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Lui & Lei

Mia figlia è una troia


di pollicino
09.01.2023    |    1.899    |    0 6.0
"Scese sempre più giù, appoggiando le palme delle mani sul petto dell'uomo… Quando poi le grandi labbra – per sua fortuna non era vergine e si bagnava sempre..."
1. Premessa.

La storia che vado a raccontare ora, si svolge a Genova qualche tempo prima che Alice divenisse la rispettata e potente donna del boss (vedere i racconti precedenti).
A quei tempi, lei era una giovane di 22 anni, alta un metro e 45, che sfoggiava dei capelli lunghi a metà schiena color rosso fuoco.
Abbandonata dal padre in tenera età e disoccupata, stava spesso in casa per dare una mano a sua madre che invece lavorava fuori tutto il giorno.
L'unica “distrazione” che amava concedersi, era quella di trovarsi con le sue amiche al pub "Babilonia", un punto di incontro per giovani, molto alla moda, e dove d’estate c’era anche una bella piscina.
Li, da quando aveva 17 anni, "orfana" della figura paterna Alice viene attratta da maschi più o meno affamati di femmina, da cui qualche volta si fa sbattere – nelle cabine – di nascosto dalla madre...

2. Un incontro che cambia la vita.

Tra tutti i ragazzi che Alice frequentava in quel pub ce n'era uno un pò più grandicello di lei, ma con cui "si facevano sangue" più che con tanti altri, e anche più che con tante altre sue amiche storiche.
Lui, era un ragazzo di colore... Un tale Coujoe, 30 anni circa e un marcantonio alto 180 x 85 kg.; un giovane con cui, però, fino ad allora non era ancora scattata la fatidica “scintilla" per un sesso pieno e travolgente.

Alice e Coujoe ballavano tutte le sere insieme, e a un certo punto diventarono talmente inseparabili che piano piano lei cominciò a provare per lui un affetto tutto particolare...
Ogni volta che lo vedeva che la osservava, gli fa gli occhi dolci, e faceva di tutto per mettere in mostra il suo lato migliore sempre in piena forma... Ma niente, tutto sembra inutile, ed essere il gioco di una “lattante” che sperava in qualcosa di irrealizzabile.
Quel ragazzo era per lei così intrigante... e spesso, si ritrovava a parlarne con la sua amica del cuore, Monia:
- "Dio che darei per entrare più in intimità con Coujoe! È così bello, e forte, mi fa sentire bene...".
E l'altra:
- "Aly, mi sa che tu sei partita... Ormai non ti si vede che con lui... Non è che sotto sotto... Sì, insomma... Vuoi quello che i nostri ragazzi non hanno...".
Al che Alice, arrossendo, rispose all'amica:
- "Monia, ma che dici...".
E scoppiarono tutte e due a ridere...
Dopo qualche momento, la nostra, non soddisfatta, riprese il discorso:
- "Però, vedi... quando sto con lui... Ebbene sì, che voglia di prendermelo e dargli ogni cosa... Lo voglio tutto per me, Monia!".
E sospirò...

Si vedeva che Alice si struggeva dentro per quel ragazzo, ma d'altra parte lui era un "negro", e lei temeva di presentarlo a sua madre anche solo come amico... Nero, e parecchio più grande di lei! E se la madre le avesse impedito di frequentarlo?

Un giorno, però, finalmente la ragazza si decise... Lo avvicinò e – diretta – gli disse:
- "Coujoe, ti devo parlare di noi... È una cosa seria! Sai, sono giorni che ci penso, e ho capito che la nostra amicizia non mi basta più, che dobbiamo farla diventare qualcosa di più importante... Io ho bisogno di te!".
A vederli, sembrava davvero strano come potessero avere qualcosa in comune: lui, un colosso alto alto, e lei piccolina che davanti a lui scompariva...
Preso alla sprovvista, il giovane tentennò un poco, poi le rispose:
- "Alice, ma mi hai visto bene? Pensa cosa direbbe tua madre, le tue amiche, tutti quanti... Il mondo non cambierà mai... Non possiamo farci niente, è una cosa più grande di noi... Accontentiamoci di quello che abbiamo, non sciupiamo tutto...".
La ragazza ammutolì, ma non voleva rinunciare a Coujoe, per lei era troppo importante e non voleva perderlo, così gli fece un sorriso dei suoi ma dentro si sentiva distrutta.
Voleva una spalla a cui appoggiarsi, e quella spalla era lui, ma si rassegnò a continuare la sua vita senza un “uomo” accanto... almeno per ora…

3. Fuoco alle polveri.

Un giorno, Giuliana, la mamma di Alice, che non era meno porca della figlia, ordinò su uno dei tanti siti internet che imperversano un vibratore di ultima generazione... Le sarebbe stato spedito in un pacco anonimo, e quando le comunicarono la data di arrivo – dovendo comunque andare a lavorare e non potendo attendere di persona la consegna – prima di uscire avvisò la figlia di stare in casa per ricevere l'ordine.
La ragazza ne fu un pò infastidita, poiché quel giorno non avrebbe potuto raggiungere il suo amico Coujoe al pub, ma obbedì, e si immaginò di dover trascorrere da sola una giornata noiosissima...

Per cercare di far passare il tempo più velocemente, si mise davanti alla TV indossando dei comodi abiti da casa che la facevano sentire più a suo agio, anche se le avrebbero “rubato” tutta quella femminilità che poteva sfoggiare fuori da quelle quattro mura.
In ciabattine infradito che lasciavano liberi i suoi piccoli e graziosi piedini, mostrando anche le sue belle dita affusolate, mise su anche una maglietta giallo ocra, leggermente attillata; poi, sotto calzò un paio di jeans neri a metà coscia, e infine prese i suoi occhiali da miope – che però addosso a lei le davano un'aria estremamente sexy – ed accese l'apparecchio.
Mai avrebbe immaginato ciò che stava per accadere di lì a qualche minuto, qualcosa che avrebbe stravolto quella giornata cominciata male...

