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Betty, Alice e il boss (II parte)


di pollicino
27.11.2021    |    861    |    0 6.0
"Betty era di nuovo nelle sue mani..."
6. Ingresso in società.

Le poche ore di riposo trascorsero per le due ragazze in un mare di incubi... Erano partite in quella ventura, con lo zio Luca, quasi in un sottoscala, sotto la cappa del ricatto; poi erano cresciute, si erano smaliziate, avevano imparato a "vendersi", e avevano fatto in fretta a farsi conoscere... Si erano fatte un nome, e con lo zio erano diventate famose... Quello zio che le aveva lasciate decidere del loro ingaggio...

Ed ora, eccole li pronte a spiccare il volo come due gabbianelle, leggiadre ed eleganti, lasciando Luca a sbrigarsela da solo...
Sapevano che aveva fatto cospicui investimenti e si era indebitato per quel locale, fidando negli introiti che giungevano grazie alla loro presenza.
Erano delle ingrate? Ma no, era stato lo stesso Luca che non aveva potuto opporsi al "capriccio" del suo autorevole protettore, ma quei momenti loro li trascorsero con il cuore in pezzi...

Erano le prime ore del pomeriggio quando don Carmine le fece andare a prendere dal suo autista personale con una lussuosa Lamborghini, che le condusse nella famigerata villa di Genova Nervi dove poche ore dopo si sarebbe tenuta la festa.

Nascosta e protetta da una imponente recinzione sulle colline liguri, era una villa del Settecento, con tanto di stemma nobiliare, e si svolgeva su 2 piani con giardino e piscina.
Appena si entrava, c'era una grande stanza con al centro un biliardo, oltrepassata la quale si aprivano una serie di porte che davano su salottini con una quantità incredibile di divani.
Al secondo piano, invece, c'era lo studio del boss e varie camere da letto per gli ospiti.

Betty e Alice si guardarono intorno e le sembrò di essere finite in una fiaba, tutto quello sfarzo non aveva niente a che vedere con la modestia degli alloggi che avevano occupato fino ad allora. Proprio il caso di dire: Alice nel paese delle meraviglie!

E mentre ancora erano intente a "nutrirsi" di tanto lusso, ecco che – alle loro spalle – arrivò don Carmine in persona:
- "Benvenute a casa, ragazze mie... Spero che abbiate fatto buon viaggio!".
Si voltarono di soprassalto, e subito riconobbero il loro influente "benefattore"...
- "Bene, bene, bene... ", disse il potente malavitoso, "adesso non perdiamo altro tempo e andate subito a cambiarvi…".
Le condusse su per le scale, aprì una porta e le affidò a due donne il cui ruolo fu immediatamente chiaro: sarebbero state le parrucchiere-estetiste a loro completa disposizione.
Fatte le presentazioni, le lasciò e andò a prepararsi per accogliere degnamente i suoi ospiti che già stavano arrivando e rumoreggiavano.
Intanto, le donne, dopo averle squadrate dalla testa ai piedi, poco avvezze a smancerie, si dissero l'un l'altra:
- "Beh, almeno queste hanno un fisico presentabile... Ti ricordi quelle dell'altra volta? Sembravano degli stecchini...".
Poi, rivolte alle ragazze, le dissero:
- "Su, sbrighiamoci, che quei maiali non vedono l'ora di banchettare con voi"...
Le fecero denudare completamente, e dopo un bagno in vasca idromassaggio le fecero una bella ceretta “full-body”.
Infine, le accompagnarono presso un bancone su cui erano sistemati due abiti da sera...
Alice ed Elisabetta constatarono, sottovoce:
- "Guarda, non c'è biancheria intima...".
Ma le donne, disincantate, che avevano lo stesso udito tutto, le risposero, sprezzanti:
- "Perche, pensate che a quegli avvoltoi interessi un bel paio di mutandine o un reggiseno di pizzo? Quelli badano al sodo, e con voi due di sodo ce ne sta parecchio!", e presero a sghignazzare...
Le aiutarono, dunque, ad indossare gli abiti... Per Alice don Carmine aveva scelto personalmente un tubino nero, cortissimo e senza bretelline, molto attillato e con grandi inserti di rete a maglie strette. Francamente, era un pò più piccolo della sua taglia, ma ciò metteva in maggior risalto le sue abbondanti tettone.
In ultimo, ai piedi avrebbe indossato un paio di scarpe nere, "tacco 12"...

Una volta indossato, quell'abito le cinse tutto il corpo senza lasciare nulla all'immaginazione, tanto che le coprì a malapena il culo, e bastò che lei facesse qualche passo di prova perché le salisse a metà delle natiche.
Vestita in quel modo “da troia”, era certo che avrebbe fatto sicuramente colpo sui “commensali”...

