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Prime Esperienze

Eros e la cinghialotta di Maspalomas


di pollicino
31.07.2021    |    1.574    |    0 9.2
"Poi, ci scherzò su anche lui: - “¡Aquí, aunque los míos no sean tan bonitos como los tuyos!”..."
1. Premessa: i protagonisti.

Benvenuti in questo nuovo racconto che vado ora a presentarvi!
Gli interpreti, principali e centrali di questa storia saranno due, un uomo e una donna non più giovanissimi, apparentemente tanto diversi, provenienti da due mondi assai differenti, ma che alla fine diverranno così inseparabili da non poter più fare a meno l’uno dell’altra.

Il primo è Eros (nomen omen), fotografo professionista giramondo di 56 anni, alto 1 metro e 65, per niente palestrato, occhi marroni e capelli castani, il classico maschio italiano che ultimamente si è specializzato in book di nudo per modelle alle prime armi.

Lei, invece, è Conchita, una donna spagnola di 48 anni, alta 155 x 86 kg, robusta, occhi marroni e capelli castani ricci e ondulati lunghi fino alla schiena, con un sorriso aperto: insomma, una donna che per il suo fisico non proprio appetibile non ha mai avuto occasione di incontrare un uomo che la amasse davvero…

2. Genesi di un incontro.

Un sabato sera Eros rientra a casa annoiato e stanco dopo una lunga e infruttuosa giornata di lavoro.
I suoi amici lo hanno cercato per tutto il pomeriggio, ma lui quella sera non ha proprio nessuna voglia di uscire e ficcarsi nella confusione delle solite strade del lusso metropolitano.
Così, dopo essersi fatta una bella doccia rinfrescante e aver consumato una cena frugale, decide di staccare il telefono e chiamarsi fuori dal mondo.
In TV però non c'era nulla di interessante, e allora accende il suo pc per passare qualche ora girovagando tra una chat e l'altra: chissà che non riesce ad agganciare qualche ragazzetta desiderosa di provare la strada dello spettacolo e che perciò necessiti di foto ben fatte…
Per mantenersi in esercizio, cerca gente che parli la lingua spagnola, ma sembra che quella sera tutto congiuri contro di lui: su ognuna delle piattaforme virtuali iberiche che esplora non c'è anima viva...
Eros sta per abbandonare la partita quando nella sua finestra appare lampeggiare un nickname davvero curioso: PottyaGirl.
Eros sa chi sono le “Pottya”, una band di ragazze giapponesi tutte con le caratteristiche da chubby ed oltre.

Da sempre, l’uomo è un patito delle forme generose femminili, e quindi si rincuora, non vuole lasciarsi sfuggire quell’occasione che si preannuncia davvero ghiotta: forse, quella sera, non dovrà forzosamente andare a letto "con le galline", e così comincia a leggere:
- "Hola soy Conchita y tu?".
Si schiarisce la vista, legge bene quel nome – Conchita – e capisce che è una donna…
Gli brillano gli occhi, e – da single non per scelta – spera che quella serata possa essere la sua occasione umana e professionale.
Così risponde:
- "Hola Conchita, soy Eros".
Lo spagnolo di Eros non è molto curato, si avvale del traduttore di Google poiché risale ai tempi della scuola, e dunque non si azzardò ad intrecciare una conversazione articolata, ma con delle frasi molto elementari quell’incontro casuale si trasforma in un qualcosa che coinvolge profondamente entrambi...

Sulle ali di una crescente confidenza, quella sera i due si informarono quanto più possibile l'uno dell'altra, ed essendo ormai notte fonda si diedero appuntamento per la sera seguente, stessa chat, stesso orario…

Il giorno seguente, chiuso nel silenzio della sua stanza, non appena Eros vide quel nickname lampeggiare di nuovo, trasalì per un istante ed attaccò:
- "Hola Conchita, buenas noches como estas?".
E lei:
- "Quiero decir, esta noche estoy un poco deprimido".
- "¿Puedo preguntarte porque? Sabes, incluso para mí hoy no fue un día para recordar..."
- "Bueno, tal vez porque no tengo un hombre que me haga reír y me lleve a cenar ... Bueno, olvídalo, no quiero aburrirte con mi paranoia".
- "No te preocupes, te entiendo muy bien, yo también por la noche cuando llego a casa no tengo a nadie con quien pueda intercambiar algunas palabras y que me haga sentir bien".

Tra i due cominciava a nascere una simpatia, forse un affetto in fase embrionale, ed Eros non riusciva più a pensare una sera senza vedere quel soprannome “danzare” sul suo schermo... Se aveva impegni di lavoro che lo tenevano fuori fino a tardi interrompeva qualsiasi riunione per correre dalla “sua” spagnola…
Correre in senso metaforico, dato che non sapeva nemmeno dove stesse geograficamente. E così una sera, vinto dalla curiosità, prese l’iniziativa:
- "¿De qué parte de España eres?".
E lei:
- "Vivo en Maspalomas, en Canarias".