Infatti, mentre la ragazza era interessata a guardare una commedia sentimentale, suonarono alla porta. Stancamente, si alzò per andare a rispondere al citofono, e una strana voce maschile le disse:
- "Signora, è il corriere, c'è un pacco... Che faccio, salgo?".
Finalmente, in quella giornata da reclusa, Alice avrebbe visto qualcuno... Si avvicinò alla porta, e non appena udì l’anta dell'ascensore chiudersi aprì l’uscio di casa.
Con sua grande sorpresa, davanti a lei stava fermo – ugualmente sorpreso e un pò imbarazzato – il suo amico Coujoe, in divisa da lavoro.
Non le aveva mai detto cosa facesse per guadagnarsi da vivere, ma istintivamente Alice gli gettò le braccia al collo, e i due restarono in quella posizione – con in mezzo il pacco oggetto di quell’incontro insperato – per un tempo indefinito.
Poi, la ragazza fu la prima ad allontanarsi, e lui – lì sul pianerottolo, vergognandosi sempre più – le confessò:
- "Beh, adesso sai come vivo... Capisci perché l'altra sera avevo cercato di fare cambiare idea su di noi? Oltre ad essere nero, non ho neanche un lavoro che possa garantirci una vita tranquilla... Alice, tu meriti di meglio, prendi il pacco e lasciami andare via...".
Ma ad Alice questo non importava, dinanzi a se vedeva solo l'uomo dei suoi sogni e lo voleva a tutti i costi. Lo prese con decisione per entrambi i polsi e lo fece entrare... Chiuse la porta, e quando furono soli, con le lacrime agli occhi, lo schiaffeggiò:
- "Sciocco, per me non conta nulla quello che fai, se non io e te... Ora togliti quella stupida pettorina... Sapessi quante volte avrei voluto trovare il coraggio e il modo di invitarti per fare due chiacchiere... Ed ora, eccoci qui, non ti lascerò andar via...".
Coujoe aveva fretta davvero, stava lavorando, e se faceva tardi rischiava di essere licenziato... Perciò, anche rischiando di deluderla, la pregò di fargli continuare il suo lavoro:
- "Ti prego, Aly, non posso proprio, a me questo lavoro mi serve... Ti prometto che verrò un altro giorno...".
Alice non voleva sentire ragioni... Era troppo felice, e tentò di fare un accordo:
- "E va bene... Ma almeno fermati un minuto a prendere un'aranciata...".

Alla fine Coujoe, accettò la sua gentilezza... Si sedettero dove prima lei era rannicchiata davanti alla TV, a sorseggiare la bibita, e lì la ragazza non riuscì più a dominare la voglia di "goderselo", finalmente: gli si accostò sollevandosi sulle ginocchia, in modo tale che il suo seno si trovò all'altezza degli occhi di lui.
Ormai, tutti gli schemi e le resistenze di Coujoe erano saltati, e Alice lo sentiva... Così, lo prese per una mano e lo condusse verso la sua camera aggiungendo:
- "Ora ti faccio vedere un pò più di me, ti aprirò il mio mondo!".

4. Travolti dai sensi.

Il ragazzo, imbarazzatissimo, non osò contestarla un'altra volta e seguì la giovane, la quale lo accolse nel suo "regno" chiudendosi la porta alle spalle.
Ma Coujoe non si sentì del tutto tranquillo di quell’iniziativa di Alice:
- "Aly, perché non lasci aperta quella porta? E se torna tua madre? Chissà cosa potrebbe pensare, anche se non stiamo facendo nulla di male...".
Ma lei, lo guardò in un modo strano, tale che il ragazzo non riuscì a decifrare, e con un filo di voce gli sussurrò dolcemente:
- "Tu non ti preoccupare, affidati solo a me...".
Fece un altro passo avanti verso il centro della stanza, dove era il suo bel lettone a due piazze, e lo tirò a sé.
Poi, si accomodarono senza parlare, ma quel silenzio era davvero suggestivo... Si guardarono occhi negli occhi... I loro visi si accostarono, il loro respiro si fece una cosa sola, le labbra si sfiorarono... ed ecco che quella "scintilla" tanto attesa da lei scoccò... Ormai, non si poteva più tornare indietro!

Coujoe avrebbe voluto stringerla tra le sue braccia, ma non ne ebbe coraggio: non voleva rovinare tutto, sebbene improvvisamente sentì impellente il desiderio di metterle le mani su quei fianchi così morbidi...
Alice aveva vinto, e alla fine lui trovò la forza di “arrampicarsi” sul torace di lei fino a arrestarsi sotto le tette, senza però sfiorarle.
Quindi, la ragazza – più pronta che mai – gli sorrise furbetta e prese lei la situazione in pugno.
Spiegò:
- "Eh, devo fare tutto io... Rilassati, vedrai che sarà bellissimo!".
Anche lei gli mise le mani sui fianchi, e – non levando mai gli occhi dai suoi – gli sollevò il fratino della ditta sfilandoglielo dalla testa...
In quella posizione, fu un attimo posare le sue labbra, sensuali e umide di voglia repressa, su quelle di lui. E subito dopo, gli mormorò due parole dolci come il miele:
- "Ti amo...".

Lesta, scese e gli liberò i fianchi dalla stretta della cintura, aprì il bottone e fece scorrere verso il basso la cerniera.
Coujoe, ebbe un fremito, a metà strada tra la passione e il terrore, e fece il gesto di fermarla; ma Alice, con una manata "cattiva" sul petto, lo sospinse all'indietro – supino – sul letto e gli tirò via dalle caviglie i pantaloni...
Poi, salì sopra di lui a cavalcioni fino all'altezza del busto, tornò a guardarlo e gli annunciò:
- "Adesso stai calmo... Devo pagare il pacco... Ihihih...".
Esplose in una risata cristallina per la battuta che aveva fatto, e simultaneamente si levò il suo bel maglioncino giallo.
Alice in casa non indossava mai il reggiseno, e quel movimento così improvviso fece sobbalzare le sue incantevoli "gemelle", una terza misura soffice e abbondante.
Bellissimi erano pure i suoi capezzoli: grossi, carnosi e durissimi, svettavano quasi volessero andare incontro all’uomo.
- "Oh mamma, mai vista tanta roba... Sei tanta, e bellissima... Che stupido che sono stato a respingerti per tanto tempo... Perdonami, amore mio!", supplicò emozionatissimo il maschio.

