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Prime Esperienze

Primo tradimento


di Mitiko5
27.10.2024    |    12.781    |    11 9.0
"No, assolutamente non poteva non presentarsi..."
I fatti riportati qui di seguito sono realmente accaduti.
Era da un po' che io e mia moglie eravamo in crisi, ma non abbiamo saputo gestire il momento, per quel, piuttosto comune, senso di ritrosia o ritegno, che non manca in ogni coppia. Intanto i nostri rapporti sessuali andavano diradandosi, con conseguente insoddisfazione di entrambi.
Avevo scoperto, su un sito di incontri, che tante coppie si divertivano a far sesso con sconosciuti, li invidiavo, ma non avevo il coraggio di proporre a mia moglie una cosa del genere, soprattutto in quel momento di stanca.
Lei, da parte sua, aveva trovato sfogo a chattare su "facebook" e fu così che entrò in contatto con un giovane di Mirabella Eclano.
Per puro caso, intercettai una breve parte del dialogo avuto con lui e mi convinsi che, forse, lei ne era affascinata, ma, non so perché, invece di esserne indispettito, me ne sentii eccitato.
Nei giorni a seguire, immaginai che potesse verificarsi quello di cui tanti mariti, sempre sul sito, mostravano di esser fieri: trovarsi fatto cornuto. Quel pensiero divenne per me come una droga: chissà, forse, se lei avesse avuto il modo di vivere un'avventura di sesso, poteva darsi il caso che sarebbe calata la tensione che si era instaurata tra noi?
Allora mi diedi da fare affinché mi facessi amico e complice quel ragazzo, in modo da esortarlo ad insidiare mia moglie, fino a che fosse riuscito a chiavarla. Al di là del fatto di gioire nel sapere di aver le "corna", volevo conoscere ogni istante del loro rapporto, esser informato se fosse successo e, soprattutto, come e cosa avrebbero fatto, e se lei ne avesse provato il godimento che c'era da aspettarsi da un'avventura extra coniugale.
Ci riuscii, perché, come ovvio, non era pensabile che un giovane si rifiutasse di corteggiare una donna, soprattutto con il consenso del legittimo compagno. Per questo mi raccomandai di non farne parola con lei; non doveva sapere che io sapevo e godersi l'avventura in tutta serenità.
Fu così che fissarono il giorno e l'ora dell'incontro. Nell'attesa, vedevo lei leggermente più nervosa, una certa ansia la governava, ma era lo stesso anche per me: come poteva aver accettato di incontrare quell'uomo conosciuto in chat? Ne conosceva a malapena il nome ed aveva potuto vedere solo delle foto? Se in realtà non gli fosse piaciuto o, peggio ancora, se fosse stata lei a non piacere a lui? Questa sensazione di insicurezza, la metteva a disagio; aveva già valutato, e più volte, l'ipotesi di non presentarsi all'appuntamento, ma non poteva lasciarsi prendere a quelle paure, da quei dubbi: in fondo quell'uomo le piaceva, aveva attirato la sua attenzione, l'aveva intrigata al punto da convincerla ad incontrarlo.
No, assolutamente non poteva non presentarsi.
Facendo forza su sé stessa e raccolta tutta la sua determinazione, prese a prepararsi: perizoma e reggiseno coordinati neri, autoreggenti dello stesso colore, il tutto coperto da un vestitino grigio perla; un soprabito nero e delle scarpe aperte, con tacco alto, completano il suo outfit. Prende la borsa, le chiavi dell'auto e si avvia al luogo dell'incontro.
Giunta nel parcheggio concordato, notò subito l'auto di lui in base alla descrizione ricevuta, le mani erano umidicce per il nervosismo, si sentiva in imbarazzo, parcheggiò l'auto di fianco all'altra, esitava, indecisa se aprire o meno quella portiera. Lui scese dall'auto e si avvicinò alla sua: una Renault Captur nera brillante. Con fare sicuro, anche lei, raccolto il suo coraggio, scese dalla vettura.
