incesto

Gaia


di ringo00
19.08.2020    |    13.335    |    6 10.0
"Mi chiese perché fossi scappato, e rosso di vergogna, borbottai che vederla nuda mi aveva lasciato in totale imbarazzo..."
Terzo capitolo della serie Diana. Buona lettura

Dopo che avevo inconsciamente dato la mia verginità a Diana, il nostro rapporto si era sviluppato ultimamente, tra di noi si era instaurata un'intimità che sarebbe sembrata più consona a due amanti che a madre adottiva e figlio. Quasi tutti i giorni facevamo il nostro giochino, era diventato il nostro piccolo segreto: lei si metteva sdraiata a pancia in su e io le stavo sopra, strusciando il pisello sulla sua pancia fino all'orgasmo. Quando poi Diana era in vena replicavamo la mia prima volta; mi insegnava con la consueta dolcezza, facendomi scoprire di volta in volta tutti i segreti del corpo femminile. Mi stavo innamorando di lei sempre di più, al di là dell'attrazione fisica, era proprio il mio primo amore serio. Anche papà rimase sorpreso dal modo in cui andavo d'amore e d'accordo con Diana, e quando chiese lumi io e lei ci scambiammo un sorriso complice: "Siamo diventati grandi amici, non è così, gioia?" disse lei, accarezzando la mia testa.
In quel periodo ero felice come mai prima, stavo riscoprendo la fiducia nel genere femminile e stavo avventurandomi alla scoperta del piacere carnale. Un sabato mezzogiorno eravamo tutti e tre seduti a pranzo, quando mi fu detto che ci sarebbe stata una sorpresa, e da come ridacchiavano i due genitori, c'era qualcosa di grosso in pentola. Quando suonò il campanello mi alzai a vedere chi fosse, e sulla soglia mi trovai davanti una bellissima ragazza. Aveva un'aria famigliare: capelli biondo scuro, un viso dolce, e un fisico che prometteva delle gran curve.
La belloccia si chinò verso di me: "Ciao. Tu sei Marco, vero? Sei ancora più carino di come ti ha descritto!"
Ebbi come un senso di dejavu: era successa la stessa cosa quando...
"Oh, ben arrivata!" esclamò papà.
Chiesi spiegazioni, e fui soddisfatto da Diana: "Vedi, caro, lei è mia figlia Gaia, e da oggi sarà la tua sorella maggiore."
La testa mi girava: troppe novità in troppo poco tempo. Tesi la destra a Gaia, che la ignoró stringendomi in un abbraccio: ma era un vizio di famiglia allora!
"Spero che andremo d'accordo, fratellino" disse con una voce dolce e sincera.
A tavola scoprii qualcosa sulla mia nuova relativa: aveva diciassette anni e fino a quel momento aveva frequentato un collegio in Svizzera, ma dopo il matrimonio della madre sarebbe venuta a vivere con noi.
Seduta accanto a me, Gaia mi osservava attentamente, faceva mille domande, sembrava che le piaciessi.
Era una ragazza dolce, affettuosa e coccolona, adorava il contatto fisico, era un continuo baci e abbracci, ai quali non riuscivo a dire di no. Da un lato mi faceva piacere avere una sorella più grande, ma da un lato, con lei in giro per casa le mie occasioni di intimità con Diana erano scese a poco più di zero, costringendomi a placare il mio desiderio in solitaria.
Ma un pomeriggio di fine maggio qualcosa capitò: ero tornato a casa dopo una accesa partita di calcio, desideroso di un bel bagno. Papà e Diana erano al lavoro, e abituato com'ero a restare solo mi ero dimenticato della presenza di Gaia. Me ne ricordai solo quando spalancai la porta del bagno e me la trovai davanti mentre si stava preparando per entrare nella doccia; vidi bene il suo corpo, la pelle chiara, il seno promettente, il ventre piano e un ciuffetto di pelini biondi, e mi resi conto che somigliava moltissimo a Diana. Ci fissammo per un interminabile istante, poi io corsi via per la vergogna; Gaia non aveva urlato, né si era arrabbiata, sul suo viso leggevo solo una divertita sorpresa.