Coujoe tremava letteralmente, e a un certo punto sentì gonfiarsi qualcosa tra le sue gambe, e – stando al gioco della ragazza – replicò:
- "Signorina, credo che debbo darle il resto... Aspetti un momento che cerco bene...".
Si spogliò completamente, mettendo quei 30 cm nella mani che tanto li avevano desiderato.
Alice rimase estasiata dinanzi a quel fisico così "tirato" e asciutto: pettorali e tartaruga da bodybuilder, e sotto un membro circonciso abile a rompere il culo e a soddisfare troie alla ricerca di forti emozioni...
Era talmente "innamorata" di quel corpo d'ebano che quando lui le artigliò il pantaloncino per cercare quanto di più bello c'era là sotto, la giovane quasi non se ne accorse.
Coujoe si avvide, invece, del perizoma che la ragazza indossava: una mutandina nera a pois, non molto sgambata, che – con una sottile striscetta che le cingeva i fianchi – era andata ad "incastrarsi" tra i glutei sodi e robusti.

Da quel momento, le parole non uscirono più di bocca ad entrambi, tanta era la passione che stava crescendo, e la visione di quella meraviglia fece sì che lui andasse ancora più su di giri, il suo membro si inalberò “minaccioso”, e il ragazzo finalmente si "tuffò" alla ricerca della tanto agognata fonte di piacere...

5. Folle desiderio.

Coujoe non sapeva da dove cominciare, tanto era ammaliato da quella creatura.
Non che non sapesse "fare l'uomo", questo assolutamente no, ma per lui Alice era assimilabile a una dea: cicciottella al punto giusto, dalla sua visuale "emergevano" due fianchi “spaziali” nei quali avrebbe affondato volentieri le mani.
E il perizoma di Alice, così invitante, che spiccava lì dinanzi a sé, era l'ultimo baluardo che lo separava da un mare di felicità...
Lo fissava intensamente, e alla fine si decise... Le domandò, serio e ansioso:
- "Aly, sei pronta?".
E la ragazza, socchiudendo gli occhi in un gesto di sommo trasporto, gli fece cenno di sì. Poi, aggiunse:
- "Fammi tua...".
Coujoe, allora, si inginocchiò con il volto a pochi centimetri dal basso ventre di Alice, e piano piano cominciò ad rimuovere quel lembo di stoffa.
Sembrava una statua scolpita da Canova per quanto era splendida, ma non era una statua, era una donna!
Così, la mutandina scomparve come per miracolo, e si percepì forte una fantastica fragranza di femmina...
Le grosse e ruvide mani del nero si posarono finalmente a “coccolare” la bellissima fichetta depilata della giovane, provocandole un violento brivido.
In uno stato di massima eccitazione, Alice aprì gli occhi e, prendendo la nuca di Coujoe tra le sue palme, se la avvicinò al pube...
Erano entrambi completamente nudi: il maschio e la sua femmina, la quale
divaricò più che poté le gambe come se volesse fare propria, dentro di sé, tutta l'essenza del suo uomo.
Le loro mani presero a giocare con i genitali l'uno dell'altra, e ben presto andarono oltre, essendo entrambi in uno stato mentale di puro piacere, e cominciarono ad avvertire il desiderio impetuoso e travolgente di fare l’amore…
Alice lo scongiurò, come se stesse per cedere da un momento all'altro:
- "Ti prego, Cou, entrami dentro, possiedimi... Scopami! Più forte che puoi!".
Senza accorgersene, quella era la prima volta che lei aveva chiamato così teneramente il suo amico...

Vista la ragazza in quel mirabile stato di sublimazione dei sensi, Coujoe la prese per entrambe le braccia e la fece distendere, mettendole sotto il sedere un cuscino che aveva trovato poco più in là, per sollevarle il bacino.
- "Ecco, sì, è giunto il momento", immaginò lei, ma il giovane – agguantandola per le caviglie – la forzò ad aprire le gambe... gli si distese nel mezzo pancia in giù, ed iniziò un "lavoro" che Alice non avrebbe mai più dimenticato…
E mentre lei aveva stretto nelle mani i suoi seni, Coujoe le posò una delle sue all'altezza dell'ombelico, frizionandole il ventre e le disse:
- "Rilassati, piccola... Devi solo pensare a gustarti ogni cosa..."
Gli piacque innanzitutto, come un segugio, di annusarle quelle cosce così straordinarie che già solo descriverle sarebbe stata un'impresa. Era sbalordito, e condivise con lei quel sentimento così puro:
- "Aly, non ho mai visto delle cosce così, sembrano di marmo tanto sono armoniose... Le avevo già viste tante volte in piscina, ma in questo modo, così ravvicinate, è tutta un'altra cosa...".
La ragazza arrossì, e lui le palpeggiò con movimenti rotatori, da destra a sinistra e da sopra a sotto, prima l'una e poi l'altra.
Strusciò la lingua là dove l'inguine faceva da spartiacque, provocando ad Alice una incredibile "pelle d'oca", e lasciandovi scorrere un piccolo rivolo fatto dalla sua saliva che scese giù verso lo sfintere che appena si accennava.
Ma adesso non era quello l'obiettivo, così Coujoe risalì in senso inverso e – con un piccolo movimento – raggiunse e poi iniziò a guardare con occhi avidi il fiorellino rosa che man mano si inumidiva e cresceva.
Lo desiderava, come se si fosse trattato del più appetitoso dei cibi... e dopo averle lanciato un’occhiata d'intesa, iniziò a baciarla lì sotto. Erano baci quasi furtivi, che lentamente si avvicinarono alle grandi labbra.
Poi, anche lì, i baci lasciarono spazio alla sua lingua che prese a “picchiare” senza sosta sul clitoride, e ad ogni colpo lei fremeva, sentendo che il piacere andava aumentando e che non si sarebbe "spento".
La "piccola" era come impazzita, e ululò:
- "Oh, che bellooooo... Così, continua... Non fermarti più...".
Coujoe, allora, cominciò a leccare più a fondo, e – quando la sua grossa lingua porosa si infilò nella profondità della vagina di Alice – la ragazzo prese ad ansimare, come dimostrava il sollevarsi e abbassarsi ritmico della sua pancia:
- "Sì, amore, vai sempre più giù, cerca, scava, scopami tutta...", gli disse carezzandogli i capelli ricci e crespi.
Mentre aveva la bocca impegnata nella "sacra intimità" della giovane, Coujoe allungò un braccio fino a tastare le tette e a giocherellare con i capezzoli che avevano assunto una proporzione incredibile. E che le fecero dire ancora:
- "Mamma che male, sembra che mi si stanno per spezzare tanto sono duri... Però tu, amore, vai avanti, vai...".