Per Elisabetta, invece, c'era un paio di calzoncini in tessuto jeans bianchi, chiusi sul davanti da quattro bottoni, e "lunghi" in modo da lasciare intravedere la parte inferiore delle sue generose chiappe. Sopra, una semplice magliettina bianca con una scollatura estrema, e tanto trasparente da palesare le sue mammelle e soprattutto quei capezzoli duri e già dritti dall'eccitazione che spingevano da sotto il tessuto.
Infine, un paio di stivaloni neri, lucidi, e alti fino a metà coscia ne perfezionavano l'abbigliamento...

Entrambe, poi, erano state truccate pesantemente, il che si era portato via un pò della loro giovinezza e spontaneità.

Quando furono pronte a puntino, le due donne le lasciarono sole nella stanza per andare a chiamare il padrone di casa...
Allora, le ragazze si guardarono allo specchio, e Alice – quasi disgustata – disse all'amica:
- "Quasi quasi mi sentivo più a mio agio completamente nuda...".
E l'altra, di rimando, con un ghigno ironico:
- "Tranquilla che presto lo saremo!".
Appena Betty terminò di parlare, ecco che si aprì la porta e don Carmine in persona apparve sull'uscio...
Anch'egli si era cambiato d'abito, e adesso indossava una lussuosa veste da camera che gli arrivava alla coscia, chiusa in vita da una cintura di seta, e che lasciava intendere che sotto non aveva neanche lo slip.
L'uomo, si complimentò per la loro nuova mise, e le annunciò:
- "Ottimo lavoro... Ora andiamo di là, ci stanno aspettando per il pranzo, così vi presento ai miei amici...".
Le prese per mano, e tutti e tre si avviarono... Dopo pochi passi, un cameriere gli aprì una porta, e le due furono sorprese di trovarsi al cospetto di soli uomini, i quali erano abbigliati esattamente come il boss.
Il malavitoso, si assise a un tavolo separato, con a destra Alice e a sinistra Betty, fece cenno agli altri commensali di accomodarsi, e così ebbe inizio quella cena preparatoria che sarebbe rimasta indimenticabile...

7. Il pranzo è servito.

A un chiaro segno del boss, tutti i commensali si alzarono di nuovo in piedi, e – slacciando le cinte delle loro vesti – lasciarono frusciare a terra le vestaglie, restando completamente nudi; e con la massima naturalezza si sedettero di nuovo ciascuno al proprio posto…
Nel frattempo, anche il padrone di casa si era denudato, e per la prima volta le ragazze poterono ammirarne il fisico, curato attraverso ore e ore trascorse nella sua palestra personale: era depilato ovunque, con dei pettorali formidabili su cui si drizzavano due capezzoli carnosi ma non molto pronunciati, mentre sotto presentava una dotazione pienamente nella norma, sui 18 centimetri, ma parecchio largo, tanto che da ragazzo lo chiamavano "il candelotto esplosivo"...

Siccome le due continuavano a fissarlo, don Carmine le disse, sottovoce:
- "Qui si mangia nudi".
Elisabetta, rimase attonita... Non era mai rimasta senza vestiti davanti ad amici dei suoi amici, così numerosi, e perciò riuscì solo a balbettare:
- "Nudi?".
E il boss:
- "Si, si mangia nudi".
Le due giovanette si guardarono tra di loro; poi fecero per alzarsi per andare a spogliarsi nell'altra stanza dove si erano cambiate, ma il malavitoso le prese per i polsi e – con un sorriso forzato – brontolò:
- "Dove andate? Potete tranquillamente spogliarvi qui. Salite sul tavolo e fate vedere a tutti che come sempre ho scelto il meglio...".

Perplesse e leggermente imbarazzate, cominciarono un fantastico striptease ad uso e consumo di questa "onorata societa"...
Alice, si fece più sfrontata, e mise il piede in mezzo alle gambe del boss, a saggiarne le palle e facendogli capire che voleva che lui le togliesse le scarpe. Quindi, a piedi nudi, sali sul piano e cominciò a togliersi il suo bel vestitino nero...
Lo fece scendere prendendolo da sotto le ascelle, e non ci volle molto perché le morbide ma sode coppe dei suoi seni sgusciassero fuori, leggermente adagiate verso il basso e protese verso quegli "spettatori" così affamati di candida gioventù.
Era così in tensione emotiva che aveva già i capezzoli paffuti ritti e doloranti dalla voglia di essere toccati da mani d'uomo...
Il tubino era ormai arrotolato sui fianchi, e lei – spingendo con i pollici verso i piedi – scoprì l'ombelico e un incredibile pancino sexy da far venire voglia di toccarlo, baciarlo e leccarlo.
Alice ormai aveva perso ogni freno inibitorio, e – conquista da quello spogliarello molto piccante – diede le spalle ai maschi infoiati e calò la veste fino ai piedi, spingendo in fuori il suo fantastico culetto aperto.
Don Carmine, beato da tanta troiaggine, le fece cenno di volgersi verso i suoi ospiti, e la ragazzina lo fece di buon grado, esponendo loro, finalmente, quella passerina che era la gioia e l'orgoglio del boss...
Adesso era del tutto nuda, e ancheggiando in una maniera tremendamente sensuale, diede la mano al suo "protettore" che la aiutò a scendere dal tavolo e la fece sedere sulle sue ginocchia, con l’asta del pene di lui che finì per affondare nella spacca delle chiappe di lei...
Gli altri uomini in sala lodarono quell’esibizione, e ringraziarono colui e colei che gliela stavano offrendo.

