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Io e mia sorella (XXIX) - La colf [II parte]


di pollicino
31.03.2024    |    40    |    0 6.0
"Dio mio!, ma come era stato possibile..."
7. Fuoco alle polveri.

Erano le 18 quando, tutti e tre insieme, soddisfatti ma lerci di succhi e sudore, ci dirigemmo verso il bagno per darci una veloce rassettata, prima che Aisha tornasse riaccompagnata dalla compaesana della nostra colf.
In realtà, quella donna era stata troppo solerte, tanto da far si che la ragazza fosse in casa molto prima del previsto, giusto in tempo per assistere dal buco della serratura – proprio come avevamo fatto io e Giorgia la fatidica notte – alla prima inculata di sua nonna...

La giovane non rimase affatto sconvolta da quella scena, ma cercò di volgerla a suo favore... Lasciò che la sera trascorresse tranquilla, con Ammina che – apparentemente senza un motivo – preparò una cena da leccarsi i baffi, e quando come al solito ci ritirammo nelle nostre stanze, lanciò la "bomba".

Io e mia sorella volevamo "festeggiare" quell'epica giornata a modo nostro, anche perché Giorgia mi aveva messo il broncio e si sentiva trascurata sessualmente.
Così, gettati all'aria i vestiti, non badammo troppo ai dettagli.
Stavamo già sul letto, impegnati in un favoloso "69", quando di scatto si aprì la porta e comparve Aisha.
Raggelammo. Avevamo fatto di tutto per tenerle nascosto il nostro "status" di peccatori incalliti, ma evidentemente ciò non era bastato.
La ragazza restò a guardarci come se stessimo facendo la cosa più normale di questo mondo, e dopo qualche istante si avvicinò e si sedette in pizzo al letto.
Rimase in silenzio, tanto che mia sorella – non facendocela più a sopportare quello sguardo così sfacciato – se ne uscì:
- "Ehi, ragazzina, non ti hanno insegnato a bussare prima di entrare?".
Finalmente Aisha aprì bocca:
- "E a voi non vi hanno insegnato ad essere sinceri? Sono più giovane, ma mica sono cretina! Ho capito che non siete fratello e sorella come tutti... Scopate tra di voi. Ma questi sarebbero fatti vostri se non fosse che avete coinvolto pure mia nonna...".
Fece una pausa, e noi ci guardammo, e cercammo di capire cosa sapeva. Cosa che ci spiegò, dettagliatamente lei stessa... Aveva visto tutto. Non solo, ci minacciò anche:
- "Se mia nonna vuole fare la puttana alla sua età, sono fatti suoi, ma cosa succederebbe se io scappassi da casa vostra e andassi a rifugiarmi nell'ambasciata del mio paese, e raccontassi che mi avete violentata? Sono maggiorenne, ma la violenza sessuale è una cosa grave...".
Io non capivo tutto questo astio che stava dimostrando nei nostri confronti. Si, va bene, mi ero inculato la madre di sua madre, ma dove voleva arrivare? Non restava che attendere la sua prossima mossa, cosa che puntualmente avvenne.
- "Però", disse, cominciando a passeggiare nervosamente per la stanza, "non è mica detto che io vi voglio denunciare. Come avete fatto del bene a mia nonna... potreste farlo anche a me! Sì, avete capito bene...".
Si avvicinò, e ci guardò fissi negli occhi:
- "Voglio essere posseduta, scopata da tutti e due. Sesso etero e saffico. D'altronde tu, Giorgia, sei bellissima nuda... Non ditemi che non è possibile perché non sapete di cosa sono capace...".
Allora io provai a trovare una scusa per toglierci da quel casino. Obiettai:
- "Ma lo capisci che sarebbe una pazzia!? Tua nonna sta sempre in casa. Cosa vuoi che ci scopre mentre ti fottiamo?".
Ma Aisha aveva già un piano:
- "Ho pensato anche a questo: voi dovrete solo assecondarmi. Il giorno, sarà sabato prossimo...".

Tempo prima, io avevo fatto installare nella nostra villetta una piscina dove ci potevamo rilassare lontano da occhi indiscreti. Non era un granché, ma a livello familiare andava più che bene.
Ebbene, il sabato mattina, come prestabilito, ci ritrovammo tutti e tre a bordo vasca.
Aisha, aveva domandato a sua nonna se poteva andare a comprarsi un abito che aveva visto in un centro commerciale in città, ma Ammina si era opposta decisamente. Era troppo lontano, e lei da sola non ci sarebbe andata. La giovane propose di farsi accompagnare da noi, ma sia io che mia sorella – debitamente istruiti dalla troietta –, le dicemmo di volerci godere in santa pace la giornata di sole in vasca.
Così, alla povera Ammina – incapace di dire di no alla ragazza – non restò che mettersi su un pullman per accontentarla.
Sarebbe tornata tardi, perciò avremmo avuto tutto il tempo necessario ad assecondare i bollenti spiriti di Aisha...