Ora si trovavano faccia a faccia; gli occhi scuri di lui erano fissi nei suoi, trasmettendole il desiderio di averla in maniera tanto plateale da farla arrossire. La voce, bassa e calda di lui, pronuncia le prime parole:
"Piacere di incontrarti, Carla". Poi il braccio di lui le cinse la vita, tirandola a sé e le sue labbra morbide si posarono su quelle di lei, che si sentì presa di sorpresa, senza aver tempo per pensare a quello che stava facendo. Decise, allora, di lasciarsi andare a quel bacio rassicurante, che spazzava via ogni timore, permettendo che lui potesse ammirarle il bellissimo seno.
Lui, con voce bassa e suadente, le chiese di seguirlo; così, risalirono in auto e si diressero in un vecchio hotel di Mirabella Eclano.
Una volta lì giunti, parcheggiarono, ritirarono le chiavi della camera preventivamente da lui impegnata e salirono su nella stanza.
Una volta dentro, lui chiuse la porta a chiave; lei si era fermata in piedi vicino al letto; lui la raggiunse, fermandosi a circa 10 cm. da lei; la squadrò con occhi bramosi che non potevano non tramettere a lei brividi di eccitazione: a lei è sempre piaciuto esser guardata e farsi desiderare. Con un certo garbo, si tolse il soprabito, poggiandolo su di una poltroncina, ma subito fu assalita di nuovo dalle labbra di lui che cercavano le sue; si spinsero le une contro le altre, le lingue si intrecciarono, le mani di lui seguirono le forme sinuose del suo corpo, infilandosi sotto il vestito; le spalline furono fatte cadere dalle spalle ed il vestito scivolò per a terra. Egli la spinse delicatamente sul letto, mentre erano travolti da un bacio passionale. Carla, freneticamente, prese a spogliarlo: via il maglione, la maglietta, ma, a quel punto, lui la fermò, si sollevò dal letto; nella mente di lei si materializzarono strani pensieri: perché si sta fermando? Cosa avrà in mente?
In quel momento, si accorse che il giovane stava tirando fuori dalla tasca il cellulare ed un paio dì manette. Con voce serena le disse: "Sei troppo bella, Carla! Posso permettermi di scattarti qualche foto?" L'idea le piacque: ha sempre amato farsi fotografare. Si sdraiò sul letto, assumendo pose abbastanza sensuali. Dopo qualche scatto, ne fecero una insieme, a mezzo busto; dopo di che, lui prese le manette, ma lei gli precisò che preferiva una corda. Fu bloccata con i polsi alle estremità del letto; una lieve smorfia di disagio, le si dipinse sul viso: era legata davanti a lui, la prima volta che lo incontrava; avvertiva un certo imbarazzo, era insicura come un adolescente, ma quella situazione era per lei molto eccitante, coì non volle mettere un freno a ciò che le stava accadendo. Nel frattempo lui continuava a fotografarla. Le mani di lui le avevano appena tolto il reggiseno ed ora, con i seni al vento, si godeva le sue mani che li carezzavano, le sue labbra che li baciavano ed infine la lingua che le titillava i capezzoli, fino a farli divenire turgidi. Era un lento gioco che la eccitava al punto da bagnare il perizoma; seguirono ancora pose sensuali, a gambe divaricate, che evidenziavano la sua eccitazione. Fu la volta del perizoma ad uscir di scena, le erano rimaste le sole autoreggenti, oltre le scarpe.
Lui la fissò negli occhi e poi la sua lingua prese a farsi strada tra le labbra della sua vagina, strappandole continui sospiri di piacere: quella lingua impudente, le stuzzicava il clitoride, provocandole continui fremiti di piacere. D'un tratto, scomparve, si allontanò lasciandola lì bagnata, eccitata e tornò a scattare foto; le piaceva farsi fotografare e così ebbe la sfrontatezza di aprire le gambe in modo provocatorio: aveva le labbra della vagina imperlate dei suoi umori, mentre si mordeva le labbra con voluttà, ancora altri scatti la immortalarono in varie pose di una sensualità più unica che rara.
Fu allora che lui si svestì: ora era nudo davanti a lei, in uno stato di evidente eccitazione; si avvicinò facendole ammirare il membro a pochi millimetri dalla sua faccia; lei si sporse in avanti e, aperte le labbra, lo accolse nella sua bocca. Ancora foto di lei che succhiava con avidità quel pene nel massimo della sua rigidità; poi lui si allontana e torna a leccare l'intimità di lei, oscenamente esposta.
