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Il compleanno di mio nipote pt.6


di ScrittoreAcerbo
23.04.2024    |    10.525    |    10 9.6
"Eccola lì, la donna viziosa che usciva fuori ogni volta che voleva fare qualcosa di davvero porco..."
Eravamo venuti tutti e tre.

Io rimasi in piedi, incapace di fare qualsiasi cosa e con il cervello ancora appannato dall’orgasmo.
Nel letto davanti a me si era appena stesa mia sorella. I capelli arruffati le coprivano il volto e un sorrisetto beffardo le solcava il suo splendido viso.
Di lato, rispetto a noi, c’era Cinzia, mia madre, ancora boccheggiante dopo aver avuto un orgasmo travolgente vedendo suo figlio e la sua sorellastra scopare.

Nessuno parlava. Il silenzio e l’odore dei nostri orgasmi la facevano da padrone.
Fu mi ma madre,alzandosi e andando in cucina a prepararsi un caffè, a rompere quell’atmosfera.
La raggiunsi.

“Mamma, tutto bene?”
Mi guardò, con lo sguardo ancora perso nel vuoto.
“Ho appena assistito ad un porno amatoriale della mia figlioccia ed ad un incesto, come vuoi che stia?”
Capii la sua situazione e provai a rispiegarle le nostre ragioni:”mamma, te lo abbiamo detto, noi siamo felici mentre lo facciamo. Per questa vacanza vorremmo che andasse così e poi vedremo come si evolveranno le cose”.
“Non è questo il problema”.

Sembrava non avere il coraggio di dirmi cosa la turbasse veramente.
Si alzò per prendere la tazzina e ci versò il caffè.
“Allora dimmi qual è il problema”.
“Ho ancora il sapore del tuo sperma in bocca e..”
“E cosa?”.
“Come fai a non capirlo? Le è piaciuto”.

Anna era sulla porta e ci guardava con lo sguardo serio.
“Non accetta il fatto di essersi masturbata vedendo suo figlio e non accetta che il sapore del tuo seme se ne andrà presto dalla sua bocca”.

Lo sguardo di mia madre si abbassò verso la tazzina. Il viso cambiò colore e diventò rosso fuoco.
Capii solo allora la situazione.
“Quindi, fammi capire, ti è piaciuto ma non vuoi fare nulla con me?”.
Mia madre, sempre con lo sguardo basso, annuì lentamente.
Mi girai verso Anna:”potresti lasciarci soli?”.
Lei tornò in stanza e tornò poco dopo con un costume in mano.
“Vado a farmi una doccia e poi vado al mare se volete ci vediamo lì”.

Aspettai che fosse sotto la doccia.
“Non ti preoccupare, parlerò con Anna e non prenderà più certe iniziative”.
“Il problema è che ciò che ha fatto mi è piaciuto”.
Sorrisi.
“E che problema c’è? Se è il mio sapore che vuoi, possiamo risolvere anche subito”.
Alzò lo sguardo e mi guardò.

Io senza esitare le tolsi la tazzina dalle mani e la posai davanti a me. Presi il cazzo in mano e tirai indietro la pelle, misi la punta sopra la tazzina e la strizzai.
Mi assicurai che tutte le gocce di godimento, sia mie che di Anna, finissero dentro al suo caffè.
“Caffè macchiato?”.
Si mise a ridere.

Prese la tazzina e la sorseggiò guardandomi negli occhi.
Una volta finita, si passò l lingua sulle labbra in modo da non sprecarne neanche una goccia.
Il suo viso tornò ad avere un’espressione serena.

Anna uscì in quel momento dalla doccia e decidemmo di prepararci tutti per andare con lei in spiaggia.
La giornata passò in fretta e, dopo essere andati a fare un’altra doccia, optammo per una cena veloce e per una gita in città per bere qualcosa.

Nonostante fossero vestite in maniera assolutamente normale, le mie due accompagnatrici esercitavano, su di me, un magnetismo incredibile.
Anna aveva optato per una canotta fucsia e dei pantaloncini leggeri bianchi; mamma per un prendisole nero con i fiori stampati sopra.
Passammo la serata a bere e a prenderci in giro tra di noi. Non sembravamo un trio incestuoso, ma una semplice famiglia in vacanza.

Arrivata l’una di notte decidemmo di ritirarci per il bicchiere della staffa.
L’ andatura incerta delle due suggeriva che avessero bevuto troppo e, onestamente, anche io mi accorsi di avere la risata più facile rispetto al solito.
Arrivammo nel salotto di casa, feci sedere le mie donzelle sul divano e andai a prendere la sambuca.
Versai il tutto nei bicchierini e li offrii alle mie coinquiline.
“Alla salute”.
“Non è un bel brindisi”.
Mia madre che chiedeva un brindisi era un chiaro segnale dell’elevato tasso alcolemico del suo sangue.
“Beh Cinzia io ne avrei uno che calza a pennello per queste vacanze”.
“Vai vai, dillo pure”.