Senza darle alcun preavviso, improvvisamente il nero infilò il pollice della mano sinistra a tastare il secondo canale di Alice, ma lo tolse quasi subito.
Cambiò di nuovo il bersaglio delle sue leccate, e tornò sul clitoride con mosse rotatorie. Inavvertitamente – o forse lo fece apposta – lo morse, suscitandole un orgasmo assai “penetrante” nel cervello quanto doloroso che gli inondò il viso.
Raggiante per il risultato, si complimentò con la sua donna:
- "Non sapevo che squitavi... Sei una grande!".
E lei, quasi vergognandosene:
- "Neanche io lo sapevo... È stata la prima volta...".
Scoppiarono a ridere, ma quello era solo l’inizio...
Coujoe la fissò per alcuni istanti, e poi tornò in apnea, lì sotto, a leccargliela come se fosse un delizioso gelato.
In breve, Alice raggiunse un altro orgasmo, ancora più forte del primo, ma per lui non era ancora sufficientemente, e iniziò – con quel corpo a disposizione, tutto per lui – a compiere qualcosa di veramente trascendentale: si mosse ripetutamente dentro e fuori la vagina con la lingua, come se la stesse penetrando in modo “tradizionale”, con movimenti veloci, praticamente istantanei, ma anche estremamente piacevoli per lei...
Alla fine, i due innamorati non contarono nemmeno più gli orgasmi, perdendo la cognizione del tempo…
Il clitoride di Alice era a pezzi, e non avrebbe sopportato un altro orgasmo senza farla gridare, facendosi così sentire da tutti i vicini.
Sfiniti entrambi, guardarono l’orologio che era sulla scrivania: erano passate due ore a fare e ricevere un sensazionale cunnilingus!

Dopo circa una mezz'ora di riposo in cui si erano pure rifocillati per recuperare le energie dissipate, Coujoe era ancora in perfetto tiro e i suoi 30 cm reclamavano piena soddisfazione.
Così, questa volta fu Alice a prendere l’iniziativa, lo fece stendere supino e... si preparò a salire "a cavallo"...
Vedere quel missile di carne dritto e in rampa di lancio, lì tutto per lei, era un vero spettacolo, e ad Alice il tempo sembrò fermarsi.
L'asta le sembrò davvero enorme: oltre che lunga, era pure smisuratamente larga, nodosa, e con una quantità di vene sporgenti che la percorreva tutta, da cima a fondo.
Il glande, poi! Di un rosa acceso e un diametro maggiore di quello del tronco, era davvero dura pensare che potesse passare lasciando indenne le sue interiora...
Aveva una gran paura, ma pure tanta voglia, e si chiese:
- "Chissà se riuscirò a farmelo entrare tutto... Mah, vada come deve andare... Lo voglio e me lo prenderò, a costo di farmelo arrivare nello stomaco e farmi slabbrare indecorosamente...".
Sputò sulla cappella, allargò le gambe e si dispose poco sotto i fianchi di Coujoe; lentamente ma con decisione, senza più esitare, cominciò a piegare le ginocchia... Scese sempre più giù, appoggiando le palme delle mani sul petto dell'uomo…
Quando poi le grandi labbra – per sua fortuna non era vergine e si bagnava sempre moltissimo – cominciarono a strofinare sulla punta della capocchia lucida, Alice diede un paio di colpetti di assestamento per centrare il buco giusto, e continuò a calarsi lungo quel "tronchetto della felicità" pulsante.
Con una lentezza esasperata per assaporare ogni centimetro, si teneva in equilibrio giocando sui polpacci.
Ad un certo punto, stanca, si lasciò andare, e trovò come fermo i grossi testicoli di lui, gonfi e pieni di piacere che le fecero da ammortizzatore.
Guardò in faccia il suo amico, il quale – sudato – le sorrise:
- "Hai visto che è entrato? Ora viene il meglio...".
Si scopò quel cazzo per una decina di minuti, andando su e giù, favorita dalla grande lubrificazione che scorreva a fiumi, fino quasi a saltarci sopra.
E avrebbe anche voluto farsi venire dentro in quella posizione se non fosse stato per Coujoe che – agguantandola bruscamente per una mano – disarcionò la sua "amazzone"...

Alice rimase sorpresa e quasi offesa per alcuni istanti; poi il maschio, con un balzo felino, scese dal letto e – facendosi mettere le braccia di lei sulle spalle – la sollevò da sotto le natiche come se volesse prendersela in braccio...
Le parlò all'orecchio:
- "Piccoletta, ho una tremenda voglia di incularti... Ma credo che, così come te lo farò fare adesso, tu non lo abbia mai fatto... Che dici, proviamo?".
Se da una parte la ragazza ebbe un sospiro di sollievo – capì che quello smorzacandela "finito male" era solo il preludio per qualcosa di più grandioso – dall'altra sentì un tuffo al cuore: era una patita del sesso anale, ma come avrebbe potuto "reggere" quel gigante?
Memore, però, di tutti gli orgasmi che Coujoe le aveva regalato quel giorno, non volle deluderlo, e decise di affidarsi completamente a lui... O meglio, al suo bestione…
Perciò, facendogli sentire tutta la sua eccitazione mentre spingeva con i suoi capezzoloni – che erano diventati dei chiodi quasi impressionanti – sul suo petto, rispose:
- "E sia... Ma fai piano... Ti rendi conto di quel prodigio che hai tra le gambe, vero".
Il maschio le sorrise rassicurante e la baciò. Ma mentre lui stava per posarla sul letto e cominciare tutta la manovra di "preparazione" di quel culone tanto desiderato da tutti, questa volta fu Alice a bloccarlo avvinghiandosi a lui:
- "No! Niente di tutto questo... Sono pronta ad accoglierti al naturale... Nel mio intestino potrai scendere quanto ti pare... E se farà male, sarà tutto più godurioso!".