A un certo punto, forse stanca di starsene a oziare sulla sua sdraio, la giovane nigeriana decise che era giunta l'ora di "dare fuoco alle polveri”.
Per un'occasione così esclusiva, aveva indossato un bikini bianco che faceva risaltare stupendamente il suo corpo mozzafiato color ebano.
Gambe lunghe e sode – alla cui estremità, sulla caviglia destra, campeggiava una bella cavigliera d'argento –, con difficoltà la mutandina resisteva a non intrufolarsi nel bel mezzo delle ampie natiche.
Davanti, invece, i laccetti erano annodati in alto, in modo da rendere il tutto più sgambato, e si poteva scorgere con precisione millimetrica la provocante "silhouette" della sua passera e il clitoride gonfio per l'eccitazione del momento.
Sopra, si vedevano quasi interamente le tette, avendo Aisha ridotto notevolmente il reggiseno in modo tale da celare solo i capezzoli appuntiti dal freddo della brezza mattutina.
Eccetto che per l'altezza, aveva preso tutto da sua nonna!

Si alzò, e – lanciandomi uno sguardo di fuoco – finse un "incidente". Fece cioè in modo che il gancetto del reggiseno del suo costume restasse impigliato nella staffa di apertura dell'ombrellone. Istrionicamente, simulò di non accorgersene, e passando dinanzi al mio lettino rallentò deliberatamente il passo, percui fu giocoforza che mi sbattesse in faccia le sue tette, nude e crude...
Nerissima di carnagione, quel dettaglio anatomico non mi lasciò certo indifferente. Dopo l'accoglienza all'aeroporto – quando avevo notato sommariamente la portata dei suoi pettorali – adesso potevo rendermi conto dalla vera consistenza di quelle mammelle, che dovevano essere almeno una quinta misura davvero compatta...
Fatto questo defilee, tornò indietro come se si fosse dimenticata qualcosa, e prese la boccetta dell'olio. Se ne versò un poco, e poi iniziò a massaggiarsi il décolleté che divenne subito lucido, accentuando l'intensità del colore della sua pelle.
Da parte mia, restai di stucco, con il cazzo che dentro lo slip cominciava ad agitarsi, e per cercare di nascondere il pacco vi misi sopra il giornale che avevo in mano.

Giorgia era furibonda. Quell'ochetta voleva competere con lei. Forse pensava che il suo fisico slanciato avrebbe vinto a mani basse, ma lei – la mia sorellina – non mi avrebbe mollato ed io – nonostante tutto – non avrei mai e poi mai mollato lei...

Quella troia ci fece assistere, poi, a un'altra mossa delle sue: proseguendo nel suo cammino, tirò – sciogliendoli – i laccetti della mutandina che lanciò platealmente in acqua. Si voltò ancora una volta e mi disse:
- "Dai pisellone, vediamo come te la cavi con le ragazzine... Lascia perdere quella là. Verremo a riprenderla dopo, quando vorrò farmela leccare da una femmina... Per adesso, voglio un vero maschio...".
Sorrise ironicamente a Giorgia, la quale raccolse immediatamente il "guanto di sfida"...

Difatti, quella mattina mia sorella aveva scelto di indossare quanto di meglio aveva per fare colpo. Un micro-bikini che le avevo regalato io molto tempo fa' e che nemmeno ricordavo, ma che non appena glielo vidi addosso per poco non mi prese un colpo...
Gli stava divinamente, anche se era molto "audace".
In pratica, la "mutandina" (se vogliamo chiamarla così) era fatta di laccetti uniti tra loro da un sottilissimo lembo di stoffa che a malapena riusciva a coprire la fessura non proprio stretta della fica, mentre dietro era solo laccetti che penetravano in profondità tra le chiappe.
Sopra, altrettanti laccetti erano uniti da due microscopici brandelli che si tenevano faticosamente in equilibrio sui grossi capezzoli della mia donna...

Dunque, Giorgia si alzò anch'essa dal lettino ed io temetti seriamente che le due potessero venire alle mani. Ma per fortuna la freddezza di nervi di mia sorella sistemò tutto.
Guardò, invece, la sua "avversaria" e poi le corse incontro. Le bloccò le braccia, e gridò:
- "Io scopavo quando ancora tua madre non era stata sverginata! Pensavi di poterti fare chiavare da sola da mio fratello? Noi facciamo tutto insieme... O in tre, o nulla".
Fu allora che ad Aisha – persa tutta la sua baldanza – spuntò una lacrima di stizza, e disse:
- "Ok, ok... Per me è pure meglio...".

Io non credevo alle mie orecchie: un trio, FFM, si stava per realizzare dopo quello con Ammina.
E volli "vendicare" l'affronto subito quando quella ragazzina ci aveva spiati con la nostra colf. Conclusi:
- "Così sapremo chi è meglio tra te e tua nonna!".

