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Il compleanno di mio nipote pt.2


di ScrittoreAcerbo
15.04.2024    |    8.006    |    7 9.8
"Le mie mani andarono sulle spalline del reggiseno e le fecero scendere man mano che la mia bocca andava giù per il corpo di mia sorella..."
“Beh fratellino, ti è piaciuta la magia?”.
Queste erano le parole che continuavano a risuonarmi in testa. Non riuscì a rispondere.
Non riuscivo a capacitarmi di come un essere, all’apparenza così dolce e indifeso, potesse essere così letale per la mia psiche.
Si vedeva che godeva nel lasciarmi attonito.

“Di nuovo quella faccia da allocco”. Continuava a sfottermi ed io iniziai a ridere con lei.
“Dai andiamo, è da tanto che non ci vedono alla festa”.
“Si hai ragione Anna, mi hai fatto completamente perdere la cognizione del tempo”. Mentre lo dicevo iniziammo a riprendere i vestiti finiti a terra.

Era davvero un peccato dover vedere quel fisico tornare dentro una camicia più grande di due taglie.
Mi accorsi solo allora di una cosa.
“Anna, tu non sei venuta”.
“Tranquillo”. Si avvicinó e mi baciò amorevolmente sulle labbra:“Alla prima occasione pareggerai i conti”.

Ci rivestimmo. Lei fu più veloce e andò in bagno a sciacquarsi, io ci andai quando lei uscì.
Quando uscì dal bagno lei era già scesa e quindi scesi da solo.

Non era cambiato nulla. Renzo e i colleghi erano ancora nel solito angolino al limite del coma etilico, i parenti in un altro a ridere e scherzare e i bambini fuori a giocare.
Decisi di prendere da bere e andare dai miei genitori.
La festa andò avanti per un po’.

Io ero presente fisicamente ma non con la testa.
Come può un ragazzo, appena maggiorenne, non pensare alla sorella che poco prima le infilava la lingua nell’ano, o a non pensare a quello sguardo assatanato durante il pompino?
Mi stava tornando duro solo al pensiero.

La festa finì e io e gli altri invitati iniziammo a prendere le nostre cose.
Quindi andammo a salutare il piccolo festeggiato e poi, evitando di salutare Renzo, andammo a fare i complimenti ad Anna.
“Si, si grazie, l’importante è che vi siate divertiti e che Gianni abbia avuto una bella festa”.
Lo disse in modo sbrigativo, quasi a volerci mandare via. Capì che qualcosa non andava.

“Anna tutto bene? Come mai sei così tesa? E per quello che è successo prima?”
“No, no, lascia stare. Le solite cose, Renzo è praticamente svenuto per l’alcol e io dovrò risistemare tutto da sola perché ho deciso di sposare un coglione”.
“Che problema c’è? Rimango io a darti una mano”.
“Lo faresti davvero? Ma non sei stanco?”.
“No, no, tranquilla, ti darò una mano io”.
Mia madre volle solo accertarsi che non avrei fatto tardissimo e mi fece promettere di non fare nulla di stupido contro Renzo.
“Luca, finisci qui e torni a casa che Anna è stanca”.
“Va bene, mamma”.
Stabiliti i patti se ne andarono.

Rimenammo solo io, Anna, un esanime Renzo e i loro figli che giocavano fuori nel giardino.
Prendemmo Renzo e lo portammo su per le scale. Pesava un quintale sto bastardo.
“Anna voglio scopare”.
Il bastardo sbiascicava.
“Si, si tranquillo che oggi si scopa”.
Dicendolo Anna mi guardò dritto negli occhi e mi lanciò uno dei suoi occhiolini maliziosi.

Lasciammo il pachiderma sul letto che iniziò immediatamente a russare.
Scendemmo e iniziammo a rassettare la taverna.
“Dai sbrighiamoci che abbiamo tanti altri lavori da fare”.
Ci mettemmo poco a mettere a posto quel piano.
“Grazie Luca” e mi diede un bacio sulla guancia. In quel momento sembravamo una coppia di fratelli normalissima, ma io dentro ardevo di voglia e credo che lei fosse nella mia stessa posizione.

Finito di riordinare Anna chiamò i bambini e disse:”ehi, piccoli, io e lo zio adesso andiamo a riordinare su. Dato che papà sta dormendo chiuderemo la porta così potrete fare casino senza svegliarlo. Quando avrete finito, citofonate al secondo piano che io e lo zio adesso mettiamo a posto lì. Intesi?”.
Annuirono e tornarono a giocare.

“Anna non c’è da mettere a posto nulla al secondo piano”.
“Lo dici tu, vieni che ti faccio vedere”.
Salimmo in maniera silenziosa e arrivammo al secondo piano. Anna chiuse con attenzione la porta che separava il garage dalla parte abitata della casa e fece poi lo stesso con la porta che separava i due piani.
Mi guidò fino allo sgabuzzino e prese una coperta gialla.
“Guarda un po’ che casino” e si mise a ridere.

La guardai bene e non capì. Era un copriletto giallo con delle macchie.
Vedendo la mia faccia perplessa, me la prese dalle mani, passò il dito su una delle macchie e se lo mise in bocca.
“È squisito anche dopo un’ora, sei incredibile” e rise di gusto.
Capì solo allora che quello era il copriletto sul quale mi ero appoggiato prima.
Come faceva ad avere quella faccia da suora ed essere così arrapante allo stesso tempo?