“Beh visto quello che è successo -alzò il bicchierino- alla bistecca in mezzo alle gambe che hai fatto a questo ragazzo”.
Detto ciò tirò giù tutto in un fiato.
Io e mia madre ci guardammo divertiti e seguimmo il suo esempio.
Scoppiammo tutti a ridere.

“Cinzia, ma lo spuntino di mezzanotte?”.
“Cosa vuoi che ti cucini? Una carbonara?”.
Mia sorella iniziò a ridere sguaiatamente.
“Mmmh no, ho più voglia di una bella bistecca”.
Detto questa mi lanciò uno dei suoi sguardi libidinosi.
Mia madre rise sottecchi e rispose:”sai che quella bistecca non la cucino, io guardo solo la chef”.

Capita l’antifona mi alzai in piedi e tirai fuori l’oggetto del loro desiderio.
“Chef la bistecca è pronta per la cottura. Il forno è già caldo?”.
“Vieni a controllare”.
Detto ciò, si mise più comoda sul divano e spalancò le gambe.

Le strappai di dosso sia i pantaloni che le mutande e mi fiondai su quella fonte di godimento che si trovava tra le sue gambe.
Iniziai a leccarla con voglia e, in poco tempo, iniziai a sentire i gemiti di Anna che salivano di potenza.

Nel frattempo, mia madre si era messa comoda su una sedia con lo sguardo fisso su di me e sul mio operato.
Una mano aveva tirato fuori una tetta e stava torturando il capezzolo, mentre l’altra si era persa sotto al vestito.

“Mio Dio Cinzia, che lingua che gli hai fattooo”.
“Lo vedo Anna, ti sta facendo davvero un bel lavoretto”.
Le due si scambiavano opinioni sulle mie doti negli orali come se stessero parlando di cose ordinarie. Questa cosa mi eccitava da morire.

“Basta Luca, non voglio venire solo di lingua”.
Mi fece staccare dal suo frutto proibito e mi chiese di alzarmi. Prese in mano il mio pene, già eretto, e lo puntò verso la sua entrata.

Entrai facilmente. Quel caldo tepore che irradiava nelle mie zone basse era stupendo e, dalla sue espressione, capii che anche il ricevere il mio cazzo non sembrava essere una cosa poco gradita.
Iniziai un lento dentro e fuori. Uscivo quasi del tutto, lasciando dentro solo la cappella, per poi riaffondare in un colpo solo fino alle palle.
Andammo aventi così per diversi minuti.

L’aria si riempi subito dell’odore di sudore dei nostri corpi. Nella stanza le chiacchiere portate dall’alcol furono sostituite, oltre che dal rumore delle due fighe bagnate che venivano penetrate, dai nostri gemiti.

Amavo scopare mia sorella e, sapere che a pochi passi da me c’era mia madre che mi guardava con tre dita piantate dentro di se, aumentava la mia voglia di farle godere.

Piegai le ginocchia e misi le gambe di Anna sulle mie spalle in modo da agevolare la penetrazione.
Di risposta, Anna mise le mani sul mio sedere e iniziò a dettare l’ andatura a cui voleva essere posseduta.
Il mio ritmo aumentò e presto si trasformò in una scopata feroce.
“Oddio, si, fammi sentire tutto sto bisteccone”.

Continuai a scoparla con decisione, dandole colpi sempre più secchi e sempre più forti.
“Ahhhh siii, fammi godere fratellinooo”.
Le pareti della vagina di Anna iniziarono a contrarsi e, sentendo i muscoli delle gambe irrigidirsi, capì che era vicina all’orgasmo.

Estrassi il cazzo e misi la lingua dentro al buco. La mano di mia sorella su posò sulla mi testa e mi impedì di muovermi.
Pochi colpi di mano sul clitoride e un numero imprecisato di schizzi d’acqua andarono ad infrangersi contro la mi bocca.
“Dio siiiiiii”.

Mi alzai e andai da mia madre. La forzai ad aprire la bocca e ci sputai dentro tutto il liquidò che non avevo ingoiato.
Mi guardò fisso negli occhi, con la faccia paonazza e, senza un attimo di esitazione, ingoiò l’essenza di Anna.
Il ritmo delle sue dita aumentò e il suo volto assunse un’espressione supplicante.
“Vi prego fatemi vedere ancora, voglio godere”.
Le sue dita entravano ed uscivano ad una velocità sostenuta e, da in mezzo alle gambe, proveniva un gorgoglio profondo.

“Accontentiamo la mammina. Cinzia, ora ti faccio vedere quanto può essere maiale tuo figlio”.
Anna mi prese il cazzo in mano e iniziò una sega lenta ma decisa.
Il suo sguardo era fisso su di me e il suo sorrisetto malizioso non presagiva nulla di buono.

Una mano di Anna mi si posò sulla spalla e mi fece stendere a terra.
Prese le mie gambe e me le fece alzare, in modo che le mie ginocchia potessero andare a toccare le mie spalle.
Eccola lì, la donna viziosa che usciva fuori ogni volta che voleva fare qualcosa di davvero porco.