8. Godere, godere, godere...

La pace tra noi tre era tornata, e anche io e mia sorella mettemmo in tavola le nostre "carte".
Ci spogliammo lì per lì, a bordo piscina.
Io feci presto, perché il mio pisello spingeva ormai con forza da sotto il costume. Me lo tolsi conscio delle mie possibilità, e in effetti quando il salsicciotto balzò fuori era già in piena erezione.
Giorgia, dovette trafficare un po' di più perché i laccetti si "impigliavano" continuamente nei capezzoli e dentro il suo culo.
Fatto sta' che in breve ci sembrò di stare in uno di quei locali per scambisti che frequentavamo, e le nostre "dotazioni" erano pronte a scatenarsi.
Aisha – memore di quando lei era tornata in anticipo sorprendendoci con sua nonna – mi disse:
- "Possiamo andare in casa? Non vorrei che qualcuno ci scopre... Sai che figura di merda...".
Capii la sua richiesta, e la assecondai.
Preceduto dalle due donne sculettanti, mi venne l'idea di punire quella maialina sul nostro letto, esattamente dove ci aveva trovati qualche giorno prima.
Giunti nella stanza stavolta mia sorella si assicurò di aver chiuso a chiave la porta.
Intanto la negretta non perse tempo e salì a pecorina sul talamo. Potei così vedere più da vicino entrambi i suoi orifizi che fin dal primo giorno avevo desiderato di poter esplorare: la fica, "colorata" di un rosa opaco, e il buco del culo nero come tutto il resto.
Ma ci fu un particolare che mi colpì immediatamente e che segnalai anche alla mia metà:
- "Guarda com'è largo... Ne deve aver presi parecchi, e anche belli grossi".
E lei:
- "Vuoi cominciare da lì? Per me va bene... Ma se è così aperto vuol dire che...".
Non la lasciai finire la frase e replicai:
- "No. Non dire niente. A quello ci penseremo dopo.
Intanto ero arrivato a tiro e le poggiai le mani sul culo. Mi colse una sensazione splendida, tanto era vellutata la sua pelle, ma Giorgia mi diede una spinta facendo sì che il mio glande scappellato dall'eccitazione andasse ad infilarsi per un paio di centimetri nel buco oggetto delle mie attenzioni...
Aisha non batté ciglio, segno evidente che c'era abituata a penetrazioni tanto "secche". Mi disse soltanto:
- "Ti voglio sentire che mi spacchi l'intestino...".
Incitato da quella troia, affondai con potenza, sempre più in fondo, senza mai fermarmi, sentendo chiaramente il budello dilatarsi al mio passaggio, come se si stesse fondendo.
Le palle, gonfie e in attesa di liberarsi da quella pressione fastidiosa, fecero da fermo, ed io mi arrestai.
Avrei voluto svuotarmi nella sua gola, ma andava bene così. Anzi, era anche meglio.
Poi, come se stessi parlando tra me e me, dissi a voce alta:
- "Oh come avrei voluto anche leccarti il buco del culo e farti venire come una vacca, ma vedo che non ce n'è bisogno...".
Infatti, mettendole una mano sotto la pancia, ebbi l'impressione che la fica fosse già un lago di succhi prelibati. La tolsi subito e me la misi in bocca, leccando fino all'ultima goccia.
Ora che stavo riprendendo la mia lucidità mentale, cominciai a vedere le cose sotto un'altra prospettiva: il cazzo – ancora in tiro – non era più stritolato dal budello di Aisha ma quasi ci sciacquava dentro.
Mi chiesi:
- "Ma che strano... Ma cosa mi sta succedendo! È soltanto una mia impressione?".
Provai a muovermi con cautela, e mi accorsi che invece era proprio così. Ci andavo largo!
La ragazza vide dai miei movimenti che stavo cercando dì capirci qualcosa. Con la bocca impastata dal godimento bisbigliò:
- "All'inizio ti è sembrato che fossi vergine di culo, vero? Ma non è così, era solo un'illusione... È un mese che non mi sodomizzano, perciò c'è voluto un po' per riprenderci l'abitudine... Sai, nella mia cultura si deve arrivare vergini al matrimonio, e io mi dovevo pur sfogare in qualche altra maniera!".
Ascoltata questa rivelazione così illuminante, presi a pomparla, caricandoci sopra tutto il mio peso... E Giorgia, che sembrava starsene in disparte ma che in realtà aveva sentito ogni cosa, fece il suo programma di battaglia:
- "Quand'è così, le sfonderai anche la fica, cultura o non cultura!".
Intanto io ero allo stremo, e feci quello che avevo promesso a me stesso: sborrai nel retto liberamente, consapevole che la parte migliore di me sarebbe stata assorbita dalle pieghe del suo intestino. Immaginai di poterlo spingere fino a dentro lo stomaco, ma quella era una mia fantasia che mi prendeva anche ogniqualvolta inculavo mia sorella…

