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Prime Esperienze

La piccola peste


di ringo00
03.08.2024    |    6.056    |    2 9.9
"Ci pensai un attimo: “Sulla lingua?” azzardai..."
~ATTENZIONE ~ QUESTO RACCONTO È UN’OPERA DI FANTASIA

Vi ricordate di Paola, quella bella porcona con la quale avevo scopato nel magazzino della ditta? Bene, mi fa piacere: dopo quella volta ne seguirono altre, una meglio dell’altra, ma questa storia non riguarda lei: era passato qualche anno dall'ora, e nell'organico della ditta c’era una novità: la sorellina di Paola, Cristiana, fresca fresca di maggiore età, che dalla sorella aveva ereditato la morbidezza delle curve, benché fosse bassina aveva due tette davvero notevoli, mostrate con un tocco di civetteria, delle belle cosce paffute e un culo morbido che era impossibile da non guardare. Allegra, spiritosa e un filo maliziosa, era la beniamina di tutti, e girava voce che fosse già parecchio smaliziata in materia di uomini, cosa che la accomunava a Paola. Comunque, accadde un pomeriggio di fine luglio, un sabato: era il momento di fare l’inventario del magazzino, un lavoro noiosissimo di per sé e aggravato dal caldo asfissiante; per fortuna avevo di che distrarmi: sapete chi mi stava aiutando? Sorpresa sorpresa, proprio lei! La bella Cri rendeva il tutto meno noioso, e tra una chiacchiera e l’altra il lavoro era quasi piacevole. Spesso mi distraevo nel guardarla, e come avrei potuto evitarlo? Aveva un bel faccino, occhi verde-grigio dalle lunghissime ciglia, un nasino perfetto punteggiato di graziose lentiggini e labbra rosa che sembravano fatte appositamente per baciare. I capelli mossi, neri dai riflessi mogano fatto di fresco, rilucevano dolcemente nella luce del primo pomeriggio. Non ricordo esattamente come ma finimmo a parlare di piercing: ne aveva uno sul naso, un sottile anellino nella narice destra, molto grazioso, e confessò di averne un altro. “Indovina un po’ dove” mi invitò con tono giocoso. Ci pensai un attimo: “Sulla lingua?” azzardai. Cri si avvicinò a me: “Indovinato! Vuoi vedere?”
Eravamo a buon punto con il lavoro, perciò una pausa non guastava: “Ok, va bene…” Cri mostró la lingua: non c’era nessun piercing. “Mmmmlll~” fece lei, “Ti ho preso in giro!” aggiunse ridendo.
“Non prendermi in giro, dai…” dissi, un po’ scocciato.
“Su, su, era uno scherzetto… Prova ancora.”
La guardai sospettoso: da quella piccola peste c’era da aspettarsi di tutto. E va bene, mi dissi, stiamo al gioco. Provai ad immaginare il suo corpo, e ad una ipotetica posizione del piercing: “Capezzolo?”
“Maiale! “ ridacchió lei. “Comunque no, prova ancora. “
“Ombelico?” riprovai. Mostró una ridotta distanza tra pollice e indice: “Fuoco, ci sei quasi…”
Rimasi lì un attimo: no, non è possibile, pensai. Si avvicinò, lo stesso sorrisetto impertinente sulle labbra: “Allora, ci sei?” chiese, guardandomi dritto negli occhi. Abbassai lo sguardo, accorgendomi di arrossire: cercai di formulare una frase ma niente, dalla mia bocca non uscì nulla. Era vicinissima ora, sentivo il suo inebriante profumo avvolgermi come una seducente nebbia: “Che c’è, sei in imbarazzo? Che amore…” canticchió maliziosa. Soffocai un’imprecazione: quella ragazza era troppo audace!
“E va bene, timidone, te lo dico io dov’è…” e dopo una pausa ad effetto avvicinò le labbra al mio orecchio: “L’altro piercing ce l’ho… sulla pa-ta-ta!”
Non ci sarei cascato due volte: “Mi stai prendendo in giro di nuovo, lo so! Non mi freghi, Cri!” esclamai.