Tutto era pronto... Al che, Coujoe posizionò bene le sue manone a stretto contatto con i grossi glutei di lei, e come fosse una grossa mela da aprire tirò al massimo.
Massaggiò con forza il rosone che cominciava a cedere, e quindi vi inserì dentro alternativamente prima il dito medio della mano destra e poi quello della mano sinistra.
Ad ogni introduzione, Alice provò un intenso brivido lungo la schiena, e invitò il ragazzo:
- "Si, vai bene, continua così... Sei un uomo eccezionale!".
Allora Coujoe si sentì incoraggiato, e dopo un pò di tempo che andava avanti con quella attività, provò a fare qualcosa per aumentare rapidamente la dilatazione, e insieme al medio aggiunse pure l'indice.
Alice, grazie a uno sfintere molto elastico, reagì per il meglio, e ben presto il secondo canale fu predisposto ad accogliere un “oggetto” che mai prima d’ora aveva ricevuto.
Coujoe volle "giocare" tutto sulla sorpresa, e così – mantenendo le chiappe aperte al massimo – cominciò a calare Alice, "appoggiandola" sulla punta della sua cappella che fungeva da ariete, e affidandosi al peso di lei la lasciò quasi andare...
Senza lubrificazione accessoria, l'operazione non fu facile.
Quel dardo che ad Alice parve dirompente come l'acciaio, iniziò a premere nell'intestino. Un dolore lancinante, una sensazione di essere squarciata, l'impressione che qualcosa le esplodesse dentro, prese tutto d'un tratto la ragazza, che si mise a urlare:
- "Ti prego, Coujoe, esci subito... Mi uccidi...".
In realtà, era la cappella che si era gonfiata allo spasimo...
Ad ogni modo, era troppo tardi per darle ascolto: in un istante, la sborra cominciò ad defluire per tutto il retto, e quel cazzo che fungeva da tappo fece sì che la pressione nel ventre di Alice aumentò.
Cominciò a piangere impaurita, temendo per la sua salute, finché Coujoe si decise ad uscire...
Un urlo sostituì il pianto, e subito dopo il grande godimento dilagò nella mente e nelle membra di lei.
Quasi "demolita" da quell'intensa sessione, Alice crollò sul letto accanto al suo buon "torturatore".
Se l'era cercata, ed era solo "colpa" sua...

6. Ritorno alla tradizione.

La ragazza stava a pancia in su, ancora dolorante, gambe divaricate e braccia in croce, totalmente esposta e in balia di chi avesse voluto regalarle e regalarsi delle emozioni forti.
E fu così che il suo amico la intese, e una volta ritrovata un pò di efficienza le mise tra le sue piccole mani la sua gran mazza...
Alice era la regina dei bocchini, ci sapeva fare, e quindi cominciò ad accarezzargliela con tutte e due le mani.
Lui, il suo cazzo, era sempre estremamente in forma, e la troietta – che iniziava ad essere di nuovo tutta baldanzosa – senza staccargli mai gli occhi di dosso, con un tono da bimba piagnucolosa – come se stesse rivolgendosi direttamente a quel grosso uccello – gli disse sospirando:
- “Un bacino te lo sei proprio meritato!”.
E chinandosi cominciò a subissarlo, lungo tutta l’asta, di tanti piccoli tocchi con le sue labbra, giù fino alle palle.
L’odore del membro, ancora intriso di sborra e dei suoi umori le faceva girare la testa, e allo stesso tempo la teneva come “incollata” a quella meraviglia.
Poi, con un tenue mugolio, riprese il percorso inverso, e giunta sul glande si accorse che era lucido per via del precum che – abbondante per via dell’eccitazione a causa di quel “servizietto” – aveva ricominciato a fuoriuscire; Alice non si fece pregare, glielo ripulì ben bene con la lingua, e sentendo quel sapore si accese ancora di più, e fu un miracolo se riuscì – dopo aver lanciato una languida occhiata a Coujoe – a staccarsi evitando di farlo venire così precipitosamente.
Aveva anche l’orlo delle labbra incredibilmente sporco di “crema” rappresa, e la situazione la stava portando su di giri.
Si era giurata che lo avrebbe fatto impazzire facendogli un grandissimo bocchino, e infatti cominciò a darsi da fare con quel cazzo di dimensioni mostruose che aveva già avuto modo di “testare” in altro modo…
Riprese, ma stavolta fece scorrere la lingua sull’asta – che stringeva tra le dita vicino alle palle, riuscendo a racchiuderne però a malapena poco più di metà circonferenza –, sopra e sotto, e anche di lato, saggiando la tridimensionalità della vena che pulsava come lei non aveva mai visto fare a nessun membro.
Il respiro di Coujoe cominciava a farsi sempre più veloce, Alice era la fine del mondo, insaziabile, e adesso le passava la lingua in mezzo ai testicoli.
- “Mmm…”, si lamentò il ragazzo, mentre lei gliene stava prendendo uno in bocca e quasi glielo “masticava” senza fretta…
Insomma, era una vera libidine!
Tirò tutta la lingua fuori della bocca e ritornò verso la punta del cazzo, strusciando sul ceppo di carne fino a giungere sulla sommità della cappella.
Era gonfio e duro tanto da fare spavento quando Alice se lo infilò ancora in bocca per ciucciarselo per bene, lasciando il ragazzo a esclamare:
- “Oohh… Che bocca, che bocca calda che hai, Aly mia benedetta…”.
Di contro, lei accompagnava il gesto con dei ritmici gorgheggi che non erano più neanche dei mugolii:
- “Mh… mh… mh…”.
Inoltre, quasi “di sottofondo” e ostentati, c’erano il respiro con il naso e i risucchi che la sua bocca produceva, incollata com’era a ventosa sull’asta di Coujoe.
Alla fine, le mascelle della giovane cominciarono ad essere indolenzite quando il nero, pietosamente, decise di mettere fine a quella prova di bravura di lei…
Con voce roca, emise un verso che poco aveva di umano:
- “Aahh… non ce la faccio più…”.
Era sul punto di venire… e si lasciò andare:
- “Aaahhhhhh! Eccomi, troiaaaaa…”.
Ad Alice salirono su dei brevi rigurgiti, ripetuti, come un singhiozzo, a marcare le contrazioni e gli schizzi provenienti dal pene ormai stremato di Coujoe nel suo cavo orale...
Tre, quattro, cinque getti, a cui corrispose l’estremo gemito soddisfatto della giovane.
Poi deglutì lo sperma con gusto, come avrebbe fatto con un bel bicchiere di aranciata. Quella stessa aranciata che aveva offerto a Coujoe quando se lo era trovato dinanzi quella mattina.
Ma quel giorno Alice aveva una voglia matta di essere sbattuta alla grande, e per sua ventura trovò un uomo che non aveva meno voglia di lei...
Erano di nuovo seduti entrambi sul letto quando lei gli chiese, così a bruciapelo:
- "Cou, abbiamo ancora molto tempo, ormai abbiamo rotto il ghiaccio... Fammi fare la pecorina!".
Il ragazzo pensava di aver superato la sua prova da bull, ma invece lei volle ancora metterlo sotto esame...
In fondo, un’altra femmina così, dove l'avrebbe trovata? Quante si sarebbero fatte rompere il culo come aveva fatto Alice? Una vera macchina da sesso che non si era davvero immaginato che fosse.
Fatte queste rapide considerazioni, guardò l’orologio e rammaricato ma non troppo le rispose:
- "Ormai il posto di lavoro l'ho perso... Almeno divertiamoci più che possiamo...".
E tra se e se pensò:
- "Che puttana... Ecco perché la madre la tiene chiusa in casa!".