Terminò così la prima “fase” di quel dannato accoppiamento. Adesso toccava a Giorgia avere la sua parte.
Con un balzo felino la mia metà montò sul letto, e con una manata mi allontanò. Poi, afferrò Aisha con tutte e due le mani da sotto il ventre e la rovesciò, schienandola.
La giovane restò per un attimo basita, non aspettandosi tanta energia dalla sua ormai ex rivale. Era attratta dal pelo folto e rigoglioso di Giorgia che si stagliava molto bene sulla sua carnagione lattea, e colta da un raptus incontrollabile gliene strappò alcune ciocche, tanto che la mia sorellina strillò – piangendo dal dolore – e rivolta a me disse:
- "Ahiii... Sei scemaaa... Mi ha fatto maleeee... Guarda Marco!".
E riprendendosi il suo pelo divelto me lo mostrò...
Che cosa avrei dovuto fare? Difendere Giorgia, certo, e difendere ciò a cui anch'io tenevo tantissimo, ma sapevo che se mi fossi scagliato contro quella pazza avrei messo la parola fine ai giochi, e chissà come avrebbe reagito Aisha.
Perciò, abbracciai forte la mia cucciola, ad indicare da che parte stavo, ma la invitai a proseguire, e allo stesso tempo intimai alla nigeriana:
- "Così non va bene... Quella pelliccetta mi appartiene, perché me ne prendo cura da tanti anni. Che non si ripeta più. Può capitare che durante la scopata ci siano degli estremismi, ma cerca di controllarti...".
Detto questo, eravamo piombati tutti in un clima di imbarazzo quando Giorgia si riscosse e passò al contrattacco... L'affronto subito le scatenò dentro un "appetito" che doveva assolutamente estinguere, perciò allargò le gambe ad Aisha fino alla posizione "della spaccata". Non fu difficile, grazie all'elasticità della ragazza, che però si sentì costretta praticamente ad essere immobilizzata...
Neanche io, sulle prime, riuscii a capire dove volesse arrivare mia sorella, ma quando anche lei – con un po' più di fatica – assunse la medesima postura sovrapponendo i suoi genitali esterni a quelli della giovane tutto si chiarì.
Si aprì le grandi labbra e lo stesso fece con quelle – perfettamente glabre – della negretta, e cominciò a strusciarsi su di lei. Prima lentamente, massaggiandola al contempo dal pube al collo, e via via sempre più alacremente, come impazzita.
Aisha, dapprima assolutamente passiva, a un certo punto iniziò a rispondere a quel fantastico massaggio, muovendo anch'essa il suo ventre con fare circolatorio.
Sembravano invasate, finché – all'unisono – non emisero un gemito inconfondibile: stavano venendo, e Giorgia squirtò anche...
Alla fine, l'odore forte dei loro umori aveva permeato tutta la stanza, e le due sembrarono delle marionette inanimate che a malapena riuscirono a stampare dei teneri baci l'una sul corpo dell'altra...

Io ero in uno stato di shock straordinario, e rimasi deluso quando la mia troia si rialzò, e correndomi incontro per gettarmi le braccia al collo gridò in modo che anche l'altra potesse udire:
- "Oh Marco... è stato fantastico! Questa troietta non dobbiamo assolutamente farcela scappare... Ma c'è di più. Mentre mi ci strusciavo sopra per farla impazzire ho cercato di penetrarla con le dita. Ebbene, tu non ci crederai... È vergine davanti! Lo so che al suo paese devono restare così fino al matrimonio, ma ti prego: la sverginiamo? Sono sicura che poi ci ringrazierà. Sotto sotto, muore dalla voglia di farlo...".

Come potevo negare a mia sorella per un verso e ad Aisha per l'altro un’emozione tanto suggestiva? D'altronde, la libidine era già alle stelle...
Ma il tempo passava, e il pericolo che Ammina tornando mi trovasse con il cazzo conficcato nella pancia di sua nipote cresceva di ora in ora.
Nessuno voleva rinunciare, e così alla fine fu la ragazza stessa – che “sentiva” la mia indecisione – ad implorarmi:
- "Marco, non puoi non farmi questo! Mia nonna non ha avuto il coraggio di dirvelo, ma sono venuta qui apposta per essere fatta femmina da te... Non voglio perdere la verginità da sola, con due dita in fica, è deprimente... Mi ha detto anche che tu sei un maschio eccezionale!".

Così, diedi ancora un'occhiata a Giorgia e poi presi Aisha per le cosce trascinandola un po' più verso di me.
Anche lei – come Ammina – era totalmente depilata, e questo mi spiegò almeno in parte il perché prima avesse tentato di strappare il magnifico pelame di mia sorella: era cresciuta con quella mentalità, e adesso mi si offriva "pulita" per darmi la possibilità di fare centro al primo colpo.
Con il mio attrezzo a pochi centimetri da lei, iniziai a strusciarle la cappella sul viso, sporcandoglielo con il mio liquido pre-seninale.
Aisha inspirò a pieni polmoni, raccogliendo l'odore forte del glande violaceo e turgido, e in quel momento perse completamente il senso della ragione: si mise a leccarmi lo scroto, e poi tutto l'uccello con grande voglia e una dedizione infinita.
Mi spompinava come una di quelle che si trovano agli angoli delle strade, le sue mani appoggiate sui miei fianchi robusti, mentre aveva il mio cazzo fisso in bocca ed io con le mie mani dietro la sua testa la aiutavo a mantenere il ritmo giusto.
Mugolava sguaiatamente, e mi succhiava con gli occhi chiusi, e mi accarezzava le palle che sembravano voler scoppiare da un momento all'altro per quanto ero teso.
Per provocarla ulteriormente, le dissi:
- "Sei bravissima, una delle migliori pompinare che abbia mai provato, dai che poi ci divertiamo...".
Eravamo ormai in perfetta sintonia, e lei quando capiva che stavo per venire rallentava la pompa per non rovinare tutto...

