Prime Esperienze
Anna
di ringo00
18.06.2017 |
27.591 |
3
"Sospetto confermato quando al bel tomo di poc'anzi ne seguirono altri, tutti poco più grandi di me e tutti con un'aria appagata..."
-ATTENZIONE- QUESTO RACCONTO E' UN'OPERA DI FANTASIAQUALSIASI RIFERIMENTO A PERSONE, LUOGHI E FATTI ESISTENTI E' DA RITENERSI PURAMENTE CASUALE
(Dedicato ad A.)
Che la signora del quinto piano fosse, come dire, "allegra", l'avevo ormai capito. La signora Anna, cinquantenne di bella presenza, riusciva a calamitare gli sguardi di praticamente ogni maschio che incrociasse, aveva un'aura tutta particolare. L'aspetto fisico poi le dava man forte: fisico morbido ma tutto sommato ancora piacente, fianchi larghi, un bel fondoschiena burroso, seno prosperoso appena leggermente appesantito ma ancora dannatamente attraente, specie con i vestiti neri che era solita indossare, che evidenziavano il suo fisico giunonico. Anche di viso era bella: occhi verdi e brillanti, labbra rosse da femme fatale che racchiudevano un bel sorriso perlaceo. Portava i capelli rossi naturali portati corti, dimostrando vari anni meno dell'effettivo.
Ah, sì, dimenticavo... Io sono R. ,all'epoca figlio quindicenne della portinaia del palazzo dove abitava la bella Anna; un bel giorno stavo pulendo le scale, quando vidi un giovanotto elegante salire le scale verso il quinto piano. Lì per lì non ci feci tanto caso, sarà un parente, pensai, ma quando lo vidi scendere dopo un po', esausto ma con un viso soddisfatto mi venne qualche sospetto. Sospetto confermato quando al bel tomo di poc'anzi ne seguirono altri, tutti poco più grandi di me e tutti con un'aria appagata. Allora ne fermai uno, e lui disse: " La rossa del quinto piano è una belva... Ci sa fare davvero."
Nella mia testa di ragazzino iniziò a farsi strada una improvvisa e irrefrenabile attrazione verso la signora Anna. In aiuto mi arrivò mia madre: una mattina mi disse di salire dalla signora, che mi aveva chiesto una mano per un lavoretto di casa. Provando una vaga emozione, salii le scale e mi trovai dinnanzi alla porta, bussai e attesi un attimo. Anna aprì la porta, e giuro che rimasi folgorato: indossava un vestito nero, come sempre, ma ridotto e veramente sensuale, ed era avvolta da una nuvola di profumo e femminilità.
"Ben arrivato, caro. Avrei un lavoretto da sbrigare, ma non ci riesco da sola... Ti spiacerebbe aiutarmi?"
Feci cenno di sì come un allocco, e la seguii dentro. MI invitò a sedermi su un divano, mentre lei prese posto su una poltrona, accavallando le belle gambe e mostrando un bel pezzo di coscia. Feci forza su me stesso per non puntare lo sguardo su quelle grazie e cercai di iniziare un discorso. Poco dopo servì un caffè, che consumammo chiacchierando amabilmente; "Allora", disse a un certo punto, "Vogliamo metterci all'opera?"
La faccenda era semplice: una lampadina fulminata. Anna salì su di uno sgabello mentre io lo tenevo fermo, e prese a trafficare con le lampadine. Distrattamente, il mio sguardo si posò inevitabilmente sotto la gonna, e... Porca miseria, non portava le mutandine!!! Aveva una bella fica rosa, liscia e depilata, e umida. I miei occhi non volevano saperne di staccarsi da quel frutto proibito dall'aria succulenta.
"Dove stai guardando, caro?"
Mi si gelò il sangue: beccato sul fatto! Avrei voluto sprofondare dalla vergogna, sparire nel nulla... Anna balzò elegantemente dallo sgabello guardandomi con un sorrisetto.
"Così ti piace la mia patata, eh, porcellino?"