In tutto questo baillamme di sensazioni, Alice non era certo rimasta inoperosa, e lui se la ritrovò a quattro zampe con il culo che lo “guardava”...
Dalle gambe leggermente divaricate, si vedevano chiaramente le sue belle tette pendere piacevolmente e sobbalzare ad ogni suo movimento.
Gli si accostò cercando di mettere in asse la sua cappella con la “caverna maggiore” di lei, gli poggiò le mani sui glutei e spinse...
- "Sssiiiiii... È bellissimo... Voglio tutto di te, fammi sentire come mi possiedi... Fai di me la tua suina...", manifestò tutto il suo intimo godimento la giovane.
Il contrasto tra il calore interno della vagina e la punta del glande fece sì che la sua verga si gonfiasse fino ad aderire completamente con le pareti umide al punto giusto.
Allora Coujoe si piegò in avanti fino a sentire la schiena morbida di Alice sul suo petto.
Era entrato fino a dove era possibile, e così rimase – immobile –, mentre con tutte e due le mani tirò i capezzoli come se dovesse mungerla.
- "Ti piace troia far vedere il culo, eh?", le sussurrò all'orecchio con la voce sorda dell'eccitazione.
E lei, sfacciata e con orgoglio:
- "È il mio pezzo forte, che non te ne sei ancora accorto??".
In quella posizione, ogni colpo di reni che Coujoe le assestava era come un potentissimo colpo di maglio contro l'utero. Sembrava volesse scendere anche lì dentro, mentre Alice urlava di dolore:
- "Sei un fottuto bastardone, ma con te ho fatto bingo!".
La “tamponò” ancora due o tre volte, e poi – così com'era entrato – liberò il l’addome incantevole della sua amica...
Anche stavolta Alice rimase a bocca asciutta, e ci rimase malissimo.
- "Ma come – si disse – ho preso apposta la pillola, e tu schifoso non ti scarichi dentro?".
Stava però facendo un grosso errore di valutazione... Infatti, Coujoe la rivoltò sottosopra come se si trattasse di un fuscello scosso dal vento, e faccia a faccia con lei le annunciò, con impeto:
-" E adesso, il gran finale... Apri bene le cosce e chiudi gli occhi!".
Parole che nella testa di Alice assunsero un significato esplosivo, il valore di un dono, e capì subito cosa volevano significare...
Aveva fame, Alice, fame di Coujoe e del suo" pilastro".
Istintivamente, fece come gli era stato chiesto... Chiuse gli occhi.
L’uomo, posò i suoi due pollici sulle grandi labbra della vagina di Alice e le separò. Poi, lei sentì solo il suo uccello scendere nel suo addome come una lancia; sentì aprirsi tutta, sentì il fuoco invaderla e quasi “consumarla”…
Emise un forte gemito, ma non volle vedere cosa stava accadendo, e perciò si fece forza di restare con le palpebre abbassate.
Sentì anche il suo buco del culo pulsare, e finalmente Coujoe che cominciava a stantuffarla.
Ogni volta che scendeva, era per lei come una discesa all’inferno… Ma non era una triste condanna, anzi: era il massimo “premio” che potesse ricevere alla fine di quella giornata incredibile…
Finchè il ragazzo cominciò a metterci sempre meno vigore in quelle spinte, e a un certo funto si irrigidì.
Alice si rese conto di quello che stava per accadere.. Quello stato era il preludio all’apoteosi; e infatti aprì improvvisamente gli occhi, giusto in tempo per vedere il volto di lui sfatto dall’agitazione mentre gli urlava, con tutto il fiato che aveva in gola:
- “Vengooooo, Alice, vengooooo…”.
Coujoe cominciò a sborrare… Un fiotto violento diede il via alla “festa”… Sborra, sborra e ancora sborra stava allagando la vagina della ragazza, e sembrò non voler terminare mai.
Cominciò a tracimare fuori, tanta era, al punto che lei non sentì nemmeno più gli schizzi battere sull’utero…
Alla fine, anche Alice venne, con una squirtata che sarebbe rimasta unica nella storia dei due…

7. Tale madre, tale figlia: erotismo ed autoerotismo.

Per la prima volta Alice e Coujoe si sentirono veramente una cosa sola, e i loro corpi sembrava che si riconoscessero come se si fossero appartenuti da sempre.
Erano concentrati a "sentire" emozioni che non avrebbero mai più provato, liberi e con il mondo chiuso fuori dalla porta, quando Giuliana – la mamma di Alice – rientrò a casa, stanca dopo una giornata di lavoro.
La donna, chiamò subito la ragazza, ansiosa di trovare e provare il suo balocco:
- "Aly, sono tornata... È arrivato il pacco?".
Alice era troppo coinvolta emotivamente per udire ciò che avveniva in corridoio… In quei momenti, sarebbe potuta venir giù la casa intera ma lei aveva altro a cui dare “ascolto”…
Giuliana, non ricevendo alcuna risposta, si diede da sola la spiegazione:
- "Mah, quella fannullona sarà certamente andata al pub con le troiette delle sue amiche... Meglio così, avrò un pò di tempo in più per rilassarmi...".
Difatti, mai avrebbe immaginato quello che stava succedendo qualche stanza più avanti…

Intanto, il giovane si sentì sfinito da tutta l’energia che la piccola puttanella aveva messo per dimostrargli il suo “amore”, e per tentare di sfuggire alle sue grinfie le ricordò con finta premura:
- "Aly, si è fatto buio e tra poco tua madre sarà qui... Dobbiamo rivestirci e rassettare tutto a posto, e io tagliare la corda... Pensa cosa succederebbe se ci trovasse insieme in queste condizioni: tu, che vieni spaccata dappertutto da un uomo che nemmeno conosce e per di più nero...".
Ma la spudorata non se ne fece un problema, e anzi ridendo ribattè prontamente:
- "Beh, vedrà che in fondo non ha una figlia lesbica come molte delle sue amichette, e che non sono proprio sfaticata come mi dice sempre...".
E, dopo un'altra risata di cuore riprese a praticargli un superbo bocchino come se non ci fosse un domani.
A questo punto, una cosa era certa: non avrebbe mai più lasciato Coujoe e la sua mazza...

