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Il Pacco per Nonna - 7


di giov60
14.01.2025    |    1.839    |    5 9.6
"I minuti passano lenti e socchiudendo gli occhi quasi mi pare di vedere mamma proprio dove la mia mente l’aveva posta, sull’uscio della mia camera! In un..."
Nonna spegne la luce che, per permettermi di vedere meglio quanto sarebbe accaduto, aveva acceso appena con mamma erano entrate in camera. La luce del tramonto che è solo all’inizio, filtra attraverso le tende chiuse. L’aria nella stanza è satura di odori sensuali ma anche piuttosto calda. Anche io sono sudato, vuoi per la temperatura vuoi per l’essere rimasto per ore carcerato dentro l’armadio, anche questo, strumento di piacere in questa casa. Nonna, stesa accanto a me inizia a vellicarmi il petto raccogliendo così diverse gocce del mio sudore. La cosa mi imbarazza alquanto.
“Madonna, quanto sai di maschio!”
Nonna parla per cercare di mettermi a mio agio, ma io preferirei essere più presentabile.
“Dai, ho capito! Adesso ti metto sotto la doccia e, come stamattina ci coccoliamo un po' lasciandoci accarezzare dell’acqua!”
Prima di lasciare la stanza nonna apre un po' la finestra per cambiare aria e vista la temperatura esterna mi dice che prima o poi farà installare un condizionatore per stare un po’ più freschi.
Mi godo le interessate carezze che nonna, per godere lei stessa, mi sta facendo sotto la doccia e anche io non sono da meno nei suoi riguardi!
“Allora nipotino dal cazzo taurino, fa pure rima!” dice ridacchiando “Possiamo adesso dire che nonna è quasi riuscita nell’impresa, vero!”
“A me pare che, dopo quello che ho potuto ascoltare, tu abbia sfondato una porta aperta. Mamma forse voleva solo due cose. Essere convinta delle sue convinzioni già maturate e, forse la cosa più importante per lei, recuperare quella complicità con te che aveva perso, anche per colpa sua, e che le è mancata negli anni.”
“Forse hai ragione, almeno per la seconda parte del tuo ragionamento, di cui mi complimento con te, ma io penso che aveva, sì, già convinzioni ma voleva un aiuto a combattere le sue paure, che secondo me ancora non riesce a superare completamente!”
“Una cosa però mi fa incazzare che io non mi sia mai accorto di nulla! Adesso la immagino nella mia stanza a casa mentre mi guarda con desiderio e, cazzo!, si è anche masturbata al mio fianco!”
Mentre parliamo e ci accarezziamo il mio uccello finisce tra le gambe di nonna che, mordendosi le labbra, ne agevola l’ingresso nella sua fregna umida. Rimaniamo così per un certo tempo mentre le nostre mani corrono sulla nostra pelle.
Riesco ancora a non venire e sono quasi fiero dei risultati che sto ottenendo grazie a lei, la mia nave scuola!
“Comunque oggi almeno un sogno si è avverato per te: hai potuto ammirare la figa di tua madre in tutta la sua bellezza!”
“Nonna che ti devo dire, quando alla fine, sotto la tua indicazione, si è seduta di nuovo di fronte allo specchio e quindi di fronte a me, lei, certo in modo inconsapevole, mi stava fissando negli occhi come solo tu hai fatto finora. Avevo i brividi e non sapevo se puntare i miei occhi sulla sua figa, che lei, in modo impudico, ha aperto con le sue mani quasi ad offrirmela, oppure sul suo sguardo che emanava lussuria allo stato puro! Avrei voluto saltare fuori in quel momento ma, i tuoi consigli mi hanno aiutato a rimanere fermo!”
“Adesso dobbiamo solo aspettare lei e le sue decisioni. Nel mentre che ne dici di ordinare un panino o una pizza? Tu hai mangiato pochissimo oggi!”
“Si ordina pure quello che ti pare, tanto non morirò di fame certamente stasera!”