Toccava ora a Betty, che con aria di benevola sfida all’amica – sapeva di dover dare il massimo per eguagliare almeno la sua performance – montò sul tavolo e da seduttrice esperta iniziò a sgambettare e a togliersi gli stivaloni.
Rimasta a piedi nudi, si avvicinò al boss e glieli porse sulla bocca per farseli leccare, cosa che don Carmine fece prontamente: era, infatti, un feticista dei piedi, e instancabilmente prese a succhiarle tutte le dita...
Ma la fanciulla sapeva come tenerlo sulle corde, e glieli sottrasse con finta crudeltà... Senza fretta, si voltò e guardando in faccia ad uno ad uno quei porci si toccò le sue tette da sopra il top, facendo vedere a tutti lo stato di piacere che l'aveva attanagliata... Poi, infilò un pollice in quei striminziti pantaloncini, e con pollice e indice dell'altra mano iniziò a far uscire i bottoni dalle asole.
Alla fine di quel laborioso lavorio, la candida pelle del suo pube faceva capolino da sotto il tessuto, e la ragazza – strizzando l'occhio ai presenti – in un conturbante gioco di “su-e-giu”, finì per scoprire tutto il suo basso ventre.
Come al suo solito, era già calda, e aveva la fessurina che luccicava di abbondanti umori...
Si strofinò dolcemente la patatina, e risalendo su oltre il tortellino dell'ombelico prese l'estremità inferiore della camicetta sollevandola verso il capo, e rivelò finalmente agli intervenuti quella altrettanto bella terza misura di tette.
Alla fine, anche lei esibì tutto il suo splendore, e ricevette anche lei la sua bella dose di applausi...

Alice andò sollecitamente ad aiutarla per scendere dal tavolo, ma il boss le bloccò entrambe, e rivolto al suo uditorio disse:
- "Signori, ecco a voi il dessert che ho inteso offrirvi... In questa casa si comincia sempre dalla fine!".
E tutti scoppiarono in una fragorosa risata…

Alice e Betty, come ogni presente, sapevano bene il significato di quelle parole, anche perché don Carmine le aveva chiarito i termini precisi del loro ingaggio: sollazzare al meglio tutti quei membri che erano già in assoluta alzabandiera...

8. Ius primae noctis.

Il boss aveva voluto fare un "regalino" ai suoi amici, ma questi – con malcelata piaggeria che contraddistingue spesso i subalterni nei confronti del loro capo – per bocca del più influente di loro, gli dissero:
- "Don Carmine, sapete che nel medioevo esisteva un diritto del feudatario di poter giacere, la prima notte di nozze, con la sposa di un suo servo. Ebbene, noi accettiamo questo vostro dono così generoso, ma vorremmo che prima siate voi a possedere queste splendide pollastrelle, e a segnarle con il marchio della vostra autorità...".
Tutti annuirono, e allora il loro "portavoce" continuò:
- "Qui, su questo tavolo, fateci partecipi della loro obbedienza".

Cenarono fino a ingozzarsi come maiali, poi quando finirono di mangiare don Carmine si alzò dalla sedia, strinse Alice per i fianchi afferrandola per le sue grassottelle "maniglie dell'amore", e – facendo pressione con la mano aperta sulla schiena di lei – la spinse con il busto sul tavolo, mettendola a 90 gradi e tenendole premuta per non permetterle di rialzarsi.