Il suo sorriso beffardo si accentuó: “Mmmmh? Non mi credi?” e al mio dinniego aggiunse: “Dammi la manina, su…”
Prese la mia mano tra le sue e senza preavviso se la portò tra le gambe, strappandomi un verso sorpreso: “Ma che fai???”
“Ti dimostro che non sto scherzando. Però così non senti niente, mi sa…” Riflettè un secondo e con mio sommo stupore si infilò la mia mano dritta sotto l’elastico dei pantaloni leggeri che indossava. Non sembrò fare molto caso al fatto che ero diventato tipo paonazzo, sembrava che quel giochetto le piacesse. “Sotto la mutandina. Con le dita, così capirai che non sto mentendo “ bisbiglió. Mi feci coraggio e le mie dita superarono il sottile tessuto, sostituito dalla soffice carezza dei suoi pelini pubici. Sempre con la mia mano stretta fra le sue guidò le mie dita sempre più giù: era calda, caldissima, e ad un tratto qualcosa di freddo e duro si sostituì alla morbidezza della sua patata. Studiai l’oggetto con le dita: era proprio un piercing! Mi accorsi solo in quel momento che le guance di Cri erano diventate di un bel rosa porcello, il respiro un po’ accelerato. “Piano…” mormorò. Tornai bruscamente sulla terra: stavo felicemente ravanando una ragazza sotto le mutandine!!! Cercai di sfilare la mano, ma mi trattenne: “Aspetta, fammi venire più vicino…” Mi si strinse addosso, la fronte sul mio petto e il seno premuto poco più giu; “Continua pure ora… “ Come in un sogno, ricominciai ad accarezzarla, molto delicato per non esagerare. Il respiro di Cri si faceva sempre più veloce, i suoi occhi erano chiusi, dalle labbra sfuggivano lievi gemiti. Poco alla volta le sue cosce si aprirono abbastanza da raggiungere direttamente il suo fiore, ma ogni tanto insistevo sul piercing, sembrava quasi un interruttore che le faceva tremare le gambe. Con una mossa improvvisa Cri fece sparire la sua soffice mano sotto i miei pantaloni. “Iihh…” gemetti , e lei sembrò compiaciuta: “Non vale se godi solo tu, voglio divertirmi anche io!” Cominciò a scappellarmi lentamente, la masturbazione reciproca era semplicemente divina, stavamo godendo allo stesso tempo. Fu a quel punto che partí il bacio: da lei mi sarei aspettato un bacio aggressivo, passionale, e invece fu molto dolce, quasi timida; il mio cazzo sussultó nella sua mano, e quando ci separammo un sottile filo argenteo di saliva univa le nostre labbra. “Quando baci sei davvero tenero, sembri un cucciolo “ disse accarezzandomi la guancia. Diventai rosso, e le piacque, dato che mi chiese un altro bacio: “Dammi un sacco di baci, cucciolo…” Fu esaudita, ci baciammo a lungo nel silenzio del magazzino deserto, rotto qua e là dallo schiocco di labbra e qualche gemito soffocato. Nel mentre le nostre mani erano ancora sepolte nelle rispettive intimità, quantomeno da parte mia, le mie dita erano scivolate tra le labbra della sua figa, le sentivo bagnate. Tutto bene finché d’un tratto Cri si allontanò da me, rossa in faccia e col fiatone. Avevo esagerato? Avevo fatto qualcosa di sbagliato? La risposta giunse tosto: si infilò la mano nelle mutandine, e quando la tirò fuori mostró le dita: erano bagnate e gocciolanti. “Guarda qui” ansimò, “ho le mutande da strizzare, tanto sono bagnata… “ Mi guardava con occhi affamati, occhi da tigre: “Tiralo fuori e vieni qua, lo voglio!”