Si decide per un panino a testa di una nota marca di fast food e mentre attendiamo la consegna ci asciughiamo e indossiamo io una t-shirt e un pantaloncino da cui spunta la cappella del mio uccello per quanto corto è l’orlo della gamba, nonna una vestaglia che le arriva appena sotto la rima dei glutei annodata sotto il seno che la quasi trasparenza del tessuto lascia intravedere con una certa facilità.
“Se a suonare alla porta sarà una ragazza, andrai tu ad aprire, se invece è un ragazzo, ci andrò io!”
“Quanto sei…nonna!”
A suonare, purtroppo per me, è un ragazzo di colore che dovrebbe avere all’incirca la mia età. Nonna dal video citofono lo invita ad entrare e suonare alla porta. Quando gli apre il ragazzo strabuzza gli occhi ed è confuso dalla affascinante signora che, soldi in mano, attende di ricevere quanto ordinato.
“C’è qualcosa che non va?”
“No, no , signora tutto a posto!”
“Bene adesso aspetta che ti do anche una piccola mancia!” e così dicendo solleva impudica il lembo della vestaglia fino a mostrare di essere senza intimo.
“Adesso che sei soddisfatto, puoi andare, grazie!”
“Che puttana che sei nonna!”
Consumiamo il leggero pasto in fretta e rientriamo in camera che il sole ancora illumina con i suoi ultimi raggi la nostra alcova. Il resto della serata, non sono ancora le venti, la passiamo da amanti focosi, come in effetti siamo!
La scuola è finita e tra meno di dieci giorni inizierà l’esame di stato: ultimi ripassi che mi confermano di essere più che preparato. Sicuramente sono, invece, preparatissimo nelle più piacevoli materie insegnatemi da mia nonna che mi ha già comunicato la data del suo esame di maturità fissata la settimana successiva al termine delle prove orali, quando ormai il dado sarà tratto. Bontà sua aver voluto non accavallare le date e, per almeno altri venti giorni, sarò suo ospite… in tutti i sensi!
Nonna a partire da adesso, pur non rinunciando al mio latte di coglioni al mattino, inizia a tenermi a bada per tutto il resto della giornata.
“Ogni tanto un po’ di digiuno ed astinenza fa bene!”
“Ma ho fatto o detto qualcosa che ti ha offeso?” chiedo preoccupato.
“Assolutamente no e come vedi in casa vesto sempre nel medesimo modo e non credere che non stia soffrendo anche io, ma, credimi, per qualche giorno è meglio così! Ci divertiamo solo al mattino e poi facciamo come se guardassi un film osé: vedere e non toccare!”
“Se lo dici tu, accetto, malvolentieri ma accetto!”
Al mattino dopo, ha appena finito di mungermi che il suo cellulare squilla: è mamma che chiama e che si intrattiene con lei per qualche minuto.
“Falso allarme!”
“Cioè?”
“Eravamo rimaste d’accordo che quando si fosse decisa ad aprirti il cuore e le gambe, mi avrebbe avvisato perché io mi sarei assentata per lasciarvi soli fino a delitto avvenuto. Oggi non mi ha detto nulla di tutto ciò!”
“Peccato! Ho una voglia matta!”
Nel primo pomeriggio invece una chiamata da parte di mamma arriva sul mio cellulare. Sono già uscito per una passeggiata rilassante in compagnia della ragazzina appena conosciuta. Mi allontano da lei per essere discreto e rispondo al cellulare con il cuore che mi batte a mille. Per sembrare più tranquillo di quanto in effetti sono mi siedo su una panchina subito imitata dalla donzella che a qualche metro di distanza sceglie di sedersi quasi di fronte a me e mette in mostra una coscia lunga ed affusolata che, capisco al volo, è dedicata proprio a me. Vede, compiaciuta il mio interessamento a lei e per tutto il tempo della chiamata, accavalla e scavalca le belle gambe, ora l’una ora l’altra!