Quel gesto fu sottolineato da una gran cagnara da parte di quei criminali, e la ragazza capì che in quel momento il suo compito era quello di lasciarsi scopare dal boss.
Come erano lontane le serate al pub dello zio Luca, dove era lei a "giocare" con il pubblico e dove c'era un limite alle volgarità... Lì, invece, lei e Betty erano le vittime sacrificali... E infatti, mentre si trovava in quella scomoda posizione, udì una voce che diceva:
- "Dai don Carmine, mettiglielo nel culo!".
Il pene del boss era dritto e duro, con la cappella rosa di dimensioni non trascurabili, a pochi centimetri da quelle tenere carni...
Sentendosi spronato in tal maniera, l'uomo indirizzò la punta del cazzo contro le labbra calde della passera di Alice... Le pennellò con la punta salendo e scendendo, e aprendole delicatamente...
La piccola non poteva muoversi, e il suo culo nudo era proprietà assoluta di don Carmine, il quale senza troppe complicazioni la penetrò improvvisamente.
Il suo membro le entrò dentro fino ai grossi testicoli, e – mentre le palpeggiava le cosce robuste – il malavitoso iniziò a scoparle la fica con tanta forza da farle male, e infatti lei iniziò a piangere come una disperata.
Il movimento dei suoi lombi - dinanzi a quella massa di uomini che lo aizzavano e lo appoggiavano – era così forsennato che i suoi fianchi sbattevano contro le grosse chiappe di Alice, e di lì rimbalzavano a causa di quei colpi così estremi...
- "Guarda che puttanella", disse uno dei presenti all'amico che gli stava vicino.
E quello, gli rispose:
- "Aspetta che ce la scopiamo noi, a turno... Vedrai come gli faccio arrivare il cazzo fino in bocca...".
E siccome Alice lo implorò di non farle troppo male, il boss si sfilò dalla passerina e con un colpo secco la penetrò nel culo fino in fondo...
La giovane – che in quel momento non se lo aspettava – sbarrò gli occhi e la bocca, e lasciò uscire d’istinto un urlo di dolore. Poi, quando riprese fiato, lo supplicò:
- "Aaaahhhhh… Oddio, no… Toglilo… Ti prego... Mi stai uccidendo così...".
Ma lui, che aveva appena iniziato a pomparla, non le diede retta... Si sfogò a suo piacimento deformandole il retto, e quando sentì che il piacere stava per arrivare, glielo rimise nella fica.
Alice capì le sue intenzioni, e la tragedia che stava per compiersi, e terrorizzata urlò di nuovo:
- "No, non mi sborrare dentro! Non prendo la pillola!".
Noncurante dei rischi che avrebbe fatto correre alla ragazza, il boss continuò a scoparla...
Le grosse tette sporgevano fuori dal tavolo, e ballonzolavano all'impazzata, sbattendo e respingendosi l'una contro l'altra... Saltavano su, fino quasi a percuoterle il volto, come due magnifici e morbidi jo-jo impazziti...
In quel frangente, lei passò dalla paura all'estremo godimento, mentre le palle del maschio sbattevano contro le sue labbra umide.
A un certo punto, ululò:
-" Oooooh…! Oh… mio dio…!".
Alice era tutta sudata, e l’uccellone del boss si era irrigidito nelle sue viscere... Le schizzò dentro il suo sperma, con getti violentissimi, che come frecce infuocate andarono a percuoterle il collo dell'utero...
Lei, allora, chiuse gli occhi e restò lì, sul tavolo, a godersi lo sperma di don Carmine che stava straripando fuori, e la sua cappella che ancora le lambiva le labbra della patatina.
Infine, lui la prese delicatamente per un braccio e l'aiuto ad alzarsi. Le disse:
- "Sei una vera porcella... Sapessi da quanto aspettavo questo momento!".
E la baciò con la lingua...

