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Prime Esperienze

Io e mia sorella (XIV) - La Colf che non ti aspetti


di pollicino
24.06.2021    |    1.557    |    3 8.0
"Le tette, poi, precipitavano verso il basso, sfiorando le pietanze..."
1. Prologo.

Come in ogni famiglia in cui entrambi sono impegnati fuori casa, anche nella nostra venne il momento di pensare di affidare le faccende domestiche ad una persona che ci avrebbe aiutato.
E la parola "aiutato" mai fu più appropriata per descrivere ciò che avvenne in quei mesi e che ora vi andrò a raccontare...

Avevamo pubblicato un annuncio sui giornali locali, e poi provveduto a fare molti colloqui conoscitivi quando, alla fine, la scelta – concordata da parte di entrambi – cadde su Inna.

Russa, sui 45 anni, capelli corti, lisci e castani, un viso da suina (nel senso proprio di maiale, impressione che mi fece sin dal primo momento) e una 3 misura di seno, non era propriamente ciò che si direbbe una donna che fa perdere la testa...
Per di più, aveva delle enormi maniglie dell'amore – ben visibili anche da sopra i vestiti –, un ventre adiposo da farla sembrare incinta, e tanto ampio da “fondersi” le tette.
Di dietro, un culone lottizzabile, spesso fasciato strettamente in una gonna aderente che lasciava intuire anche delle cosce apprezzabili, era sostenuto da gambe morbide e dei piedini piccoli ma ben fatti.
Caratterialmente, era molto allegra, vivace, capace persino di tener testa a ragazzi più giovani di lei...

E fu proprio questa donna, certamente chubby se non proprio bbw, a stuzzicare la nostra risaputa “immoralità”, trasportandoci a vivere l'ennesima epica avventura.

2. Galeotta fu la doccia.

Tutto ebbe inizio un giorno che io ero fuori casa, percui Giorgia rimase sola a badare a Inna che sbrigava le solite faccende.
Quella mattina faceva un gran caldo, e la colf arrivò con un leggero vestito di cotone bianco che – come fosse una semplice maglietta – la copriva (si fa per dire, poi capirete il perché) dalle spalle a sopra il ginocchio.
Cominciò a rimettere ordine nelle camere, poi in salone, e infine si apprestò a rassettare il bagno...
Per dimenticanza o volutamente – questo non lo so e credo non lo saprò mai –, Giorgia si stava facendo la doccia e aveva lasciato la porta del bagno aperta. Cosicché, Inna, entrando e accorgendosi ad un tratto della presenza della padrona, restò da principio imbarazzata, e – rimanendo ad una certa distanza – le disse a voce alta:
- "Mi scusi, Signora, torno dopo...".
Si era voltata verso la porta e stava già per uscire quando mia sorella la fermò sull'uscio e ribatté:
- "Tranquilla, non mi disturbi affatto… Siamo tra donne, fai pure quello che devi fare!".
Nel frattempo, lei continuava a lavarsi, riparata parzialmente dietro a un paravento.

All'improvviso, voltando solo la testa, si accorse che Inna, continuando a fare il suo lavoro, buttava ogni tanto un occhio sul suo opulento corpo nudo, e soprattutto sulle sue tettone, che non potevano certo risultarle indifferenti.
A causa dell'umidità che aveva permeato tutto il bagno, la maglia di Inna le si era incollata addosso, e Giorgia vide che sotto non indossava il reggiseno, e che i suoi capezzoli scuri e carnosi stavano spingendo attraverso il sottile tessuto.
Poi, la sorellona tornò a svolgere le sue abluzioni, ma si piegò leggermente spingendo verso la cameriera il suo bel culo voluminoso, che prontamente Inna si soffermò quasi incantata ad ammirare.
Si girò ancora, mettendo completamente sotto gli occhi di Inna la sua patatona pelosa, e lì fu l'apoteosi... la donna avvertì una sensazione che non aveva mai provato prima!