“Pronto… ciao mamma! Che bella sorpresa questa tua chiamata!...No sono uscito per una passeggiata con una ragazza conosciuta a scuola… Che ne so la conosco appena! Non iniziare come il tuo solito!...Sì certo ci mancherebbe, dimmi tu quando, ma ricordati che da lunedì inizia la maturità! Ok mamma allora facciamo dopodomani: vengo a pranzo da te oppure ci vediamo più tardi?..... Ok allora a pranzo, ma non metterti a cucinare come se dovessi sfamare l’Africa: una pietanza basta e avanza anche perché nonna mi ingozza come un tacchino prima di Natale! ….Ciao mamma!”
Per lo spettacolo che ho davanti, la telefonata è durata anche poco! E non posso nascondere che il cavallo dei miei pantaloni di lino si è modificato sia per le civettuole posizioni assunte dalla ragazza per irretirmi ma anche per la voce di mamma che mi è parsa molto calda.
Tornato a casa dopo aver lasciato la ragazzina con gli occhi sognanti, abbraccio nonna spingendo in avanti il mio bacino e facendole apprezzare la mia condizione. Nonna socchiude gli occhi per gustarsi il momento e, dopo il doveroso bacio, mi chiede perché vado in giro in queste condizioni.
“Mi ha chiamato mamma ed aveva una voce cosi calda…..”
Mi pare sorpresa della cosa: “E perché ha chiamato te?”
“Vuole che l’accompagni dopodomani in centro per delle commissioni così, lasciando me in auto, potrà parcheggiare in doppia fila! Poi andremo a mangiare qualcosa in un ristorante se dovesse farsi tardi.”
“Te lo dico subito: mantieni il silenzio su quello che hai visto e sentito domenica in camera da letto!”
“Nonna lo sai che non vado a dire in giro cose che non possono essere dette!”
“Comunque ricordami che devo dirti e farti vedere una cosa stasera a letto!”
“Sono certo che tu proprio non dimenticherai nulla!”
A letto la sera tura fuori un cassetto del comodino una scatola di profilattici.
“Sai cosa sono?” alla mia risposta affermativa “E sai come si indossano?”
“Mai fatto nulla del genere!”
Dopo aver aperto delicatamente la confezione ne estrae il contenuto e usando il mio cazzo mi spiega come indossarlo.
“Nonna se proprio devo metterlo, penso ci penserà mamma a farlo!”
“Tua madre in quel momento difficilmente sarà in grado di connettere!”
“Ma guarda che mi ha chiamato solo per aiutarla nelle commissioni!”
“Prevenire è meglio che curare!” e mi dà tutta la scatola che dovrò portare con me.
Anche oggi, il giorno del mio appuntamento con mamma, la mia dolce e perversa nonna non vuole privarsi della sua dose di sperma. Già verso le sette e mezza mi sveglia e mi chiede di salire a cavalcioni sul suo ventre. Mette il mio uccello tre le sue mammelle e con le sue mani stringe una contro l’altra i due globi di carne.
“Questa si chiama spagnola! Dai comincia a muoverti che bacerò la tua cappella ogni volta che verrà vicino alle mie labbra.”
Anche lei con le mani agevola il mio andirivieni che non pensavo potesse essere così stimolante sia per il mio cazzo che per lei che inizia a respirare affannosamente.
L’avverto che sto arrivando e lei aumenta il suo respiro affannoso fino a godere quando le inondo il viso e le labbra con diversi potenti schizzi. La sua faccia è una maschera tanta è la sborra che le ho donato.
Porta le sue mani al volto e, mentre con la lingua raccoglie quello che può, inizia a spalmare il resto sul collo e sul suo viso stravolto di piacere.
Dopo una sostanziosa colazione, fatta una bella doccia rigenerante, mi vesto a puntino con un bel paio di comodi pantaloni di lino al ginocchio, mocassino e camicia sempre di lino che lascio volutamente sbottonato sotto il collo per mettere in evidenza il mio petto muscoloso. Prendo la scatola dei preservativi per metterli in tasca ma nonna dandomi uno schiaffetto, lo apre ne estrae tre o quatto e me li infila nella tasca posteriore dei pantaloncini accompagnando il suo fare con una poderosa e vogliosa strizzata alla chiappa del mio sedere.
