incesto
Mamma Giulia e il regalo di compleanno
di ringo00
11.10.2024 |
21.873 |
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"Mamma lo tolse di bocca, osservando divertita: “Sei sempre così o sei solo emozionato?” ridacchió..."
Racconto dedicato alla lei della coppia Lunagustosa2, con amore.Mia madre Giulia è una bella donna: caschetto biondo alla Valentina Crepax, occhi nocciola e uno splendido sorriso, e pure di fisico è ben messa, una terza di reggiseno, cosce appetitose e un lato b di tutto rispetto. Ricordo bene il momento in cui persi la testa per lei: dovevo avere tredici o quattordici anni, in quella fase della vita in cui la vita di un giovane maschio si può tranquillamente riassumere in due parole: calcio e seghe. Mi ero appassionato soprattutto alla seconda cosa, dedicando parecchio del mio tempo libero ad appassionate manovre manuali. Per ispirarmi pensavo alle donne che conoscevo, zie, cugine, eccetera. Ma un giorno, passando per caso dalla camera dei miei vidi mamma cambiarsi: la cosa mi attirò, e appiattito contro la porta socchiusa diedi una sbirciata. Lo specchio dell’armadio rifletteva la sua figura in intimo, mentre rovistava in un cassetto, del tutto ignara del paio di occhi che la guardavano con crescente interesse. Non si vedeva granché, a dirla tutta, ma la faccenda si fece interessante quando si tolse il reggiseno, ai miei occhi apparve una fugace visione di un seno, ma bastò a farmi scattare qualcosa dentro. Per non farmi beccare sul fatto mi allontanai piano piano, per poi chiudermi nella mia cameretta. Ero duro come un paletto, morivo dalla voglia di una bella sega intanto che quella visione era ancora bella nitida. Durai poco, quel bel pezzo di carne mi fece venire in meno di trenta secondi, e portai appena in tempo un fazzoletto di carta per frenare la mia immatura sborrata. Ansimando come un mantice appallottolai il fazzoletto e lo gettai nel cestino dei rifiuti; una cosa era certa, mamma aveva preso il posto d’onore nella mia classifica delle muse da masturbazione. Con il passare delle settimane la cosa divenne una specie di ossessione: cercavo di sbirciare nella scollatura del vestito di mamma, ogni contatto fisico mi dava piacevoli brividi, e addirittura ogni tanto osservavo dal buco della serratura mentre faceva la doccia per poi segarmi a razzo. Nei miei sogni bagnati mamma entrava e usciva come un sensuale fantasma, a volte vestita sexy come le donnine delle riviste che leggevo di nascosto, a volte tutta nuda, ma ogni volta il sogno finiva con io che facevo sesso con lei. Quante seghe le ho dedicato, quante sborrate! Una volta combinato quella che potrebbe tranquillamente definirsi una cazzata da maniaci: le seghe non mi bastavano più, volevo qualcosa di più forte; vagavo per casa come un’anima in pena, arrapato e col cazzo duro; entrando nel bagno mi venne un'idea diabolica: aperto il cesto della biancheria sporca e, meraviglia, trovai un paio di mutandine di mamma, ancora tiepide per giunta! Le afferrai e volai nella mia stanza, giù i pantaloni e via, segone con supplemento. Avvolsi le mutandine attorno alla mia erezione e cominciai, su e giù, il contatto del morbido tessuto era paradisiaco, e sapere dove erano state fino a poco prima rendeva il tutto due volte più eccitante. Sembrava sarebbe stata la sega più succulenta della mia vita, di quelle che ricordi per sempre, ero sul punto di esplodere, quando la porta della stanza si aprí di colpo, e sulla soglia, sfortunaccia nera, c’era mamma! Restammo bloccati tipo statue per un attimo: lo sguardo di mamma vagava rapido dalla mia espressione inpanicata alla mia erezione, ma il colmo fu quando notò le sue mutandine. Inutile dire che mi ero spaventato al punto che il durello mi era totalmente passato, e il mio cazzo era pateticamente moscio. Vi risparmio la cazziata fotonica che mi fece mamma appena ritrovò la favella; si sgoló per un bel dieci minuti, finché mi ordinò di darle una spiegazione razionale del mio gesto. Stavo per morire dalla vergogna, mi ero fatto beccare come un idiota! Ad occhi bassi, cercavo di comporre una frase sensata, ma uscí solo un flebile “… scusa…”
Mamma sospirò, occhi al cielo, e mi disse di sedermi sul letto; sedette accanto a me e disse: “ Tesoro, capisco che stai crescendo, i bollenti spiriti e tutto il resto ma qua si sta esagerando!” Al mio silenzio imbarazzato proseguì: “ Non si fanno queste cose, è sbagliato. E poi sono la tua mamma, dovresti farle con qualche bella ragazza della tua età…”
A quel punto presi il coraggio a due mani e buttai fuori ciò che mi bruciava in fondo alla gola: “Mamma! Io… io non guardo le altre ragazze, io… Voglio te! VOGLIO FARE SESSO CON TE!!!”