La troia, stava per passare all'attacco... Le disse, così a bruciapelo:
- "Scusa, mi laveresti la schiena? Da sola non ci riesco, e mio fratello non c'è".
Imbambolata, Inna replicò:
- "Ma come, signora, si fa vedere nuda da suo fratello?".
E lei, come se dicesse la cosa più normale di questo mondo:
- "E' mio fratello, ma è anche il mio uomo...".

L’eccitazione stava per prendere il sopravvento, e Inna non ebbe la forza di dire altro, ma aveva una gran voglia di toccarla...
Si avvicinò, ed iniziò a versarle il sapone sulle spalle... Poi, a mani aperte, lo sparse sulla schiena, scese seguendo la linea della vita e dei fianchi, e le carezzò le chiappone e le cosce imponenti...

Come Giorgia percepì il calore le mani della donna, le afferrò e le trattenne sul suo sedere, facendogli compiere delle movenze concentriche come per farle percepire bene la solidità dei quel “panettone”.
Inna si stava davvero “accendendo”, mentre gli schizzi della doccia le bagnavano sempre di più la maglietta, mettendo in evidenza il suo seno molle, con in cima però due capezzoli ben ritti.

Giorgia ridacchiò, poi guidò le mani della cameriera sulle sue tette...
La quale, capì prontamente i suoi desideri e proseguì da sola nell’esplorazione: avendo mia sorella sempre davanti di spalle, cominciò a introdurre le sue mani sotto le coppe dei seni, dall'esterno verso l'interno, per poi sollevarle verso l'alto a saggiarne la genuinità; le strinse leggermente tra pollici e indici delle due mani i capezzoli, e infine percorse tutta la superficie delle le grosse areole.

Giorgia, allora, le bloccò le mani, così come stavano, sulle sue mammelle, si volse verso di lei e vide che ormai aveva la maglietta tutta inzuppata, a tal punto che si vedeva chiaramente la totale assenza di slip, e un bel pelo nero contrastava con il candore dell'abito.
Le ordinò:
- "Vieni, entra in doccia, porca".
Inna non reagì in alcun modo, e come un automa fece quello che la padrona le aveva ordinato.

Allora Giorgia afferrò il bordo del vestito di lei dal basso, e sollevandolo delicatamente ne scoprì dapprima la fica, poi la pancia ondeggiante, l'ombelico affossato, fino a liberare la sua gelatinosa terza misura di seno.
Per ultimo, le sfilò la maglietta dalla testa.
Ora erano entrambe nude, una di fronte all'altra...

Giorgia, mentre l'acqua continuava a scorrere, le mise le mani sulle spalle, posò il suo viso guancia a guancia con quello di Inna, allungò le dita dietro la schiena della donna, percorrendole così tutta la spina dorsale fino a scendere giù tra le natiche e a insinuarsi nel suo buco del culo.
Risalì, e passando sui fianchi, giungendo sul davanti fino a sentire al tatto la fessura della vagina; si spinse tra le piccole labbra, percependone il calore ardente e il bagnato della passera eccitata, non dovuto all’acqua della doccia, che stava già emettendo il suo succo viscoso.

Inna, reagì, spingendo l’addome contro quello di mia sorella, e andando – a sua volta – a frugarle nella fica: Giorgia grondava di umori, senza riuscire a trattenersi…

La donna ebbe un fremito, stava per crollare a terra quando afferrò i forti fianchi di mia vacca... Si riprese un po’, e mollando la presa, scivolò in ginocchio faccia a faccia contro il centro del piacere di Giorgia, la quale rispose dilatando con due dita della mano destra le labbra per mostrarle l’interno.
Le disse:
- “Baciala!”.
Ora Inna non si oppose, ne rimase un solo istante a riflettere, ma subito si avvicinò a cercare il clitoride che per reazione si fece duro e rosso.
La donna sussurrò a Giorgia:
- “Sei proprio una gran troietta!”.
Si sorrisero, ormai Inna non aveva più scrupoli a rispondere in tal modo alla sua padrona, e andava a briglie sciolte.
La donna aveva la faccia tra quelle splendide grandi labbra, e mia sorella le disse, con un filo di voce strozzato:
- “Penetrami fino in fondo, più che riesci con la tua lingua…”.
A un certo punto, in quella posizione, Giorgia ebbe un orgasmo… tanto forte che il getto finì dritto in bocca a Inna.