Adesso era il turno di Elisabetta, e il boss la pigliò decisamente per una spalla, ficcandogli subito in bocca uno dei suoi testicoli che stavano tornando a gonfiarsi.
E mentre lei succhiava, lui le disse:
- "Da brava, pulisci tutti gli avanzi della tua compagna, e vedrai che anche tu avrai la tua parte migliore...".
Betty non si fece certo pregare, ninfomane qual'era, e gli fece un lavoretto con i fiocchi, tanto che quel cazzo monumentale fu di nuovo operativo in breve tempo...
Poi, all'improvviso, don Carmine gli chiuse le narici, in modo che per respirare lei dovette aprire il più possibile la bocca, e lui le infilò tutta l'asta e la cappella giù fino alla gola...
La ragazza si mostrò davvero disciplinata, obbediente e disponibile ad ogni suo desiderio, tanto che non gli fu difficile prenderla e metterla a pecorina, con i gomiti poggiati sul legno grezzo.
Pian piano, il boss iniziò a leccarle il suo bel culo, fantastico, formoso e tonico.
Anche lei, come Alice, non ebbe il tempo di rendersi conto del cambiamento d'umore del suo padrone, il quale puntò il suo sfintere con la grossa cappella e in un colpo solo lo infilzò.
Betty, nonostante non fosse vergine di culo, provò un fortissimo dolore, e sbattendo le mani sul tavolo gridò sinceramente al mondo intero:
- "Aaahhh, che meraviglioso dolore...".
Ciò, ben presto la fece bagnare tantissimo tra le labbra vaginali... Respirò profondamente, poi si voltò e gli disse:
- "Grazie di possedermi così, è un onore per me, fammi male e io ne sarò sempre felice!".
Don Carmine le piazzò un altro colpo – più potente del primo –, e come un trapano a percussione le percorse l'intero intestino fino a dove gli fu possibile...
Betty grugnì un verso incomprensibile, e strinse gli occhi dal dolore inaspettato, provocato da quel grosso cilindro di carne e nervi che l'aveva impalata.
Contrariamente ad Alice, non pianse, ma anzi il suo volto si fece più rilassato, e il suo ano decisamente più accessibile.
Dopo circa 10 minuti di penetrazioni, don Carmine raggiunse il suo piacere in quel culo così ben disposto, e la ragazza ebbe un orgasmo incontrollato.
Ebbe anche un moto di stizza, e il boss capì la sua delusione, tanto che – con il membro ancora inserito – le sussurrò all'orecchio:
- "Stai calma troietta mi prenderò anche la tua micetta così bagnata, ma non avere fretta... Intanto, vedi di farlo tornare in forma...", e le indicò il cazzo moscio...
Si posizionarono faccia a faccia, e Betty gli prese il cazzo in mano e iniziò a scappellarlo... Era una cappella eccezionale, bella consistente, che data la sua dimensione faticava un po' a uscire dal prepuzio ma che però aveva la sua normale funzionalità.
Lo massaggiò lentamente: con quella sua mano delicata, sapeva dare la giusta pressione alla presa, capiva le reazioni e sapeva quando doveva sospendere.
Don Carmine aveva chiuso gli occhi, e a un tratto sentì qualcosa di umido sulla cappella e il soffice rumore di un bacio: era Betty che vi aveva posato sopra le sue labbra chiuse a cuore…
Poi, le sue labbra si aprirono, e la sua lingua uscì. Lo leccò tutto, e se lo imboccò. Andava su e giù con la testa, e ogni tanto – per aumentare la sua eccitazione – gli faceva sentire i denti sul filetto...
Si mise d'impegno, e presto quel pisello tornò pronto per un nuovo "accoppiamento".

Betty era di nuovo nelle sue mani... La prese per le cosce e la fece rimontare su quel tavolo grezzo e scomodo che le martoriava la schiena...
Cominciò a strofinare Il suo pene sul ventre di lei, lasciandole una scia scivolosa di voglia inespressa.
La ragazza, di riflesso, allargò spudoratamente le gambe, e si sottomise docile a quella furia, che la penetrò in profondità, in un attimo, senza fermarsi, stringendola per i fianchi.
Quando raggiunse il fondo, Elisabetta emise un lungo gemito di piacere:
- "Ooohhh... Siiii... Spingiiiii... Non ti fermare... È bellissimoooo...".
E lui prese a pomparla violentemente, con colpi d'ariete inenarrabili, urtando con il suo forte bacino contro quello delicato della giovane.
E più spingeva, e più la sua terza misura di tette ondeggiava, senza però cedere a nessun movimento scomposto.
Non ci volle molto questa volta, don Carmine eruttò come un vulcano dentro di lei – con uno schizzo quasi mostruoso, ma allo stesso tempo paradisiaco – tutta la sua sborra, arpionando Betty con tale forza in modo che non potesse divincolarsi e rovinare il suo divertimento...
- "Sei stata brava", le disse infine, mentre tirava fuori il cazzo stremato dalla sua fica, che fradicia ribolliva.
Nonostante fosse anch'essa molto stanca, Betty ebbe la lucidità per riflettere:
- "Meno male che non sono una sprovveduta come quell'incosciente di Alice... Io uso la pillola, mica voglio ritrovarmi un marmocchio tra i piedi a vent'anni...".

Mentre era ancora assorta nei suoi pensieri, si sentì toccare da mani robuste, e subito rientrò in sé...
Era ancora il boss, che le diede uno schiaffo carico di affetto sulle natiche e le disse:
- "Per adesso basta, la festa è finita, bellezza!".
E per finire davvero, rivolti ai commensali:
- "Ragazzi miei, manterrò la promessa... Avrete il vostro premio, ma stasera sono troppo provato... Buona notte a tutti...".