L'uomo rimase molto colpito da quella risposta: quella zona la conosceva benissimo per averci lavorato all’inizio della sua carriera, proponendo foto istantanee sulle spiagge...
Raccontò a Conchita aneddoti su aneddoti, e lei se ne entusiasmò, conoscendo benissimo quelle atmosfere: finalmente, avevano trovato qualcosa in comune, qualcosa che nel volgere di un paio di mesi avrebbe portato Eros in terra iberica, ma questa volta non per lavoro!

3. Angelica visione.

Una sera Conchita (ormai si chiamavano per nome) fece ad Eros una proposta che entrambi in cuor loro covavano da tempo:
- “Eros, no sé cómo decírtelo, y espero que esto no lo estropee todo como siempre ... Pero no puedo esperar más”
- “Dime ... Sabes que puedes contarme todo, sin problemas ... ¡Orlai nos conocemos tan bien!”
- “¿No crees que es el caso de empezar a dar ese paso extra ...”
- “Por supuesto” rispose lui, restando sulla difensiva, non capendo bene cosa la donna volesse da lui…
- “Así que vamos, vamos a encender la cámara, que tengo unas ganas locas de verte”.

Aveva troppa voglia di vedere com’era fatto quell’uomo che le stava suscitando suggestioni inspiegabili, ed anche lui francamente non ci sperava più, dopo giorni e giorni “inutili” da quel punto di vista.
Accettò con entusiasmo:
- “Es una gran idea, que yo también me muero por saber cómo eres”.
- “Espero no decepcionarte, les hice una mala impresión a demasiados chicos”, disse lei, e così – entrambi trepidanti – cliccarono sul rispettivo pulsante “Trasmetti”…

E la prima immagine che Eros vide fu il suo mezzobusto.
Al fotografo piacque subito la figura di quella donna, era proprio come se l'era immaginata, un viso che ispirava fiducia e dal quale traspariva una certa inquietudine, e – cosa che lo impressionò – un seno davvero imponente.

Dopo un silenzio carico di tensione, Conchita gli domandò:
- "Te decepcioné, ¿verdad? Era mejor quedarse con un conjunto de palabras escritas en el teclado...".
Ma lui non rispondeva, non perché gli dava ragione, ma perché era rimasto attonito dalla semplicità della sua bellezza.
Non ricevendo risposta, la donna riprese:
- " Por otro lado, me gustas mucho ... Además de inteligente, también eres hermosa...".
Eros allora si scosse da quel torpore che lo attanagliava, e non volendo lasciarle credere che fosse insoddisfatto, con calma le disse:
- " ú también me gustas mucho, y lamento haberte hecho pensar lo contrario ... ¡Es solo que eres exactamente como te imaginaba!".

Era davvero emozionato, e Conchita lo percepì, e continuò quella "danza" di parole:
- " Todavía no has visto mucho ... ¿Cómo me imaginas con esta ropa? Ese es el problema: cuando me ven bien, todos desaparecen ...".

In quel momento, cominciò a prendere coscienza che forse finalmente aveva trovato la donna della sua vita...
Quella sera, si lasciarono così, spossati dalla gran quantità di emozioni che la loro “prima volta” in video gli aveva dato.

L’indomani, puntuali come orologi svizzeri, i due si ritrovarono all’ormai consueto appuntamento…
La prima a collegarsi fu la donna, e quando Eros vide che aveva già aperto l’accesso alla cam, per un momento ebbe un attacco di gelosia.
Non riuscì a trattenersi, tanto che – prima ancora di andare in trasmissione con la sua – le scrisse:
- “¿Con quién estás chateando?”.
Conchita, non stava parlando con nessuno, e quando lesse quelle parole rimase offesa, e gli rispose:
- “¿Estás celoso?”
Ma Eros non voleva ammetterlo e dargliela vinta, così le replicò:
- “¿Estoy celoso? Puedes hacer lo que quieras... ¡Eres libre de hablar con quien quieras!”.

La donna quella sera aveva in mente di farle una sorpresa, ma offesa, chiuse la conversazione.
Eros la attese per ore invano, speranzoso che la spagnola avesse un ripensamento… Si maledì tutta la notte per quelle parole quanto mano avventate… Le avrebbe voluto chiedere scusa, ma l’unico canale che aveva era quella maledetta chiat, e così dovette attendere la sera seguente…
Ma Conchita non si fece vedere… Era sparita… E lo stesso avvenne per le sere successive.

Fin tanto che, un giorno – Eros non aveva smesso di collegarsi ogni sera, al “loro” orario – ebbe a restare sorpreso quando, collegandosi alla chat, trovò nella sua casella di posta un messaggio che diceva:
- “Estúpido, ¿pero aún no te has dado cuenta de que estoy enamorado de ti? ¿Cómo podría charlar con otros? Quiero darte mi vida… Mientras tanto, si quieres, ven a charlar esta noche… ¡Tendrás pruebas!”

Eros era al settimo cielo… Oltre ad aver ritrovato la sua Musa, lei gli aveva confessato di essersi innamorata di lui… Che voleva di più?
Non era il caso di fare ancora il sostenuto, e poi, quell’ultima frase di lei gli risuonava in testa, sibillina.
Così, la sera riprese ad avere un senso…

All’ora concordata, lui era già in postazione, e stavolta fu lei – da brava femmina – a tardare qualche minuto.
Quando arrivò, PottyaGirl esordì:
- “Dame dos minutos y luego abre la cámara…”.

