TUA DONNA DIVENTERÀ UNA MIA PROSTITUTA DA SBATTERE SULLA STRADA...”.

FINE.
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