Erano sfinite, quando mia sorella – guardandola fissa negli occhi, con tutta la porcaggine che le era propria – ammise:
- "Non credevo fossi così calda... così TROIA… Preparati, che presto dovrai farmi un altro servizio".

Si lasciarono; Giorgia tornò nella nostra camera da letto a sbollire l’eccitazione, e Inna riprese il suo lavoro nella casa.

3. Incontro al padrone.

Quando rientrai, Giorgia mi corse incontro euforica, ancora nuda (ma a questo non feci caso, dato si che era il nostro modo di stare tra le nostre quattro mura casalinghe); non capiva più niente, mi trascinò in camera da letto e – le mie mani nelle sue – mi annunciò:
- "Ho una grande notizia... Non immagini cosa mi ha fatto Inna, oggi! Può esserci utile non solo come colf...".

E mentre lo diceva, le si dipingeva in volto un sorrisino di quelli che io ormai conoscevo bene... Di quelli, cioè, di quando la sua testolina perversa stava organizzando qualcosa di "pepato"…
Stavolta, però, volle che rimanesse per me una sorpresa.

Giorgia, ormai conosceva alla perfezione le misure di Inna… Corse al Sexy Shop dove eravamo clienti fissi ed acquistò una abbigliamento da cameriera che quando lo vidi per la prima volta indossato dalla donna per poco non venni nei pantaloni.
La maiala di mia sorella, infatti, le aveva acquistato un mini abito aderente fatto completamente in rete, con spalline, tipo calzamaglia (che andava a terminare giù alle caviglie), e ornato di pizzo bianco al collo e sul decolté privo di reggiseno.
Sotto, un grembiulino con pizzo e fiocchi si annodava sul di dietro, tanto da coprire la fica lasciando invece a bella vista il culo.
Infine, ai piedi indossava uno stivaletto nero (sapeva quella troia di Giorgia che tale calzatura mi faceva andare ai matti…) coprente fino alla caviglia, con tacco largo…

Bisogna dire che Inna era stata assunta anche come cameriera vera e propria, dormiva da noi e ci preparava e poi serviva le pietanze.

Bene... Un giorno come tanti altri, ci accomodammo a tavola per pranzare... Era molto caldo, e io indossavo solamente un paio di calzoncini corti (senza null'altro sotto...) con dei sandali da mare, mentre Giorgia aveva su un intimo trasparente fatto di un reggiseno senza spalline e un tanga che faticava a contenere le sue meraviglie.

Solitamente, noi non portavamo abiti dentro casa, ma erano i primi tempi che Inna stava con noi, e volevamo fare in modo che si abituasse alle nostre abitudini pian piano...

Quando la cameriera si presentò in sala io non potei trattenermi dallo squadrarla dalla testa ai piedi... Mi era piaciuta fin da subito già per il fatto che fosse in carne quasi come mia sorella, ma quando la vidi approssimarsi al tavolo rimasi incredulo per tanta audacia.
Sapevo che quello era il risultato della “promessa” di Giorgia… La guardai negli occhi senza dir nulla... I nostri sguardi si incrociarono, e fu come se mi dicesse: "stai tranquillo, e lascia fare a me".
Obbedii, certo che la mia porcella mi aveva preparato un ottimo menù.

Così, dopo averci servito il pranzo, Inna venne a desinare con noi, e mia sorella, con fare magnanimo, le disse:
- "Togliti il grembiule, così mangi più comoda!".
In realtà, quello era un comando, e la donna - sapendo che così avrebbe messo in mostra il suo seno -, benché esitante, fece come le era stato richiesto.
Sciolse i lacci sui fianchi, e se lo sfilò dalla testa...