Quando finalmente apparve, Eros credeva di sognare: non è una normale inquadratura, Conchita è in topless! E ciò che aveva potuto solo immaginare la prima volta, ora si materializzava ai suoi occhi…
Fosse stato per lui, sarebbe rimasto a guardarla fino al giorno dopo e anche oltre, ma Conchita aveva attivato pure il microfono:
- “Entonces, ¿no me dirás nada? ¿No me gustas?”.

Avrebbe voluto prendersi a schiaffi per la sua irruenza e il rischio di perderla che aveva corso…
Istintivamente, congiunse le mani e le rispose:
- “Ahora no tengo más dudas, ¡eres la mujer más hermosa que he visto en mi vida!”.
Intanto, lei si massaggiava quell’ottava misura di tette che “bucava” lo schermo e sembrava volersi strusciare sul suo volto.
Quelle tette erano solidissime, piene e – nonostante le dimensioni – stavano su che era una meraviglia… Una pelle liscia da mettere i brividi faceva da contrasto a due areole stupendamente rugose… E i capezzoli? Fini ma carnosi da volerli succhiare fino allo sfinimento…

Conchita sapeva bene che quello spettacolo lo avrebbe incollato, muto, al video, ma quella sera si giocò ogni possibilità: o la va o la spacca, si disse tra sé e sé…
- “Mi vida, ¿los quieres? Mira, soy un gran compromiso”, ci scherzò sopra, e poi:
- “Sin embargo, estoy seguro de que podrá cumplir con esta responsabilidad”.

Eros voleva ricambiare il suo dono così generoso, ma non voleva andare subito al sodo, e non voleva esagerare… Così, non trovò di meglio che togliersi la maglietta e rimanere a petto nudo.
Poi, ci scherzò su anche lui:
- “¡Aquí, aunque los míos no sean tan bonitos como los tuyos!”.

Quella battuta ebbe come risultato quello di strappare una risata alla donna… La prima risata da quando si erano conosciuti.
Erano entrambi felici come bimbi, e trascorsero tutta la sera così, immaginando quanto sarebbe stato bello un petting dal vivo.
Ma era tardi, e i due innamorati si lasciarono. Non prima, però, che lei gli avesse promesso:
- “Mañana tendrás el resto ... ¡Y recuerda que quería darte este regalo porque te amo!”.

La finestra in cui era racchiuso quell’angelo si oscurò improvvisamente, ed Eros rimase per qualche istante pensieroso: Conchita ormai era sua!
Il pomeriggio del giorno seguente, il fotografo fu chiamato ad una trasferta, che lo avrebbe tenuto impegnato per tutto il fine settimana.
Maledisse il cielo di non fare l’impiegato, ed inviò alla sua amata un messaggio:
- “Amor, el trabajo me llama y no podré estar aquí contigo esta noche. Nos vemos el lunes por la noche, si quieres...”.
Dopo qualche ora, arrivò la risposta di lei:
- “No, la espera será tanto tiempo si tengo todo de vuelta para mí”.

I giorni passavano, ed Eros non pensava ad altro che a Conchita, mentre Conchita aveva cuore solo per Eros…
Quando alla fine giunse il Lunedì, e la loro chat potè essere riattivata, la donna non aspettava altro che potergli offrire il meglio di se…
Anziché usare il microfono, stavolta gli scrisse:
- “Cuando activo la cámara, sin dudarlo... Si no te gusta, tienes que decírmelo... ¿Ok?”.
Eros rispose:
- “Seguro que me gustará, no te preocupes...”.

Conchita gli disse:
- "¡Aquí estoy listo! ¡Puedes encenderlo!".
Eros, ormai, ogni volta che vedeva quel corpo si sentiva una pace indicibile dentro, e quindi obbedì al comando della donna e al suo richiamo...

Attivò la cam, ma vide soltanto un qualcosa di indecifrabile, sfocato e scuro... Poi, questa "cosa" iniziò a muoversi, indietreggiò, e sul monitor dell'uomo cominciò a prendere forma della peluria riccia, nerissima, che luccicava sotto le luci ravvicinate.
A un certo punto, si vide una spaccatura verticale, in mezzo alla quale quel pelo si diradava...
Conchita, infine, si mise a una distanza tale da far capire a Eros che il suo "regalo" di quella sera era il suo bellissimo ventre, con la vulva fradicia dall'eccitazione...
Si allontanò ancora, per farsi vedere a figura intera, e gli strillò:

- "Buenas noches mi amor, espero que hayas disfrutado del showcito... Toma, esta soy yo, si lo quieres algún día...".