Il bacio con cui mi saluta mi fa eccitare oltremodo. “Vai amore di nonna e fatti onore!”
Mancano dieci minuti abbondati all’ora dell’appuntamento quando suono al citofono di casa.
“Ciao, sto scendendo!”
Addirittura, pensavo di dover aspettare almeno una mezzoretta prima di uscire!
Ecco mamma con un completo di lino, pantaloni e giacca con le maniche arrotolate fino al gomito, sandalo con credo cinque centimetri di tacco, perfettamente truccata da far risaltare gli occhi cerulei e gli zigomi alti. Labbra coperte da un rossetto tenue che tendono forse a farle scomparire.
In auto la giacca si piega in modo tale che posso vedere una buona porzione del suo seno sinistro che sembra non essere costretto da alcun indumento e noto anche una leggera abbronzatura, forse dovuta a qualche seduta di lettino abbronzante.
Durante il breve tragitto fino in centro parliamo genericamente del mio esame di maturità senza che mamma tradisca alcunché. Poi per due ore di fila centro commerciale dove io la seguo come un cagnolino dentro diversi negozi. Abbigliamento, scarpe, trucchi e finanche il supermercato dove sono caricato di buste come un mulo da soma.
Sono quasi le dodici quando scarico la macchina di buste e pacchetti. Li carico nell’ascensore e poi li porto in casa, che rivedo dopo quasi due mesi di assenza. Mesi che ho fatto fruttare con lo studio ma che anche mi hanno permesso di passare giorni indimenticabili con nonna che mai avrei immaginato potesse avere ancora “tanta voglia di vivere!”
Mamma porta in camera gli acquisti personali mentre io metto in ordine la spesa come già ho fatto altre volte.
“Un attimo che mi sistemo ed andiamo. Se vuoi puoi rinfrescarti in bagno” sento che mi dice dalla camera da letto.
Intanto mi godo la frescura del condizionatore che rende fresco tutta casa: siamo al quinto piano del palazzo, praticamente la mansarda del caseggiato. Ampio terrazzo e oltre cento metri quadri di appartamento che dobbiamo al lavoro di mio padre. Il mio cervello mi guida verso la mia camera da letto che è stata scena, a mia insaputa, delle visite di mamma. Mi stendo sul mio letto abbandonato da quasi sessanta giorni e finalmente posso immaginare quello che mamma ha confidato domenica alla mia amata porca nonna. Ho gli occhi socchiusi e il cazzo in tiro mentre fantastico su mamma che mollemente appoggiata allo stipite della porta si carezza la figa guardandomi dormire vogliosa delle attenzioni del suo bambino ormai maschio! La mia mano corre sulla mia patta per alleviare la tensione che si cela sotto il sottile tessuto di lino che nulla nasconde di quanto copre. I minuti passano lenti e socchiudendo gli occhi quasi mi pare di vedere mamma proprio dove la mia mente l’aveva posta, sull’uscio della mia camera!
In un attimo la visione diventa realtà e la realtà torna a diventare visione!
Mamma è in effetti là che mi fissa: si è cambiata ed adesso indossa una gonna a mezza coscia che stretta in vita appena sotto la linea del seno copre le sue tette con due strisce di tessuto tenuto da due stringhe. La prima, parte dal lato del seno allacciandosi dietro la schiena nuda mentre la seconda è allacciata attorno al collo. Dalla scollatura fanno capolino due globi di carne invitanti e che catturano lo sguardo anche di un non vedente. La gonna con decorazioni floreali sul celeste mi pare, si allarga da sotto il seno e cade mollemente sul bacino ampio disegnando un bel sedere. Ai piedi un paio di saldali allacciati alle caviglie e con un tacco importante che slancia la sua figura di donna.
