Prime Esperienze

Paola


di ringo00
03.12.2017    |    15.435    |    2 9.4
"La presi per i fianchi e iniziai a prenderla, prima lentamente, poi via via con affondi sempre più decisi; le sue tettone dondolavano avanti e indietro sotto..."
-ATTENZIONE- QUESTO RACCONTO E' UN'OPERA DI FANTASIA. OGNI RIFERIMENTO A FATTI O PERSONE E' PURAMENTE CASUALE

Boing, boing, boing. Era questo il pensiero che attraversava le menti degli operai quando Paola passava di là. Già, Paola. Ventotto anni, un viso paffuto, capelli neri, corti con una ciocca viola, occhi scuri, sorriso accattivante, forse qualche chilo in più, ma dannatamente sexy: due tette così, una sesta, si vociferava, e un bel culone che faceva venire voglia di darli una bella palpata. Sissignori, Paola era una autentica drizza cazzi. Quando passava tutti non riuscivano a toglierle gli occhi di dosso, da quelle bocce che ad ogni passo rimbalzavano morbidamente. Sembrava apprezzare quegli sguardi, ai quali rispondeva con certe occhiate sensuali che ti lasciavano senza fiato. Tutti gli operai della ditta avevano prima o dopo fantasticato sul portarsela a letto, e circolavano anche certe storielle che la vedevano una dalla scopata facile. All'epoca avevo sedici anni, lavoravo da poco in quella ditta, e da ragazzino puro ed ingenuo non credevo a quelle voci, ma mi sarei dovuto ricredere da lì a poco. Un giorno, ero rimasto al lavoro, sacrificando la pausa pranzo per finire un compito urgente. Maledicendo il caporeparto, mi misi all'opera, ma dopo un po' rimasi a corto della ferramenta di cui avevo bisogno, e brontolando, mi recai in magazzino a prenderla. Giunto a destinazione però mi giunse alle orecchie un rumore strano; non sarebbe dovuto esserci nessuno, ma guardando meglio, vidi qualcuno, in un angolo. Ma chi... oh, cavolo! Non potevo credere ai miei occhi: il magazziniere, Antonio, uno grosso come un armadio svedese, era in piedi, ad occhi chiusi, e in ginocchio ai suoi piedi c'era Paola, intenta a fargli un succulento lavoro di bocca. D'istinto mi avvicinai: avrei voluto andarmene, ma una insana curiosità mi stava attraendo verso quella scena eccitantissima. Mi nascosi dietro uno scaffale appena in tempo, dato che Antonio aveva emesso un forte grugnito, accompagnato da un gemito soffocato di lei: doveva essere venuto. Infatti, dalla bocca di Paola colava del seme, che leccò via con un'aria da vera porcella. Sentivo il mio pisello crescere nei jeans: mi stavo eccitando a morte. Antonio fece alzare Paola e la fece mettere a pancia in giù su una pila di bancali.
"Giù i pantaloni, troia, che te lo sbatto tutto nella figa!" grugnì. Mi costrinsi a guardare dall'altra parte, però sentii il fruscio dei pantaloni di Paola che venivano calati. Feci forza su me stesso e me ne andai più silenziosamente possibile, con il pisello sul punto di scoppiare. Mi chiusi nel bagno e fui costretto a masturbarmi: bastarono pochi colpi e scoppiai in un forte orgasmo.
Per qualche tempo non accadde nulla, finchè mi ricapitò di restare al lavoro durante la pausa. Me ne stavo lì, perso nei miei pensieri, nella bottega deserta, quando qualcuno mi prese alle spalle, coprendomi gli occhi con le mani.
"Chi sono?" domandò una scherzosa voce di donna. La voce sapevo di chi era, e quella doppia pressione sulla schiena non lasciava dubbi: "Paola!" ,esclamai.
Lei tolse le mani: "Indovinato ! Che ci fai qui solo soletto?"
Le spiegai dell'ennesimo lavoro urgente; "Ohh, capisco" disse lei. Mi strinse le braccia intorno alla vita.
"Però..." disse dopo qualche minuto, "per essere un ragazzo hai davvero un bel culetto. Adesso ti scopo un po'..."
Mi prese per i fianchi e simulò di penetrarmi, con tanto di finti gemiti: "Oh, sììì... vengo, vengo..."
Io restavo in silenzio: sentivo quelle tette enormi premere sulla schiena, così morbide...
Mi accostò le labbra all'orecchio: "Oppure vorresti essere tu a scoparmi? Come ha fatto Antonio?"
Mi si gelò il sangue: si era accorta di me?
"Sì, mi ero accorta che stavi spiando, porcellino" disse sorridendo. "Ti è piacito? Ti sei fatto una bella sega dopo?"