Eros avrebbe voluto abbracciare, stringere forte a sé quella meraviglia, baciarla con passione... Ma c'era un piccolo problema, quel maledetto schermo!
Rimase folgorato da quel corpo un po' abbondante e anche un po' sgraziato, ma che anziché respingerlo lo incuriosiva...
Era piccina e con una notevole stazza... Tornò ad essere la ragazza insicura di qualche tempo prima, e così lui le disse, con voce tremante di gioia:
-"¡Te deseo! Te quiero todo y solo para mi, Cinghialotta!".

Sulle prime non si accorse nemmeno di aver pronunciato quel nomignolo, segno che la loro intimità era a buon punto.
Quando Conchita gli domandò, felice come una pasqua:
- "Como me llamaste?"
Lui non seppe che dire, non ricordava nulla, e rispose:
- "¿Por qué, cómo te llamé?".
E lei:
- "Cinghialotta!".
E gli sorrise di nuovo.
Eros avrebbe voluto nascondersi, non era certo un bel apprezzamento per una donna quello che gli aveva fatto, ma accorse lei in suo aiuto:
- "Me llamaste Cinghialotta... ¡Es hermoso, de ahora en adelante siempre me llamarás así!".
Era la prova che era sbocciato l'amore, impetuoso e improvviso.

Eros era eccitatissimo, voleva fare qualcosa per lei, e non trovò di meglio che tirarsi giù pantaloni e boxer ed esclamare:
- "No es tan hermoso como el tuyo, ¡pero es tuyo para siempre!".

Adesso era il turno di lei a restare senza parole, ammirava quel "coso" ricoperto di un folto vello, che si ergeva ritto verso di lei, e alla fine gli disse:
- "Lo quiero... me lo llevo, y ay de quien lo toque, Pisellone!".

Anche in questo caso, quel nomignolo gli uscì spontaneo, e da allora furono "Cinghialotta & Pisellone"...

In ultimo, Conchita propose:
- "En tu honor, a partir de ahora hablaremos en italiano ... No me va muy bien, pero con el tiempo mejoraré”.

4. Invito a Maspalomas.

Ormai Eros e la Cinghialotta sono una coppia di fatto, sempre più intimi nella bellezza del loro sentimento.
Ma la chat non gli basta più, e Conchita ogni giorno che passa è sempre più nervosa.
Così, un giorno, - o la và o la spacca – si azzarda a proporgli:
- "Eros, perché non vieni a trovarmi a Maspalomas? È molto bello in questi giorni, ci sono così tante persone, così tanto divertimento! Dai, passeremo tutta l'estate insieme...".
Per Eros quello era un momento pieno di lavoro, ma ci mette un secondo a decidere, anche lui è troppo su di giri e vuole finalmente conoscerla a fondo.
Così, le annuncia:
- "Prenderò il primo volo e domani sarai tra le mie braccia...".

Detto fatto, e la sera seguente Cinghialotta è tra le sue braccia, in carne (tanta) ed ossa (poche)...
Come si dice, il primo bacio non si scorda mai, e infatti fù un bacio lunghissimo e di una intensità struggente...
Le lingue si intrecciarono, e andarono a rincorrersi freneticamente, per nutrirsi di quella passione che cominciavano allora ad "assaggiare"...

Eros era stanco dal viaggio, ma una volta a casa di lei si rinvigorì e si gettarono sul lettone l'uno nelle braccia dell'altra.
Affannosamente, va alla ricerca di quelle tettone tanto agognate, che aveva solo visto e mai toccate...
Il pesante reggiseno volò via in un attimo, e le sue labbra si chiusero a tenaglia su quei seni:
- " Sono troppo belli per essere veri, fammeli assaggiare per bene", ebbe modo di dirle guardandola fissa in quegli occhi che si erano trasformati in un mare di serenità.

Intanto, pure Conchita aveva slacciato la camicia del fotografo, e il suo petto villoso era diventato terreno di conquista per le sue mani che lo esploravano palmo a palmo:
- "Solo tu mi dai sicurezza... Da quando ti conosco, mi sento una vera femmina… la tua femmina!".

Poi Eros le strappò via un perizoma che a stento riusciva a contenere un lato b sconfinato... L'uomo era così eccitato che non riusciva a capire dove metteva le mani, ma riuscì ugualmente ad aprirle le natiche per penetrarla di dietro con due dita.
Lei cacciò un urletto, poi si voltò e gli disse, maliziosamente:
- "Sei il primo visitatore, che dici, ti meriti un premio?".
E, vedendo che lui si mostrava indeciso, fu più esplicita:
- "Forza, inculami, ma fai piano... Sono vergine!".

Eros trasecolò... Pensare che la Cinghialotta aveva preservato per lui quella parte di sé che solitamente viene sacrificata per mantenere intatto il centro massimo del piacere, una donna di quasi 50 anni, lo fece tremare per la responsabilità che si stava caricando sulle spalle...
Mentre era assorto in questi pensieri, Conchita gli iniziò un pompino da favola, da vera maestra del handjob: lo scappellò, stringendo la mano a pugno e facendola scivolare lungo l'asta, dal glande ai testicoli e viceversa, sempre più veloce, velicissima... fino a quando non le parve che il cazzo di Eros fosse diventato duro abbastanza.
A quel punto, lei si dispose a pecora, e lui le disse, carezzandole il suo "mappamondo" di carne:
- "Se ti faccio male, fermarmi subito!".
E lei, dolcissima:
- "Non ti preoccupare, è il prezzo da pagare al nostro amore!".