9. La festa continua.

Ma quel festino, in realtà, non era affatto finito...
Mentre quasi tutti quei loschi figuri, con l'amaro in bocca, si erano rivestiti e stavano ritornando alle loro case, don Carmine trattenne con sé i suoi più fidati “compagni di merende” – Andrea, Roberto, Anwar e Kwaku – e gli disse:
- "Betty e Alice sono una ghiottoneria troppo delicata per darle in pasto a tutti quei maiali… Voi, invece, siete degli intenditori, e saprete come comportarvi".
Li condusse in due camere da letto separate, che erano state preparate accando alla sala da pranzo, assegnando ciascuna ragazza a una coppia: Alice a Roberto e Kwaku, mentre Betty fu appannaggio di Andrea e Anwar.
Li salutò e gli disse, ridacchiando:
- "Divertitevi, ma mi raccomando: non sciupatemele troppo...".

Alice, la preferita del capo, era una autentica "femmina da letto", e si rivelò fin da subito scatenata.
Avrebbe dovuto fronteggiare due maschi molto diversi tra loro, ma che si sarebbero palesati come una coppia ben assortita... Con l’aggiunta che Kwaku era un appassionato di ragazze bianche!

I due uomini, già completamente nudi fin dall’esibizione di don Carmine, era no dei maschi molto particolari…
Roberto, basso di statura – circa 1 metro e sessanta centimetri – e di corporatura esile, un viso regolare, serioso, con capelli corti a spazzola e occhi celesti, aveva poi labbra e naso sottili, spalle dritte, braccia muscolose e gambe sottili. Ostentava, inoltre, un grosso addome, molto evidente, e un cazzo lungo 18 centimetri con una cappella a punta.
Kwaku, invece, era alto 1 metro e 90 centimetri ed era di corporatura robusta, viso affilato, capelli corti ricci e crespi ed aveva un aspetto sempre imbronciato.
Per di più, aveva grandi occhi scuri, naso a patata, ed orecchie sottili ornate con due orecchini d’oro. Labbra carnose e spalle larghe, braccia forti e mani tozze, petto e ventre ampi, ne completavano la figura, insieme ad un poderoso cazzo di 23 centimetri e glande rosa chiaro...

Nonostante la spavalderia della ragazza, i due erano certi di poterla “domare”, ma mentre si stavano preparando all’azione, Alice si fiondò istantaneamente sul grosso cazzo di Kwaku, glielo prese in bocca senza usare le mani, e da gran pompinara lo portò in un baleno ad essere uno scintillante traliccio palpitante.
Poi, fece la stessa cosa anche con quello di Roberto, e ben presto si trovò a pompare – di bocca e di mani – alternativamente i due piselli, gemendo come una troia in calore.
Quando a suo giudizio furono “caldi” al punto giusto, la ragazzina intimò perentoriamente ai due uomini:
- "Adesso mi scopate... VOGLIO i vostri cazzi dentro!".
E calcò la voce sulla parola “Voglio”…
Kwaku allora la mise a pecorina, dopo di che le assestò un paio di schiaffi ben fatti su quelle chiappone sode, mentre Roberto le disse, ridendo:
- "Se lo vuoi nella tua fichetta, prima lo devi pigliare nel culo... Voglio completare l’opera del mio capo, e allargartelo proprio per bene...".
Alice, era ancora sotto l'effetto dell'alcool ingerito nel corso di quella serata, e così acconsentì di buon grado a quella richiesta così diretta... Infatti, replicò a tono:
-"Siiii... Voglio essere la vostra troia... Vediamo se siete bravi come il vostro capo, e capaci di rompermi il culo come si deve... Non ci credo, ma voglio proprio vedere come usate questi cazzoni...".

A quel punto, il nero le sputò un getto di saliva sul suo rosone increspato del buco del culo – per “oliarlo” e predisporlo a ricevere quel cannone –, ci posò la cappella e cominciò a spingere, mentre Roberto le metteva il suo in bocca...
Il cazzo di Kwaku, oltre ad essere molto lungo, era anche massiccio, e non fu facilissimo spingerlo tutto dentro al buco.
Fortunatamente, però, Alice – durante tutta la “carriera” al pub di Luca – ne aveva già presi parecchi dietro, e così dopo una prima tenue resistenza quella spettacolare proboscide le scivolò dentro per quasi tre quarti della sua lunghezza.
La fanciulla, ululò di piacere:
- "Aaaah”... Siii... Mi spacchi... Dai, cazzo, che bello...".
E Kwaku:
- "Stai zitta, troietta, che adesso ti rompiamo il culo... Vedrai che dopo gli altri cazzi ti ci sciacqueranno dentro!".
Cominciò quindi a montarla selvaggiamente, con bordate profonde, levandosi quasi completamente per poi piantarglielo più in fondo che poteva...
Infine, si tolse totalmente da lei, e fece notare beffardamente all'amico:
- "Guarda. .. guarda che culo che le ho fatto...".
Infatti, il secondo canale di Alice, libero da quel palo, era rimasto oscenamente dilatato, e adesso ci sarebbero stati comodamente anche due o tre di cazzi normali...