“Che schianto che sei mamma mia!!” dico mentre mi alzo di scatto come uno preso con le mani nella marmellata.
“Dici bambino mio?! È di tuo gradimento?” mentre fa quasi una piroetta su sé stessa che fa alzare i lembi della gonna aumentando di molto la visione delle sue tornite gambe.
“Credi di poter essere un degno cavaliere di tanta donna?!”
Adesso mi sta canzonando!
Al ristorante non ho occhi che per la sua scollatura, spero sempre che, prima o poi un capezzolo possa far capolino. Il giovane cameriere che ci serve ha gli occhi fuori dalle orbite perché mamma, accavallando le gambe mette in bella mostra una coscia che attira gli sguardi compiaciuti anche di molti tra i commensali oltre naturalmente a quello del mio quasi coetaneo che può vedere un panorama a me celato. Il mio volto tradisce la gelosia che sto provando. Lei se ne accorge e sorride: “Addirittura geloso! Ma che caro!”
“Non scherzare per favore!”
Poi tira fuori del denaro dalla borsetta e me lo infila nella mano carezzandola come fossimo amanti. Mentre io pago il conto, lei indugia davanti ad un grande specchio quasi sulla porta del ristorante e, quando le sono al fianco, so che potrei rischiare uno schiaffo, le metto un braccio attorno alla vita e così allacciati ci guardiamo entrambi riflessi: “Siamo proprio un bel vedere vero bambino mio?!”
Usciti dal locale, non incontriamo quasi nessuno sulla via di casa e lei mi si mette un passo avanti sculettando maliziosa.
Sono molto teso quando facciamo rientro nella frescura di casa.
Sono appena passate le quattordici.
“Caffè?” mi chiede e, senza attendere risposta, si mette davanti alla caffettiera che in pochi secondi prepara due tazzine di caffè.
Me ne porge una poggiandola sul tavolino che divide lo spazio tra la poltrona dove di solito siede papà e il divano. Ho preso possesso del posto di mio padre e mamma chinandosi alquanto lascia che possa carezzarle con lo sguardo le belle cosce scoperte fin quasi alla rima dei glutei. Vorrei potermi comportare come faccio con sua madre che, sempre disponibile nei miei confronti, si aspetterebbe adesso le poggiassi sul sedere il mio pacco in modo da farle apprezzare la voglia che ho di lei. La stessa cosa, e non da oggi vorrei poter fare con mamma. Ma temo una sua reazione negativa che potrebbe riportare lei nella situazione di solo qualche settimana fa.
È sicura che io la sto ammirando con concupiscenza ma, semplicemente, riesce a far finta di nulla.
Mi siede di fronte e accavalla le gambe mostrandosi con una naturalezza che non le vedevo da tempo.
“Ma papà?” chiedo.
“Ahhh, ha avuto un impegno e non tornerà che molto tardi!” risponde quasi annoiata. Intanto il sandalo del piede sollevato da terra inizia a dondolare spinto dalle dita che si alzano ed abbassano segno che anche lei non è proprio calma!
Consumiamo il caffè sorseggiandolo lentamente, almeno lei così fa. Il mio sguardo continua a carezzare la coscia generosamente esposta alla mia vista e non manco mai di fissare i miei occhi anche nella sua generosa scollatura.
“Adesso che abbiamo fatto tutto, potresti anche tornare da nonna che certamente ti aspetta a braccia aperte!”
Il sangue mi si gela nelle vene: davvero sono qui solo per portarla in giro e pranzare con lei? Dopo tutto quello che ho visto e ascoltato?
“Ma prima di andare vorrei parlare un po’ con te di certe cose che tua nonna, mia madre, ha detto anzi, mi ha detto domenica scorsa quando tu te ne sei bellamente andato in giro con i tuoi amici lasciando i tuoi genitori soli ospiti di nonna. Cosa ti ha raccontato nonna delle nostre conversazioni?”