Così Eros le allargò per bene le natiche, sputò un pò di saliva sullo sfintere e lo massaggiò fino a quando non iniziò a cedere.
Poi, vi infilò due dita e le fece ruotare al suo interno, prima verso destra e poi verso sinistra, per allenare il pertugio al" gran momento".
La Cinghialotta ebbe una smorfia non di dolore ma di leggero fastidio, ma alla fine si abituò a quella pratica...

Eros si mise in ginocchio dietro di lei, e – sempre tenendo le chiappone ben larghe – appoggiò la cappella sull'ano, si sistemò comodo ed iniziò ad esercitare la pressione necessaria.

Lentamente il suo membro si occultò nel suo intestino – che lo accolse senza alcuna difficoltà –, fermandosi ogni tanto per farlo abituare, e scese giù fino alle palle...
Eros si era un pò calmato, e così anche Conchita...
Il maschio poté quindi iniziare a stantuffarla con regolarità e potenza, fino a che non le venne dentro con una calda schizzata di sborra.
Si accasciò su di lei, la arpionò sui suoi meravigliosi fianchi, e distendendendoglisi sopra le sussurrò:
- "Ora che ti ho posseduta, sei davvero mia!".

Si stesero sul letto uno affianco all'altra, e mentre ancora ansimavano lei gli disse:
- "Per la gente abbiamo fatto una cosa molto sporca, ma per me è stato tutto molto belloe naturale... Comunque, manca ancora il meglio!".

Gli fece così capire che gli avrebbe concesso anche la penetrazione vaginale, ma prima di addormentarsi sfinita gli annunciò:
- "Bada che dovrai prenderti anche quella verginità...".

L'indomani mattina si svegliarono nella stessa posizione in cui si erano assopiti, baciati dai raggi del sole che penetrarono dalle finestre a riscaldare i loro corpi nudi...
Conchita ed Eros si prepararono ed uscirono a fare una passeggiata lunga l'intera giornata, e quando rientrarono erano sfiniti.
Cenarono "tete a tete", e poi lei si fece seria... Gli prese una mano tra le sue, e:
- "Eros, e arrivato il momento di essere tua... In tutto e per sempre!".

Strano a dirsi, ma un "uomo di mondo" come lui si sorprese a lasciare l'iniziativa a una donna alla prima esperienza...
E infatti, la Cinghialotta gli chiese:
- "Mi apri la cerniera per favore?".
E si voltò dandogli le spalle.
Ora, quella cerniera partiva dal collo per arrivare giù fino a sotto le natiche; il fotografo iniziò a scenderla, sempre più in basso... Superò le spalle, poi l'altezza del seno, e niente!, non c'era nessun indumento... Poi arrivò ai fianchi, e ancora più in basso sul sedere, e non incontrò nemmeno un filo di stoffa...
Una volta giunto al limite inferiore, lei sentì di dovergli offrire ancora una volta quello spettacolo che lo faceva impazzire: cominciò a dimenarsi tutta, e lentamente si sfilò prima le maniche, e poi – seguendo la linea dei fianchi e delle cosce – la parte della gonna, rimanendo completamente nuda.

Le dava le spalle, e quel lato fu per lui un nuovo, entusiasmante delirio dei sensi.

Era bella come il sole e scintillante come un manto di stelle, al che lui crollò ai suoi piedi: spaventata, Conchita si voltò di scatto, allargò le braccia e vide quella scena tanto risibile... Il suo uomo in ginocchio, come in estasi, la guardava...

Restarono senza parole per dei lunghissimi momenti, poi lei gli si avvicinò piano piano, e giunta a pochi passi da lui disse:
- "Eccoci, finalmente, su vieni... Lo fece rialzare e lo precedente in camera da letto...

Aveva già disposto ogni cosa... Si sdraiò con fare lascivo, con un cuscino sotto la testa e un altro sotto i glutei... Trascinò le cosce verso il bacino allargandole il più possibile.
Poi lo chiamò a sè con un semplice gesto, e gli fece posare il volto sul suo soffice vello...

A un tale richiamo, risvegliato anche da quel profumo intenso, lui tirò fuori la lingua e come un martello pneumatico iniziò ad affondarla tra le labbra della fica...
Sentì un gran calore e un succo di femmina delizioso; si aiutò con le mani a divelgere quella barriera, ma poi pensò alla donna e a quello che sarebbe stato il suo vero desiderio, atteso fino ad allora.
Sollevò la faccia, si sbottonò i pantaloni estraendo il pene già eretto, e lo infilò nella passerina, trovandosi davanti un vero muro di gomma...
Si appoggiò con tutto il suo peso, e alla fine ne ebbe ragione, affondando nella stretta sacca fino a sbattere contro l'utero.
Estrasse il cazzo per metà, e vide l'asta sporca di sangue: la sua Cinghialotta era diventata femmina, e gli aveva fatto dono della cosa più preziosa che avesse, la sua verginità.