Le buttai a terra il copriletto e mi fiondai su di lei a baciarla.
Le nostre lingue iniziarono la loro solita danza.
Non volevo perdere tempo, i bambini sarebbero potuti salire da un momento all’altro, quindi, mentre la baciavo, iniziai a sbottonarle i bottoni della camicia, che in men che non si dica andò a terra.
Lei mi capì. Mi fece capire che voleva che mi sedessi sul copriletto ed io eseguii.
Mi ritrovai seduto con Anna che mi stava a cavallo sulle gambe.

Smise di baciarmi e passò dalla bocca al mento e lo mordicchiò. Poi scese ancora e decise di scagliare i suoi denti sul mio collo. Le sue mani nel frattempo avevano aperto la mia cintura e la zip dei pantaloni. Voleva riprendere da dove avevamo interrotto.

“Anna no, ora tocca a me”.
La feci staccare dal mio corpo e la presi di peso. Misi lei sotto di me e iniziai a morderle il collo in modo da restituirle quelle scariche elettriche che pochi istanti prima pervasero il mio corpo.

Iniziai a scendere. Le mie mani andarono sulle spalline del reggiseno e le fecero scendere man mano che la mia bocca andava giù per il corpo di mia sorella.

In poco tempo il reggiseno si trovò arrotolato sul ventre piatto di Anna. Lei alzò un po’ il busto e spinse in fuori il seno.
Presi in mano quella seconda scarsa e iniziai a saggiarla con le mani.
Quei piccoli capezzolini a punta svettavano verso di me e decisi di baciarli.
Prima il sinistro, poi il destro, e poi ripetei.
Poco dopo la mia lingua decise di partecipare a quel gioco e iniziò a tintinnarlo con la punta per poi farli tornare in bocca
Anna gemeva e sembrava gradire quel trattamento. Con le mani sulla mia nuca mi guidava e mi faceva capire quando voleva che cambiassi seno.

Andai avanti per un po’ finché non capì che quello non mi bastava.
Ripresi così a scendere con la bocca.
Spazzolai tutto il ventre di Anna con la mia lingua e arrivai ai pantaloni.
Fui velocissimo a toglierle sia quelli che le mutande in una botta sola.
Mi ritrovai così di fronte alla vagina di mia sorella. Era lì, con le sue piccole labbra di un rosa più scuro della carnagione di Anna, le prime goccioline dovute all’eccitazione del momento e le labbra già schiuse.
Rimasi li a vederla per qualche istante poi decisi di andare con la testa in quella direzione.

Diedi un’annusata a quel profumo che ora non saprei descrivere.
Diedi una prima passata con la lingua lungo tutta la figa di mia sorella. Partì dal basso e arrivai in cima, sentendo anche un clitoride di buone dimensioni.
Ne diedi un’altra e poi un’ altra ancora.

Ne diedi un ultima e la punta della mia lingua si fermò sul clito. Iniziò a girarci attorno e a stuzzicarlo. Quando venne del tutto fuori lo imboccai e iniziai un vero e proprio bocchino al clitoride di mi sorella.

Anna tornò con le mani sulla mia nuca e spalancò le gambe.
“Si, si, fretellino. Nessuno me l’ha mai leccata. Cosa mi sono persa in questi anniii”.
Urlava come una pazza. La pressione delle sue mani sulla mi testa aumentava ad ogni pompata.
“Si, si, cazzo, sei meglio tu con la lingua che quel cornuto con il cazzo. Siiii”.
La figa di Anna iniziò a pulsare e a grondare di secrezioni.

Capì che che era il momento di usare anche le dita. Prima uno, poi due e poco dopo tre dita entrarono senza difficoltà nella vagina di mia sorella. La sua cavità era così bagnata da far sentire il classico rumore di bagnato.
Lei urlava senza pensare minimamente alle conseguenze. Probabilmente anche i piccoli sotto la sentirono per quanto fossero forti quelle urla.
“Cazzo, si, sei la cosa migliore che mi sia mai sucessaaaa”.

Iniziai a sentire delle contrazioni più forti e capì che l’orgasmo era vicino.
Anna serrò le gambe intorno alla mia testa e con le mani mi tenne la testa sulla sua figa.
Feci appena in tempo a togliere le dita e a sostituirle con la lingua che una quantità impensabile di liquido andò a riempire la mi bocca.
“Cazzooooo, vengoooo”.
Non so quanti spruzzi uscirono da quel paradiso e neanche quanto fossero intensi, sapevo solo che aveva avuto un orgasmo mostruoso. Mai vista una donna venire in quel modo.

Quando mi lasciò andare, la scena che avevo davanti ai miei occhi era impensabile fino al giorno prima.
Anna era stesa su una pozza che si era formata sul copriletto dopo l’orgasmo, con le gambe bagnate e la faccia stravolta. Gli occhi serrati e divisi non solo dal naso, ma anche dalle ciocche nere dei capelli che disordinatamente le solcavano il viso.

Tremava ancora per l’orgasmo e il fiatone faceva gonfiare di molto il petto.
Ci guardammo e il suo sorriso andò a prendere posto su quel volto che amavo.
“Visto sorellona, anche la mia bocca fa le magie”.
Scoppiammo a ridere.
Purtroppo suonò il citofono in quel momento


Continua…
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