Intanto, ormai certa di essere sola in casa, Giuliana si avviò verso la cucina per prendere un sorso d’acqua, e lì – in bella vista sul tavolo – trovò il suo regalo… Prese su la scatola, e di filato raggiunse la sua camera da letto, dove la aprì estraendo il vibratore nuovo fiammante.
Poi si spogliò completamente indossando solo l'accappatoio, e pronta ad andare verso il bagno a gustarsi un'ora di relax aiutata dal “compagno” appena giunto.
Anche Giuliana, al pari della sua ragazza, era ancora una donna piacente: 58 anni e capelli corti di un biondo tinto, occhi chiari e una terza scarsa di seno vagamente flaccido, e sotto delle cosce che spiegano bene da dove “provengono” quelle – fantastiche – della giovane. E poi una fica un pò in disarmo ma ancora pronta all’uso, sia con maschi che con femmine…
Uscì con calma dalla stanza, ma a pochi passi dalla meta ecco che Giuliana udì dei rumori provenire dalla stanza di Alice. Intimorita sulle prime, non pensò affatto a coprirsi le sue nudità ma ad appurare la natura di quei strani “suoni”: il letto che cigolava, e in più delle voci ovattate che le sembrarono gemiti, urla di piacere.
I loro mugolii si mischiavano l’uno all’altro, ma quelli di Alice erano una cosa davvero coinvolgente anche per quella “ascoltatrice” non prevista:
- “Oh Coujoe, sei il mio toro, godooo… Siiii, spingi, spingi senza fermarti!”.
In fretta e furia si chiuse l'accappatoio stringendosi in vita la cintura, e quando fu davanti alla camera della figlia capì che non si era affatto sbagliata: si chinò, e dal buco della serratura vide Alice che stava succhiando un cazzone nero di dimensioni impressionanti tali che nemmeno lei aveva mai visto… E rimase letteralmente turbata...
Per di più, sentì la voce di lui che – roca di gusto – la incitava:
- “Così mi piace! Come ciucciacazzi non hai rivali…”.
Quasi singhiozzando tra se e se, ebbe a dirsi:
- “Mio dio, mia figlia è una troia!”.

In un attimo, i suoi timori divennero realtà, non voleva credere ai suoi occhi e non sapeva se gridare o vedere come andava a finire, ma poi constatò:
- “Beh, in fondo è sempre mia figlia… Buon sangue non mente”.
Lo disse forse più per dissimulare la sua disillusione che per fierezza materna, ma dentro di sé stava montando un sentimento di piacere e di profondo desiderio di stare lì, accanto ad Alice…
Rimase immobile con la mano sulla maniglia, poi dopo un altro forte grido di piacere di Coujoe, non resistette più, prese coraggio e aprì la porta.
Adesso la scena che le apparve era cambiata… La sua “bambina” era a pecora, con un uomo di colore dietro di lei che le stava spaccando letteralmente il culo… Per di più, con il busto inclinato in avanti, la sua terza misura di tette – che tutti i fortunati fruitori avevano sempre elogiato per essere soffice e abbondante – dondolava al vento al ritmo impresso dagli “inserimenti” del maschio.

Giuliana provò di nuovo ad aprire la bocca per dire qualcosa, ma non gli uscì nessun suono. Gli venne spontaneo, invece, di scendere con una mano tra le sue cosce e cominciò a strusciarsi il tessuto ruvido e spugnoso dell'accappatoio in mezzo alla sua fessura che si stava bagnando, e cercando di non farsi sentire, assecondò ogni azione che si stava svolgendo là dentro.
Ora Coujoe era affondato totalmente nell'intestino di Alice, e la donna – immedesimandosi in ciò che la ragazza doveva provare – si lasciò andare a un gemito in pura solitudine:
- “Mmmh… Oooooh…. Siii... ”.
Se si fosse potuta vedere dal di fuori, avrebbe assistito a uno spettacolo arrapantissimo, mentre adesso l'ex corriere aveva estratto il suo missile lasciando lo sfintere di quella cagnetta completamente devastato.
La mamma di Alice, nel frattempo, si stava solleticando il clitoride con il polpastrello del pollice, e andò avanti così per qualche minuto, per poi introdursi dentro la fica due dita che presero a torturarla senza pietà.

Ormai era prossima all’orgasmo, quando ebbe un'idea:
- "Perché godere solo una volta quando invece posso fissare queste situazioni e farne uso a mio piacimento? Speriamo di fare in tempo... ", si disse.
E cercando di ritrovare una certa stabilità sulle sue gambe, corse nella sua stanza ed afferrò al volo il telefonino; poi, in fretta e furia, riprese il suo posto fuori dalla porta della camera di quella troietta, e si mise a filmare proprio nell’istante in cui i due amanti avevano ripreso da capo tutte le loro evoluzioni...

8. Più troia la nipote o la zia?

Un giorno dopo l'altro, tutto ciò che era accaduto in casa sua, sotto il suo naso, Giuliana non riusciva a dimenticarlo...
Rivedeva sempre davanti agli occhi sua figlia mentre veniva montata da Coujoe, il suo grosso membro nero come l'ebano che scendeva inesorabilmente e spariva e spaccava il suo culo lasciandola nel pieno di un orgasmo che pareva non avesse fine.
Avrebbe voluto chiamarla a se, nell'intimità della loro abitazione, e parlarle francamente, ma come avrebbe potuto farlo? Le avrebbe dovuto confessare che l'aveva spiata, e magari che quel laghetto che aveva trovato davanti la porta della sua camera era il frutto della sua eccitazione, e – perché no – che in quel pacco "misterioso" c'era un vibratore...
Per l'ennesima volta, Giuliana andò a prendere quel maledetto cellulare per gustarsi ancora tutte quelle evoluzioni di Alice.
Si bagnò tantissimo, e lasciò che dal suo intimo partisse la domanda:
- "Chissà da quante ore si stava facendo aprire da quel gigante... E io che la credevo ancora illibata...".