Erano faccia a faccia, e lei avvolse i lombi di lui con le sue gambe, stringendo come se non volesse far finire quel momento così sublime.
Si fissarono, e mentre Eros continuava a pomparla, lei gli disse, carezzandogli la nuca:
- "Ora, tu sei mio per sempre... Non ci serve un pezzo di carta a dirlo... Sei sangue del mio sangue!".

5. Giorni "di fuoco".

Nei giorni seguenti i due fecero sesso in ogni angolo di quella casa e dietro ogni duna di quel posto meraviglioso.

Conchita era come se si fosse sbloccata, liberata da un macigno che la opprimeva...
Eros, dal canto suo, si sentiva più sicuro di sé, benché cosciente della responsabilità che si era assunta nei confronti di quella creatura così fragile e così piena di iniziativa.

Fecero l'amore mettendo in pratica tutte le posizioni del Kamasutra, e anche oltre, inventandosi le più spericolate pose.
Li si poteva trovare sempre insieme, sorridenti, finché un "bel" giorno Eros dovette dire a Conchita ciò che non avrebbe mai voluto dirle: a breve sarebbe dovuto rientrare in Italia...

Che tragedia!, la donna scoppiò in un pianto isterico, piangeva e rideva allo stesso tempo...
- "Dimmi che è uno scherzo, che non andrai via, non puoi abbandonarmi così, dopo tutto quello che abbiamo fatto insieme...".
Eros sapeva che doveva partire ma non voleva, e soprattutto non voleva veder soffrire la sua donna...

Come sempre fu la Cinghialotta a prendere l'iniziativa:
- "Facciamo cosi: ci divertiamo a più non posso per questa settimana, poi si vedrà…".

E i due fecero proprio così, tutto il giorno ad "annusarsi" e a palpeggiarsi l'un l'altra, finché non accadde l'imponderabile...

Infatti, sul far della sera, dopo un bagno in mare, uscendo dall’acqua ci stendemmo al sole e ci addormentammo.
Quando ci risvegliammo, avevamo davanti due ragazzi, un maschio e una femmina, che ci sorridevano…
- “Buongiorno, anche a voi piace il nudismo?”, ci domandarono in un inglese maccheronico.
Conchita trasalì, e tenendo la testa bassa si coprì le sue intimità, mentre io li guardai ed abbozzando un sorriso di circostanza risposi:
- “Un pò, tanto per cambiare. E voi?».
Fu allora che facemmo le presentazioni, e scoprimmo che i due ragazzi – Hans, un colosso di 25 anni, una grossa mazza, quasi 100 kg per 1 metro e 90, e Kirsten, 22 anni, 55 kg per 1 metro e 60, tettine piccole a punta e una patatina rasata che sembrava una sedicenne – erano danesi di Aarhus.
Risposero:
- “Noi lo facciamo da anni, ma non vogliamo essere di disturbo, anzi ce ne andiamo subito. Ci aveva parlato di questo posto una coppia che lo frequenta da anni, e così siamo passati per dare un’occhiata”.

A quelle parole, la Cinghialotta sollevò lo sguardo, incrociò gli occhi di Kirsten, le sorrise complice, e poi si rivolse ad Hans:
- “Restate pure, c’è posto per tutti, gustiamoci insieme questa bella giornata di sole e di mare!”.
Kirsten le fu riconoscente, e si distesero vicino a noi.

Dopo un pò, le due femmine si se ne andarono per fare una quattro passi a riva mentre gli uomini cominciarono a conversare tra loro del più e del meno.
In breve, Eros venne a sapere che Kirsten era una vera troia da letto, dotata di grande fantasia, ma che di prenderlo in culo nemmeno voleva sentirne parlare; per di più – avendo un seno piccolo – non poteva offrire al compagno “giochi” lussuriosi, men che mai delle spagnole da infarto.
- “È la cosa che ti invidio di più, avere una femmina cosi dotata di seno” disse il danese ad Eros.
Il quale non gli rispose, anche perché stavano tornando le due donne...
Quando arrivò l’ora del tramonto, le due coppie erano ancora in spiaggia, e passarono dei momenti stupendi a gustarsi quel incantevole spettacolo della natura.

Rientrati a casa sua, Conchita era eccitatissima per l’incontro fatto; scoprii che le piaceva sentirsi osservata, desiderata, al centro dell’attenzione di tanti cazzi diversi: era un lago tra le gambe…
Benchè geloso, Eros la scopò, e godettero molto: la Cinghialotta ebbe due orgasmi impressionanti, poi disse:
- “Lo voglio nel culo!”
E’ proprio eccitata di brutto, perché – ormai Eros ha imparato a conoscerla – solo quando la sua libidine è al massimo esce fuori dal profondo il suo essere troia, smaniosa di essere rotta in ogni pertugio.
Il fotografo le fece il culo con poderose spinte, e lei lo incitò a penetrarla analmente più forte che poteva. Fu colta dall’ennesimo orgasmo, dopodiché si abbatté stremata sul letto e gli chiese:
- “Ora che ci siamo divertiti, finisci nella mia bocca”.
Si sfilò, appoggiando la cappella ancora pulsante sulle sue labbra, e lei gli succhiò anche l’anima, finché Eros non le venne in gola…

Si baciarono un’ultima volta, poi lei si addormentò, mentre lui ripensò al corpo di Kirsten, così straordinariamente e apparentemente minuto e “immaturo”:
- “Scoparla deve dare l’idea di avere sotto una ragazzina”, pensò.
Poi, però, si ricordò che aveva già 22 anni.

