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Mamma Giulia diventa una porcella


di ringo00
02.11.2024    |    24.480    |    16 9.7
"Papà, povero diavolo, mi chiese se avessi visto mamma; “Boh, sarà andata in bagno…” risposi evasivamente..."
~ATTENZIONE ~ QUESTO RACCONTO È UN’OPERA DI FANTASIA


A Lunagustosa con amore

Visto che me l’avete chiesto in tanti, ecco il secondo racconto di mamma Giulia. Buona lettura.

Mamma Giulia, dopo una iniziale resistenza, aveva finito per cedere, diventando una vera maiala. Ci credereste? Fino a poco tempo fa si imbarazzava a morte a farsi vedere in intimo da me, e ora addirittura girava nuda per casa con la massima scioltezza. Si era ammorbidita, e in qualche modo era diventata ancora più sexy: sarà stata la dose giornaliera di cazzo che non le facevo mai mancare? Chissà… Ad ogni modo, il nostro rapporto aveva decisamente superato la linea di confine che c’è tra madre e figlio, assumendo l’aspetto di una coppia di amanti. Una volta mi confessò che ormai non godeva più nello scopare con papà, ormai si era abituata al mio cazzo; la notizia mise il turbo ai miei ormoni, e giusto per conferma la ribaltai sul tavolo della cucina e la scopai a fondo fino a farla urlare… chissà cosa avranno pensato i vicini, eheh … Comunque, ormai lo scopare con mamma era diventata un bisogno impellente e irresistibile: quando tornavo da scuola era la prima cosa che facevo, anche prima di pranzare; mentre salivo con l’ascensore mi sbottonavo la patta e uscivo sul pianerottolo cazzo al vento, pregustando mamma che mi aspettava affamata sulla porta di casa, in ginocchio come una brava troia. Che pompini, ragazzi, e che sborrate! La maggior parte le mandava giù golosamente, ma qualche volta, giusto per cambiare un po’, gliela schizzavo sulle tette: non avete idea di quanto sia arrapante vedere la propria madre spalmarsi la tua sborra sul seno mentre con la bocca finisce di ripulirti il cazzo. Ormai eravamo spregiudicati, senza più freni: una volta mi fece una pompa sotto al tavolo, mentre facevo colazione. Mamma sparí sotto al tavolo, mi tirò fuori il cazzo dai pantaloni del pigiama e cominciò a spompinare allegramente. La cosa divertente era che papà era a casa in quel momento, ma per fortuna la tovaglia era lunga quasi fino al pavimento, nascondendo alla perfezione mamma, che sembrava più vorace del solito, forse eccitata dal fatto di essere a tanto così dall’essere beccata sul fatto. Guardando sotto al piano del tavolo vidi mamma farmi cenno di tacere con un sorriso carico di malizia, e schiuse le belle labbra accolse per intero la mia erezione mattutina. Papà, povero diavolo, mi chiese se avessi visto mamma; “Boh, sarà andata in bagno…” risposi evasivamente. Un po’ mi dispiaceva di fare cornuto mio padre, ma il dispiacere era ben compensato da un cazzo ben soddisfatto. Appena papà ebbe sgomberato il campo, sollevai il lembo della tovaglia per godermi lo spettacolo: mamma succhiava, farmi pompini ogni giorno l’aveva resa abilissima, ormai riusciva a prosciugarmi fino all’ultima goccia di sborra. Le posai la mano sui morbidi capelli biondi, aiutandola nel movimento, sentivo la cappella strofinare contro il suo palato, sempre più in fondo, quasi alla gola, e quando fu il momento le scaricai una densa e cremosa sborrata giù per l’esofago: non ne fece scappare nemmeno una gocciolina, e mandato giù tutto si leccó le labbra: “Mmm, amore, le tue sborrate si fanno sempre più abbondanti, farti pompini è un vero piacere!” Così dicendo fece capolino da sotto il tavolo, lasciandomi lí col cazzo semi duro e il cuore a mille. Di storie goduriose ne avrei tante da scrivere un libro lungo quanto Guerra e Pace, ma alcune riemergono più nitidamente: per esempio, un caldo pomeriggio di sole, mamma era alla finestra, intenta a chiacchiere con la vicina; indossava uno di quei vestiti estivi un po’ larghi che tanto mi eccitavano. Era con i gomiti appoggiati sul davanzale, intenta a parlare quando per caso passai di lì: nel vederla in quella posizione, col culo leggermente all’infuori mi fece balenare un’idea un po’ perversa: mi avvicinai silenzioso tipo ninja e una volta vicino mi infilai con la testa sotto al sottile tessuto. Mamma ebbe un leggero sussulto, e quando guardando giù vide il ghigno sulla mia faccia mi lanciò uno sguardo da “Ma sei fuori???” Facendo beatamente finta di niente diedi una lunga, lentissima leccata al suo interno coscia, arrivando al limite delle mutandine bianche. Più volte rifeci il percorso avanti e indietro, mamma, povera crista, stava facendo