Il momento era troppo importante: la "scoperta" era stata merito di Giorgia, e lei avrebbe in qualche modo partecipato al "sacrificio", aiutandomi.
E devo dire che ce ne fu proprio bisogno, visto che – quando la sfiorai per accingermi ad allargare le grandi e piccole labbra – Aisha, forse per la prima volta, si rese conto di ciò che significava. Tentò di divincolarsi dalla mia presa, ma mia sorella era già lì pronta a bloccarla tenendola ferma per le spalle.
Con una dolcezza che non le avevo visto prima, le sussurrò:
- "Sei sicura? Poi non si può più tornare indietro... È un passo molto importante, lo sai?".
E lei:
- "Si, sì... Scusate, va tutto bene... Lo voglio fare... Lo devo fare...".
Lasciai il compito di ostendere l'imene intatto a Giorgia, e mi concentrai esclusivamente sul mio "ariete" che era ansioso di entrare.
Guardai un'ultima volta la giovane. Sentivo che non avrei resistito più a lungo, perciò appoggiai la cappella alla sua carne viva e subito diedi la botta...
Aisha, allora, che non sapeva prima cosa si sarebbe dovuta aspettare, diede un urlo tanto forte da farmi indolenzire i timpani. Poi, più nulla...
Lo tenni dentro in quella posizione di modo che ciò che restava della membrana si finisse di lacerare, e cominciai a pompare con una velocità sempre crescente.

Non avevamo preservativi in casa quel giorno, e quindi avrei dovuto fare ancora più attenzione ad uscire un attimo prima che la mia sborra facesse il disastro.
Mi stavo fissando a "sentire" quell'istante irripetibile, quando inspiegabilmente fui preso da una sorta di paralisi che mi impedì di mettere in atto quel buon proposito... Le venni dentro. Fino all'ultimo sussulto, fino all'estrema goccia del mio piacere...
Sembrò incredibile, ma solo allora riuscii a sbloccarmi, a riprendere il controllo di me stesso e a tirarmi fuori.
Rimasi inebetito ad osservare la fica della negretta, da dove intanto principiava a sgorgare una massa bianca informe.
E negli stessi istanti Aisha mi guardò ma non disse nulla. Viceversa, sentii una mano toccarmi la spalla. Era Giorgia, terrorizzata e tremante. Esclamò, passandosi una mano nei capelli:
- "Che casino! E ora?".

A testa bassa ci ripulimmo alla meglio tutti e tre. Ci facemmo una doccia, Aisha cercando di "svuotarsi" il più possibile, e tornammo in piscina, dove ci attendeva Ammina...
Non proferì parola, ma dalle sue occhiate capimmo che aveva capito tutto, anche perché aveva trovato, sparsi in terra, i nostri costumi, ed entrando nella nostra stanza per fare le pulizie rinvenne il lenzuolo sporco di sangue. E siccome Giorgia non era più vergine da un pezzo, capì…

9. La cruda realtà.

Passarono dei giorni e il nostro timore si tramutò in cruda realtà. Aisha si accorse che le si erano fermate le mestruazioni, lei che era sempre stata così regolare come un orologio svizzero.
Attese ancora, ma infine – una notte – preoccupata venne da noi... Bussò alla porta – cosa inconsueta ormai tra di noi –, e quando rispondemmo si precipitò dentro la nostra stanza e scoppiò in lacrime.
Subito ci annunciò:
- "Mi si è fermato il ciclo... Non era mai successo fin'ora... Perciò, credo che ci sia una sola spiegazione".
Giorgia, da donna, sapeva bene cosa significava quell’annuncio. Prese in mano la situazione e – in gran segreto – fece fare alla giovane il test di gravidanza, che ovviamente risultò positivo. Glielo fece ripetere in ospedale, dove fu confermato che Aisha era incinta...

Nessuno in quella casa avrebbe preso in considerazione l'ipotesi dell'aborto, e quindi ci dovemmo organizzare per trovare il modo di dirlo ad Ammina.
La povera donna, ricevuta la notizia, si sentì come tramortita che quasi cadde a terra se non avesse avuto lì sotto una poltrona. Con uno dei suoi proverbiali fazzolettoni si asciugò la fronte, e poi chiese, ben conoscendo però la risposta:
- "Ma come può essere? Da quando è un Italia non ha incontrato nessun uomo! Chi può essere stato?".
Restammo tutti in silenzio, in attesa che magari lei dicesse qualcos'altro.
E così fu. Infatti, mi guardò scura in volto come non era mai stata con me e con mia sorella, e poi:
- "Sei stato tu, vero!? Dimmelo, ti prego!".
E aggiunse:
- "Dio mio, noooooo! È stato l'altro giorno quando... Dimmi di no... Aisha, hai tradito la mia fiducia...".
Scoppiò in un pianto disperato, dopo di che si alzò e si rinchiuse in camera sua.