La sera successiva Cinghialotta era andata a fare delle spese…
Quando Eros la vide – dalla finestra – rientrare, era insieme a un’altra coppia, che riconosco subito: erano Kirsten e Hans.
Li lasciò con me in sala e sparì in camera sua. Quando ne uscì, rimasi a bocca aperta: indossava una camicia bianca sbottonata per un paio di bottoni, tette senza reggiseno, minigonna nera senza calze, sandali legati alla caviglia con dei fiocchi di tela.

Anche Kirsten non era da meno: indossava un abito da sera nero, senza maniche, con uno spacco abissale che faceva intuire il suo seno contenuto in un reggiseno che lo faceva risaltare nonostante sia stato microscopico.
Le spalle erano nude, e dietro la scollatura le arrivava alla spaccatura delle chiappe: era così esteso che mostrava come sotto non indossasse nessuno slip...

Senza tanti preamboli – Conchita e la sua nuova amica si erano messe d’accordo – Eros sentì la ragazza danese mettergli un braccio sul collo e baciarlo. Poi, la sua lingua gli penetrò in bocca in cerca di quella del fotografo e le sue mani andarono alla ricerca del “pacco”…

Eros, per tutta risposta, infilò le sue sotto l’abito, e notò che la sua fica era già bagnata. Con fervore, gli aprì i pantaloni, gli tirò fuori il cazzo, e afferrandolo stretto con forza gridò, come per una liberazione:
- “Finalmente un cazzo di giuste dimensioni!”.
Poi, se lo mise in bocca, senza problemi…

Intanto Hans aveva messo una mano in mezzo alle cosce di Conchita, e ne rimase piacevolmente sorpreso:
- “Caspita, sei un lago! Sapessi come ho sognato di scoparti dal primo momento che ti ho visto!”.
Lei pure, però, non rimase con le mani in mano, brandendo il suo trave di carne e dicendo:
- “Io, invece, ho desiderato di sentire questo membro colossale dentro di me da quando l’ho ammirato al mare”.

Kirsten, che aveva ascoltato il botta e risposta mentre aveva il cazzo di Eros inabissato tutto in gola, lo estrasse dalla bocca per un istante, giusto il tempo di ribattere a Conchita:
- “Aspetta di sentirtelo nel ventre… Mi ci sono voluti anni per imparare a prenderlo tutto, e ogni volta ho i dolori per giorni…”.

Poco dopo, la nordica salì a cavallo e si impalò sul membro dell’italiano. Lui sentì perfettamente scivolarsi dentro di lei, e sentì la sua fica caldissima dai suoi umori.

Hans, nel frattempo, aveva fatto coricare la Cinghialotta sotto di lui e le era salito su anche lui per possederla.
Non fu facile, a causa delle dimensioni di lui, e allora Conchita lo fece scendere, poi lo fece mettere sotto, e infine si impalò da sola su quel palo eretto e rigido.
Scese lentamente su quella cosa spaventevole… Si sforzò di dire qualcosa, riuscì solo ad implorarlo:
- “Piano, fai piano, non spingere, sei enorme, mi sventri! Fai piano…”.
Ma si era infilata quasi tutto quel cazzo dentro, e lui ne gioì:
- “Lo sapevo che eri una troia stupenda… Lo sento sbattere in fondo all’utero… E’ bellissimo!”.
Ma Hans stava impazzendo anche per le tette di Conchita.
- “Che belle! Le ho sognate da sempre!».
E Conchita gliele avvicinò alle labbra, provandone in contraccambio un gran diletto.
Disse al maschio dell’altra coppia:
- “Ciucciale e spremile, mi piace da morire sentirle abusare… Un uccellino mi ha detto che hai un sogno inconfessabile, vedrai che se sarai bravo dopo ti esaudisco. Adesso, però, voglio godermi il tuo bastone dentro di me…”.

Subito dopo, Kirsten guardò Eros:
- “Mi rincresce, ma con i miei ti divertirai davvero poco…”.
Lui, allora, per dimostrarle che si sbagliava, gliene prese uno in bocca, lo infilò tutto dentro, e si gustò il sapore di quella tettina.
Kirsten ne restò sorpresa:
- “Fantastico, me la stai divorando in maniera stupenda. Caspita come la succhi, mai provato un simile godimento!”.

Mentre la ragazza beneficiava dei servigi della sua bocca, Eros fissava con gli occhi il meraviglioso “sali-scendi” di Conchita sul cazzo di Hans, che ben presto la portò a raggiungere il primo orgasmo.
La Cinghialotta ululò:
- “Uuuhhhhh! Lo sento tutto dentro… Mi squarcia, mi spacca l’utero, mi sento così piena che mi chiedo come ho potuto prenderlo tutto…”.