Non risposi, rosso di vergogna, ma il mio silenzio equivaleva a un assenso. Paola mi si strinse ancora di più. "Sei eccitato?" bisbigliò, "Hai il cazzo duro? Fammi sentire..."
Quasi mi sfuggì un grido: la sua mano si era infilata nei miei pantaloni, la sentivo scivolare lentamente sempre più giù, fino all'erezione che svettava. "Sì, direi che hai un bel pisello duro..."
Ritrasse la mano, e confesso di essermi sentito dispiaciuto, era stato così piacevole quando mi aveva sfiorato... Mi prese per mano, e io la seguii, del tutto inebetito, fino al magazzino. Mi portò in un angolo, e con uno sguardo da porca mi disse "Tiralo fuori, su..."
Mi slacciai la patta e il mio pisello scattò in aria come una molla; Paola si inginocchiò e avvicinò le labbra alla punta: "Che bel cazzo hai... La cappella sembra così succosa..."
Aprì la bocca, accogliendo il mio coso; iniziò a succhiare golosamente, insalivandolo per bene, ogni tanto lo tirava fuori per leccare la punta, e poi ancora dentro, in quella bocca calda. Mi sentivo in paradiso: Paola, la ragazza più desiderata della ditta, il sogno erotico di tutti, mi stava facendo una fellatio da favola! Tra una succhiata e l'altra Paola mi lanciava occhiate sensuali, sorridendo alla mia eccitazione. Mi prese una mano e se la portò al seno, stringendola forte; incominciai a accarezzare, palpare e godere di quelle tette divine, sentivo i capezzoli premere sul tessuto della maglietta. Quella fellatio da professionista mi stava portando sull'orlo dell'orgasmo: eccolo, da lì a poco, una serie di schizzi che riempirono la bocca di Paola, che mandò giù fino all'ultima goccia.
Osservò il mio pisello, ancora semi-eretto: "Bravo, che bella sborrata hai fatto, e sei ancora duro... adesso voglio che mi scopi sul serio..." Si alzò e si appoggiò ai bancali, come le avevo visto fare quella volta. "Su, dimmelo adesso." disse.
"Che... cosa?" risposi, perplesso. I suoi occhi brillarono: " Giù i pantaloni, troia!"
Deglutii: timidamente, mormorai "G...giù i pantaloni... t-troia..." Paola sorrise: "Benissimo. Ecco qui..." Slacciò la patta e abbassò piano i jeans, mostrandomi il suo bel culone. Quando si calò le mutandine sentii il delizioso profumo dei suoi umori: odore di donna, odore di fica. A quello spettacolo il mio cazzo ebbe un sussulto. Paola allargò le labbra della sua bella fica: era depilata quasi del tutto, aveva solo un ciuffetto corvino, le labbra rosee e carnose che sembravano non aspettare altro che essere violate. Mi avvicinai a lei, come in trance; Paola inarcò la schiena, mostrandomi meglio quel culo burroso. Allungai la mano e accarezzai la chiappa destra, così morbida, poi la sinistra, poi entrambe, palpandole a due mani. Paola intanto si sfiorava il clitoride, sospirando vogliosa; le sfiorai la fica con l'indice e lo trovai umido di umori: lo leccai, un sapore intrigante e piacevole. Mi prese il cazzo duro in mano e lo guidò verso quel roseo paradiso; indugiò un istante e poi lo inserì. Gemetti forte: era sì un po' larga, forse le voci sul suo conto non erano poi infondate, ma era piacevolissima, caldissima e bagnata. La presi per i fianchi e iniziai a prenderla, prima lentamente, poi via via con affondi sempre più decisi; le sue tettone dondolavano avanti e indietro sotto i miei colpi, emettendo un dolce puff-puff. Paola gemeva e sospirava, strizzandosi il clitoride, urlando il suo godimento. Ogni tanto le davo qualche schiaffetto sul culo, accolti con dei gridolini eccitati. Avrei voluto che quella scopata fosse potuta durare in eterno, ma nuovamente sentii lo sperma ribollire e salire su per il pisello, e con un gemito le riversai una seconda eiaculazione, che Paola accolse con gioia, gemendo come una porca. Quando gli ultimi schizzi finirono dentro di lei mi sfilai, il cazzo ormai floscio. Paola si rivestì, tra poco gli altri operai sarebbero rientrati. All'uscita del magazzino, Paola mi diede una strizzatina al pacco: "Al prossimo lavoro urgente, allora..." disse con voce sensuale.
Feci cenno di sì come un allocco. All'improvviso, saltare la pausa pranzo non mi sembrava più tanto male...

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