Allora Roberto si sdraiò sul letto e comandò alla piccola di impalarsi con la fica sul suo membro; la abbracciò, comprimendole le tettone sul suo petto, e quindi invitò Kwaku, che stava riprendendo fiato:
- "Dai, mettiglielo dentro, e spacchiamola tutta, come vuole!".
Kwaku si mise dietro la giovane e, dopo averle inumidito ancora una volta il culo, fece aderire la cappella al suo secondo canale e si accinse a premere.
Alice, per la quale sarebbe stata la prima volta con due cazzi dentro, cercò di divincolarsi e gridò con quanto fiato aveva in gola:
- "Aaaah…. mi rompete… noooo...”.
Ma quei due maschi erano veramente esperti, e dopo un po’ la ragazza prese a provare un insolito piacere, e poi incitò addirittura Kwaku:
- “Siii, dai, che entraaaa!".
Uniti carnalmente tutti e tre, i due cominciarono a scoparla e andarono avanti per più di venti minuti, saturandola di sborra nei suoi buchi principali.
L'uomo nero le diede ancora due botte fortissime, poi si contrasse e le versò nell'intestino una gran quantità di sborra caldissima, seguito a ruota da Roberto che le fece una bella iniezione di sperma nella vagina.
Per finire, Kwaku le sussurrò all'orecchio:
- "Prendila, troietta bianca... Prendila tutta, che ti riempiamo, puttanella...".
Eccitata da quelle parole, anche lei venne, ed erano già trascorse due ore da quando il boss gliela aveva “consegnata”...

Intanto, Betty, nell'altra stanza, si era data da fare con Andrea e Anwar, i quali – visto che il suo ano era già abbondantemente devastato sin dalla sua prima esperienza con il collega di università, quando gli aveva permesso di allargarglielo a dovere – preferirono godere e far godere quella femmina così calda in un modo più stuzzicante…

I due maschi, infatti, optarono per farle provare una sensazione che forse non provava più da molto tempo, da quando cioè la sua patatina era “alle prime armi”, stretta, e che ogni movimento dentro di lei era una autentica scarica di libidine…
Decisero, allora, per un’azione “combinata”, che si poteva realizzare solo quando si fa sesso con almeno due uomini.
Andrea, duro, le annunciò:
- “Siccome, alla tua giovane età, non hai più nulla da rompere, ci divertiremo un pò facendoti tornare a sentirti quasi verginella”.
E Anwar scoppiò in una risata irrefrenabile…
Elisabetta non capì le intenzioni dei due, ma tale dichiarazione le fece esplodere dentro una tale dose di voglia di sesso che cominciò a bagnarsi parecchio tra le cosce, e i suoi umori non passarono inosservati:
- “Guarda Andrea”, fece il nero, “la maialina sa come ci si prepara”…
E passandole una mano i mezzo alla fessura la estrasse completamente ricoperta di un fluido scivoloso e trasparente…

Nudi, i due mostravano dei gran bei fisici e dei cazzi già “consistenti”… ma non a sufficienza.
E siccome anche Betty – come Alice – non era una femmina passiva, passò subito al contrattacco, prendendo un cazzo per mano e dando il via a un pompino da fantascienza, succhiando un pò l’uno ed un pò l’altro.
Andrea e Anwar cominciarono a gemere e sospirare, ma essendo maschi con la “M” maiuscola, erano anche molto resistenti…
Quei cazzi erano diventati durissimi nelle sapienti mani della ragazza, e i due si guardarono; Andrea si mise supino, e serio in volto pretese che la ragazza gli montasse sopra. Poi le disse:
- “Mettitelo in fica! E fai spazio al mio amico Anwar…”.
Come Elisabetta se lo infilò dentro, Andrea sentì che la troietta aveva già goduto, era venuta almeno un paio di volte, e continuava a bagnarsi come una fontana... E ormai i suoi orgasmi non si contavano più…
Betty stava godendo perché era facile a venire, ma anche perché quella frase “fai spazio al mio amico Anwar” le stava tormentando il cervello…
I due intuirono che la giovane era immersa in quei pensieri, e così il nero sentenziò:
- “Voglio proprio vedere se riusciamo a entrarti tutti e due nella fica! Voglio allargartela, come se fosse la prima volta!”.
Si avvicinò al ventre di Betty e iniziò a pressare, tentando di introdurre la cappella tra la mucosa delle labbra ed il cazzo di Andrea che era già piantato dentro di lei.
Dovette forzare un pò… Sulle prime la ragazza gli mise una mano sul pube, come per allontanarlo, e – guardandolo in viso con una leggera smorfia di dolore – gli intimò:
- “Mi fai male…”.
Poi, vista la delusione di quell’uomo, riprese:
- “Ti voglio, ma vedi di lubrificare meglio…”.
Allora Anwar lo estrasse del tutto, e mentre con una mano cercò di mantenere l’erezione, con la lingua prese a leccarle la passerina per una decina di minuti.
Intanto Betty stava stantuffando il cazzo di Andrea, per distribuire il meglio possibile il lubrificante naturale all’interno della sua vagina.
Quando si sentì abbastanza pronta, e sentì la cappella di Anwar sufficientemente viscida, tornò a dire:
- “Dai, riproviamo…”.
E finalmente, dopo qualche altro tentativo, l’uomo riuscì ad entrare…
Erano tutti e due dentro, ed Elisabetta sentì la sua fica che si allargava sempre di più… Non provò alcun dolore, ma cominciò a godere alla grande.
Con un “gioco” alternato, Andrea e Anwar entrarono, piano piano e facendo molta attenzione, sempre più a fondo.
L’avevano penetrata, ed ora cominciarono a stantuffare, con quei due pali che puntavano minacciosi verso l’utero…
Si alternavano: uno la scopava e l’altro stava fermo dentro, e viceversa… Un colpo per ciascuno… Uno “mette” e uno “leva”…