Passò ancora un'altra settimana, durante la quale la donna spiò la ragazza ogni volta che poté, approfittando anche del fatto che in quella casa il senso del pudore era cosa praticamente sconosciuta.
E una volta, in bagno insieme a lei che si stava facendo la doccia, poté constatare che i suoi sospetti erano realtà: Alice aveva una vagina non soltanto completamente rasata, ma anche "vissuta", con delle labbra che lasciavano vedere al loro interno tutto il resto; inoltre, quando si voltò per raccogliere la classica saponetta che le era scivolata dalle mani, sua madre restò sbigottita dinanzi allo spettacolo di uno sfintere palesemente "rotto" e che non sarebbe mai più ritornato allo stato originale...
Giuliana, corse in camera sua, e senza farsene accorgere – con il viso affossato nel cuscino – prese a singhiozzare:
- "La mia bambina... Non è più bambina! È una vera donna, una femmina che ha imparato presto l'arte del piacere...".
E ogni volta che quel video passava sotto i suoi occhi, nuovi dettagli scabrosi si rivelavano e la sconvolgevano...

Non c'era dubbio, doveva sfogarsi con qualcuno, altrimenti rischiava di impazzire...
Ma con chi? Chi avrebbe potuto ascoltare lo sfogo così intimo di una madre senza poi andare a sparlare in giro della giovane come di una puttana?

Stava quasi dimenticando tutto quando un giorno andò a trovare sua sorella Flavia.
Gemella di Giuliana, e zia di Alice, fisicamente era più o meno come lei, alta 1 metro e 55 x 78 kg, 6 di seno, bruna con dei magnifici occhi verdi, tette, fianchi e pancia scese...
Al contrario di Giuliana, però, Flavia non si era mai voluta sposare, mantenendo una libertà sessuale assoluta. E passava il tempo ad ascoltare, come in confessione, i racconti dei "pruriti" della sorella e soprattutto della giovane nipote.

Ebbene, quel giorno si accomodarono a prendere un the in salotto quando vide chiaramente che la mamma di Alice stava sulle spine; aveva qualcosa da dire, ma era incapace di "vuotare il sacco".
Allora Flavia, da padrona di casa, cercò di metterla a suo agio, e la pungolò:
- "Giuliana, c'è qualcosa che devi dirmi? Sei strana oggi...".
L'altra si schernì, tergiversò, ma poi non riuscì più a resistere e confessò:
- "Flavia, riguarda mia figlia Alice".
La donna rimase sulle prime pensierosa, poi andò in ansia per la curiosità e la preoccupazione, e infine interrogò la sorella:
- "Che cosa è successo a mia nipote? È grave? Su, calmati e dimmi tutto...".
Così Giuliana sputò il rospo, e di getto disse:
- "Flavia, Alice è una troia... Si e fatta scopare da un nero con un cazzo più lungo del mio braccio... Gli ha spaccato la fica e rotto il culo; l'ho visto con i miei occhi e ho potuto constatare il risultato una volta che era sotto la doccia, e...".
Si interruppe bruscamente; forse si era resa conto che si era spinta un pò troppo oltre, ma la sorella la incalzò e Giuliana si rese conto che non poteva tenere per sé il resto.
Continuò:
- "Insomma, l'ho spiata e qui c'è il video...".
Lo disse indicando la sua borsa dove dentro c'era il suo cellulare; lo prese, avviò il filmato, e lo porse all'altra donna...
Dopo dieci minuti di "spettacolo", Flavia non voleva credere ai suoi occhi... Era la prima volta che vedeva il corpo nudo della ragazza, e rimase a bocca aperta per tutto ciò di cui era capace.
Ma siccome la zia era notoriamente anche lei una bella libertina, e voleva gustarsi i dettagli quasi "a grandezza naturale", prese il cellulare dalle mani tremanti della sorella, si alzò e si diresse verso il televisore al quale collegò l'apparecchio.
Poi, tornò al suo posto e rimandò il video dall'inizio.
Quel giorno, Flavia indossava una vestaglietta leggera e nulla più: reggiseno e perizoma erano rimasti chiusi nei cassetti, come avveniva sovente quando la donna stava da sola in casa...
Passarono altri pochi minuti e – quando l'eccitazione cominciò a montare – la donna si tolse anche la vestina sotto lo sguardo allibito di Giuliana.
Senza staccare lo sguardo dallo schermo, sospirò:
- "Eh, avessi io la tua età, puttanella!".
Poi prese a strusciarsi le dita contro la sua fica leggermente pelosa, ansimando e gemendo in un amplesso solitario:
- "Siiiiii… mmmh… Ma che brava la mia nipotinaaaaaa... Oooh, sembra una vera troia…. Daiii, accoglilo tutto dentro… Aaaahhhh, che goduria, chissà se potrò mai provare il tuo torello...".
Ora si contorceva come se la madre di quella troietta non fosse lì, e soprattutto come se non fosse andata da lei a chiederle aiuto...
Era davvero un'emozione vederla masturbarsi, vedere le sue dita – prima una e poi due insieme – che giocavano con il clitoride, finché – proprio nel momento in cui Alice squirtava sotto gli ultimi colpi del nero – non ebbe un orgasmo che sarebbe rimasto irripetibile negli anni a venire.
Finalmente per Giuliana, che si sentì non poco umiliata, lo spettacolo di sorella e figlia era finito, e fu allora che Flavia – sudata e tutta rossa – la guardò in volto e le mormorò:
- "Cara mia, Alice ci ha surclassate e di brutto... Secondo me ha una carriera da pornostar davanti a se...".

Così Giuliana si rassegnò. Era andata dalla sorella nella speranza remota di avere un aiuto a ritrovare una figlia, e se ne tornava a casa con la convinzione che quella era la sua strada. Alice... Ormai si era sparsa la voce delle sue "abilità", e frotte di giovani e meno giovani si accompagnavano con lei l'uno dopo l'altro. Con la "benedizione" di zia Flavia...

FINE
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