Mamma rimase lì, esterrefatta: sembrava indecisa se sbiancare o avvampare, e sembrò scendere a un compromesso diventando di un bel rosa porcello. Abbassò lo sguardo, mormorando “Smettila, dai, non dire scemenze, siamo madre e figlio, non si può…” Ma mentre parlava si tormentava l’orlo della maglietta, gli occhi in frenetico movimento, la voce tremava: che stesse seriamente facendoci un pensiero?
Mi feci avanti deciso: “Non sto scherzando affatto, sono serio! Facciamolo, mamma!!!”
A quel punto arrossí seriamente, le pupille fremevano: “S…si… No, che… ma non si…” Era in palla, dovevo approfittarne: la presi per mano ma si divincoló: balzò in piedi, tenendolo la mano al petto: “Non adesso, sei troppo piccolo… Oddio, cosa sto dicendo… Un giorno, forse… “
Non volevo mollare: “Quando, mamma?”
Era all’angolo: si guardava disperatamente attorno in cerca di una via di fuga, quando addocchió sulla scrivania una penna e un quaderno. Afferrò entrambi e attaccò a scrivere; alla fine strappò una pagina e me la porse, scappando via come una lepre. Aprii il foglio piegato, e il testo mi fece rimbalzare il cuore fino alle tonsille: PROMETTO DI FARE SESSO CON TE IL GIORNO CHE DIVENTERAI MAGGIORENNE. ABBI PAZIENZA. Non era un no, quindi! Baciai il foglio, e lo tenni vicino al cuore per i successivi anni: il tempo non passava mai, i diciotto anni sembravano lontani come l’America: contavo i giorni come un carcerato, e nel frattempo mi segavo con crescente foga, volevo essere pronto per quel giorno. Ogni sera leggevo quelle parole, e dedicavo ogni sborrata grugnita a mamma, Dio, che quel giorno arrivi presto, pensavo. E finalmente, dopo quello che sembrò un secolo, arrivò il giorno del mio diciottesimo compleanno, l’8 di maggio. Credete che mi fossi dimenticato della promessa? Nossignori, anzi, fremevo dalla voglia di incassare. Ero cresciuto, e con me la voglia, aumentata da anni di desiderio, stavolta sarei andato fino in fondo. Mamma era sempre la stessa, forse con qualche chiletto di più, le tette leggermente afflosciate, ma era sempre la dea delle mie seghe. Era seduta al tavolo in cucina, intenta a sfogliare una rivista, quando le sbattei la mano sul legno, facendola sussultare: nel pugno stringevo quel famoso foglio, scritto di sua mano anni prima, spiegazzato e ingiallito, ma scritto ancora chiaro e senza possibilità di errori. Mamma lo guardó, un po’ svanita, per poi prendere brutalmente colore: si mordicchió il labbro, decisamente non immaginava che avrei aspettato tanto! “Te ne sei ricordato davvero, alla fine…” mormorò. Conferma con un deciso cenno del capo, le braccia conserte, ero il ritratto della determinazione. Mamma restò in silenzio per qualche istante, poi sospirò: “E va bene, ogni promessa è debito. Ho dato la mia parola, e poi hai aspettato tutti questi anni…”
Non credevo alle mie orecchie: finalmente, pensai, era arrivato il momento! Mamma chiese un po’ di tempo per prepararsi, dicendomi di aspettare nella mia stanza. Sedevo sul letto, impaziente come non mai; ci impiegò un sacco, l’acqua della doccia scese per un bel venti minuti, e finalmente mamma arrivò, avvolta in un salviettone, i capelli biondi ancora umidi. Prese posto accanto a, il suo inebriante profumo solleticava le mie narici, la tensione era palpabile, ma nessuno dei due sembrava voler fare la prima mossa. Mamma finalmente sciolse il nodo della salvietta, rivelando la sua totale nudità; ebbi un fremito, accompagnato da una immediata erezione: quello splendido corpo, che tanto avevo desiderato, era uguale a come lo ricordavo, le tettw ancora abbastanza sode, la pancia piatta e le cosce tornite. Tra le gambe un rado ciuffetto di pelo biondo quasi trasparente, umido per la doccia… o per la voglia, non saprei dire. Mamma ruppe il silenzio: “Spogliati anche tu, dai…”
Obbedii all’istante, balzando fuori dai vestiti; mamma scorse lo sguardo sul mio corpo, specie al cazzo duro che svettava, impertinente. Sorrise: “Sei cresciuto, eh…” Vederla sorridere smorzó un pelo la tensione; mi prese la mano e la carezzó lentamente, i caldi occhi nocciola erano colmi di affetto. La sua mano si spostò poi sul mio petto, scendendo languidamente verso il basso, sul punto di non ritorno; quando raggiunse il cazzo dalle mie labbra sfuggì un gemito, e mamma sembrò apprezzare, il suo sorriso si allargò: “No ce la fai proprio più, eh?”