Mi ero chiuso nella mia stanza, nascosto sotto le coperte, tormentato dal pensiero di quel corpo nudo dall'acerba bellezza.
Poco dopo si sentirono dei colpetti sulla porta: "Patatino, posso entrare?"
Non risposi, ero troppo imbarazzato. Così, Gaia entrò; da uno spiraglio del mio nascondiglio vidi che era in accappatoio. Sedette sul letto, vicino a me, sentii il cigolio del materasso. Ci fu silenzio per qualche minuto, poi Gaia disse" Dai, vieni fuori, non sono arrabbiata... " Il suo tono era dolce come sempre, ma visto che non uscivo allo scoperto diede qualche buffetto sulle coperte:" Toc toc, c'è nessuno in casa? "
Sgusciai fuori, cautamente; Gaia mi guardava sorridendo, buon segno. Mi chiese perché fossi scappato, e rosso di vergogna, borbottai che vederla nuda mi aveva lasciato in totale imbarazzo. Senza smettere di sorridere, Gaia mi prese per mano e mi portò in bagno; lasciò scivolare l'accappatoio fino a terra, ma nei suoi occhi non c'era malizia né altro, solo un dolce calore. Mi spoglió, e la lasciai fare, ero ipnotizzato; aprí l'acqua e mi invitò a entrare con lei: "Si sta bene nell'acqua calda, e in due è ancora più gradevole, non trovi, patatino?"
Gaia si insaponó, canticchiando, mente io ero in un angolo, di spalle.
"Non fare il timido, vieni qui con me..."
C'era un buon motivo per il quale non volevo girarmi, chiamasi erezione, e non mi andava per niente di farmi vedere da lei così.
Gaia fece un po' di forza e sembrò sorpresa dal me stesso in miniatura, quando mi voltai. Tuttavia mi fece un bel sorriso, prendendomi tra braccia e portandomi la testa in seno. Era come con Diana, solo in scala ridotta, però Gaia aveva il delizioso profumo dell'adolescenza. Prese una generosa quantità di sapone liquido e si umettó le mani, versandone poi altrettanto sul mio pisello. Con il braccio sinistro mi circondó la vita, mentre cib la mano destra iniziò a scappellarmi, aveva un tocco delicato e attento.
"Te l'ho detto, patatino, fare la doccia assieme è bello..."
Mi offrì la tettina: "Non sono grandi come quelle di mamma, ma cresceranno..."
Succhiai delicatamente, aveva un sapore diverso da Diana, ma sempre delizioso. Il suo modo di genere era così carino, quasi imbarazzato, mi faceva eccutare. La sega procedeva lentamente, aiutata dal sapone; ogni tanto Gaia ne aggiungeva un poco, per far scivolare meglio la mano. La mia cappella le accarezzava il basso ventre, i pelini biondi del pube, la sua pelle vellutata... Non riuscii a trattenermi, e prima ancora di riuscire a dire una parola le schizzai addosso, all'altezza dell'ombelico; Gaia non si scompose, strizzando fino all'ultima goccia. Quando non uscì più niente mi sentivo vuoto e senza forze, e se non mi avesse tenuto stretto sarei finito culo a terra. Gaia mi riempì la faccia di baci, mormorando quanto mi voleva bene.
"Ora che ti sei calmato facciamo la doccia, ok?" disse.
Il resto della doccia non riservó nulla di particolare, ci asciugamano e vestimmo. Mi stavo avviando verso la mia stanza quando Gaia mi sussurrò all'orecchio: "Questa notte dormiamo insieme? Voglio farti vedere una bella cosa..."
Stava per succedere qualcosa di entusiasmante, poco ma sicuro... L'apparizione di madre e figlia non era così male, dopo tutto...

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