Io, che assistevo silenzioso alla manovra, vidi apparire tra le maglie della veste due grossi capezzoli, i quali stavano lì sulla cima di due mammelle assai interessanti, pur non avendo nulla a che vedere con quelle di Giorgia.
Mi trovavo proprio davanti a lei, e fui ipnotizzato da quello spettacolo...

La minestra calda diede, inoltre, l'occasione giusta alla mia troia per aggiungere "pepe" a quel pranzo: dando segni di insofferenza, spiegò a noi commensali che aveva troppo caldo per rimanere "vestita", e così - con un gesto rapido quanto inaspettato - aprì i gancetti del reggiseno e rimase in un topless a dir poco fantastico...
Ne fui orgoglioso, pensando che quella era "roba mia", e per non lasciare Inna imbarazzata, sorridendo le proposi di fare altrettanto, senza vergogna.
A sostenere tale proposta, mi venne in soccorso Giorgia, che si alzò da tavola, andò dietro alla donna e - preso il tutino dalle spalle - glielo fece scendere fino ai fianchi.
Ora, eravamo tutti e tre nudi dalla cintola in su... e l'eccitazione cominciava a montare, visibile sui miei capezzoli che - come quelli delle due femmine - erano duri e dritti.

Finita la minestra, Inna si alzò per servirci il secondo...
Mentre stava rientrando in cucina con i piatti sporchi, la vidi di spalle, e potei ammirarne il bel culo grosso e leggermente cellulitico.
Anche mia sorella lo notò, e notò pure che la parte di indumento che ancora aveva addosso le era di impaccio… La fermò sul ciglio della porta:
- "Inna, aspetta... Ti aiuto io...".
E raggiuntala, le calò la calzamaglia fino alle caviglie... La guardò brevemente, e le tolse pure gli stivaletti:
- "Così stai più comoda...".
Io, dal canto mio, guardavo la scena a bocca aperta... Di spalle, completamente nuda, con quel culo enorme che dimenava mentre camminava, trasmise al mio pube un messaggio molto chiaro...

Passarono pochi minuti e Inna ricomparve con un altro vassoio... Ma io, a quel punto, nemmeno lo considerai, tanto ero attratto dal "lato a" della donna: un corpo fatto di curve, un triangolone nero sul monte di venere e una pancia che oscillava a destra e a sinistra ogni passo che faceva... Le tette, poi, precipitavano verso il basso, sfiorando le pietanze.

In tutto questo contesto, Giorgia volle confrontarsi da pari a pari: si tolse il tanga, e affiancandosi a lei, sfacciatamente e con voce suadente mi chiese:
- "Chi è meglio?".
Ovviamente, avrei scelto lei, lei che era mia sorella e la mia donna allo stesso tempo, lei con cui copulavo da una vita intera...
Ma non volevo che Inna ci rimanesse male, e così - anche perché cominciava a prendermi sessualmente - decisi di non rispondere.
Così, mia sorella intervenne, sicura di sé, offrendo la soluzione:
- "Capisco che davanti a due femmine così sensuali tu non sappia decidere... E’ logico… Sai cosa facciamo? Adesso andiamo a letto e ognuna di noi proverà a dare il meglio di sé!".
Lasciammo sul tavolo le varie vettovaglie, e ci trasferimmo tutti e tre nella nostra camera, dove mia sorella si prese il privilegio di togliermi i calzoncini.

4. Sfida a tre.

Prima di raggiungerci sul lettone, Giorgia preparò un bussolotto in cui inserì i nomi suo e della cameriera, e un'altro in cui mise dei bigliettini con scritte le varie performance sessuali da eseguire con me.

Fui io chiamato ogni volta, con trepidazione e curiosità, ad estrarre gli accoppiamenti...
Mi accinsi a fare il primo abbinamento... ed estrassi il nome della mia porchetta…
Come prova uscì fuori: “pompino con i piedi”...
Giorgia non ebbe alcuna difficoltà a realizzarlo, tanto più che era il suo “cavallo di battaglia” ed io impazzivo ogni volta quando me lo faceva.