La sua testa si abbassò e andò all’altezza del mio ano.
Iniziò con piccoli colpetti con la punta della lingua, lenti ma ben calibrati, che mi mandarono subito delle scosse elettriche al cervello.
“Oddio si, leccagli il culo a quel pervertito”.
Mia madre stava godendo nel vederci così.

Incitata dalle sue parole, Anna decise di osare di più.
La presa sul cazzo si fece più forte e la sega, che prima era lenta, iniziò ad andare ad un ritmo sempre più sostenuto.
Come era ovvio, il ritmo del lavoro di mano andò ad influire anche sul lavoro di bocca.
Le piccole leccatine divennero presto una vera e propria penetrazione.

“Cazzo Anna, mi stai mandando fuori di testa”.
Anna si staccò dal mio buco.
“Ah si? Vediamo che effetto ti fa questo”.
Senza smettere di segarmi, Anna puntò la punta dell’indice all’entrata del mio sfintere.
Grazie al lavoro di bocca che avevo appena ricevuto, non dovetti fare molta fatica per farlo entrare e per accoglierlo tutto.

Mia sorella di era appena presa la mia verginità anale.
Dopo un primo momento in cui mi fece abituare al corpo intruso, iniziò a scoparmi con delicatezza.
“Ti sta piacendo eh”.
Non mi servì risponderle. La mia faccia faccia, trasfigurata dal godimento, faceva capire che il nuovo trattamento era stato apprezzato.

Non contenta, la sua bocca andò a giocare con la mia sacca scrotale, prima prendeva in bocca un testicolo, lo succhiava con voglia e poi lo sputava fuori. Fatto ciò, passava all’altro.
Il dito nel culo, le sega decisa e a succhiata di palle furono una combinazione fantastica che rischiavano di portarmi presto all’orgasmo.
Dovevo concentrarmi su qualcosa per distrarmi.

“Anna, fammela leccare, ho voglia di sentirti in bocca”.
Mia sorella obbedì. Tolse il dito del mio deretano e si posizionò sopra di me.
Iniziammo un fantastico sessantanove. Dovetti ringraziare le varie venute della giornata per aver allungato la mia resistenza o sarei caduto sotto i colpi di bocca di mia sorella.

La leccai con ingordigia. Il suo fiore rosa era aperto e profumava di sesso. La mia lingua andò a posizionarsi sul clitoride e iniziò a giocarci.

Poco dopo sentì la testa di Anna staccarsi dal mio membro.
“Sei vicino a venire o ti senti di mettermi a novanta e di farmi sentire sto bel salsicciotto?”.
Non le risposi. La spinsi in avanti e, senza darle il tempo di capire la mia risposta, mi misi dietro di lei e la penetrai in un solo colpo.
“Oh si fratellino, così ti voglio”.

Misi le mani sui suoi fianchi e iniziai a scoparla con forza. Il mio sguardo passava dal suo bel culo sodo, agli occhi di mia madre che, di fronte a noi, era rapita dalla scena.

Anna prese subito il ritmo e iniziò a gemere.
“Si, si fratellino, così, dammelo!”.
Il culo di Anna mi veniva incontro sempre più forte e sempre con più voglia.
Le assestai due pacche su quelle chiappe bianche e gliele feci arrossare.

“Cazzo si, Luca lo voglio più forte, fammi sentire come se fossi la tua puttana”.
Aumentai ancora il ritmo della mia cavalcata.
“Cazzo si, sei la mia sorellona e sei anche la mia zoccola, è così che ti piace essere trattata eh”.
“Oh mio Dio siete due porci, se continuate così mi farete venireeee”.

Mia madre era rossa in viso, quattro dita le laceravano la figa.
Lo sguardo assatanato era fisso su di noi e la sua mano andava dentro e fuori ad una velocità disumana.


“Cinzia ti giuro, il cazzo di tuo figlio è meglio della droga. Mio Dio Luca, mi stai scopando da Dio. Sono la tua troiaaaa,”.
“No Anna qui la vera troia sono io, io che vengo guardando i miei figliiii”.
Detto questo, mamma, tolse le dita dalla figa e fece partire uno squirting che colpì in pieno volto Anna, lavandole la faccia.

Quella scena ruppe tutte le nostre resistenze.
Anna emise un urlo disumano. I suoi spasmi mi fecero perdere l’equilibrio e mi fecero uscire da lei.
Cadendo i miei fiotti di sperma partirono, incontrollati, e andarono ad imbrattare sia il culo che la canotta di Anna.
La mia venuta fu lunghissima e l’animalesco orgasmo che ne conseguì mi fece perdere i sensi.

Quando mi svegliai vidi una scena che mi sarebbe rimasta impressa per sempre: mia madre a gambe aperte accasciata sullo schienale della sedia, Anna sdraiata a terra con una pozza di umori tra le gambe ed io sopra di lei, steso di fianco a lei con il cazzo moscio e pieno dei nostri umori.


Che bella famiglia.
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