Indugiammo così io, Giorgia e Aisha a interrogarci con gli occhi sul da farsi. Nessuno dei tre aveva il coraggio di affrontare nuovamente la donna, ma alla fine mia sorella – che era legatissima alla colf – si risolse ad andare da lei. La trovò a letto e le si sedette accanto. Poi, le prese la mano e cominciò a parlare, a voce bassa e con calma:
- "Ammina, è tutta colpa miaaaa! Stavamo giocando e io ho fatto notare a Marco che Aisha era vergine. Ma pure lei... Sì, ci ha chiesto di essere sverginata. Pensavamo di riuscire a controllarci, che la prima volta non potesse succedere, e invece... Abbiamo fatto già il test e purtroppo è positivo... Ma non ti preoccupare, al bimbo o la bimba ci pensiamo noi... Marco ha detto che si assumerà le sue responsabilità di padre...".

10. I tormenti di mia sorella.

Giorgia riuscì a risollevare, almeno parzialmente, il morale di Ammina, ma adesso fu lei a crollare...
Dal silenzio del suo cuore, sgorgò prepotente una paura che si fece di giorno in giorno sempre più travolgente:
- "E se, con la gravidanza di Aisha, Marco si allontanasse da me per unirsi alla madre di suo figlio? In tutti questi anni, non sono stata in grado di dargli un figlio... Cosa potrà accadere adesso?".

A differenza di quanto poteva dare a vedere, Giorgia infatti era una donna molto sensibile, ed io – che non avevo mai avuto dubbi su chi fosse la "padrona" del mio cuore – mi accorsi subito che qualcosa non andava.
Ci eravamo sempre confidati tutto, nel bene e nel male, mi ero preso cura di lei nei momenti più difficili, come potevo non raccogliere il suo silenzioso grido di soccorso adesso che ero il maggior responsabile di quel casino?
Così, durante uno di quei suoi - sempre più frequenti - momenti di apatia, la strinsi a me coccolandola e le chiesi:
- "Sorellina, che succede? Pensi che non mi sia accorto del tuo stato d'animo! Su, dimmi tutto, e cerchiamo di risolvere insieme il problema, come abbiamo sempre fatto...".
Ma Giorgia si era rinchiusa nel suo "mondo", aveva deciso di portare da sola quel fardello così pesante, e prontamente ma con un sorriso malinconico mi rispose:
- "Passerà...".
Dovevo forse far finta di crederle, e lasciar perdere, per non innervosirla ulteriormente? Giammai! E insistetti:
- "Tu sai che ti conosco meglio di me stesso. Che ogni cosa passa in secondo piano se tu hai bisogno di me. Non puoi dire "passerà" perché sai bene che non sarà così, almeno se non facciamo qualcosa. Allora, che hai??".
Nei suoi occhi lessi una tristezza infinita, e finalmente si decise a dirmi la verità, dura ma inevitabile. E mi raccontò di tutte le sue paure...
Dio mio!, ma come era stato possibile... Io che amavo alla follia Giorgia la stavo facendo "morire" di crepacuore!
Giurai a me stesso che – da quel momento – sarebbe tornata ad essere al centro delle mie attenzioni, e così fu.
Cercai e trovai un confronto schietto con Aisha, la quale le giurò:
- "Tu sai bene come sono andate le cose... È successo tutto in una maniera così imprevedibile... Posso capire la tua gelosia, ma credimi non ho nessuna intenzione di legarmi sentimentalmente a tuo fratello... Avremo un figlio insieme, questo è vero, un "rischio" che forse abbiamo tutti un po' sottovalutato hai dato a Marco il consenso per penetrarmi senza preservativo. Ma stai tranquilla, non sono una rovina famiglie!".
Inoltre io, per farmi "perdonare", la portai un weekend lontano da tutto quel turbinio di emozioni negative, e ricominciammo a gustarci i nostri momenti di intimità.
Certo, una volta rientrati a casa e vivendo per forza di cose a stretto contatto con la gestante, gli alti e bassi si fecero sentire dì nuovo, ma purtroppo nessuno poteva farci più nulla...
A proposito di "vacanze"... Quella di Aisha a casa nostra divenne una permanenza fino a data da destinarsi. Sarebbe dovuta a breve rientrare in patria da sua madre, ma ciò avrebbe significato scontrarsi con la "cultura" della sua tribù: se si
fosse diffusa la notizia che non era sposata e attendeva un figlio, ciò avrebbe gettato disonore su tutta la famiglia, e poteva significare per lei anche la lapidazione.
Perciò, insieme a sua nonna, decidemmo che il suo futuro sarebbe stato qui, con noi...

11. Oltre ogni limite.

Ben presto, la pancia di Aisha cominciò ad essere evidente, ma lei non cambiò abitudini, e in piscina con noi non smise di esibire bikini sempre più microscopici se non addirittura mostrarsi completamente nuda.
Ogni giorno, io e mia sorella facevamo a gara per monitorare con gli occhi il progressivo svilupparsi di quella "protuberanza" tanto sexy quando lei – di proposito – lasciava la porta della sua stanza aperta e si osservava allo specchio. Notavamo che le tette si stavano gonfiando e facendo ancora più turgide, che la pelle – già bella di suo – era diventata più luminosa, e che le sue forme si erano arrotondate a cominciare dai fianchi (un mio feticcio) che invece aveva sempre avuto sottili...
Stando in posizione eretta, con il passare del tempo, non riuscì più nemmeno a vedersi la patata, e noi fratelli ci alternavano con piacere nell'aiutarla a depilarsela, perché – almeno così ci sembrava – aveva assunto una fragranza e un gusto particolarmente invitanti.