“Veramente non molto perché quando sono rientrato io avevo bisogno di una doccia e lei stava riassettando. Mi ha detto che papà ha bevuto tanto e la sua pennichella è durata fino a quasi le diciotto, mentre tu e lei vi siete ritirate in camera da letto per non disturbarlo e anche perché dovevate fare una cosa che poi, invece, non avete fatto ma comunque rimanendo lì sedute sulle poltroncine a far pettegolezzi.”
Mentre parlo, nella mia mente, invece, stanno scorrendo le immagini del rapporto lesbico ed incestuoso che si è consumato sotto i miei occhi!
“Mi stai dicendo la verità?” e, come a catturare la mia attenzione, scavalla la gamba e accavalla l’altra lasciandomi intravvedere nel profondo sotto la sua ampia gonna.
“Ma certo!” rispondo pensando a quanto nonna mi ha raccomandato, ma allo stesso tempo sentendomi in imbarazzo perché sto mentendo a mia madre. Non vorrei essere preso in castagna e sperperare tutto quanto finora conquistato con fatica e con l’aiuto di nonna!
Una mano in soccorso mi arriva dal destino perché, adesso che avrei proprio voglia di dirle in faccia tutto quanto ho visto e sentito, squilla il mio cellulare: nonna mi sta chiamando!
“Scusa mamma, è una ragazzina che mi sta tampinando da giorni!” e, così dicendo mi allontano a malincuore dal mio desiderio e mi rifugio sul caldo terrazzo inondato di sole.
“Dimmi nonna!”
“Tutto a posto non ho parlato!”
“Bravo!”
“Ma una cosa devo chiederti: se mamma mi fa delle domande su di noi…come devo comportarmi?”
“Se è lei a fare certe affermazioni sul nostro amore puoi dirle la verità! Sai benissimo che lei sa tutto!”
“Grazie nonna, ero in imbarazzo perché mamma ha iniziato a fare domande…”
“E’ ancora titubante forse e cerca una scusa per lasciarsi andare! Fatti onore amore di nonna!”
“Ci vediamo più tardi a casa, Ciao!”
Torno al fresco dentro casa e ancora una volta mi siedo sulla poltrona che occupa papà! E’ come se mi sedessi sul trono del sovrano!
Anche mamma è impegnata al cellulare. Sta parlando con una sua amica, credo, e riesco appena a sentire un “Non so se ce la faccio!” perché lei vedendomi arrivare chiude la conversazione con un po’ di imbarazzo.
“Era una mia amica, avevo preso un impegno con lei e adesso le ho detto che sto facendo una cosa che non posso lasciare e, quindi, per oggi non se ne fa più nulla.”
“Hai parlato con la ragazzina?!”
“Si anche io le ho detto che sono impegnato credo fino a sera e che solo domani potrò vederla!”
È carina?”
“Si molto ed è anche, come dire, molto predisposta nei miei confronti, ma è ancora troppo giovane ed io ho paura di commettere qualche sciocchezza, per cui la tengo a distanza di sicurezza, diciamo così!”
Sorride alle mie parole e, come aveva fatto domenica in camera della nonna si porta di nuovo le mani tra i capelli e scuote ancora il capo, come le aveva già visto fare. Il movimento la fa scivolare leggermente sul divano così che adesso riesco a vedere anche la rima del suo gluteo. Il mio pacco ha deciso di mettersi in mostra ed io lo agevolo scavallando le gambe e volutamente scivolo anche io lungo la seduta della poltrona paterna: adesso il gonfiore dei miei pantaloncini è oscenamente esposto agli occhi di mamma e il mio scivolamento mi permette di avere una visione migliore del panorama che ho davanti!
“Ma torniamo a noi, della ragazza ne parleremo più in là e spero me la farai conoscere!”
“Se vuoi posso farti vedere alcune foto che mi ha mandato sul cellulare!” sto tergiversando perché non so che pesci prendere.