E a questo punto, anche Kirsten raggiunse il suo orgasmo…

Poi Conchita si piegò a novanta gradi, e Hans la scopò da dietro:
- “Ti ho detto di fare piano! Lasciami almeno abituare alle tue misure… Cazzo, sei enorme, ma è piacevole… Dai, scopami!”.

Mentre le due donne venivano possedute dai maschi, Conchita si stese sul corpo di Kirsten ed andò a popparle i seni.
L’altra gemette, poi ricambiò il “favore”, trovandosi davanti al volto le formose tette della donna di Eros.
Si lasciano scopare ancora per poco, poi si sfilano i cazzi e si avvilupparono tra di loro in un 69 da urlo: Kirsten, distesa sotto la Cinghialotta che gli leccava la fica, la fece godere così tanto che Conchita – quando raggiunge l’orgasmo – urlò a squarciagola.

Eros e Hans le guardarono estasiati, senza dire nulla: lo spettacolo era così esaltante che non c’era bisogno di parole!

Poi, la Cinghialotta, dopo aver goduto con Kirsten, tirò a sé il danese e finalmente gli donò le sue mammelle…
Non appena ebbe dinanzi quelle meraviglie, Hans parve in delirio:
- “Non ci posso credere! Una spagnola tra le tue tette! Divina…”.
Mise il cazzo tra le poppe di Conchita, che nel frattempo gliele presentò in fuori e gliele lasciò “scopare”.
Quando Hans spingeva il cazzo verso il suo volto, lei gli lambiva la cappella con la punta della lingua, e gli frizionava l’asta con le zinne strette intorno a quella verga che scompariva nel fenditura del suo petto.
A un certo punto, prese ad sollecitarlo a venire:
- “Dai, voglio il tuo seme sul petto, sul viso… dappertutto… Dai, sborra toro favoloso…”.
Dai e dai, alla fine, Hans esplose il suo piacere, e lei:
- “Bravo, così! Dai, la voglio tutta!”.

Terminata quella “rappresentazione” così spettacolare, Kirsten recuperò il cazzo di Eros e se lo rimise fra le labbra, iniziando a succhiarlo in un modo davvero portentoso: se lo tenne bloccato in fondo alla gola e lo succhiò con veemenza avvolgendogli la lingua sul glande.
Poi, lo estrasse, dedicandogli una sega veloce, e riprese a succhiarlo di nuovo.
Eros provò un piacere fortissimo deflagrargli nel ventre e poi svuotarsi nella bocca della ragazza, che lo ricevette fino all’ultima goccia.
Lui godeva senza fine, e lei gli succhiava ogni energia…
Infine, l’uomo si sentì come inchiodato, incapace della benché minima reazione.

Hans, che si trovava nello stesso stato del “compagno d’avventura”, gli lanciò uno sguardo e poi gli disse:
- “Caro mio, dobbiamo sentirci dei maschi favoriti dalla fortuna: abbiamo due troie meravigliose. Sono così stupende… Grazie!”.

Eros stava per aprir bocca e rispondere al nordico, quando Conchita ruppe il silenzio, e rivolta all’amica le guarda in faccia.
- “Kirsten, sei una troia di prima classe! Mi hai fatto impazzire… Ti amo!”.

Dopo ore ed ore di sesso assoluto, i quattro si ricomposero, e la coppia danese se ne andò per conto suo...
Eros e la Cinghialotta si infilarono immediatamente – ancora “caldi” e sporchi di sudore e umori – a letto… Si presero tra le braccia l’uno dell’altra e si resero conto che tra di loro l’affiatamento era ancora più grande.
Conchita riprende a succhiargli il cazzo, fino a che non gli torna bello duro, poi gli sale sopra, se lo infila dentro e lo guarda con uno sguardo struggente:
- “Ho visto che eri geloso… Devi stare tranquillo, con lui ho appagato i sensi, ma adesso con te voglio fare l’amore, e voglio che me lo metti nel culo… Sono molto orgogliosa di te”.
Rifecero l’amore, e alla fine si addormentarono beati.

Il giorno dopo, si rincontrarono al mare alla solita spiaggetta. Stava per finire anche la loro vacanza, e allora Hans ed Eros decisero di fare una sorpresa alle due troie: le regalarono una “doppietta” culo-fica ciascuna, che culminò in un orgasmo estremo e che le riempì di una quantità di sborra mai vista.

6. Fine di un amore.

Quelli vissuti a Masoalomas furono i giorni più belli della loro esperienza, ma le loro vite erano troppo “lontane”: Eros non poteva abbandonare il suo ambiente di lavoro, e Conchita non voleva ricominciare la sua vita in un altro posto, la spaventava…

Così, anche se a malincuore si salutarono senza rimpianti, consapevoli di aver vissuto dei momenti forse irripetibili.
Ripresero i loro “appuntamenti” serali in chat, fino a quando – forse per stanchezza mentale – non sparirono l’uno dal monitor dell’altra, così all'improvviso come erano apparsi…

FINE.
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