Sentivo la faccia bruciare dalla vergogna, e balbettai un timido assenso. Anna si avvicinò: "Vuoi vederla meglio?" sussurrò. Senza attendere la mia risposta si afferrò delicatamente il vestito per i fianchi e lentamente lo sollevò fino a mettere in mostra quella meraviglia di fica. Il mio pisello alzò il capo come un cobra, tendendo il tessuto dei pantaloni: ero senza parole, non riuscivo a credere a ciò che mi stava capitando. Anna si passò le dita sul taglio roseo, per poi mostramele: erano bagnate del suo nettare.
"Lo vedi che effetto mi fai? Ho voglia di te, del tuo giovane corpo, TI VOGLIO! "
Detto ciò si gettò su di me come una tigre; scoprì i floridi seni e me li sbattè in faccia. Istintivamente presi a succhiarli avidamente, sulle areole, i capezzoli scuri, leccandoli e stringendoli tra le dita. Anna urlava e gemeva, mi infilò la mano nella patta e mi afferrò il pisello e prese smanettarmelo fortissimo, sentivo la sua mano stretta a pugno sbattere sulle palle. Quando incominciai a sentire lo sperma salire Anna si fermò, sospirando forte.
"Aspetta, vieni con me... "disse affannosa. Mi prese la mano e mi portò nella sua camera da letto; si sdraiò sul letto e spalancò oscenamente le gambe.
"Tiralo fuori, presto, non ne posso più... Vieni qui e scopami, voglio il tuo giovane cazzo dentro di me!!!"
Meccanicamente calai pantaloni e mutande con il pisello duro come non mai, avvicinai la punta alla fica carnosa e bollente e spinsi. Entrai facilmente, una sensazione di caldo e bagnato avvolse il mio membro come un tenero abbracciò. Quasi senza rendermene conto iniziai a penetrare Anna con foga, palpandole con forza le tette sballonzolanti, mentre lei urlava, urlava e gemeva come un'ossessa mentre si torturava il clitoride umido. Sentivo lo sperma ribollirmi nei testicoli per poi salire sempre più sù, finchè non esplosi nella sua fica, riempiendola con la mia passione, seguito da un urlo godereccio di Anna che raggiunse l'orgasmo quasi in contemporanea con me. Mi lasciai cadere su di lei con la faccia sul seno, completamente sfinito. Anna mi accarezzò la testa: "Grazie mille, caro, era tanto che non godevo così... Mi hai proprio riempita per bene. Il cazzo di un giovane uomo non ha rivali... " Mi prese la testa e mi baciò dolcemente come un'amante consumata, mentre insisteva a masturbarmi molto lentamente. "Adesso ti faccio una bella cosa", disse. Si mise culo all'aria, mostrandomi quel bel culone morbido; "Metti il tuo cazzo qui", disse indicandosi il solco fra le natiche. Obbedii docilmente, e appoggiai il mio arnese lì in mezzo; Anna strinse le chiappe sulla mia virilità e prese a muoversi dolcemente. Chiusi gli occhi e mi godetti il momento, sentendo il mio pene crescere e indurisrsi piano piano; quando fui a piena erezione Anna allargò le chiappone, mostrandomi il buchino roseo. Non c'era bisogno di dire nulla: lubrificai la punta del cazzo sulla sua fica bagnata e indugiai un attimo sul bocciolo e poi entrai con un colpo secco, strappandole un piccolo grido, seguito da gemiti goduriosi. La presi forte per i fianchi e presi a sbatterla con furia animalesca, mentre Anna si masturbava furiosamente, le tettone che dondolavano avanti e indietro con un soffice puff-puff. Di nuovo il mio seme prese a risalire lungo l'asta e andò a irrorare il retto di Anna, che mi incitava a venire più che potevo. Quando smisi di eiaculare mi sfilai da lei, mentre dal suo culo colava un rivoletto bianco. Il mio sguardo cadde per caso sulla sveglia sul comodino: le sei! Ero via da tutto il pomeriggio! Mi ricomposi, uscii dalla stanza e salutai Anna, che ancora mezza nuda mi salutò con un gesto della mano.
Trascorsero alcuni giorni, e di nuovo mia madre mi disse che la signora Anna aveva bisogno del mio aiuto per un lavoretto domestico.
Allegramente, mi avviai per le scale fischiettando allegro.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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