Non attese la mia risposta: si sdraió di pancia e fece sparire il mio cazzo nella bocca. Un gemito più forte da parte mia, la punta prese subito a sgocciolare. Mamma lo tolse di bocca, osservando divertita: “Sei sempre così o sei solo emozionato?” ridacchió.
“Non sono mai stato con nessuna. Sei tu la mia prima donna, mamma…”
Restò senza parole, poi tornò a sorridere: “Allora rendiamo speciale questa prima volta, tesoro. “
Da quanto non mi chiamava così, pensai, ma non ebbi modo di pensarci oltre, dato che riprese il lavoro di bocca, tenendo la mano fermamente stretta attorno alla base del cazzo; è per non farti venire subito, spiegò, altrimenti non c’è gusto. La sua bocca era deliziosa, tiepida e morbida, invidiavo papà per quante volte l’aveva provata. Per vari minuti il pompino proseguì a meraviglia, quando ad un tratto mamma si fermò: aveva il fiatone, era rossa come un papavero e gli occhi brillanti: “Che cazzo, proprio come tuo padre…” mormorò. Speravo riprendesse, ma quasi mi avesse letto nel pensiero aggiunse “Sono troppo bagnata, a questo punto andiamo fino in fondo. Sei d’accordo, vero?”
Altroché se lo ero: mi misi sdraiat comodo, mamma montó su di me, le sue cosce e il suo bel culo accarezzavano la mia pelle; prese in mano il cazzo, strofinandolo sulle labbra lucide della sua figa, era proprio bagnata, a quanto pare si stava facendo prendere la mano. Continuò a passare e ripassare con la cappella sulle labbra, come se stesse cercando il punto migliore per inserirlo. E quando lo trovò, la punta affondò lentamente dentro di lei. Chiusi gli occhi: finalmente il mio sogno si stava realizzando! Mamma si caló lentamente, un pochino alla volta, finché le sue chiappe toccarono il mio addome. “Sei felice, tesoro? Sei tornato dentro la tua mamma! “ Ero al settimo cielo, stare dentro di lei era il massimo della vita. “Questo è il mio regalo per essere diventato un uomo, goditelo !”
Cominciò a cavalcarmi, molto lentamente, sentivo ogni centimetro del cazzo coccolato dalla sua figa, era caldissima, ma ben presto il ritmo aumentò, il cigolio del materasso andava a tempo con noi. Tenevo le sue cosce ben stretta con le mani, mamma era in estasi, la testa all’indietro e le tette sballonzolanti, sembrava totalmente diversa dalla donna che conoscevo: che dietro ogni mamma si nasconda una maiala? Comunque mi concentrai, non volevo perdere un singolo secondo, la volevo godere per intero: i miei fianchi presero a pompare vigorosamente, a mamma sfuggì un gemito sorpreso, seguito da molti altri. Afferrai con le mani quelle tette che avevo succhiato in un lontano passato, stringendole e palpandole non come figlio ma come amante infoiato. Mamma lasciava fare, era partita, e l’orgasmo arrivò per entrambi allo stesso momento: la più colossale sborrata della mia vita si riversó nella figa di mamma, che rispose con una venuta altrettanto abbondante, inzuppandomi tutto. Calmati gli ultimi spasmi, restammo fermi, ansimando forte, mentre mi ammosciavo lentamente ancora dentro di lei. “Sei stato bravissimo, tesoro, avrai un sacco di donne ai tuoi piedi se continui così!”
Si chinò, dandomi un bacino sulle labbra, per poi sfilarsi da me. Ero sfinito, appagato, in pace col mondo: era stato il compleanno migliore della mia vita, avevi scopato con la donna che mi aveva generato e che tanto avevo desiderato. Mamma si alzò, ma prima di andarsene si avvicinò alla scrivania, e come tanti anni prima scarabocchió qualcosa su un foglio. Appena fu uscita balzai in piedi e lessi il testo; mi si sollevò l’umore e anche il cazzo: QUANDO NE AVRAI BISOGNO, VIENI DA ME.LA TUA MAMMA SAPRÀ SEMPRE COME FAR GODERE IL SUO TESORO.
La mia relazione con mamma incominciò ufficialmente quel giorno, e chissà cosa avrebbe riservato il futuro. Spero di avervi fatto godere con questa mia esperienza, a presto!
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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