La seconda “prova” toccò a Inna, e le uscì: fare una spagnola.
Non fu facile, poiché la donna non aveva delle tette sode come quelle a cui ero abituato con mia sorella, ma alla fine ce la fece ed io ci sborrai anche sopra.

La palla tornò a Giorgia, la quale accettò la sida di una “penetrazione anale acrobatica”: stando a gambe divaricate come se dovesse fare una spaccata, si sistemò sopra il mio cazzo e se lo fece entrare tutto fino a schiacciarmi i testicoli, dentro il retto.
Non ebbe nessun problema, e tutto andò come da copione, ma d'altronde non nutrii alcuna apprensione vista la profonda affinità sessuale che ci legava.

E fu di nuovo il turno di Inna... Per lei, c'era la “venuta dentro senza protezione”...
Mamma mia, mi preparavo a un’emozione davvero forte, data anche l’adrenalina provocata dal fatto che avrei depositato il mio seme dentro una donna diversa da mia sorella…
Ebbene… Si dispose supina, richiamando le gambe fin sulle tette, ed attese che io la penetrassi...
Nonostante l'età, era assai stretta, e dovetti faticare non poco per giungere sul fondo della sua vagina...
Cominciai a fare avanti e indietro, sempre più velocemente, fino a che lei – sentendo pulsare la mia cappella e capendo che il momento era vicino – non puntò i piedi sul mio petto, facendomi uscire e allontanandomi da sé.

Era chiaro, a questo punto, che la cameriera aveva perso, e Giorgia decise che doveva essere "istruita": tenendole entrambe le mani, la fece sistemare con la testa appoggiata sul suo ventre, e mi disse, all'orecchio:
- "Fai ciò che vuoi, ma falla godere come non ha mai goduto in vita sua...".

Cercai prima di “scaldarla” per bene, giocherellando con il suo ano.
Sentiva il mio dito farci sopra una leggera pressione, e ciò la stava facendo eccitare da pazzi.
Inna, spinse il sedere verso il mio dito, che entrò dentro di lei, ed io per farla andare ancor più su di giri le dissi:
- “Sei proprio una vacca!”.
Poi lo tolsi e glielo feci leccare, cosa che fece avidamente con piacere; salii su, fino all’apertura della fica, la sentii bagnatissima, cominciava ad ansimare e il clitoride era talmente grosso che le scoppiava.
Mi abbassai sul suo sesso e cominciai a succhiarle il grilletto per lunghissimi secondi; poi iniziai a penetrarla con la lingua e a leccarle gli umori che stavano colando fuori: quel sapore mi fece impazzire davvero tanto…
Mi sollevai dalla sua passera e le misi il cazzo in bocca, per farglielo leccare come una vera troia…

Quando fu duro al massimo, appoggiai la cappella alla sua fessura, e spinsi deciso… Bastarono poche pompate perché iniziassi a scaricarle dentro tutto il mio piacere...
Inna mi guardò con gli occhi sbarrati, spaventata di rischiare una maternità (cosa tuttavia abbastanza improbabile data l'età non più giovanile).

Mia sorella, al contrario, parve in uno stato di esaltazione pura, per avermi regalato (ed essersela regalata pure a se stessa) l'ennesima emozionante scarica di adrenalina: nonostante, infatti, ci concedevamo intensi amplessi da più di 30 anni, riuscivamo ancora a trovare sempre nuove “voglie”, e questo grazie soprattutto all’unica vera “femmina” della mia vita.

5. Epilogo.

Dopo questa appassionante esperienza, Inna divenne “la” cameriera, che ci serviva efficacemente nei nostri "giochi", e che portò con sé un ampio bagaglio di esperienza.
Con lei, frequentammo privè e partecipammo a gangbang, feste a tema e giochi di ruolo.
Scoprimmo, poi, che la donna era clandestinamente una appassionata di BDSM, ma questa è un'altra storia...

FINE.
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