“Mhh, volentieri, dai vieni a sederti qui sul divano così possiamo stare più vicini e parlare anche sottovoce!”
Mi alzo ostentando il pacco dei miei pantaloni che, adesso che ho il cazzo duro, si è deformato alquanto e non nasconde il contorno del mio uccello, ancora costretto nello slip con la cappella girata verso la mia gamba destra, mentre mamma, prendendo da una tasca posta sul lato del bracciolo del divano un telecomando, provvede a chiudere la tenda dell’ampia finestra che dà sul terrazzo; ma non stacca mai lo sguardo da me e fissa senza vergognarsene l’inguine del proprio figlio. La luce in salotto diventa soffusa e rende l’ambiente ancora più fresco ed intimo.
Mi siedo accanto a lei con la punta del mio uccello girata verso di lei.
Con una certa trepidazione apro il cellulare e le mostro alcune delle foto della “mia” ragazza. In una di queste lei è sulla spiaggia indossando un due pezzi microscopico che copre lo stretto necessario e forse anche meno.
“Che bella ragazza! Complimenti per la scelta!”
“Veramente a dirla tutta è lei che ha scelto me!”
“Pure! Ma scusa chi le permette di indossare un costume così …spudorato?!”
“A me ha scritto che glielo ha regalato la madre!”
“Mhhh, allora sono proprio curiosa di conoscere anche la genitrice!”
“Vedremo è ancora troppo giovane perché inizi con lei un qualcosa di così serio da fare le presentazioni ufficiali!”
Intanto come mi sono seduto molto vicino a mamma, percepisco il profumo che ha messo e anche un certo respiro, molto simile a quello della madre quando è eccitata!”
Poggio il cellulare volutamente tra di noi così posso, finalmente, sfiorare la sua gamba: entrambi abbiamo un brivido di piacere. Vedo la pelle della coscia che si contrae leggermente e, se non fosse completamente ben depilata, avrei potuto vedere i peli rizzarsi come hanno fatto i miei peli delle braccia.
Non chiedo scusa del contatto volutamente e lascio la mia mano in zona poggiandola sul mio ginocchio a pochi centimetri dal suo.
Adesso però si gira verso di me e per farlo scavalla la gamba che ho al mio fianco a mia piena disponibilità e si appoggia quasi sulla spalla e sul gluteo, riaccavallando l’altra gamba che appare scosciata fino al gluteo. Mi viene da pensare che questo tenere le gambe accavallate possa essere un segno di difesa!
Ma almeno una cosa accade: appoggiandosi sulla spalla per guardarmi da vicino e quindi portando in avanti il busto, finalmente dalla scollatura fa capolino l’aureola del capezzolo destro. È solo una piccola porzione ma questo vedo non vedo mi infiamma!
Siccome so di sapere ma non posso dirlo, ho almeno ritardato la domanda che temevo e che inesorabile sento che sta per arrivare.
“Bambino mio” e pronuncia queste parole non guardandomi in faccia ma fissando il mio uccello che, da sotto la leggera tela di lino, ha la cappella puntata verso di lei, “devo confessarti che nonna a volte le spara alte, molto alte e proprio domenica mi ha detto che…..voi due…siete, come dire, diventati molto intimi!!!” così dicendo alza lo sguardo dal mio uccello che, so benissimo, è uno dei suoi desideri più grandi, e percorrendo lentamente tutto il mio busto a partire dal ventre, arriva nei miei occhi dove infila i suoi!!
Trafitto dai suoi cerulei occhi che mi trapassano il cervello: “La nonna dice la verità, anzi mi sento onorato delle sue attenzioni così coinvolgenti che ricambio con altrettanto fervore; in questi giorni ho anche pensato che, anche se i vostri lineamenti e la fisicità sono quelli di madre e figlia, per il calore che nonna ha dentro di sé, non sembrate madre e figlia!”
“AHHH! Quindi io sarei un pezzo di freddo ferro?!?!?”
Accidenti l’ho combinata grossa!!

- continua...
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