Ebbene, questa nuova "esperienza" ebbe inizio il giorno che Aisha sentì crescere esponenzialmente il suo appetito sessuale, e (in presenza di mia sorella) mi disse:
- "Sai Marco, al solo pensiero di poter avere ancora la tua mazza nella fica e nostro figlio che cresce nell'utero, mi eccito così tanto che non posso fare a meno di sgrillettarmi, anche se alla cieca".
Ed io:
- "Sei bellissima... Con Giorgia, quando ti guardiamo, ci eccitiamo da matti anche noi... Non ho mai ficcato con una femmina gravida, e non ti nascondo che mi stuzzicherebbe parecchio l'idea...".
Giorgia, allora, visto che si era in vena di confessioni erotiche, aggiunse la sua:
- "Anche a me piacerebbe molto giocare con te in questo stato... Ma in maniera diversa... Magari un bel fisting! Eh, che ne dici? Devi assolutamente provarlo, e io sarei quella giusta per aiutarti!".
La nigeriana restò un attimo a pensarci sù. Aveva un po' di timore, e quindi rispose:
- E se dovesse fare male alla bimba? Aspettiamo qualche mese, tanto ormai rimarremo qui per sempre...".
Ma Giorgia non si diede per vinta, e la incalzò:
- "Ma che vuoi che succeda? Tu non hai nemmeno idea di cosa fanno a letto tante mie amiche incinte! Anzi, sarà l'esercizio ideale per prepararti nel modo migliore!".
Sù... Dimmi di sì!".
Pressata in quel modo, Aisha capitolò e diede il suo assenso per quel "gioco" al limite...

In poche parole, io e mia sorella eravamo come due iene che si contendono la carcassa di un animale, ed eravamo tutti in una tempesta ormonale che si faceva sempre più ingestibile, finché – all'ottavo mese di gravidanza, quando il pancione ormai sfiorava le tette – il fuoco della passione divampò nuovamente.
Aisha aveva già fissato la data per partorire quando Giorgia si ricordò della promessa che le aveva estorto. Il momento tanto atteso per provare e farle provare qualcosa di nuovo era arrivato...
Così, un giorno che Ammina non era in casa – ormai non si preoccupava più che alla nipote potesse accadere qualcosa di "disdicevole" –, chiamammo la ragazza in camera nostra. Era più comoda, e poi c'era il letto matrimoniale...
Da un bel po' di tempo – da quando cioè avevamo compreso che con Aisha tutto era possibile – in casa avevamo ripreso l'antica abitudine di non indossare vestiti, perciò non ci volle molto ad iniziare a "scaldarci", e visto che le due donne avevano trovato la giusta confidenza non mi intromisi e lasciai che – di fatto – fosse la mia sorellina a fistare.
Mi sarebbe piaciuto provare in prima persona quella situazione che era nuova anche per me, ma volli regalare a Giorgia il privilegio di quell'esaltante momento, a parziale risarcimento per il "sacrificio" che le avevo imposto.

Intanto Aisha si era stesa sul letto a gambe divaricate e l'altra – che era concentrata al massimo per non farle male – iniziò a "sperimentare"...
Per prima cosa, Giorgia dedicò il suo impegno a stimolarle il clitoride con un'energia mai vista, tanto che non ci volle molto per portare la giovane a un livello tale di eccitazione che squirtò come una porca.
Un sorrisino si dipinse sul volto di mia sorella, la quale sapeva bene cosa avrebbe dovuto fare ora ma non volle accelerare troppo i tempi. E, per fare crescere ancora di più la tensione emotiva, che percepì essere di Aisha ma anche la mia, disse:
- "Vedi quanto succo hai cacciato fuori? Sei stata brava, non tutte sanno squirtare così a spruzzo, come noi...".
Poi – come se quel fluido fosse del normalissimo sapone liquido – si frizionò le mani l'una con l'altra fintanto che non divennero opportunamente scivolose.
Dunque, aprì con due dita la fessura ormai già abbondantemente dilatata della ragazza e pronta per il parto, e la penetrò con un dito della mano che si era "unta".
Poi ne inserì un altro che si andò ad aggiungere al primo, e prese a roteare entrambi nella vagina. Aggiunse un terzo dito e poi un quarto, e tutti insieme sembrò che saturassero il ventre di Aisha già di per sé ricolmo a causa della presenza del feto...
Giorgia parve volersi accontentare così, ma mancava ancora il pollice. E siccome le prime quattro dita erano scivolate dentro senza troppi intoppi e la ragazza dimostrò di essere rilassata, mia sorella introdusse – con un po' più di fatica – anche quello...
Questa aggiunta bastò a fare sì che Aisha si sentisse come spaccata in due, altro che quando era stata sverginata!
La "bocca" della vagina avvolgeva come un guanto la mano che la stava indagando, e fu allora che – per la prima volta – l'ormai prossima partoriente fece una smorfia di fastidio. Non dolore, ma fastidio sì.
Giorgia, allora, sogghignò:
- "Non temere! Se è fatta per farci passare la testa di un bambino, figurati se non ci passa la mia mano!".
Riprese a stimolare quella troia, e con il pollice della mano che non aveva impegnato nelle viscere le massaggiava ancora il clitoride.
Aisha si sentì quasi allo stremo, godeva spudoratamente, colava umori su umori, e adesso non sentiva più nessun dolore, anzi quando si accorgeva che l'altra tentennava nello spingersi in profondità l'aiutava afferrandole il braccio e spingendo lei stessa...
La nigeriana stava sudando, perché a volte il dolore si ripresentava, ma era un dolore che sfociava in un piacere sublime.
Ad un certo punto Giorgia era anche lei così su di giri che osò l'inosabile per una donna incinta: scese dentro fino al polso!
Aisha restò senza fiato, e poi piagnucolando esclamò:
- Vacca ladra, mi sei entrata nel collo dell'utero... Che hai combinato! Il mio bambino!".
E cercò di tirarsi via quell'oggetto estraneo...
In realtà, la paura della giovane era decisamente un'altra. Temeva, infatti, che dopo quel "gioco" assurdo nessun uomo che l'avesse penetrata avrebbe più goduto a metterci dentro il cazzo...
Ma la mia donna si oppose in maniera gagliarda, e restò dove si trovava. Cominciò a muovere la mano avanti e indietro come se stesse scopando, cercando di allargare ulteriormente la fessura.