Furino scattate altre foto, mentre lui era immerso tra le sue gambe, ma anche del viso di lei ridotto ad una maschera di piacere.
Ora però poteva considerarsi chiuso il tempo dei giochi; era il momento di far sul serio. Perciò mise da parte il cellulare e la sua lingua smise di giocare: ora si era fatta più ardita, sfacciata, la penetrava come un piccolo membro, seguiva il profilo delle labbra, del clitoride e di nuovo dentro a prosciugarla dei suoi umori.
Ora il piacere le inebriava i sensi, mentre lui proseguiva senza sosta nel suo lavorio; i gemiti le sfuggivano incontrollati, involontariamente; il bacino iniziava ad assecondare, con lievi movimenti, il ritmo di quella lingua, fino a che dalla bocca le sfuggì:
"Non fermarti, ti prego, continua", cui lui obbedì, accelerando il ritmo, mettendoci più foga; ora i mugolii sono più forti e riempivano la stanza. Si accorse che il piacere era giunto al punto di non ritorno. Lievi fremiti percorrevano il corpo e le cosce di Carla, mentre altri effluvi del suo piacere, fuoruscivano a seguito dei movimenti di quella lingua. Carla non ebbe modo di riprendersi, che lui poggiò le gambe di lei sulle sue spalle, facendole assumere la posa di un angolo retto, per, subito dopo, farle scivolare il suo pene dentro la vagina; il bacino di lui si muoveva senza fretta, godendosi, attimo per attimo, ogni movimento e, nel mentre, le baciava il collo del piede.
Gli occhi di quel maschio la penetravano nella mente, al pari di quel pene che tanta goduria donava alla sua vagina....
Interruppe il movimento, via i legacci ai polsi, la fece mettere in ginocchio, con faccia e mani contro il muro; si infilò di nuovo dentro di lei, le sue mani le strinsero i seni, la lingua le scorreva sul collo, fino all'orecchio, non poteva resistere, doveva accompagnare ll movimento del bacino di lui: ora avvertiva chiaramente la mano di lui sul clitoride, glielo carezzava e stuzzicava; l'azione congiunta di pene e mano, non le diedero scampo, portandola di nuovo all'orgasmo.
Le posizioni furono invertite: ora era lui sdraiato sul letto, lei gli salì sopra e lo cavalcò con ardore. Con le mani si toccava i seni, in modo voluttuoso, ma, d'un tratto, lui la girò, ponendosi sopra di lei; ora le assestava colpi più forti, più in profondità, ogni spinta la faceva sussultare, mugolare, fino a farle di nuovo esplodere l'orgasmo dentro di lei.
Infine si ritrovò a pancia sotto, sul letto, mentre sentiva la lingua di lui seguire ogni lembo del suo ano; leggere scosse la pervadevano, il glande di lui spingeva sulla sua grinzosa rosetta, lentamente la dilata, mentre lei era costretta a mordersi le labbra, in un misto di piacere e dolore; finalmente la penetrò, lui le afferrò le braccia, la bloccò con una mano dietro la schiena, proseguendo il movimento lento, ma deciso; l'altra mano di lui andò alla ricerca del suo clitoride per titillarglielo; intanto il pene prendeva a muoversi più velocemente dentro di lei e sempre più in profondità; i gemiti di piacere fecero da cornice a quel momento di piacere misto a dolore; la eccitarono al punto di portarla nuovamente sull'orlo dell'orgasmo. Anche i gemiti di lui si unirono ai suoi, finché sentì il pene pulsare ed esplodere in un orgasmo che la riempì di seme caldo. Intanto la mano di lui non si fermava, continuando a masturbarla; infine lui le sussurrò all'orecchio: "Carla, vieni di nuovo per me, voglio il tuo sapore..."
A quel punto non c'era più la sua mano e anche la lingua tornò a cercarla; l'eccitazione era fuori controllo tanto che bastarono pochi minuti e un nuovo orgasmo, ebbe a scuoterla, facendole vibrare l'intero corpo.
Esausti, sul letto disfatto, si lasciarono andare, nudi, ma appagati. A quel primo incontro, ne seguirono altri tre ed io, oggi, sono molto fiero di lei, al pari di quei mariti che hanno avuto modo di provare le emozioni, cui immancabilmente portano quel tipo di esperienze.
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