A un certo punto, i due maschi le dissero:
- “Ragazzina, stai pronta… Noi stiamo per venire… Che facciamo?”.
E lei:
- “Non provate nemmeno per scherzo a uscire! E quando mi ricapita una doppia sborrata dentro?? Non ci voglio rinunciare per nessuna ragione al mondo!”.
Pensando a ciò che stava per accaderle, Betty ebbe il suo ennesimo orgasmo, e con i conseguenti spasmi la sua passera le sembrò ancora più strettissima con quei due cazzoni dentro…
Passarono pochi secondi e quei piselli imbizzarriti esplosero il loro massimo piacere, e tutti e tre sperimentarono una emozione meravigliosa, mai provata prima…

Esausti, si sdraiarono sul letto, con quella doppia razione di sperma che colava fuori, e i cazzi che si stavano ammosciando lentamente sul ventre di lei…

10. Epilogo.

Era ormai mattina quando don Carmine si affacciò sulla porta delle due stanze:
- "Beh, siete rimasti soddisfatti del mio regalino?", disse il malavitoso rivolto ai suoi uomini.
E poi, alle ragazze:
- "E voi? Vi siete divertite a sufficienza? Vi ho messo a disposizione i migliori stalloni della scuderia...".

I maschi, dopo essersi fatti una bella doccia davanti alle ragazze, si rivestirono e tornarono alle loro mansioni di sempre, mentre il boss convocò – in tarda mattinata – Betty e Alice nel suo ufficio.
Le volle completamente nude, come d'altronde erano sempre state dinanzi a lui fin dal primo momento... Le guardò ancora, fissando dettaglio per dettaglio, come ad imprimersi bene tutto nella sua memoria, e poi disse, rivolto ad Elisabetta:
- "Quando ti ho vista da Luca, sono rimasto davvero incantato dal tuo corpo, acerbo ma già ricco di esperienze... Ti ho provata ieri sera e mi hai confermato tutte le tue qualità... Ma quando don Carmine fa una promessa, la mantiene sempre! Quella sera dissi a tuo zio che mi sarei ricordato della sua generosità... E così sarà... Puoi tornare da lui, nessuno ti disturberà più... Sai, io preferisco le pollastrelle inesperte, che si lasciano plasmare, come Alice... Non che non mi piaci, ma preferisco le sue tette straripanti... Ah, dì a Luca di stare tranquillo... La mia protezione non si discute...".
Poi, disse ad Alice:
-" Tu, invece, resterai qui con me, sarai la padrona di questa grande casa che necessita di un tocco femminile... Ma soprattutto, sarai la mia donna, il tuo corpo risponde perfettamente al canone femminile che preferisco... Non ti lascerò più scopare dai miei amici... Sarai a mia completa e totale disposizione... La prima del mio harem personale...".

Alice taceva e restò immobile dalla paura, trattenne il respiro, provò a immaginare il suo futuro senza l'amica con cui aveva goduto per tutto quel tempo... Era incredibile per essere vero!
Provò a replicare a quel malavitoso che però l'aveva sempre rispettata:
- "Voglio tornare al pub con Betty...", disse...
Ma il boss, con sguardo gelido, rispose:
- "Tu farai quello che ti dico io... Luca mi doveva dei soldi, e tu sei il mio risarcimento!".

Così, la giovane divenne di fatto la "First Lady" della malavita, e dopo qualche giorno il suo "protettore" – memore di come l'aveva posseduta – le fece fare il test di gravidanza, che risultò positivo: Alice era incinta di lui!
Ma questa è un'altra storia...

FINE.
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