Aisha ebbe un orgasmo, ed io fui tentato di avvicinarmi per raccogliere con la bocca la calda prelibatezza dei suoi succhi.
Purtroppo, però, quell'intensa goduta determinò un fatto imprevedibile, che pose termine al nostro "gioco".
Improvvisamente, infatti, la troietta di colore gridò:
- "Ahi!".
Stavolta non c'era nulla da scherzare, perché erano le contrazioni...

Rapidamente Giorgia si sfilò da quel ventre che le era diventato così familiare, mantenendo però nel tragitto di uscita la mano chiusa a pugno.
Varcò l'ingresso della vagina, e allora Aisha provò una sensazione strana, come se avesse già partorito. Come di vuoto assoluto.
Restammo tutti e tre in "religiosa attesa", ma per fortuna era un falso allarme...
Anche mia sorella era sfinita. Non ebbe nemmeno lei le forze per rialzarsi o per dire qualcosa, e si lasciò andare. Le due femmine si addormentarono così, insieme, viso contro viso, mentre io finivo la mia potente eiaculazione sul culo di Giorgia...

12. Epilogo.

Quel giorno, si poteva dire che io rimasi a bocca asciutta. Ma in realtà non fu esattamente così.
Vedere la mia compagna di "giochi" che fistava la giovane negretta, era stato come se avessi scopato in prima persona.
Avevo sudato anch'io, e anch'io avevo il cuore accelerato che piano piano provava a calmarsi.
Ero contento così, almeno ero riuscito a mettere mia sorella al centro delle mie attenzioni, come le avevo promesso...

Infine, Aisha si riprese e se ne tornò a riposare nella sua stanza, mentre io attesi che Giorgia tornasse in sé. La guardavo che dormiva ed era così bello! Qualunque cosa fosse successa da quel momento in avanti, ero sicuro una volta dì più che la scelta di tanti anni addietro non era stato un errore. Anzi, quello "scherzo" del destino mi aveva donato la creatura più bella, più fantasiosa, e più intelligente con cui avrei mai potuto sperare di trascorrere la vita.

Ma non era ancora finita, perche quando la mia cucciola riaprì gli occhi e non vide più vicino a sé Aisha si rabbuiò.
Mi si strinse forte al petto, come una bambina, e mi disse, rammaricata:
- "Che fine ha fatto la troia? Avessi sentito come vibrava tutta, dentro! Con questa ci divertiremo ancora per tanto...".
Allora, dovetti spiegarle tutto, che nel suo stato era meglio che non si stancasse troppo.
Ma Giorgia replicò:
- "Uffaaaa... Avevo un'idea! Un regalo per te! Tu non ti sei divertito come noi, fratellino mio! Volevo che, per la prima volta, scopassi una donna incinta... Incinta di tuo figlio, poi! Era un'occasione unica...". Accidenti a quella puttanella così delicata!".
Ero sempre stupito di come mia sorella riusciva a fare andare di pari passo i suoi e i miei godimenti mentre io a volte non riuscivo a comprenderla come meritava...
Stavolta, però, era giusto come erano andati i fatti, e guardandola teneramente mi affrettai a rassicurarla:
- "Grazie per il tuo pensiero, tesoro, ma forse è meglio che non rischiamo... Il parto è vicino...".
Difatti, due settimane dopo nacque una bellissima bimba mulatta, che chiamammo Luisa. Ma questa è tutta un'altra storia...

FINE.
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