Non mi feci pregare: appena liberato scattó come una molla, pronto all’azione. Cri si chinò, accarezzandolo con lo sguardo prima e con le dita poi. “Mmm, ma guarda che bel cazzo hai… Mia sorella aveva ragione. “ Quella frase mi eccitó, tanto da farmi gocciolare la punta. Le dita di Cri solleticarono la cappella, mentre mi guardava soddisfatta: “Ti farei volentieri un bel pompino, ma dico la verità, ho troppa voglia di sentirlo dentro. E poi sembra già pronto… “ aggiunse eloquente. Con una fluida mossa prese ad armeggiare con la patta dei pantaloni, abbassandoli molto lentamente al livello delle ginocchia; aveva le mutandine color bianco, bagnate tra le gambe, e le caló con ancora maggior lentezza. Era una tortura vederla scoprire un centimetro di pelle alla volta, ma finalmente fece capolino un triangolino di pelino neri e radi; deglutii rumorosamente, e lei mi rivolse uno sguardo fiammeggiante. Quando volle il cielo anche le mutandine furono calate, e finalmente notai l’elemento che aveva portato a quel punto: tra i pelini, proprio sul clitoride, spiccava una barretta verticale di titanio che lo trafiggeva. Osservai impressionato: non avevi mai visto nulla di simile prima. Distolsi lo sguardo solo quando mi chiamò, osservandomi divertita. Si sdraió su una pila di lastre di gommapiuma, a gambe aperte: era la cosa più porno mai capitatami, pure più che con Paola! Cri allargò le labbrucce con le dita, un tacito ma malizioso invito. Mai fare aspettare una donna! Mi avvicinai, cazzo in mano: lo strofinai un po’ sulle labbra lucide, e sul clito già completamente scoperto, facendola mugolare dal desiderio. Quando lo puntai le brillarono gli occhi: entrai poco a poco, era decisamente più stretta di quanto mi sarei mai immaginato, calda e avvolgente. Quando fui tutto dentro, Cri mi intrecció le braccia attorno al collo: “Voglio fare il cavalluccio…” mi sussurrò. La presi saldamente per le cosce e cominciai a farla saltare, più veloce possibile; che goduria in quel momento, Cri mi si era avvinghiata addosso, le gambe strette come ad impedirmi di scappare. Mi infilò la testa sotto la maglietta, sotto non portava il reggiseno: le sue morbide tette mi schiaffeggiavano dolcemente la faccia, il suo profumo e l’odore di femmina in calore finemente uniti in un mix esplosivo. Le baciavo la pelle delicata fra le mammelle, mentre affondavo senza pietà, e lei rispondeva con gemiti adorabili. Con un mormorio soffocato dalle sue zizze le dissi che stavo per venire, e lei rispose serrando ancora di più la stretta delle cosce: “Vai, non uscire, è un giorno sicuro, schizzo libero!”
Quelle poche parole bastarono: le schizzai dentro una discreta venuta, la sua figa mi stava spremendo come un limone. Quando rimasi a secco sentii per un attimo le gambe tremare, avevo paura di farla cadere, così la depositai lentamente sulla gommapiuma, tirando fuori la testa da sotto la sua maglietta con un lungo sospiro. Ora le vedevo bene, le sue tette: di un bianco latte, ingentilite da delle graziosissime lentiggini e dai capezzoli rosa circondati dai cerchi perfetti delle areole. Stavo per uscire ma mi frenò: si portò di nuovo la mia testa al seno, sentivo il suo cuore battere fortissimo. “Nessuno mi aveva mai fatta sentire così… Sei l’unico ad essere stato così dolce e delicato, lo apprezzo davvero tantissimo. “ Mi diede un bacio sulla testa, accarezzando i miei capelli con le dita. Restammo in silenzio per qualche minuto, mentre godevo del calore delle sue morbide tette. Mi voltò il viso verso di lei: “Vuoi essere il mio fidanzato? Così potrei essere tutta, e intendo TUTTA tua…”
Il mio cazzo, ancora nella sua tana, annuì allegramente, e poi lo feci anche io: “Cri, accetto molto volentieri!”
Sorrise, dolcemente, con uno sguardo tiepido: “Bravo cucciolo, staremo bene insieme, vedrai…”
Un ennesimo, dolcissimo, interminabile bacio segnò l’inizio della nostra relazione.

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