uno sforzo enorme per restare composta, ma in preda alla bastardaggine decisi di farla sporca: le mie dita si insinuarono sotto l’elastico delle mutandine, abbassandole di scatto. Nuovo sussulto da parte sua, ma non oppose resistenza, anzi, lasciò scivolare le mutandine lungo le gambe per poi calciarle via. Ora avevo via libera, e allargate leggermente le labbra della figa vi infilai la lingua: mamma a quel punto cacciò un gridolino acuto, sentii la vicina chiedere se fosse tutto a posto, e mamma farfuglió un assenso; la sbirciai, era paonazza, le gambe le tremavano, e ci misi ancora più impegno: la lingua le entrò in profondità, girando vorticosa, la sua broda mi colava lungo il mento. Dopo quasi dieci minuti arrivò al punto di non poterne piú: salutò frettolosamente la vicina e chiuse le persiane, scoccandomi uno sguardo incandescente. Non disse mezza parola, si limitò a tirarmi fuori il cazzo, e allargate le gambe mi cavalcó furiosamente finché non si ritrovò la figa ben piena. Ma la volta più memorabile fu sicuramente questa: un giorno mi promise di preparare la pizza, e tornai da scuola già con l’acquolina in bocca. Appena varcata la porta però la fame passò in secondo piano piano: mamma mi dava le spalle, era al tavolo intenta a impastare la pasta per la pizza, e, meraviglia delle meraviglie, non indossava altro che un grembiule di nylon. “Ben arrivato, amore “ mi salutò, “ci vorrà un po’, abbi pazienza…” Mi avvicinai da dietro, cingendole la vita e premendole il cazzo duro sul culo; le baciai il collo, facendole correre dei leggeri brividi lungo la schiena. “Mmm, dai, sto cucinando, lo avrai dopo il dessert…”
Ma non avevo voglia di aspettare: mi tolsi pantaloni e mutande e ricominciai a strofinarle il solco tra le chiappe con l’asta. Mamma sospirò, sorridendo: “E va bene, ma lasciami lavorare, intanto…” Dalle chiappe mi spostai tra le sue gambe, che divaricó leggermente per agevolarmi: la sentivo già bella calda, i sottili pelini pubici facevano un piacevole solletico. Nel frattempo continuava ad impastare, aggiungendo manciate di farina di quando in quando; la cosa mi attizzó, e infilai le mani nel sacchetto, ritraendole belle inbiancate. Mamma mi guardó curiosa, sembrava chiedersi cosa mi stesse passando per la testa, ma le fu chiaro quando le afferrai le tette, palpandole come lei stava facendo con la pizza. “Tu con la pasta, io con queste” le dissi con un sorrisetto. Mamma voltò la testa verso di me, cercando le mie labbra, ci baciammo con passione, le mie mani ancora saldamente fisse sulle poppe. Mamma lasciò perdere la pizza, la sua mano raggiunge il mio cazzo e lo scappelló dolcemente. Quando le nostre labbra si separarono non serví aggiungere altro; mamma si mise bella dritta con la schiena, muovendo sinuosamente il culo, e non la feci attendere: puntai appena la cappella sull’sull’imbocco della sua figa e scivolai dentro, era fradicia. Mamma gemette, un lungo gemito da donna in calore, mentre i miei fianchi cominciarono a muoversi ritmicamente. Con una mano la tenevo stretta, l’altra accarezzava una tetta, strizzando gentilmente il capezzolo duro. Mi bació nuovamente, forse con maggior passione, mentre il mio cazzo riempiva il suo utero. Che scopata, ragazzi! La presi per i fianchi, con affondi mirati e decisi, andavo così a fondo che quasi doveva alzarsi sulle punte dei piedi, le tette libere dalle mie mani sballonzolavano su e giù sotto le spinte implacabili. Quando sborrai lo spinsi dentro fino alle palle, mamma ululó come una troietta, invitandomi a riempirla, di inondarle la figa e altre amenità. Rimasi mezzo eretto, una volta finita la sborrata, il mio cazzo faceva da tappo, e quando lo sfilai un rivoletto candido goccioló sul pavimento. Mamma ansimava, le mani saldamente fissate al tavolo.
“Ahhh… Amore, se continui a sborrarmi così resterò incinta, sono ancora fertile, lo sai…” In tutta risposta infilai di nuovo le mani nella farina e le diedi un giocoso sculaccione doppio, le impronte delle mani spiccavano nitide sulle sue chiappe.
Non mi rimisi i pantaloni, e mi sedetti al mio posto, e pensai per un attimo mamma con la pancia da gravida e le tette gonfie di latte, e mi tornò voglia. “Saresti una perfetta mamma troia, lo sai?” dissi ridendo. Mamma si uní alla mia risata, asciugandosi la figa con uno strofinaccio. “Va là, adesso stai buono e lasciami finire di preparare la pizza, amore.” La guardai a lungo nel mentre, e pensai a quanto fossi fortunato: che bello è scopare la propria madre???

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